Recensione

Watchmen: la recensione della serie HBO

Watchmen è un’opera rivoluzionaria, fervida, a tratti aspra nella sua complessità e stratificazione. L’ucronia concepita da Alan Moore e illustrata da Dave Gibbons è uno spartiacque epocale nella storia del fumetto americano. Pubblicato originariamente tra il 1986 e il 1987, Watchmen attua una sistematica decostruzione degli archetipi superoistici tipici della Golden e della Silver Age. Scava a fondo nelle paure e nelle follie di questi eccentrici uomini (e donne) in costume.
Gli innesti in forma di prosa, l’uso geniale della metanarrazione, la forte componente simbolica, i riferimenti letterari e alla cultura pop, fanno di Watchmen una sorta di testo sacro presso gli appassionati di fumetti, nonché un posto più che legittimo nella migliore letteratura del ventesimo secolo.

L’operazione di adattamento tentata da HBO e guidata dal produttore esecutivo Damon Lindelof (Lost, The Leftlovers) ha dunque sulle proprie spalle una responsabilità pesante quanto un calamaro gigante sui grattacieli di Manhattan.

Premessa: questa recensione si basa sulla visione delle prime 6 (di 9) puntate che compongono la prima stagione della serie. 

 

 

Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?

Tulsa, 1921. La popolazione bianca attacca in massa e ferocemente la cittadinanza e le attività commerciali della comunità afroamericana, in quella che è stata una pagina tanto triste quanto dimenticata nella storia degli Stati Uniti d’America.
Novantotto anni dopo, nel 2019, la città dell’Oklahoma non è ancora un posto propriamente tranquillo. Gli agenti della polizia locale sono obbligati ad indossare vistose maschere gialle per proteggere la propria identità e incolumità dai membri di un gruppo terroristico che si definisce “Settima Cavalleria”. Questi indossano invece una maschera alquanto nota, quella del vigilante Rorschach.
In questo clima da guerra civile il capo della polizia di Tulsa, Judd Crawford, interpretato da Don Johnson, non disdegna i metodi duri e l’aiuto di alcuni vigilanti mascherati. Tra questi spiccano Sister Night, ex agente di polizia interpretata da Regina King e l’enigmatico Looking Glass, interpretato da Tim Blake Nelson.

La qualità della scrittura è una delle punte di diamante dell’offerta

L’attività dei vigilanti e il loro agire ai limiti (o oltre i limiti) della legge rimangono centrali nell’economia del racconto. “Le persone che indossano una maschera sono mosse da un trauma. Sono ossessionate dalla giustizia a causa delle ingiustizie che hanno subito”, afferma l’agente Blake dell’FBI interpretata da Jean Smart.
Ed è in questi traumi e in queste ossessioni che gli sceneggiatori della serie scavano senza alcuna forma di manierismo, trascinando lo spettatore in uno spaccato di umana commedia tanto amaro quanto reale.

Nessun compromesso, nemmeno di fronte all’Apocalisse!

La qualità della scrittura è infatti una delle punte di diamante del pacchetto e rappresenta il miglior tributo possibile alla complessità e alla grandezza dell’opera originale.  Una scrittura ambiziosissima, che non accetta compromessi o semplificazioni, anche a costo di risultare criptica. Lucida nello spostarsi tra le epoche e i luoghi, tra la realtà e la finzione, persino dentro e fuori dal testo.
Un meccanismo perfetto come gli orologi di Jon Osterman, al secolo Dottor Manhattan, e che semina indizi e tranelli allo spettatore più attento, stimolandone costantemente la materia grigia.

Inoltre, così come il Watchmen del 1986 viveva di un rapporto osmotico col contesto sociale dell’epoca, trasponendo su carta il clima da guerra fredda e la paura di un conflitto nucleare globale, così il Watchmen HBO affonda profonde radici nelle storture e nelle paure del mondo contemporaneo. L’opera diventa così, nella sua sublimazione artistica, uno straordinario e inquietante specchio della realtà.

L’opera diventa così, nella sua sublimazione artistica, uno straordinario e inquietante specchio della realtà.

Ecco quindi che il tema della discriminazione razziale diventa centrale come mai lo era stato nella graphic novel d’origine. Impossibile non leggerne gli echi delle attuali politiche americane (e non solo) in tema di immigrazione e integrazione e la manipolazione dell’opinione pubblica propugnata che ne deriva.
Anche l’elemento fantascientifico riveste, almeno sulle prime, un ruolo secondario rispetto alle tematiche sociali e politiche ed accresce il senso di realismo di questa distopia, in fin dei conti non troppo lontana dal nostro mondo e dai nostri conflitti.

Dalla carta allo schermo

Dal punto di vista della messa in scena i primi sei episodi presentano registri (e registi) anche molto distanti tra loro. Incredibilmente però la coesione tra gli episodi non ne risente affatto e anzi ne risulta rafforzata. Si ha la sensazione che ciascuno dei registi chiamati a dirigere gli episodi abbia goduto di una piena libertà creativa, senza alcun particolare vincolo.
L’uso frequente del piano sequenza è  il marchio di fabbrico comune agli episodi. Un uso magistrale e misurato, mai forzato o artificioso, perfetto nel seguire i tempi recitativi degli ottimi interpreti. In particolar modo, ne sono certo, lo spettatore cinefilo non potrà non restare basito dinnanzi ai virtuosismi del sesto episodio di stagione. Qui infatti i movimenti di camera e la composizione tridimensionale delle inquadrature riportano inesorabilmente alla mente capolavori della storia del cinema come “Quarto Potere” di Orson Welles o il più recente Birdman (citato anche in maniera esplicita dall’accompagnamento musicale).
Un plauso va anche alla regia nelle scene d’azione, capaci di rendere un senso di fisicità estremamente convincente, con una rappresentazione della violenza cruda e realistica, senza mai sfociare nello splatter.

La direzione della fotografia adotta soluzioni visive brillanti e mai banali, con inquadrature dalla composizione strabiliante per profondità e simbolismo. In generale si ha l’impressione che nulla sia lasciato al caso e che ogni elemento sia posizionato e inquadrato secondo una precisa scelta espressiva.
Anche dal punto di vista del montaggio, infine, il lavoro svolto è ricco di personalità e frutto di un’evidente ricerca estetica. Alcuni tagli sono un schiaffo al volto dello spettatore e sottolineano spesso in maniera volutamente violenta il passaggio tra una scena e la successiva, similmente a quanto avviene nel linguaggio fumettistico.

Sono proprio i cultori di Watchmen il target di riferimento ideale della serie

Altrettanto interessante e vario è l’uso dei registri musicali, che spaziano dall’R&B alla lirica, dall’elettronica a George Michael, passando per Mozart. Divertente e intelligente è anche il gioco di continuo spostamento della musica da elemento diegetico ad elemento extradiegetico e viceversa.

Un universo in espansione.

Se la domanda che attanaglia ogni fan di Watchmen è: “Quanto, del Watchmen fumetto, c’è in questo show?”, la risposta è “Tanto, tantissimo”. Il setting contemporaneo e  i nuovi personaggi non compromettono in alcuna maniera lo spirito dell’opera originale che anzi si espande, si rafforza, e si ammanta di nuovi significati grazie a una scrittura coraggiosa e ad una messa in scena esemplare. HBO ha deciso di non giocare in difesa ma di fare un deciso “all-in”: decisamente l’unico approccio possibile nell’adattare una simile pietra miliare.

La straordinaria distopia creata  da Moore negli anni ’80 arriva così nel terzo millennio con rinnovato fascino e i suoi cultori non potranno che gioirne.
Sono proprio i cultori di Watchmen, infatti, il target di riferimento ideale della serie. Per tutti gli altri il rischio di non goderne a pieno o di non coglierne il valore è purtroppo estremamente elevato. Le citazioni, i riferimenti espliciti, gli easter egg sono presenti in ogni inquadratura, ammiccano continuamente allo spettatore e lo rendendo parte attiva nel processo di fruizione. Il tutto senza scadere, nemmeno per un momento, nel puro fan service.

Damon Lindelof ha definito questa serie come “Il Nuovo Testamento” di Watchmen e non potrebbe esserci definizione più calzante. Il Watchmen targato HBO si propone infatti come un’opera senza compromessi, in contrapposizione rispetto alla produzione audiovisiva superoistica contemporanea così come il Watchmen di Moore rappresentava un rifiuto e un superamento del fumetto superoistico classico. Un’opera senza mezze misure, in piena simbiosi con il testo originale, che detta gli standard e non segue modelli predefiniti: 100% Watchmen, insomma.

Benvenuto dunque, Nuovo Testamento!

Tic, toc. Tic, toc…

Leonardo Alberto Moschetta

Appassionato di videogiochi dal lontano...ehm..troppo tempo. Amo ogni genere di audiovisivo, in particolare il cinema, al punto da aver trasformato in lavoro questa mia passione. Tra le altre mille passioni: Giappone, Cibo, Vino, Musica, un po'di sport (il fantacalcio conta?), letteratura, fumetti e...

View Comments

  • Accidenti, sei riuscito a catturare con ferocia la mia attenzione. Non sono fan di Watchmen, non ho mai letto il fumetto, ne ho visto il film, tuttavia la curiosità genuina che mi hai messo in testa credo proprio sfocerà nell'aggiungere l'ennesimo prodotto al mio pressoché infinito backlog. Grazie mille. 😅🍻

    • Grazie mille Moriet! Ti consiglio di leggere la graphic novel prima di approcciarti alla serie (o almeno guardare il film del 2009). Non è strettamente necessario ma ne trarrai esponenziale giovamento. E poi l'opera originale merita decisamente una lettura, fidati ;)

  • Ok, questo pezzo ha contribuito soltanto a far aumentare l'hype. È la serie televisiva che più attendo in assoluto di quest'anno, per una serie di fattori: 1) son fan dell'universo DC 2) sono fan di quasi tutte le opere Alan Moore 3) trovo Leftlovers una delle serie TV più ispirate e riuscite di sempre.

    • Ehehehe, ti ringrazio. Io Invece sto letteralmente friggendo dentro per poter vedere, chissà quando, gli ultimi 3 episodi. Comunque i 3 fattori da te elencati vogliono dire una sola cosa, che devi assolutamente guardarla!

    • Fidati, non te ne pentirai Gisueppe. Sulle prima può essere spiazzante ma giunti alla seconda o terza puntata comincerai a capire che l'affresco che hanno creato merita davvero una visione d'insieme.

    • Nello spirito, come ho scritto, è Watchmen all'ennesima potenza, ma con materiale originale. Resterai sorpreso, ne sono certo!

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