Ride the Lightning, “cavalca il fulmine”, non è solo un album dei Metallica, è la metafora più adatta per descrivere Wipeout come esperienza ludica.
Le navicelle devono infatti gareggiare su dei tracciati dove ferro ed elettricità sono costantemente intrecciati in un groviglio, sparate alla velocità della luce, eppure in perenne ricerca di un’ulteriore spinta verso il traguardo. Nonostante non sia stato il primo nel genere delle corse fantascientifiche, Wipeout ha saputo rappresentare al meglio l’ambientazione avveniristica, proponendo non solo un’estetica e delle soluzioni di design affascinanti nell’immaginare la Formula 1 del 2050, ma anche una colonna sonora che identifica nella musica elettronica una scheggia di futurismo colta in anticipo sui tempi. La giocabilità inoltre si è mantenuta solida, grazie ad un sistema di guida dotato di una sua personalità e un risvolto competitivo che aggiunge un pizzico di pepe.
Nonostante lo scopo sia scontato (raggiungere il podio), sono presenti diversi elementi che possono complicare o facilitare le cose. Lungo le piste sono integrati dei quadranti che forniscono una spinta aggiuntiva a chi vi passa sopra, oppure un’arma o un bonus ad uso singolo (come una raffica di proiettili, un cannone al plasma, ma anche uno scudo o un turbo).
L’utente può quindi destreggiarsi nella gara secondo un approccio virtuosistico, puntando unicamente allo schizzare più veloce degli altri, oppure bellico, non disdegnando di fracassare qualche navetta avversaria pur di guadagnare una posizione. Già solo nella sua formula classica, Wipeout va oltre la semplice corsa, offrendo qualche digressione per variare l’insieme.
L’ approccio si mantiene arcade e nonostante sia comunque richiesta una certa precisione, le sue regole elastiche lo rendono molto godibile e divertente anche per chi non sia strettamente appassionato di questo genere. Dosando con maestria l’alternanza tra accelerazione e aerofreni, la giocabilità apre a nuove sfide, basate sull’infrangere dei primati di bravura che rasentano la perfezione e che lasciano del margine anche per i più bravi. Ci sono anche altre modalità aggiuntive, in cui mettere alla prova i propri riflessi in una gara di velocità dove non è possibile frenare o dove invece bisogna accumulare il maggior numero di avversari abbattuti anziché puntare al semplice podio.
Il materiale inserito in questa Omega Collection si conferma sostanzioso dato che annovera Wipeout HD, pubblicato nella scorsa generazione, la sua espansione Fury, più Wipeout 2048 sviluppato per la portatile Playstation Vita. Tirando le somme, sono disponibili più di 25 piste, 46 navicelle (anche se alcune si differenziano solo per le statistiche) e molteplici modalità, tra cui anche tre campagne, composte da tappe a difficoltà scalabile. A ciò bisogna aggiungere anche il multigiocatore online per un’offerta contenutistica decisamente longeva.
Graficamente il lavoro di rimasterizzazione svolto è molto buono. Tutto gira a 60 fotogrammi al secondo, garantendo una fluidità impeccabile anche in VR. I livelli sono stati migliorati e arricchiti di dettagli per reggere una risoluzione maggiore rispetto alle versioni originali. Sono pregevoli gli effetti di illuminazione, così come una tavolozza cromatica fatta di tinte acide e colori freddi, che ben si sposano con l’ambientazione tecnologica e asettica. Ciò che stupisce di più però è l’ideazione e la progettazione dei circuiti, dove si passa da una rampa sospesa nel vuoto, ad un tunnel di acciaio che perfora una montagna, da un centro commerciale che assomiglia ad una gabbia di vetro, ad una metropoli fluorescente ed abbagliante. La creatività degli sviluppatori conferma quindi una visione fantascientifica precisa, tale da rendere Wipeout fonte di ispirazione per i giochi di corse che a lui si rifanno (l’italiano Redout dei 34BigThings, per citarne uno).
Questo aspetto in particolare è valorizzato in modo eccellente qualora si faccia affidamento al visore per la realtà virtuale. Wipeout Omega Collection infatti ha ricevuto un aggiornamento gratuito sotto forma di patch, che rende tutto il materiale compatibile con il Playstation VR.
Non si tratta di una porzione limitata di contenuti, ma proprio dell’intero gioco, online incluso. Quantitativamente quindi è paragonabile a Resident Evil VII, dove l’esperienza completa è fruibile con il visore e, al pari del titolo Capcom, si configura come Killer-App per questo tipo di tecnologia. Nonostante per ovvie ragioni la resa qualitativa delle texture non sia riproposta 1:1, l’effetto generale è comunque molto apprezzabile e di alto livello. La frequenza di fotogrammi si mantiene stabile sui 60 anche in questo versante, lasciando inalterato il senso di velocità, ma con una solidità tale da non causare nausea da movimento. Un piccolo prodigio insomma, specie se pensiamo che questo lavoro di adattamento è stato compiuto da una squadra di sole 5 persone nel giro di pochi mesi.
Wipeout in VR merita una menzione a parte perché il senso di immersione enfatizza in modo esponenziale quanto normalmente appare sul televisore. In particolare la sensazione di trovarsi nell’abitacolo della navicella è solo il primo stadio: nel conto alla rovescia della partenza basta guardarsi attorno per restare letteralmente sovrastati dalle imponenti volte di vetro e acciaio, dalle megalopoli. Una volta scattata la luce verde è la velocità a farla da padrona, strattonando i sensi come solo una corsa sfrenata in moto potrebbe fare. Le bizzarre fisionomie dei circuiti inoltre storcono il punto di vista dell’utente, portandolo a seguire una linea dell’orizzonte ancora più sfuggente e impercettibile, creando un risultato che soltanto Wipeout poteva suggerire e che ora solo Wipeout in VR riesce a mettere in scena.
Wipeout Omega Collection contiene Wipeout HD e l'espansione Fury pubblicati su Playstation 3, così come Wipeout 2048, uscito inizialmente per Vita. Non è presente materiale inedito. La patch per il supporto alla realtà virtuale è scaricabile come semplice aggiornamento sia per chi possiede la versione su disco, che quella digitale.
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