Quanto pesa il passato? Tanto quando hai scomodi predecessori che hanno segnato, nel bene o nel male, l’immagine di una saga. Il primo stupefacente Xenoblade Chronicles è stato inaspettato, sorprendente e ha mostrato quanto potesse bastare una macchina inferiore tecnicamente a regalare un infinità di emozioni. Di contro Xenoblade Chronicles X ha diviso le opinioni e ridimensionato il fenomeno della saga Monolith Software proponendosi come un titolo al limite del “o lo ami, o lo odi”.
Per Xenoblade Chronicles 2 il team nipponico ha scelto una impronta per la sua narrazione che punta molto sul fattore ironia e sugli eccessi grotteschi tipici del gusto giapponese. Lo stacco con il passato si coglie già nelle prime fasi e nelle prime inquadrature quando le situazione comiche, al limite del assurdo se si guardano con l’occhio di un occidentale, si inseriscono a gamba tesa nella narrazione dell’intera vicenda che avviene nel mondo di Alrest. Altro aspetto che punta in questa direzione è la presenza di fan service e di tutta una serie di scenette che tendono ad esaltare le fisicità prosperose dei personaggi, ancora una volta strizzando l’occhio alle inclinazioni del mercato del Sol Levante. Xenoblade Chronicles 2 è molto più giapponese di quanto tanti altri prodotti di Monolith siano stati.
Ma tutto questo tripudio di folcloristici personaggi e scene non deve trarre in inganno poiché in Xenoblade 2 c’è tutta la complessa filosofia di Monolith Software, quella per nulla scontata, sempre incalzante e profonda che ha fatto la differenza in molte delle sue produzioni. Nei dieci capitoli di cui è composta la storia il corso degli eventi prende spesso pieghe inaspettate trascinando con sé dubbi e profonde emozioni in ogni scena di intermezzo. Basterà superare la prima parte del percorso narrativo un po’ lenta (fino al capitolo quattro) e godersi senza fretta e con attenzione il corpo centrale dell’avventura per poi divorare il finale con ardente impazienza di conoscere la verità. Il finale sarà intrigante già di suo, ma diventerà incredibile se si conosce l’universo di Xenoblade a fondo, e non aggiungo altro.
Tutta la storia ruota intorno al legame tra i Ductor e i loro alleati Gladius. Questo rapporto costituisce un importante nodo di dibattito e crescita emotiva durante la storia, con riverberi anche nelle trame secondarie dei vari Gladius che ci portano a riconoscere e affrontare molte sfaccettature relative al concetto di “diverso”, rispettando pienamente la radice “xeno” dell’intera saga. Un contesto in cui il legame tra Rex e Pyra sarà più un veicolo di un messaggio più che la vera storia a cui appassionarsi.
Per dare forma a questo Xenoblade Chronicles 2 Monolith ha composto un mondo, Alrest, che pesca a piene mani da alcune suoi produzioni precedenti (Baten Kaitos) e restituisce un senso di vita pulsante e dinamica che si evolve sia nell’intervallarsi del giorno e della notte, sia in funzione di quanto profondamente andremo a scavare e risolvere i piccoli problemi quotidiani della popolazione. Nelle città c’è una densa moltitudine di figure e strutture che in alcuni casi, complice anche qualche icona un po’ troppo invadente, appare caotica e fa perdere l’orientamento ma offre comunque molti misteri e passaggi segreti.
Tutto il mondo è distribuito sopra enormi titani che assomigliano a continenti vasti da esplorare sia all’esterno che all’interno alla ricerca dei loro segreti e con i quali gli esseri viventi hanno una relazione simbiotica che vive un difficile equilibrio. Le fasi esplorative non seguono rigidi vincoli di percorsi obbligati, ma non siamo comunque difronte ad un freeroaming. Attraversare gli spazi orizzontali e verticali dei titani è penalizzato da una mappa di gioco che, mancando di tridimensionalità, non riesce ad essere intuitiva e spesso è il caso o la perseveranza a portare al raggiungimento di alcuni luoghi. Al netto di questo, il colpo d’occhio dietro ogni angolo con il meteo e le condizioni di luce che cambiano rende il gioco davvero ammaliante sotto il profilo dell’atmosfera nella quale le fattezze di personaggi e scenari paiono amalgamarsi in maniera naturale con lo scenario senza notarne lo stacco, creando un unicum in molti casi sorprendente.
Peccato che la realizzazione artistica non vada spesso di pari passo con quella tecnica che in molti frangenti lascia spazio ad imperfezioni e problemi vari. Il pop up delle texture tra un viaggio e l’altro è evidente ed è compensato solo dal fatto che i continenti siano quasi privi di caricamenti intermedi. Un discorso analogo va fatto per il dettaglio grafico che non riesce a salire oltre i 720p e in qualche caso crolla al di sotto di esso soprattutto quando si gioca in modalità portatile con qualche calo di frame rate nelle situazione con troppi effetti particellari. Un vero peccato se si pensa alla bontà della realizzazione stilistica.
Sul comparto sonoro il poco da dire è tutto positivo con una cura per la diversificazione che porta le chitarre elettriche a intervallarsi a parti corali rendendo ogni passaggio un concerto. Aggiungo anche che, rispetto al capitolo X, Xenoblade Chronicles 2 ritorna sugli standard di mixaggio degni del nome che porta. Mai una sbavatura, mai un brano fuori posto in una cut scene né un dialogo asincrono con la voce. Tutto dannatamente coinvolgente. In alcune parti, sul finale in special modo sarà difficile non lasciarsi coinvolgere dalle emozioni audio-visive che rapiscono come un sogno ad occhi aperti.
Ho lasciato volutamente alla fine il gameplay per la sua complessa varietà. La base su cui poggia parla la lingua di un JRPG in tempo reale dal feeling tipicamente giapponese che riesce ad essere sia basilare che profondo nello stesso tempo permettendo di essere assimilato dal giocatore senza troppi sforzi ma capace di offrire una notevole variegatura di approccio ai nemici. Attorno a questo ruotano una serie di cerchi concentrici fatti di abilità e armi attacchi combinati e tecniche speciali. Un particolare di cui qualcuno potrebbe sentire la mancanza sono gli equipaggiamenti che modificano anche l’estetica dei personaggi, praticamente assenti.
Tutto ovviamente ruota attorno ai Gladius, alla classe, elemento e abilità sul campo che essi possiedono con le ultime che permettono di raggiungere luoghi inaccessibili, o risolvere alcuni enigmi. Il sistema di combattimento si basa su un attacco automatico e sull’uso di arti differenziate a seconda dell’arma equipaggiata dal Gladius. Fino a tre di questi alleati potranno accompagnare ognuno dei tre Ductor che potremo inserire nel nostro party. Presente anche un sistema di classici rami di abilità sia per i Ductor che per i Gladius così come una serie di oggetti equipaggiabili e consumabili. Un classico RPG insomma, ma con il pregio di restituire un livello di sfida soddisfacente che, al netto delle differenza di livello, offrirà solo pochi scontri ostici al punto da dover essere rigiocati più volte.
Quello che potrebbe non piacere ad alcuni è il sistema di acquisizione dei Gladius rari che, salvo alcuni rari casi, si basa sulla casualità per riuscire a far ottenere i personaggi più rari. Anche l’acquisizione dei cristalli avviene in maniera molto randomica costringendo in molti casi a lunghe sessioni di crafting alla ricerca di questi oggetti che costringe a mettere in pausa la prosecuzione della trama. C’è da dire che la storia principale e alcune missioni Gladius specifiche portano comunque in dote un corposo numero di alleati sufficienti a proseguire senza problemi e i Gladius comuni riempiono spesso eventuali lacune temporanee, ma completare la collezione sarà indipendente dalla nostra bravura.
Tra quest secondarie e mercenari, le profonde missioni Gladius e i vari rami abilità da sbloccare, Xenoblade Chronciles 2 ci metterà difronte ad una longevità davvero notevole che si amplia ancora di più grazie alla lunga lista di missioni secondarie promesse dai DLC che saranno aggiunti dal Season Pass, alcune delle quali già disponibili, altre in arrivo come il contenuto Torna – The Golden Country in arrivo a settembre.
Xenoblade Chronicles 2 giocato su Nintendo Switch senza DLC del Season Pass prettamente in modalità dock per evitare i problemi visivi riportati in portatile e completando una discreta quantità di missioni secondarie.
Struttura
Collezionabili e Extra
Scheda Gioco
Xenoblade Chronicles 2 poteva essere come il primo o come il secondo, ma Monolith Software ha scelto la terza via, quella di un prodotto tutto nuovo, di una avventura che malgrado il numero due nel titolo si tiene stretta la sua piccola indipendenza e si indirizza verso una realtà tutta sua, verso un qualcosa di ammaliante e con tante novità. Un universo fatto sì di fan service ma anche di complessi temi sulla diversità e l’accettazione di essa. Un mondo di gioco vasto e variegato la cui vita poggia su esseri viventi, i titani, e che mano a mano dischiudono davanti ai Ductor il loro mistero e la loro natura.
Un gioco che stilisticamente non ha nulla da invidiare a produzione di grande pregio, ma che si scontra purtroppo con un comparto grafico con alcune sbavature poco gradevoli per un occhio attento ai dettagli. Non sappiamo quanta colpa abbia la potenza di Switch o il compromesso di poter essere giocato in portatile, ma in qualche caso non è stato bello vedere la risoluzione al di sotto dei 360p.
Lo stile dei Gladius e il loro impatto sul gameplay sono da grande produzione e permettono una gestione del party molto complessa e a più livelli, ma potrebbe scoraggiare i giocatori che non apprezzano il sistema random di acquisizione dei Gladius rari. Una avventura quella di Xenoblade Chronicles 2 da vivere con il pad ma soprattutto con il cuore per giungere ad un finale che non deluderà.
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