L’insuccesso commerciale che GameCube ebbe ai tempi mi coinvolse in prima persona.
Da buon amante della console cubica, mi ero autonominato Ambasciatore Imperiale Nintendo ed avevo convinto un sacco di amici e compagni di scuola ad acquistare la console, elogiandone in continuazione le qualità ed i pregi.
Malgrado fossi comunque un felice possessore di PlayStation 2, mi prodigavo nel creare ed imbastire veri e propri meeting a casa, stile Tupperware, incoraggiando i presenti a toccare con mano e vedere la bontà del GameCube e dei meravigliosi giochi che ci giravano sopra. Offrendo ai partecipanti abbondanti dosi di paninetti alla nutella e succhi di frutta.
Malgrado l’impegno profuso a tempo pieno, è inutile dire che non ho mai visto una busta paga da parte di Nintendo, cosa di cui ancora mi rammarico.
Purtroppo però, alcuni compagni di classe pativano l’assenza di quei giochi tanto in voga su playstation 2 o su Xbox, bollando infine il GameCube come una mezza sola.
Io facevo notare cosa c’era di buono e loro, di contro, mi sottolineavano le mancanze.
Altri, invece, abbracciarono totalmente la filosofia Nintendo. Assistetti a diverse conversioni verso la casa di Kyoto, amore che per alcuni nacque in casa mia e che permane tuttora.
I dati di vendita ed il “fallimento” del GameCube mi misero presto a tacere. Malgrado continuavo ad adorare la console ed i suoi giochi, Playstation 2, Xbox ed i compagni avevano acquisito troppo potere per poter essere contrastati dalle mie parole.
Perché questa prefazione personale? Perché l’influenza delle persone è un’arma potente. Anche dopo anni di distanza.
Iniziando a pensare su come avrei potuto imbastire questo articolo sui dieci giochi imperdibili per Nintendo GameCube, ho iniziato a dubitare se, effettivamente, sarei riuscito a mettere insieme dieci giochi memorabili usciti per la scatolina Nintendo.
Quasi come a dimenticare quel periodo mi sono chiesto se, mettendo in lista i soliti giochi Nintendo e contandoli, sarei riuscito ad utilizzare tutte le dita di entrambe le mani.
Niente di più sbagliato. Guardando la mensola dei giochi e studiandomi le uscite del periodo (ed attingendo ai blocchi di memoria nel cervello) ho superato facilmente, e di gran lunga, il numero di giochi che l’articolo promette di citare.
Come ultimo atto di difesa verso il GameCube, mi prederò la responsabilità di infrangere le leggi di Gameplay.Cafè e citare, oltre i dieci giochi imperdibili, alcuni giochi extra che, magari, nelle classiche top ten vengono eclissati dalla grandezza dei “soliti” titoli che riempiono le liste dei migliori giochi per GameCube.
La numerazione che segue è casuale, non è una Top Ten a posizioni.
Impensabile: Nintendo, per il lancio di GameCube, decise di affidarsi al fratello “sfortunato” della famiglia Mario, Luigi.
Non gli fanno fare concorrenza al fratello impiegandolo in un Mario canonico, ma con Luigi. Decidono altresì di creare un’avventura tutta nuova, fatta di paura, fantasmi, professor Strambich ed un’aspirapolvere con la quale risucchiare i fantasmi che infestano una spaventosa villa.
Il gioco fu un successo incredibile. Poche volte nella storia un gioco presente nella line-up di una console, ha saputo ritagliarsi uno spazio così importante e diventare una pietra miliare irrinunciabile dell’intera softeca della console di appartenenza.
Il gameplay fresco ed innovativo, il carisma dei personaggi e l’inedita situazione in cui misero Luigi. Ogni aspetto del gioco era pensato per divertire ed appassionare. E così fece.
Uscito il secondo capitolo, altrettanto valido per 3DS, siamo ancora tutti speranzosi che, in un Nintendo Direct o nell’altro, ne venga annunciato un terzo!
La perfezione creata da Retro Studios. Come un fulmine a ciel sereno, la celebre saga spaziale Metroid passa dalle due dimensioni alle tre dimensioni. Tre dimensioni godibili, oltretutto, da una meravigliosa visuale in prima persona. Attenzione, però: con il passaggio alla visuale in prima persona l’anima del gioco non cambia, non diventa uno sparatutto spaziale.
Metroid Prime mantiene quell’elegante senso di claustrofobia, di labirinti, di stanze da aprire e di infestazioni aliene che hanno sempre contraddistinto gli episodi principali della serie, rimanendo di fatto un Metroidvania in prima persona. All’epoca la parola con cui era sovente descriverlo era FPA, First Person Adventure.
La giocabilità eccezionale, mondi ispirati ed un comparto tecnico allucinante, fecero di Metroid Prime un capisaldo del genere, ponendo le basi della rinascita della cacciatrice di taglie spaziali.
La genialità può colpire ovunque, anche nel giardino di casa. Ed è proprio nel giardino di casa che Shigeru Miyamoto ebbe l’intuizione dei Pikmin, piccoli esserini a base vegetale che vivono tra un filo d’erba e l’altro.
Miyamoto si inventa così, anche basandosi su una dimostrazione tecnica che evidenziava le potenzialità di GameCube muovendo cento Mario autonomi a schermo, una nuova concezione di strategico in tempo reale.
Atterrati su di un pianeta sconosciuto (una terra post-apocalittica, si direbbe) vestiamo i panni di un minuto astronauta alieno di nome Olimar. La sua sopravvivenza su questo infido pianeta sarà ad esclusivo appannaggio dei Pikmin. Piantando e raccogliendo i Pikmin dal terreno come se fossero delle carote, come ringraziamento per la coltivazione, essi svolgono per Olimar i più svariati compiti. Sollevano cose, uccidono bestiole, costruiscono ponti e raccolgono i pezzi di nave (andata distrutta durante l’impatto) che servono al Capitano per poter ripartire verso casa. Il tutto da fare con una notevole ansia addosso, visto che il ciclo giorno/notte è ben scandito nel gioco e che il Capitano ha “ossigeno” sufficiente per soli trenta giorni.
Su GameCube è uscito anche Pikmin 2. Contatelo pure assieme a questo.
Dopo gli straordinari Ocarina of Time e Majora Mask usciti su Nintendo 64 era lecito chiedersi come la saga poteva ancora evolversi, avendo toccato vette di eccellenza incredibili ed avendo lasciato un segno indelebile (soprattutto Ocarina of Time) nella storia dei videogiochi.
Invece che seguire un tracciato facile e sicuro, la saga di Zelda cambia radicalmente faccia.
Lo stile cartoon di Wind Waker spiazzò molti fin da subito, ma il risultato finale fu una fiaba da giocare e da tramandare di generazione in generazione.
Messe da parte le sconfinate valli di Hyrule presenti in Ocarina of Time e Majora Mask, ad essere sconfinato in Wind Waker è il mare.
L’avventura del giovanissimo Link parte dalla sua isoletta, dove vive con la nonna e la sorella. Il felice quadretto familiare viene bruscamente interrotto da un mostro che rapisce la sorellina di Link. Evento che spinge il giovane eroe ad avventurarsi per mare…
Wind Waker è un concentrato di tenerezza, magia ed affetto, elementi legati assieme da un gameplay allo stato dell’arte e da uno stile grafico eccezionale che si fatica ancora ad eguagliare.
Vero, alcuni lamentavano l’eccessiva distanza tra un’isola e l’altra e del fatto che, tutto sommato, le isole non erano poi così tante, ma è veramente una goccia di acqua sporca in un mare cristallino e straordinariamente piacevole da osservare e contemplare.
Nonostante fosse già uscito un primo capitolo su Nintendo 64, è da Super Smash Bros. Melee che questo bizzarro picchiaduro è entrato a far parte dell’olimpo dei videogiochi ed è risultato essere il pilastro più importante sulla quale si basa l’intera saga.
Con Melee, Smash Bros. è diventato come un vestito sartoriale su misura. Man mano che il vestito è passato di padre in figlio ed ha assistito ai cambi generazionali, è stato aggiustato e riadattato al nuovo corpo che lo doveva indossare. Rimanendo però sempre fedele al taglio originale, cambiandone solamente il look per essere sempre fresco ed alla moda.
Basti pensare che ogni altra iterazione di Smash Bros. non è stata in grado di trovare un degno sostituto in termini di fruizione del gameplay, rispetto al pad del GameCube. Wii, Wii U ed in futuro Switch, hanno tutti la possibilità di essere giocati con quel pad. Più che essere un difetto, è un chiaro esempio di come Melee (grazie anche al pad) raggiunse la perfezione in termini di gameplay.
Oltre al connubio pad/gioco/gameplay, Melee era una vera e propria enciclopedia Nintendo. Una valanga di trofei, dati, informazioni e personaggi da scoprire e studiare e che servivano per potersi definire un Nintendaro DOC.
Che la saga F-Zero non sia più andata avanti dopo GX per GameCube è una cosa assurda, ma che trova nella qualità dello stesso una motivazione romantica per questa assenza. F-Zero GX è fatto talmente bene, che pretendere altro (o di meglio) dalle corse futuristiche di Nintendo sarebbe pura fantascienza.
Sviluppato da Amusement Video, il racing game futuristico fece impazzire chiunque. Sia per la qualità intrinseca del titolo, sia per la quantità di parolacce elargite durante le gare più concitate. Il gioco è infatti tanto bello quanto difficile. La velocità con la quale sfrecciano i bolidi volanti è assurda e riuscire a mantenerli in pista (specie nelle classi avanzate) è un’impresa veramente ardua.
La modalità storia con filmati dedicati ad ogni pilota, le corse a tempo, i campionati, le piste ispirate ed indimenticabili, i calli sulle mani ed i tic che rimanevano alle dita costrette a muoversi sull’analogico in maniera impercettibile. Questo e molto, molto altro era F-Zero GX.
Facente parte di quelle che dovevano essere le cinque esclusive di Capcom per GameCube (e su questi Capcom Five ci torneremo), Resident Evil 4 fu una vera e propria rivoluzione. Non solo per il brand, ma per l’intero genere dei giochi d’azione. Si parlava di prima persona e di terza, ma con RE4 si iniziò a parlare di seconda persona: quella telecamera giusto sopra le spalle del protagonista, capace di coinvolgere il giocatore nell’azione e di far apprezzare anche le animazioni del personaggio. Vero anche che questa svolta, piuttosto che al survival horror, portò alcuni puristi di RE a storcere un po’ il naso, ma il prodotto finale fu una meraviglia.
Nella recensione di Mattia Ravanelli che scrisse per la gloriosa Nintendo Rivista Ufficiale, descrisse il titolo con una frase che non solo mi convinse ad acquistare il gioco, ma che mi fece mettere nel cassetto il sogno di scrivere di videogiochi.
“RE4 è un opera graffiante e violenta, un pezzo di rock duro in quella rock Opera che è il GameCube, così come Tales of a Scorched Earth degli Smashing Punìmking nella rock Opera che è Mellon Collie and the Infinite Sadness”. Parola più, parola meno. Sono anche passati 14 anni. Perdonami, Mattia!
C’era dell’incredibile, all’epoca: Metal Gear Solid: The Twin Snakes non era solo il remake del primo Metal Gear Solid, ma era anche sviluppato dai Canadesi Silicon Knights in collaborazione con Konami, per una console Nintendo. Assurdo!
Metal Gear Solid: The Twin Snakes prende la base del primo capitolo della saga e la fonde, in termini di gameplay, funzioni, novità e grafica, con il secondo capitolo, Sons of Liberty.
Nuove azioni come la visuale in prima persona, il potersi sporgere da un angolo per sparare e nuovissime e spettacolari scene di intermezzo, conferiscono a The Twin Snakes un valore assoluto, che riesce nella difficilissima impresa di rinnovare un gioco di culto e portarlo, con estremo rispetto, in una straordinaria nuova veste.
Un po’ come accaduto per Wind Waker con Ocarina of Time, Super Mario si trovava con una pesantissima eredità: sua Maestà Super Mario 64.
Forse anche per il pesante fardello e la difficoltà di innovare mantenendo la stessa formula che per Sunshine decisero di cambiare rotta e, dopo averlo rivoluzionato qualche anno prima, reinventare il platform 3D.
In Sunshine Mario è infatti dotato di un dispositivo chiamato SPLAC 3000, inventato dallo stesso professore che aveva munito Luigi dell’aspirapolvere per fantasmi.
Questo accessorio permetteva, tramite diversi tipi di getto d’acqua, di far compiere a Mario svariati movimenti e salti, nonché colpire nemici e risolvere enigmi.
Le piattaforme sono comunque presenti, Mario è sempre Mario e il divertimento è sempre lo stesso. Senza parlare del comparto tecnico, che permetteva di ammirare livelli splendidamente colorati ed una resa dell’acqua talmente ben fatta, da sentir persino gli schizzi.
Come Resident Evil 4, Viewtiful Joe era tra i Capcom Five (i cinque giochi Capcom che sarebbero dovuti uscire in esclusiva per GameCube).
Lo stile grafico mozzafiato, la frenesia, il divertimento e le trasformazioni degne dei migliori Kamen Rider o Super Sentai (i nostri Power Ranger, che ancora spopolano in terra Nipponica) fecero di Viewtiful Joe un gioco di culto, andando direttamente a segnare un’intera generazione di giocatori e sviluppatori.
Le trasformazioni, lo stile ed il folle gameplay che contrapponeva anche il rallentamento o il fast foward del tempo, trasformarono Viewtiful Joe da semplice gioco 3D a scorrimento 2D di menar cazzotti, ad un punto di riferimento del genere e ad una enciclopedia di stile per un’intera decade generazionale. Henshin a Go-Go, Baby!
Non fa parte dei titoli che ho promesso di citare oltre i dieci, ma è una presenza che serve da rivalsa verso tutti i suoi detrattori.
Questa presenza speciale è dovuta al mio cuore, all’affetto verso un gioco che ho adorato e che mi ha segnato come giocatore, malgrado buona parte di pubblico e critica lo hanno stroncato sia all’uscita, sia nel corso degli anni, prendendolo come esempio del decadimento di RARE (ultimo gioco per console Nintendo, prima di essere acquistati da Microsoft ed esclissarsi per anni).
Vero, non è perfetto. Come me, però, in tantissimi ci hanno lasciato il cuore in quel pianeta di dinosauri sulla quale era atterrata la volpe più cool dell’universo, Fox McCloud.
Lasciate da parte le battaglie spaziali (comunque presenti in minima parte) Fox e la sua ciurma si dedicano ad un’avventura più canonica, dalle tinte zeldiane, piena di nemici da combattere ed enigmi da risolvere. Anche in questo caso i muscoli di GameCube erano sotto incredibile sforzo, rendendo l’avventura straordinariamente bella da vedere, oltre che da giocare.
Questi sono i dieci (+1) giochi assolutamente imperdibili, impossibili da non citare e raccontare che fecero capolino su GameCube.
Come da prefazione, ci sono però tanti altri giochi che hanno lasciato un segno nella softeca di GameCube, oltre che nel cuore di moltissimi giocatori. Giochi che non hanno avuto seguiti, giochi entrati a far parte di saghe che perdurano tutt’ora e giochi che vengono ancora ricordati come esempi altissimi di qualità.
Quali e quanti sono?
Wave Race: Blu Storm – corse in moto d’acqua che, in Wave Race, hanno toccato il loro massimo esempio di realizzazione tecnica e di giocabilità.
Eternal Darkness – altra pietra miliare sviluppata dai canadesi Silicon Knights. Di questa avventura horror lovcraftiana (con spruzzate di Poe) se ne chiede a gran voce, da anni, un sequel o, quantomeno, un buon remake.
Animal Crossing – Il primo Animal Crossing ad arrivare in occidente, l’inizio della condanna ad una vita meravigliosa fatta di mobili, vicini di casa piacevoli e frutta da racogliere.
Killer 7 – Terzo gioco che cito dei famigerati Capcom Five. Shinji Mikami e Goichi Suda allo stato dell’arte. Un’avventura violenta, spietata, distorta e piena di temi adulti. Una vera e propria opera d’arte.
Donkey Kong Jungle Beat – Dopo aver usato i bonghi per Donkey Konga, in Nintendo decidono che fargli prendere polvere sarebbe un peccato, creano quindi un platform fa controllare con i bonghi. Assurdo e fantastico.
E si può continuare, citando: Star Wars: Rogue Leader, Paper Mario, Beyond Good and Evil, Mario Smash Football, The Legend of Zelda: Twilight Pincess, Mario Kart: Double Dash!!, 1080° Avalanche e tanti, tanti altri giochi.
L’epoca GameCube è stata di certo sfortunata, ma i titoli usciti in quel periodo sono in gran parte pietre miliari e capolavori che ancora oggi meritano rispetto e riconoscenza. Capaci di dare il giusto valore ad una console tanto straordinaria, quanto sfortunata.
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Io Eternal Darkness lo avrei elevato alla top 10 in quanto aveva delle idee veramente geniali (anche se effettivamente non si trattasse di un capolavoro incontestabile...).
Giochi che ho letteralmente squagliato invece sono stati: Mario Smash Football e Mario Kart:Double Dash. Però effettivamente questi due non sono da top 10.