Il Super Nintendo è una delle console più amate di sempre dagli appassionati di videogiochi. Di certo è quella con una delle softwareteche più ricche in assoluto in termini di quantità e qualità, visto che comprende svariati capolavori Nintendo e altrettanti a opera di terze parti. Non a caso selezionare solo una decina di titoli rappresentativi per questa piattaforma a 16-bit può risultare davvero un’impresa.
Stilando l’elenco, inevitabilmente, si rischia di lasciare fuori titoli di grande impatto o “semplicemente” capaci di esercitare un discreto appeal sul pubblico, che per un motivo o per un altro sono finiti per rimanere legati a doppio filo ai ricordi personali di ciascuno di noi.
Ed è quello che è successo a me: così, con un colpo alla botte e una al cerchio, ho cercato di fare una selezione che comprendesse buona parte dei titoli più iconici rilasciati su Super Nintendo ma che in qualche modo fossero anche legati ai miei ricordi, lasciando fuori altri titoli meritevoli come Battletoads in Battlemaniacs, Contra III, F-Zero, Dragon Quest, Final Fight, Megaman X, Super Star Wars o Super Mario RPG, giusto per citarne alcuni.
Batman Returns (Konami, 1993)
Uno dei giochi simbolo del Super Nintendo, almeno per me, è sicuramente Batman Returns. Si tratta di uno dei pochi tie-in realmente riusciti della storia, nonché uno dei capolavori assoluti del genere picchiaduro a scorrimento laterale. Il titolo, basato sul film Batman: Il ritorno di Tim Burton, venne sviluppato per diverse piattaforme da team differenti, e pubblicato da SEGA e Konami. Per questo motivo ogni edizione cambiava l’una dall’altra, perfino nelle meccaniche e nei livelli. Per esempio la versione PC MS-DOS era una curiosa avventura grafica punta-e-clicca, quella SEGA Master System e Game Gear era un normale platform e la versione per Super Nintendo un beat ’em up. Fu proprio quest’ultima quella ad avere maggiore successo, con la sua grafica dettagliata, gli sprite grossi e l’ottima giocabilità alla Final Fight di Capcom, con tanto di boss alla fine di ogni livello e sezioni alla guida della Bat-mobile. Non a caso venne ottimamente accolta da critica e pubblico e ricevette svariati premi, come per esempio quello di Miglior Adattamento Cinematografico in Videogioco dalla rivista americana EGM nel 1993. Uno dei miei giochi preferiti del periodo.
Donkey Kong Country (Rare, 1994)
Capolavoro. Non ci sono altri termini per definire al meglio Donkey Kong Country, primo gioco con protagonista il popolare gorillone di Nintendo non prodotto o diretto dal suo creatore, cioè a dire Shigeru Miyamoto. Il gioco venne sviluppato da Rare, di cui Nintendo aveva acquisito il 49% dopo essere rimasta ben impressionata dai progressi ottenuti dal team in ambito programmazione, animazione e rendering 3D degli sprites. Furono proprio loro a proporre a Nintendo di lavorare su un progetto legato alla figura di Donkey Kong, e quando la società di Kyoto accettò, si lanciarono a capofitto nel progetto. Nacque così Donkey Kong Country, che era a conti fatti un platform a scorrimento 2D con una miriade di cose da fare, ma con una grafica pre-renderizzata che serviva a ottenere un effetto tridimensionale a rendere il tutto visivamente più bello. A rendere un capolavoro assoluto il gioco ci pensavano poi una giocabilità immediata ma allo stesso momento capace di tenere impegnati i giocatori, un level design di altissima qualità concepita per sfruttare le doti personali di ciascuno dei due personaggi che potevano essere alternati con la semplice pressione di un tasto, e una colonna sonora particolarmente azzeccata. Uno dei videogiochi più belli a cui abbia mai giocato in vita mia, capace di tenermi incollato per giorni davanti allo schermo della TV in salotto un inverno di tanti anni fa.
Final Fantasy VI (Square, 1994)
Se l’è giocata fino all’ultimo secondo con Dragon Quest V e Chrono Trigger, ma alla fine è Final Fantasy VI a guadagnarsi uno spazio nella lista. Cosa dire di questo fantastico JRPG che non si sappia già? Un gioco bellissimo, con una trama adulta e profonda narrata da molteplici punti di vista e un gameplay dallo schema classico ma arricchito dall’Active Time Battle, dagli Esper, e da una miriade di cose da fare. Per non parlare del cast: da Terra, la mezza Esper, a Locke, il ladro gentiluomo, passando per l’enigmatico ninja Shadow, il misterioso Setzer o i fratelli Figaro, fino a Kefka Palazzo, cioè a dire uno dei cattivi dei videogiochi più perfidi di sempre. Nomi divenuti ormai delle figure iconiche della saga, rimasti impressi nel cuore e nella mente di milioni di appassionati. Final Fantasy VI non arrivò mai ufficialmente in Europa, ma grazie ad alcuni negozi che importavano giochi dall’estero e ai famosi adattatori, cioè a dire dei particolari accessori che permettevano di far funzionare le cartucce americane o giapponesi sui Super Nintendo PAL, tanti appassionati riuscirono a godersi uno dei titoli più belli della storia degli JRPG. Me compreso, a parte il finale che avrei apprezzato solo molti anni dopo grazie agli emulatori, visto che per qualche inspiegabile mistero il gioco che in versione americana si chiamava Final Fantasy III per dare continuità numerica alla serie visto che prima di esso lì erano arrivati solo i primi due capitoli della saga e non i successivi, mi dava una schermata nera proprio nelle battute conclusive.
International Superstar Soccer Deluxe (Konami, 1993)
I giochi di calcio sono per noi italiani una presenza quasi imprescindibile all’interno di una collezione di videogiochi, e dunque non poteva mancarne uno nemmeno all’interno di un elenco con i migliori titoli di una console. Su Super Nintendo c’erano decine di giochi a tema, molti perfino di ottima fattura, ma nessuno era al livello di International Superstar Soccer Deluxe di Konami. Il gioco era un autentico spettacolo sotto tutti i punti di vista, a cominciare dalla grafica. Quest’ultima vantava una cura maniacale per ogni particolare, soprattutto per i calciatori ,riprodotti con sprite grandi e dettagliati, al punto che nonostante i nomi fittizi non si faceva fatica a riconoscere in loro i vari Baggio, con tanto di codino, “Penna bianca” Ravanelli, Gullit, Ronaldo e tanti altri campioni, tutti animati ottimamente. A completare quello che potremmo definire ancora oggi un capolavoro del genere, una giocabilità fuori parametro e un comparto sonoro in grado di esaltare l’utenza con i suoi cori e la sua telecronaca quasi integrale. Quante giornate ci avrò trascorso in compagnia di amici e parenti a disputare Mondiali e tornei personalizzati…
Super Ghouls ‘n Ghosts (Capcom, 1991)
Nella nostra raccolta non poteva certamente mancare uno dei giochi più venduti di sempre di Capcom, un milione di copie proprio su Super Nintendo. Super Ghouls ‘n Ghosts è il terzo capitolo della popolare serie di platform di ambientazione fantasy-medievale a sfondo cartoonesco Ghost and Goblins. Il giocatore interpreta il barbuto cavaliere Arthur, impegnato a cercare di liberare la sua Principessa rapita dai demoni e dall’Imperatore Sardius: impresa alquanto complicata per via di un livello di difficoltà generale tarato verso l’alto. Vista l’osticità dei nemici e la facilità con cui si moriva, Super Ghouls ‘n Ghosts potrebbe essere paragonato per certi versi ai vari Dark Souls. Arthur iniziava il gioco con una normale armatura grigia, ma poteva poi potenziarsi recuperando tesori nascosti nei forzieri, e bastava un semplice contatto con un nemico per perdere tutto e restare letteralmente in mutande! E lì cominciavano i guai.
Quanti santi ho tirato giù dal calendario per colpa di certi passaggi di questo gioco, che col senno di poi è stata per me la palestra in cui allenarmi per i futuri soulslike.
Super Mario Kart (Nintendo, 1992)
Dopo il successo dell’ottimo F-Zero, titolo di corse futuristiche in grafica pseudo 3D che accompagnò il lancio della console in Giappone, Shigeru Miyamoto era stuzzicato dall’idea di creare un titolo analogo, ma questa volta incentrato sui kart e sul , piuttosto che sulle modalità single player dell’originale. L’idea era infatti quella di consentire a due amici di sfidarsi in diverse competizioni sulla stessa console in split-screen. Ma nonostante l’uso intensivo del Mode 7, una delle funzioni grafiche speciali di cui era fornito l’hardware della console, e il supporto del chip aggiuntivo DSP (Digital Signal Processor) già usato da Nintendo nel gioco Pilotwings, l’impresa si rivelò più ardua del previsto. Così il team di sviluppo decise di proporre due modalità di gioco distinte, una singola, la principale, e una a due giocatori. Nel frattempo, dopo alcuni test, Miyamoto fece provare ai grafici la figura di Mario alla guida dei kart, che risultò molto più bello a vedersi rispetto ai guidatori disegnati inizialmente per il progetto. E così il geniale game designer decise di rendere il titolo uno spin-off della saga dell’idraulico baffuto. Nacque così Super Mario Kart, un racing pseudo-tridimensionale dove i vari Mario, Principessa Peach e compagnia si sfidavano in divertenti gare con ciascun personaggio che poteva utilizzare bonus e malus per migliorare le prestazioni del proprio veicolo o creare problemi a quelli dei propri avversari. Divertimento allo stato puro.
Super Mario World (Nintendo, 1990)
Nella nostra lista dei migliori giochi per Super Nintendo non poteva mancare uno dei più grandi platform a scorrimento laterale di tutti i tempi, vale a dire Super Mario World. Caratterizzato da una delle più belle grafiche del periodo e da una giocabilità fuori parametro, fu uno dei titoli di lancio del Super Nintendo. Il gioco offriva le classiche meccaniche della serie, impreziosite però dall’aggiunta di nuovi elementi che le rendevano al contempo “fresche” e soprattutto più varie, introducendo di fatto delle caratteristiche che saranno presenti anche nella maggior parte dei videogiochi successivi. Oltre quindi a una gigantesca mappa all’interno della quale erano racchiusi tutti i vari livelli del gioco, e di conseguenza a una struttura non lineare (per la prima volta nella serie si potevano ripetere più volte gli stessi livelli), c’era un nuovo personaggio ad accompagnare Mario e Luigi, ovverosia il simpatico Yoshi, una sorta di dinosauro dalla lingua estensibile, grazie al quale i protagonisti potevano acquisire nuove abilità e scoprire percorsi nascosti e aree segrete. Insieme a Super Mario World 2: Yoshi’s Island il gioco resta per me un’icona della console a 16-Bit di Nintendo e del genere.
Super Metroid (Nintendo, 1994)
Un altro dei personaggi simbolo di Nintendo è da sempre Samus, l’eroina della serie Metroid. La bionda cacciatrice di taglie è la protagonista anche di Super Metroid, titolo che ancora oggi viene descritto dalla critica e dai fan come “uno dei migliori giochi di tutti i tempi” per la sua atmosfera con una connotazione decisamente più drammatica rispetto ai precedenti capitoli, la sua giocabilità, la colonna sonora d’alta qualità e la grafica a 16-bit. Per poter includere tutto fu necessario utilizzare per la prima volta addirittura una cartuccia più capiente del solito, da 24-Megabit. Per il resto il gioco rimaneva un’avventura bidimensionale a scorrimento abbastanza difficile, con elementi da sparatutto e da gioco di ruolo, e una protagonista in grado ora di sparare in ogni direzione per poter affrontarere al meglio orde di tenaci alieni e giganteschi boss. Samus poteva anche sfruttare le proprie doti fisiche, potenziabili al pari dell’armamentario a sua disposizione, per esplorare grandi aree alla ricerca di bonus, segreti e percorsi alternativi spesso inaccessibili senza l’ausilio di speciali poteri. Insomma, un “Metroidvania” davvero imperdibile.
Street Fighter II (Capcom, 1992)
Street Fighter II: The World Warrior viene considerato dagli appassionati come il gioco che ha reso popolare il genere picchiaduro 1vs1 e che ha contribuito alla rinascita dell’industria dei videogiochi arcade. Logico, quindi, che quando venne convertito su Super Nintendo ad appena un anno di distanza dal suo rilascio per i cabinati, scatenasse nei fan un vero e proprio delirio. Capcom sfruttò letteralmente ogni bit disponibile della cartuccia a 16-Megabit per catturare tutto il fascino dell’edizione da sala giochi di uno dei migliori picchiaduro di tutti i tempi, e trasferirlo nelle case di tantissimi appassionati. La software house dovette scendere un po’ a compromessi, eliminando qualcosa qua e là, ma niente che alla fine pregiudicasse la qualità generale di una conversione che per l’epoca era davvero ottima e fece vendere molte unità della console Nintendo. Nell’edizione casalinga c’erano tutti i lottatori del coin-op: Ryu, Ken, Chun-Li, Blanka, e inoltre tramite un codice segreto era possibile far sfidare due versioni dello stesso personaggio nelle sfide contro gli amici. Un super titolo che ogni possessore di Super Nintendo ha giocato almeno una volta nella sua vita, in questa versione o nella sua evoluzione intitolata Super Street Fighter II: The New Challengers.
The Legend of Zelda: A Link to The Past (Nintendo, 1991)
“Last but not least”, un altro dei capolavori che hanno fatto la storia di questa console e dei videogiochi in generale: The Legend of Zelda: A Link to The Past. Terzo episodio della serie con le avventure di Link nel regno di Hyrule, l’obiettivo principale del gioco restava quello di sconfiggere Ganon e soccorrere i sette discendenti dei saggi all’interno di un vasto mondo ripreso dall’alto con una visuale a volo d’uccello simile all’originale The Legend of Zelda. Ma grazie alla grafica più dettagliata e colorata tutto sembrava meglio definito. Il titolo introduceva poi alcuni elementi che sarebbero divenuti tipici della serie, come il concetto di universo alternativo, la Spada Suprema e altre nuove armi e oggetti. Con oltre 4 milioni di copie vendute, The Legend of Zelda: A Link to The Past viene considerato ancora oggi uno dei migliori videogiochi di tutti i tempi e uno dei capitoli più riusciti dell’intera serie, un’opera che non può mancare in nessuna collezione di titoli per Super Nintendo.
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