“Stupidi modi per morire, così tanti stupidi modi per morire” è il ritornello (in italiano, ndr) di una canzone diventata famosissima, e che non a caso conta quasi 170 milioni di visualizzazioni su YouTube. Il progetto Dumb Ways To Die è nato dalle menti di alcuni nativi di Melbourne per promuovere, in modo simpatico, la sicurezza pubblica. Il successo, forse inaspettato, ha portato allo sbarco anche su App Store e Play Store sotto forma di applicazione, e il Gioco della Settimana che vi consiglio in questo nuovo appuntamento su Gameplay Café è Dumb Ways To Die 3: World Tour.
I simpaticissimi, e stupidi aggiungerei, Beans vivono nel villaggio di Dumbville, che però è all’avvio del gioco completamente distrutto. Il vostro compito è quello di ricostruirlo utilizzando le monete (tokens) che ottenete con i diversi mini giochi che il titolo offre. Oltre a Dumbville, dovrete aiutare anche altri villaggi, come Dumb Peak o Dumbgypt. Una scelta intelligente da parte degli sviluppatori, che vi porterà a macinare più ore di gioco per sbloccare anche nuovi simpatici personaggi.
Il punto forte di Dumb Ways To Die 3 è rappresentato ovviamente dai mini giochi, tra cui Castle Catastrophy (disponibile anche in Realtà Aumentata), Pyramid Ruin, Culinary Chaos, Pyramid Slide, Flying Fiasco, Snow Safari e Shuttle Shift.
La tipologia dei giochi non fa gridare al miracolo per l’originalità, ma è impossibile non cedere alla simpatia dei Beans e alla grafica semplice ma ben realizzata e ricca di colori. I protagonisti del gioco si cimentano in sfide davvero pericolose e stupide, quindi sarà un’impresa per voi salvarli. I giochi possono sembrare semplici a primo impatto, ma dovrete ricredervi. I comandi prevedono i classici tap e swipe, quindi alla portata di tutti.
Dopo aver giocato ai primi due capitoli, credo che Dumb Ways To Die 3 sia il più divertente e completo della serie (e non sempre i giochi più recenti sono i più riusciti). I villaggi da ricostruire e gli obiettivi da raggiungere offrono qualche motivo in più per giocare, un aspetto sicuramente positivo. Non mancano tuttavia gli acquisti in app e le pubblicità, ma fortunatamente quelle più lunghe possono essere saltate. Questi due fattori non disturbano più di tanto, e l’esperienza utente quindi non ne risente.
Ultimamente, consultando il feed di Instagram, sembra di essere tornati al 1998. Questo grazie all’applicazione Huji Cam, che vi consiglio questa settimana e che sta ottenendo un grandissimo successo, anche perché utilizzata da numerosi personaggi dello spettacolo e influencer.
Gli sviluppatori, considerato il nome abbastanza simile, precisano che l’applicazione non è assolutamente collegata al famoso marchio giapponese Fujifilm (anche se il richiamo è palese), ma Huji Cam ha un’interfaccia che riprende in tutto e per tutto le vecchie fotocamere usa e getta.
Lo scopo dell’applicazione è proprio quello di scattare foto con quegli effetti tipici delle usa e getta di 20 anni fa: sgranature sui lati, macchie di luce, colori più accentuati. E non manca nemmeno la data nell’angolo in basso a destra. Quest’ultima, se proprio non vi piace, può essere rimossa tramite le impostazioni interne dell’app. HUJI Cam è davvero semplice da utilizzare: c’è un pulsante per scattare la foto, uno per attivare/disattivare il flash, e uno chiamato “Lab” che consente l’accesso alle foto scattate.
Il successo di Huji Cam è probabilmente dovuto al momento nostalgia, ma devo ammettere che i risultati sono apprezzabili. L’app può essere scaricata gratuitamente, ma esiste anche una versione Premium, che tuttavia non include funzionalità degne di nota.
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