Numerosi bug, crash frequenti, grafica e animazioni risalenti alla scorsa generazione ed un terribile sistema di controllo per un gameplay appena abbozzato. Eppure è uno dei migliori titoli a cui abbia mai giocato. E’ forse questo il commento più ricorrente tra i giocatori che hanno avuto esperienza con il “pessimo capolavoro” di Hidetaka “swery56” Suehiro, rendendolo uno dei titoli cult della passata generazione. Definire Deadly Premonition attraverso un ossimoro può sembrare forzato, ma non vi è altro modo per riassumere un’indimenticabile esperienza videoludica che in tutte le sue caratteristiche peculiari resta sempre ben lontano dalla sufficienza. Eppure il gioco si presenta come un action-adventure profondo, per certi versi ambizioso e superbamente raccontato. La struttura narrativa non è affatto originale, attingendo a piene mani dalla serie cult Twin Peaks. Ma funziona, appassiona e segna una traccia indelebile nella memoria del giocatore, complice anche un’ottima caratterizzazione dei personaggi, seppur un tantino stereotipati. Tra tutti spicca ovviamente lo stravagante protagonista, il detective Francis York Morgan, sempre accompagnato dal suo alter ego Zach.
Non dobbiamo dimenticare però anche l’ottimo lavoro svolto da Riyou Kinugasa, Takuya Kobayashi, Hiromi Mizutani che hanno realizzato una colonna sonora che descrive ed accompagna con efficacia le vicende di Greenvale, cittadina sospesa tra incubo e la monotona vita della provincia americana.
Se non lo avete mai giocato, vi consiglio di recuperarlo, magari fingendo un’operazione nostalgia di titoli di fine anni ’90.
Se Deadly Premonition deve molto a Twin Peaks è lecito aspettarsi una componente musicale altrettanto ispirata alla serie capolavoro ideata da David Lynch. D’altra parte le rilassate composizioni a cavallo tra il lounge ed il cool jazz sono una scelta irrinunciabile quando si vuol descrivere i momenti di quiete di una trama tipicamente noir. Brani come Thomas Maclaine, FBI Special Agent e Underground evidenziano la forte influenza del repertorio di Angelo Badalamenti realizzato per Twin Peaks.
Così come Miss Stiletto Heels, brano cantato al femminile che Francis York Morgan ascolta in un fumoso locale cittadino durante uno dei pochi momenti di svago, “musica dell’anima” dal testo poco rassicurante, come le misteriose vicende di Greenvale.
I momenti d’azione, in particolare durante le spaventose visioni di Morgan, sono affidate a sonorità tipicamente dark ambient. I fan di Silent Hill e Resident Evil, in particolare il quarto capitolo, troveranno familiari i rumori sinistri dei brani Shadow e Red Tree.
Duranti le fasi di gioco più concitate gli effetti ambientali vengono arricchiti da parti orchestrali cupe e brani ritmati che risultano essere l’anello debole dell’intera opera, complici i suoni un pò finti che ricordano fin troppo le tracce MIDI dei giochi a 16-bit. I cori di Forrest Kaysen e l’attacco di Emergency sono due ottimi esempi, ovviamente in negativo. Non è da meno l’accompagnamento al boss finale, un pezzo industrial metal senza troppe pretese.
I drammatici fatti di Greenvale sono ben enfatizzati da brani malinconici per pianoforte come York e Zack, After The Rain e Greenvale. Il punto più alto in termini di drammaticità è rappresentato da un’ottima versione voce/organo di Amazing Grace, celebre canzone dei riti funebri delle culture anglofone.
Ma non mancano momenti di singolare allegria, come il funkeggiante Comic Relief e soprattutto il tema fischiettato Life is Beautiful, forse il brano più famoso della colonna sonora. Il classico motivetto che ti entra in testa e non ti abbandona più.
Ho lasciato volutamente per ultimo il pezzo forte dell’intero repertorio, a giudizio personale, uno dei brani più memorabili della storia dei videogiochi. The Wood and the Goddess, il tema principale di Deadly Premonition, è una ninna nanna folk dolcemente inquietante. Una ballata seducente, dal sapore prettamente british a metà strada tra Scarborough Fair nella versione cantata da Simon & Garfunkel e Lullaby di Krzysztof Komeda, dal film Rosemary’s Baby, che rievoca i temi centrali dei film horror rurali degli anni ’70 come The Wicker Man (Gently Johnny) o Picnic At Hanging Rock (Slowdive).
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