Editoriale

Cuphead su Nintendo Switch è una perla deliziosa (e assuefacente)

Combatti, impara, muori, riavvia. Il ciclo ludico alla base dei trial & error è quel meccanismo che ti entra in testa, ti avvolge le sinapsi e ne acquisisce i percorsi, quel misto di gusto sadico e volontà di vittoria che finisce per avvolgerti in un bozzolo di puro isolamento dal quale solo la profonda catarsi della vittoria può liberare; questo se nel mentre ovviamente non si finisce per lanciare il controller fuori dalla finestra in un improvviso attacco d’ira contro questo o quel nemico. Ebbene, il maggiore terrore appena prima di comprare Cuphead su Nintendo Switch era proprio questo: riuscirò ad avere la calma per non spaccare in due parti la console dopo aver fallito per l’ennesima volta contro il MALEDETTISSIMO drago della seconda sezione del gioco?!

Nonostante le titubanze, il mio buon amico che risponde al nome di consumismo (sempre sia lodato) non ha esitato a prendere controllo della mia carta di credito e – indovinate un po’ – ecco qui Cuphead sulla home dell’ibrida Nintendo. E poi che fai? Non lo prendi un titolo distensivo nel caso ti si dovesse chiudere la vena? Grazie per l’acquisto. Altri 30 euro quindi volano nelle mani di Capcom e la trilogia di Ace Attorney sta lì pronta per essere avviata nel momento del pericolo (che poi non è mica tanto rilassante con i suoi ritmi da picchiaduro, ma meglio sorvolare).

Però. Però. Sarà certo dovuto al fatto che non è la prima volta che sperimento Cuphead – lo provai per una decina di ore su Xbox One al tempo del primo lancio – , ma, a sorpresa, il caro Phoenix Wright non ha dovuto preoccuparsi in troppe occasioni di venire in mio aiuto, anzi. Prima di fare ulteriori considerazioni, a posteriori dunque posso dirlo, Cuphead è semplicemente l’esperienza definitiva nella quale immergersi in portabilità, un prodotto così assuefacente, divertente e – per l’appunto – catartico da aver monopolizzato la mia attenzione nelle ultime due settimane. In vista dello scontato accordo tra Microsoft e Nintendo (per l’ Xbox Game Pass?), non poteva esserci antipasto migliore del porting della perla assoluta di Chad e Jared Moldenhauer.

Per un approfondimento dettagliato vi rimando alla recensione del nostro Francesco, ma meglio comunque ripassare i fondamentali per chi fosse vissuto dentro una caverna negli ultimi due anni e non abbia dunque la minima idea di come sia strutturata l’intrigante avventura dei fratelli Cuphead e Mugman. In soldoni, Cuphead è un’esperienza run & gun incentrata quasi esclusivamente su una trentina di combattimenti coi boss, inframezzate in parte da una mappa stilizzata di raccordo, in parte da livelli a scorrimento laterale, i quali sono necessari ad acquistare nuove armi, mosse super ed abilità passive. Tutto questo all’interno di un immaginario a dir poco sensazionale, eclettico nelle intenzioni e nel risultato, dal folle valore produttivo e senza dubbio unico e prezioso all’interno del panorama moderno del medium. Il parto dei fratelli Moldenhauer infatti riprende ed omaggia lo stile dei cartoon degli anni ’30, sia con effetti in post processing dedicati, sia con animazioni artigianali e scenari in parallasse in grado di rendere onore ad uno splendido character design; questo senza considerare la colonna sonora su tonalità jazz, quasi un lisergico compagno di avventura nel lungo affrontare un trial & error spesso infernale.

L’assuefazione del trial & error è un tipo di frustrazione che si sposa alla grande con la natura portatile della console Nintendo

Quello che immagino quindi abbiate ormai capito dalla (disperata) disamina introduttiva di cui sopra è che – tra le altre cose – il titolo di esordio di Studio MDHR vanta una difficoltà terribile e brutale, punitiva verso il minimo errore e diretta all’apprendimento (fattibile con un certo impegno) dei variegati pattern dei (molti) avversari che sbarrano la nostra strada. Tuttavia, l’assuefazione del rimanere intrappolati nei meandri del prova e riprova è un tipo di frustrazione che si sposa alla grande con la natura portatile della console Nintendo, permettendoci di continuare le nostre intense sessioni al minimo momento libero/morto, che sia sul treno, sulla metro o in trasferta o persino alla guida. L’idea di spizzicare con Cuphead dove si vuole e quando si vuole non può che essere irresistibile, tra l’altro imponendo un certo contegno quando fuori dalle sacre mura domestiche (al netto delle vecchiette che vi guarderanno spaventate dalla vostra concentrazione da ossessi, niente imprecazioni o Switch silurate sui mezzi pubblici, per favore).

Ulteriore motivo che dovrebbe spingervi a prendere immediatamente Cuphead su Nintendo Switch è il fatto che il porting da Xbox One e PC sia stato portato avanti alla perfezione, mostrando il fianco solo ad alcuni – piuttosto rari – problemi di perdita di frame. Per il resto, il gioco appare in sostanza identico a quanto visto in passato, adagiato sui sessanta  FPS e adatto sia alla modalità portatile, sia al grande salto verso lo schermo televisivo. In aggiunta, come al solito, nonostante non si tratti della soluzione più comoda per un titolo pixel perfect, un singolo Joy-Con può funzionare come controller singolo, così da abilitare il multiplayer locale con agevolezza anche in mobilità . Inoltre, con l’arrivo di Cuphead su Switch, Studio MDHR ha finalmente rilasciato per tutte le piattaforme l’atteso aggiornamento con la incredibile localizzazione italiana. Se c’è difatti un qualcosa che ci ha lasciato a bocca aperta a fronte di questa seconda avventura con i simpatici fratelli dalla testa di tazza, è proprio il lavoro fatto nel tradurre in lingua nostrana i tantissimi giochi di parole del titolo originale. Le rane Ribby e Croaks prendono dunque il nome di Krack e Krock, The root pack diventa Gli Ortaggiosi, il drago (infame) della seconda isola Lello Zolfanello e il robot della terza isola Mark Ingegno. Potremmo continuare all’infinito, ma basti questo per fare un infinito plauso a una delle traduzioni migliori mai viste in un videogioco.

Per concludere, se non avete ancora giocato Cuphead o semplicemente avete lo sfizio di dargli una seconda opportunità, l’unica azione che posso consigliarvi è quella di correre prima di subito sul Nintendo e-Shop ed immergervi nel magnifico mondo dei fratelli Moldenhauer. Venti euro ben spesi.

Simone Di Gregorio

Da sempre cinefilo e videogiocatore, passioni di una vita e forza propulsiva nel quotidiano. Scrivo, guardo e gioco, ormai da 2 anni a questa parte. Responsabile sezione cinema.

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