L’annuncio della nuova generazione di console sembra essere ormai sempre più vicina: i rumor sulle specifiche tecniche degli hardware si moltiplicano giorno dopo giorno e gli annunci di lavoro delle software house hanno più volte confermato l’attuale sviluppo di titoli “next-gen”. Quel che manca è insomma solo la conferma ufficiale da parte delle dirette interessate Microsoft e Sony, ma anche in assenza delle presentazioni ufficiali, nulla ci vieta di sognare un po’ ad occhi aperti e dare libero sfogo alle nostre fantasie videoludiche.
Il vantaggio di essere “dall’altra parte dello schermo” mi concede il diritto di cominciare per primo e quindi eccovi qui serviti non uno, non due, ma ben cinque desideri che vorrei vedere realizzati in quella che, con buona probabilità, sarà una delle bombe ad accompagnare i primi vagiti di Playstation 5. Sto ovviamente parlando, come avrete intuito, del sequel di Horizon: Zero Dawn, avventura open world sviluppata dagli olandesi Guerrila Games, già autori della saga di Killzone, approdata sull’ammiraglia giapponese nel febbraio 2017 riscuotendo un ottimo successo sia di pubblico che di critica. Complici un immaginario fantascientifico dalla bellezza esagerata e un gameplay tanto profondo quanto divertente, Horizon si è imposto nel parco esclusive di Sony come una delle IP più riuscite di questa generazione, ritagliandosi di diritto un posticino nel cuore degli appassionati.
Tuttavia, pur gettando delle solide fondamenta per la nascita di un brand, la storia di Aloy mostrava più di un punto debole, lasciando intravedere possibili margini di miglioramento nel proseguo della saga. Proprio in vista di un secondo capitolo ho quindi provato a selezionare 5 titoli, arrivati tutti dopo il lancio del primo capitolo, dai quali il team di Herman Hulst potrebbe cogliere degli utili spunti di lavoro.
Spoiler Alert! Da qui in poi seguiranno pesanti spoiler sul finale di Horizon: Zero Dawn
Chiariamo fin da subito una cosa: la struttura ludica di Horizon è, ad oggi, una delle meglio riuscite nel panorama degli open-world a stampo action RPG, ragion per cui un semplice more of the same è di fatto ciò che spero e ciò che mi aspetto. Ecco perché il primo titolo in lista è uno di quelli che di sicuro ha già guidato e ispirato la mano degli sviluppatori: Monster Hunter. Infatti, anche se fatte di acciaio e bulloni e non di carne e ossa, le macchine che regnano sulla distopica (utopica?) Terra del 3000 d.C. hanno numerosi punti in comune con le bestie della saga nipponica: dall’equilibrio con l’ecosistema che le circonda, alle dimensioni generose, i richiami sono piuttosto evidenti.
Giusto per cominciare, vorrei allora che dall’ultimo capitolo della saga Capcom venisse ereditato quella squisita sensazione di ammirazione mista a terrore che si prova di fronte alle maestose creature del “Nuovo Mondo”. Non che il Divoratuono o il Corruttore non incutessero il dovuto rispetto, sia chiaro, ma nel nuovo capitolo vorrei un numero maggiore di esempi simili: più grandi, più grossi e ovviamente più incazzati. Oltre a tutta la meravigliosa fauna che già abbiamo conosciuto, è ovvio. Come conseguenza di una maggiore varietà in questo senso mi aspetterei allora anche una maggior differenziazione delle caratteristiche dei nemici, con un sistema di resistenze e debolezze ancora più ampio rispetto al passato, che costringa il giocatore a una attenta pianificazione dello scontro e lo incentivi a studiare approcci diversi.
Allo stesso tempo mi piacerebbe venisse approfondita un po’ – ma non troppo – la componente ruolistica del titolo. Vorrei vedere introdotta la possibilità di creare delle armi e delle armature legate all’abbattimento di uno specifico avversario. Di base l’ottenimento di nuovo equipaggiamento tramite lo scambio di monete e componenti delle macchine già era presente, ma era un’attività che passava abbastanza inosservata all’interno dell’avventura, soprattutto se confrontata con l’importanza rivestita dagli strumenti di morte dei cacciatori di Monster Hunter e il legame quasi spirituale che si instaura con essi. Ecco, rivedere qualcosa di simile nel nuovo Horizon non mi dispiacerebbe affatto, magari con un sistema di creazione e sviluppo delle armi più vario e approfondito e limitato a degli specifici posti disseminati sulla mappa che sappiano valorizzare il momento della progressione, abbandonando quindi i banalotti, e un po’ anonimi, menù contestuali dei mercanti del primo capitolo.
Ultimo, ma non per importanza, vorrei un endgame decisamente più ricco e corposo, nel quale possano, magari, trovare spazio delle missioni contraddistinte da un farming leggermente più marcato rispetto al resto dall’avventura. Queste dovrebbero essere legate a doppio filo a delle sessioni di caccia particolarmente complesse e difficili che prevedano l’ottenimento di materiali rari come ricompensa per forgiare oggetti di alto livello. Di nuovo, una versione ridotta di questa idea esisteva anche in Zero Dawn, ricorderete infatti la presenza dei cosiddetti “territori di caccia” tra gli incarichi secondari, ma il loro numero era davvero troppo esiguo (cinque per un totale di quindici missioni) e la loro difficoltà sempre piuttosto ridotta. In generale, mi aspetto e spero che la componente della caccia venga sviluppata meglio visto l’enorme potenziale del titolo. Potrebbe anche essere relegata totalmente a dopo i titoli di coda, e anzi, forse sarebbe anche la soluzione migliore per accontentare tutti, ma non sfruttarla a dovere sarebbe, a mio avviso, un peccato capitale.
Pensavate avessi già finito? E invece no, non ancora, perché in fondo sognare non costa nulla e, se di sogni dobbiamo parlare, vi immaginate il divertimento di una caccia a un Avitempesta in compagnia di un amico? Se l’ipotesi vi sembra troppo campata per aria, vorrei ricordarvi che non più tardi di un anno fa Guerrilla stava assumendo personale con competenze in ambito multiplayer e, tra le varie figure aggiunte allo staff, ne aveva selezionate proprio un paio provenienti dal team di Rainbow Six Siege… chissà che non ci possa quindi essere spazio per una parentesi cooperativa già in Horizon 2, limitata magari a qualche attività secondaria in modo tale da non intaccare la narrazione.
PS: Già che ci siamo, mettiamoci pure un bestiario artisticamente ispirato anche solo la metà di quello di Monster Hunter, sarebbe la proverbiale ciliegina sulla torta!
Potevo forse tralasciare il nuovo punto di riferimento del genere? No, avete ragione, non potevo. Il capolavoro Rockstar potrebbe essere preso a modello in ben più di un aspetto, ma se proprio ne dovessi scegliere uno solo, allora la scelta ricadrebbe senz’altro sulla caratterizzazione dei personaggi.
Mi spiego meglio: sono convinto che la nostra Aloy abbia tanto, tantissimo potenziale, ma penso anche che, purtroppo, nel corso del primo episodio gli sceneggiatori non siano riusciti a esprimerlo a pieno, consegnando al pubblico quello che è, a conti fatti, un personaggio abbastanza piatto. Le rivelazioni finali di Zero Dawn però non sono cosa da poco, anzi, e mi aspetto abbiano un grosso impatto sul futuro sviluppo psicologico della fulva eroina. La Dottoressa Sobeck apre in questo senso a numerose possibilità narrative e sarà interessante vedere come Aloy si rapporterà a questa figura che è al tempo stesso mentore e madre, nonché la persona dalla quale la protagonista è stata clonata/ricostruita. La mera condivisione dello stesso patrimonio genetico non implica infatti che Aloy debba diventare la copia 1:1 della sua progenetrice, ma potrebbe anzi rivelarsi un’occasione per lei di affermare con forza la propria identità, così come un pretesto per gli sviluppatori per dare maggior profondità al racconto, ora che il capitolo delle “origini” si è concluso. Io, da parte mia, non vedo semplicemente l’ora di scoprirlo.
Discorso simile anche per l’ambiguo Sylens, il redento fondatore dell’Eclissi, che credo rivestirà un ruolo ben più centrale nelle vicende del prossimo capitolo. Questo studioso assetato di conoscenza mi ha affascinato fin dalla sua prima apparizione su schermo e la scena che lo vede protagonista dopo i titoli di coda mi ha lasciato letteralmente con il fiato sospeso, ansioso di assistere in prima persona ai piani che lui e Hades metteranno in atto in futuro.
Ora, non pretendo che i due personaggi in questione raggiungano in un colpo solo il carisma esagerato dei membri della banda di Dutch, ma un miglioramento in questo senso, viste le buone basi di partenza, è doveroso. Accanto a loro vorrei poi vedere finalmente dei comprimari degni di questo nome, più intriganti e incisivi. Anche qui di certo non mi aspetto la varietà dei personaggi scritti da Rockstar, indiscussi maestri nel rappresentare un vero e proprio “catalogo dell’umanità” nei loro giochi, ma qualcosa in più rispetto al totale anonimato di quelli del primo capitolo deve essere assolutamente fatto.
Archiviata la questione personaggi, volessero poi anche provare a riproporre la stessa ricchezza di contenuti secondari vista in Red Dead Redemption 2, non so voi, ma io di certo non lo disdegnerei!
Ebbene, se non potevo mancare di citare Red Dead Redemption, non potevo di certo dimenticare quello che con buona probabilità è diventato il mio gioco preferito di tutti i tempi!
Sto parlando dell’ultima avventura di Kratos, della quale vorrei venissero studiate con attenzione maniacale le soluzioni di game design adottate che hanno reso possibile la migliore integrazione di sempre tra gameplay e narrazione, al fine di riutilizzare alcune di esse, adattandole a un’avventura di più ampio respiro come mi aspetto sarà quella di Horizon 2. In primis vorrei quindi venisse riproposto il perfetto ritmo delle gesta dello spartano, con una consapevole ed efficace suddivisione tra fasi esplorative, sequenze filmate e momenti d’azione veri e propri. Ecco, a tal proposito vi invito, a mo’ di esempio da NON ripetere, a ritornare con la memoria alla sezione in cui Aloy entra nella struttura chiamata “La Madre” e scopre finalmente cos’è accaduto sulla Terra mille anni prima. Nel caso vi foste dimenticati cosa succede in quel contesto ve lo spiego in due parole: in quello che dovrebbe essere il climax narrativo di tutta la vicenda, con delle rivelazioni che dovrebbero iper-attivare i centri del piacere di tutti gli appassionati di fantascienza, gli sviluppatori hanno tentato un vero e proprio suicidio creativo riducendo il tutto a degli ologrammi che raccontano l’accaduto all’inerte giocatore. Guerrilla Games vi prego, non voglio rivedere nulla di simile nel sequel! Voglio dei filmati quando necessari, ripresi e montati come si addice a una produzione di questo calibro, ma voglio anche poter continuare a giocare dopo un ragionevole minutaggio e non fare la bella statuina tra una stanza e l’altra per interi quarti d’ora.
In poche parole, voglio più interazione: il medium di cui siamo appassionati ha ben altre potenzialità, sfruttatele!
Discorso simile anche per le centinaia di collezionabili sparsi per la mappa, basta! Sono anni che per approfondire il background narrativo dei giochi ci leggiamo, e con “ci” intendo molto ottimisticamente l’1% dei giocatori, papiri di testo e simili rompendo totalmente il ritmo dell’avventura, e non solo. In questo i ragazzi di Santa Monica hanno avuto delle idee tanto semplici quanto geniali e funzionali per il videogioco che devono, devono, essere prese a modello di riferimento (se foste interessati ad approfondire il discorso vi rimando a questo articolo). Immaginate quanto sarebbe piacevole se, ad esempio, tramite l’override, si potessero ascoltare delle storie sul passato delle macchine mentre si cavalca un ferrariete tra un’area e l’altra del mondo di gioco.
Potrei citare infine la qualità della sceneggiatura, ma rischio di sembrare di parte, andiamo avanti!
Su questo punto andrò abbastanza veloce perché, ahimè, temo non esista ancora un vero e proprio esempio di quello che vorrei vedere implementato in Horizon 2 per quanto riguarda il combattimento corpo a corpo. Probabilmente la cosa migliore che posso momentaneamente proporvi per farvi un’idea è quella di immaginare ciò che potrebbe nascere da una notte di passione tra Kassandra e il ramingo Talion.
Diciamo che, al di là degli esempi, le meccaniche del combattimento all’arma bianca dovrebbero essere leggermente riviste. Seppur vero che Horizon poggiava gran parte del suo sistema di combattimento sullo scontro dalla distanza, vi erano anche occasioni in cui si doveva necessariamente menare le mani, come durante gli assalti agli avamposti. Proprio in quei frangenti si poteva però scorgere qualche legnosità di troppo, che metteva in luce uno dei pochi punti deboli del gameplay.
Dal momento che il ritorno degli scontri ravvicinati è quanto mai scontato, come mi piacerebbe fosse il risultato finale? Bè, per rispondere tocca per forza ritornare all’illecito accoppiamento di cui sopra dal quale, mi auguro, possa nascere un sistema tanto fluido quanto quello tipico della saga della Terra di Mezzo – e della serie Arkham prima di lui – ma privo di quel pizzico di tecnicismo che da sempre lo contraddistingue, sostituito piuttosto dalla semplicità e dall’immediatezza degli ultimi Assassin’s Creed, con tanto di una spruzzata di abilità ricaricabili. Allo stesso tempo mi piacerebbe vedere implementato un basilare sistema di combo: nulla che possa anche solo far pensare per un secondo a titoli come Devil May Cry o Bayonetta, ma una piccola aggiunta che renda gli scontri corpo a corpo più piacevoli e appaganti da giocare. E basta, tutto qui.
Calma, calma! No, non vorrei che Aloy andasse a spasso in calzamaglia né tantomeno sparasse ragnatele dai polsi, non fraintendetemi! Il +1 nel titolo dell’articolo mi concede qualche licenza, quindi considerate questo come un punto bonus e fatemelo prendere alla lontana per dare una conclusione degna alle mie fantasie, citando così anche quello che è stato, pad alla mano, uno dei titoli più divertenti della scorsa stagione.
Bisogna infatti dare merito ad Insomniac Games di aver messo a punto quello che ad oggi risulta il più piacevole sistema di movimento mai sperimentato all’interno di un titolo open world e che, anche dopo quarata ore di gioco, ha fatto sì che mi perdessi ancora a dondolare per i grattacieli di New York senza uno scopo preciso, per il semplice gusto di farlo. Diversamente dall’arrampicamuri però, la nostra bella Aloy ha dei vincoli biologi che la costringono a tenere i piedi per terra, impedendole di replicare le gesta dell’amichevole Spiderman di quartiere, né ora, né mai. Non che questo sia stato, o sarà, necessariamente un male! Girovagare per il mondo di Horizon è infatti un immenso piacere ludico e visivo, grazie ai paesaggi mozzafiato e al dinamismo della protagonista che, tra scivolate e scalate degne di una free climber, nulla ha da invidiare agli eroi di casa Marvel. Eppure, c’è un’idea che nel retro dell’ippocampo continua a stuzzicare la mia fantasia. Si potrebbe aggiungere qualcosa? Forse… e forse nemmeno di aggiunta si dovrebbe parlare, in quanto si tratterebbe di un “solo” migliore utilizzo delle risorse già presenti.
Mi sto riferendo ancora una volta alle macchine che popolano il mondo imbastito dai ragazzi di Guerrilla e che potenzialmente, almeno per come la vedo io, potrebbero prestarsi benissimo ad una piccola rivoluzione per quanto riguarda gli spostamenti sulla mappa, similmente, se non anche in misura maggiore, a quanto avvenuto in Marvel’s Spiderman. Se nel primo capitolo era già possibile cavalcare alcune creature quadrupedi di piccola taglia, la domanda che mi continua a riecheggiare in testa è la seguente: perché mai limitarsi solo ad esse? Perché non darci la possibilità di scorrazzare in libertà sulla schiena del possente Secondonte o a cavallo del maestoso Avitempesta? Se qualcuno avesse avuto un videorgasmo al solo pensiero bè, non si preoccupi, è roba forte, me ne rendo conto.
Una simile aggiunta, se ben fatta, potrebbe forse riuscire a soppiantare quasi in toto la necessità dei viaggi rapidi, croce e delizia di tutti gli open world. Col procedere dell’avventura si potrebbe infatti immaginare di avere accesso a cavalcature sempre più prestanti, fino ad arrivare sul finale a quelle volanti che velocizzerebbero enormemente gli spostamenti, senza però rinunciare al piacere che da essi deriva, continuando così a godere delle meraviglie offerte dal Decima Engine anche mentre si solcano i cieli del gioco. Chiaramente si tratta di una sfida di non poco conto per gli sviluppatori, ma penso potrebbe essere largamente ripagata in termini di divertimento da parte dell’utenza.
Chissà se i talenti di Guerrilla ci accontenteranno… io, nel frattempo, tengo le dita incrociate anche per voi!
Che altro aggiungere infine? Se non altro che, se siete arrivati fin qui a leggere, il cuore di Aloy in foto ve lo dedico tutto! Con quest’ultimo desiderio, a metà tra il delirio e il sogno proibito, si conclude infatti la carrellata di tutto ciò che mi piacerebbe vedere nel sequel di Horizon che, spero, non tardi troppo a diventare realtà.
La palla passa a voi: siete d’accordo con quanto detto o vorreste vedere tutt’altro nella nuova avventura di Aloy? Scrivetecelo come sempre nei commenti!
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