Editoriale

Il futuro di PlayStation VR

Da Cenerentola in un mercato dominato da hardware più potenti, col passare del tempo PlayStation VR si è affermato come visore di riferimento all’interno della realtà virtuale. I numeri parlano chiaro: per il dispositivo targato Sony le vendite a fine 2017 hanno superato le due milioni di unità, arrivando a occupare con le sue cifre il cinquanta percento dei visori totali venduti nel terzo trimestre dello stesso anno.

Il merito è da attribuire al supporto garantito da Sony sotto forma di titoli sviluppati appositamente per la piattaforma, ma anche alla fascia di prezzo in cui PlayStation VR si colloca, ben più abbordabile rispetto alla concorrenza. Non a caso, tra le prime novità di questo inizio 2018 c’è stato un taglio di prezzo fino a 299,99 euro, grazie ai quali ci si può portare a casa il caschetto insieme a PlayStation Camera e VR Worlds. Un bel risparmio rispetto ai 399,99 euro precedenti, che ha forse portato ulteriori persone ad avvicinarsi alla realtà virtuale.

Se all’apparenza la volontà di Sony è quella di premere sull’acceleratore, è comunque importante capire cosa potrà offrire PlayStation VR sia a chi già lo possiede, sia a chi ha approfittato ora di questa revisione al ribasso del prezzo. Dopo un 2017 senza dubbio interessante, il 2018 è partito tra alti e bassi, in attesa delle novità che ci riserva in futuro: le ha presentate Sony sotto forma di Spring Showcase, evento dove sono stati mostrati alcuni titoli in arrivo sul visore. Tramite essi, l’azienda giapponese spera di riuscire ad affiancare dei “must have” come Resident Evil 7 e Moss con altri giochi, giustificando così che resta un investimento importante in termini economici per la maggior parte dei giocatori.

Scorrendo la lista di giochi in uscita per PlayStation VR in questo 2018, si nota subito l’assenza di nomi altisonanti come quelli del survival horror di Capcom, o di altri titoli come Skyrim VR e DOOM VFR legati a serie ben conosciute in ambito videoludico. La sfida principale per Sony consisterà quindi nel dare un tocco di “personalità” aggiuntiva al proprio visore, offrendo contenuti che proprio come Moss sappiano affermarsi con un’identità propria. Il titolo sviluppato da Polyarc ci è riuscito soprattutto facendo un uso intelligente della realtà virtuale, abbinato a un’ambientazione da fiaba in grado di rapire chi mette in testa il visore.

Da questo punto di vista sembra promettere abbastanza bene Star Child, gioco già avvistato nei mesi scorsi e riproposto anche nella recente sessione londinese: a detta di chi era presente si tratta di un gioco con un discreto potenziale, sia in termini d’ambientazione sia per quanto riguarda le sue dinamiche di gioco. Non è un caso che si proponga con un formato 2.5D proprio come Moss, mettendo il giocatore nel punto di vista di uno spettatore nonostante la realtà virtuale lo voglia idealmente coinvolto in prima persona. Come dicevamo Polyarc ha dimostrato che si può trattare di una scelta vincente, per cui vale la pena continuare a seguire Star Child fino al momento in cui esso uscirà.

Smaltita la delusione per The Inpatient, troppo breve e banale per ergersi a nuova bandiera horror su PlayStation VR, sarà presto tempo di riprovarci ancora in un genere che per ovvie ragioni si sposa in modo perfetto alla realtà virtuale. L’occasione ci verrà offerta da The Persistence, gioco forse un po’ troppo simile ad altre opere (su tutte Dead Space) ma comunque in grado di suscitare un certo interesse. Chi lo ha provato ne parla bene, anche se come nel caso di Star Child da qui all’uscita gli sviluppatori dovranno fare in modo da garantire un qualcosa che sia rilevante in termini di contenuti.

Un aspetto per niente secondario, visto e considerato che in quella che potremmo considerare come la “prima fase” di PlayStation VR il problema principale di molti giochi è stato legato proprio alla durata: troppe poche ore di gioco a fronte di prezzi un po’ gonfiati, che hanno spesso portato a spendere decine di euro per portarsi a casa delle demo tecniche o poco più.

Uno dei giochi in arrivo su PlayStation VR ad avere l’ambizione di mettere i giocatori davanti a ore di match online è Firewall: Zero Hour, sparatutto a squadre esclusivo con supporto all’Aim Controller. La periferica dedicata agli sparatutto permetterà al gioco sviluppato da First Contact Entertainment di garantire un livello di coinvolgimento difficilmente toccato da opere simili.

Anche in questo caso, ambientazione e dinamiche di attacco-difesa ricordano molto da vicino altri titoli, Rainbow Six Siege su tutti, col quale Firewall: Zero Hour ha in comune anche l’intenzione di puntare alla scena competitiva. Difficile immaginare che il gioco di cui stiamo parlando possa arrivare a insidiare il trono di titoli ben più profondi dal punto di vista delle meccaniche, ma l’immedesimazione offerta dalla realtà virtuale potrebbe comunque riservarci qualche sorpresa.

I giochi non mancano e non mancheranno, insomma, ma neanche i contenuti di altro tipo. L’intenzione di Sony è infatti quella di usare la realtà virtuale anche al di là dei videogiochi, come dimostrano CoolPaintr VR e TrackLab VR. Nel primo caso stiamo parlando di un tool per disegnare ed esprimere la propria creatività nello spazio a tre dimensioni, mentre nel secondo di un mezzo per comporre brani di musica elettronica, permettendo a chi lo usa di salvare tracce e condividerle coi propri amici. Curioso anche il sistema di controllo legato all’accoppiata di PlayStation Move, giudicato positivo da chi ha avuto modo di provare queste due applicazioni.

Proprio di PlayStation Move non possiamo esimerci di parlare. Croce e delizia dei possessori di PlayStation VR, la periferica di controllo è rimasta praticamente la stessa sin dal momento del suo debutto su PlayStation 3. A lungo una sua evoluzione è rimasta solo sulla carta, così come sulla carta per ora restano i due brevetti legati a Sony di cui si è parlato di recente.

Volendoli prendere per buoni, la società giapponese avrebbe intenzione di apportare modifiche importanti a PlayStation Move: la prima riguarderebbe la presenza di uno stick analogico, a lungo richiesto dai giocatori, mentre la seconda l’inserimento di un sensore per tracciare il movimento delle dita. Si aprirebbero così nuove porte in ambito controller, aspetto in cui PlayStation VR resta al momento inferiore rispetto alla concorrenza.

Per vedere una realtà virtuale come quella propostaci da film come Ready Player One dovranno passare ancora alcuni anni, decenni forse, ma questo non vuol dire che allo stato attuale la tecnologia non possa offrire divertimento a chi la vuole provare. Per quanto riguarda PlayStation VR nello specifico, al di là del supporto continuato da parte di Sony quello che ci possiamo augurare tutti è che da un lato possano arrivare giochi in grado di aggiungere quello spessore che in diversi casi in passato è venuto a mancare, trovando allo stesso tempo in applicazioni come TrackLab VR campi di applicazione che possano espandere quello strettamente videoludico.

Rosario Salatiello

Padre fondatore di Gameplay Café, pizzaiolo casalingo autodidatta. Forza Napoli.

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