Alzi la mano chi, dopo la presentazione del 2017, aveva già decretato Nintendo Switch come un futuro fallimento. Se avessimo esposto quest’analisi a una platea composta dalla stampa videoludica mondiale, il 98% si sarebbe ritrovato con la mano alzata. Oltre tre anni infatti, Nintendo svelava al mondo la sua ultima creazione presentando un’incredibile line up per il primo anno di vita: in aggiunta all’ormai ben noto The Legend of Zelda: Breath of The Wild disponibile al lancio, si sarebbero aggiunti software del calibro di Mario Kart 8, Splatoon 2 e Super Mario Odyssey, senza dimenticare i vari Arms, Mario + Rabbids: Kingdom Battle e Xenoblade Chronicles 2.
Nonostante le premesse, però, furono in molti a sollevare dubbi sul successo di Switch. Tra chi consigliava di aspettare ancora un po’ e chi addirittura suggeriva l’acquisto di un Wii U per giocarsi il gioco della generazione, sul carro del “Nintendo Doomed” erano saliti praticamente tutti.
Oggi, Nintendo, reduce da un terzo trimestre 2020 da record, in meno di 4 anni ha distribuito quasi 80 milioni di console. A meno di sorprese clamorose, entro la fine del 2021 Switch avrà con moltissima probabilità abbattuto il muro dei 100 milioni. Nel giro di due anni potrebbe invece aver sorpassato una console che nella generazione appena conclusa ha stravinto il duello con Microsoft, ovvero PlayStation 4. Nintendo Switch è senza alcun dubbio un successo straordinario, un oggetto di culto che non arretra di un solo millimetro. Arrivati a questo punto del ciclo vitale, c’è da chiedersi però fin dove potrà arrivare. E arriviamo dunque alla fatidica domanda: riuscirà Switch a diventare la console più venduta della storia? Cerchiamo di rispondere a questa domanda analizzando, passo dopo passo, i motivi di un successo così impattante.
Il grande successo dell’accoppiata Wii/DS venne inquadrato, da molti e probabilmente a ragione, nella strategia Oceano Blu. Senza dilungarci troppo, Nintendo mise in atto una serie di politiche e strategie aziendali che la portarono a creare situazioni competitive estremamente favorevoli. Di fatto, si sottrasse dalla concorrenza diretta di Sony e Microsoft andando a pescare un’ampia fetta di pubblico tra i cosiddetti “casual gamer”. Con l’arrivo di Nintendo Switch e con una line up d’accompagnamento fortemente incentrata sulle IP storiche, si è pensato fin da subito che Nintendo avesse abbandonato tale strategia per poter tornare su un terreno più congeniale, spingendo sui suoi personaggi storici. La realtà è però leggermente diversa.
La Blue Ocean Strategy è ancora ben presente nella diffusione di Nintendo Switch.
Arrivati al giro di boa del ciclo vitale, possiamo avere una visione più ampia delle strategie aziendali e comunicative della casa di Kyoto. Se da una parte i brand storici sono arrivati in massa e con una forza di propulsione mai vista prima, dall’altra Nintendo non ha mai smesso di produrre software al di fuori dell’ordinario. Se Nintendo Labo si è timidamente affacciato nella softeca Nintendo, è stato Ring Fit il vero primo successo “casual” ad approdare su Switch. Passato il primo anno di vita, si è sempre cercato di ampliare la base d’utenza con software peculiari che andassero a catturare un nuovo pubblico (come ad esempio il nuovissimo Mario Kart Live: Home Circuit; qui la nostra recensione). A differenza del primo tentativo in epoca DS, però, questa volta l’offerta della casa giapponese è risultata più solida, meno caotica e decisamente più aggressiva, grazie soprattutto all’unificazione della divisione EPD.
Nel bel mezzo del fallimento Wii U, negli anni in cui il progetto NX prendeva piede, avviato dall’ex presidente Iwata, i team interni di Nintendo subirono una brusca ristrutturazione interna. Nonostante i buoni risultati del 3DS, a fronte di una gestione disastrosa dell’ammiraglia casalinga, la dirigenza si rese conto ben presto dell’insostenibilità della doppia console. I tempi (e la tecnologia) erano davvero maturi per poter proporre un unico hardware che riunisse l’aspetto portatile a quello casalingo. Tra riorganizzazioni logistiche, avvicinamenti a nuove tecnologie e quant’altro, Nintendo sacrificò di fatto gli ultimi due anni di vita di Wii U (reggendosi esclusivamente sul 3DS) per far convergere in massa l’intera produzione software sul nuovo ambizioso progetto.
L’unificazione dei team di sviluppo è stato l’ultimo lascito di Iwata.
L’unificazione software ha portato una serie di benefici che stanno ripagando ben oltre le aspettative. La softeca di Switch può vantare oggi una varietà di generi senza precedenti e, con un biglietto unico (l’hardware unificato), si può accedere all’offerta completa. Chi oggi compra Switch perché appassionato del brand Pokémon potrebbe non avere lo stesso profilo di chi compra la console per giocare ad Animal Crossing o a Breath of the Wild. I punti di accesso e di interesse all’hardware unificato si sono moltiplicati. Non solo tutti i brand sono sotto un unico tetto, ma la vicinanza dei team garantisce a Nintendo un’efficienza mai vista prima d’ora. Dopo quattro anni, tutti i maggiori brand hanno fatto capolino su Switch e l’offerta first party è davvero spropositata. Non avere, oggi, un singolo motivo per avere una Switch in casa è, lasciatemelo dire, un po’ masochista.
Fin dagli albori, a torto e a ragione, ogni console Nintendo viene identificata con le sue due IP più rappresentative: Super Mario e The Legend of Zelda. In particolare, ci riferiamo alle loro declinazioni 3D (dal Nintendo 64 in poi) che hanno spesso accompagnato l’onda comunicativa del software di ogni console. Da Ocarina of Time, passando per Mario Galaxy e arrivando infine a Breath of the Wild, queste due IP hanno saputo stupire e farsi carico di tutta l’innovazione proposta dalla storica casa giapponese. A dispetto di quanto si possa credere, però, non sempre un tale successo di critica si è poi trasformato in un successo di pubblico.
Emblematico, da questo punto di vista, è il caso Wii. A fronte di una base installata incredibile, Nintendo riuscì a piazzare 12.8 milioni di copie per quello che è considerato da molti il miglior platform 3D della storia, ovvero Mario Galaxy, e solamente 3.6 milioni di copie per The Legend of Zelda: Skyword Sword. Il tentativo di trasformare quel Blue Ocean in utenza affezionata risultò totalmente fallimentare. Per buona parte, l’insuccesso di Wii U è dovuto proprio a questo fallimento e all’incapacità di rendersene conto.
Oggi, la situazione è decisamente più rosea. Breath of the Wild e Super Mario Odyssey hanno superato le 20 milioni di copie, diventando gli episodi della serie più venduti di sempre, Mario Kart è destinato a diventare l’episodio più venduto della serie, Animal Crossing ha praticamente triplicato la sua utenza diventando il gioco simbolo del 2020, Super Smash Bros Ultimate è diventato il picchiaduro più venduto della storia, Fire Emblem: Three Houses l’episodio più venduto della serie; l’ultimo musou in salsa Zelda è diventato il musou più venduto nella storia di Koei Tecmo.
Praticamente ogni software Nintendo sta ottenendo un record di vendite.
Quando prima parlavamo di una Blue Ocean Strategy più coesa, equilibrata e aggressiva stavamo indicando proprio la capacità di trasformare la “nuova utenza” in utenza affezionata, ammaliandola con la propria offerta globale. Tale strategia non solo ha decretato un successo solido, ma ha aperto anche a brillanti prospettive future. L’epoca di casualità, seppur commercialmente strabordante, generata dall’accoppiata Wii/DS è stata definitivamente messa alle spalle e trasformata in una strategia matura e vincente.
L’enorme successo della console non è però solo da ricercare nella brillantezza del software proposto. Il concept di Switch è risultato fin da subito particolarmente attrattivo. Per la prima volta nella storia, Nintendo è stata capace di proporre un device che permettesse di giocare titoli generalmente confinati alla sfera PC (o alle console casalinghe) in mobilità. Questo ha reso la console appetibile a un’ampia fascia di pubblico. Tutti coloro che non hanno più tempo materiale per sedersi comodamente su un divano e dedicare ore al gaming hanno trovato nell’ibrida Nintendo un modo per riavvicinarsi al mondo videoludico, con una piattaforma che permette una fruizione meno ingombrante nella vita di tutti i giorni.
La scena indie è letteralmente esplosa su Nintendo Switch.
Fin dal primo anno, inoltre, Nintendo Switch ha visto sui propri lidi il proliferare del panorama indie. Laddove Sony, con Playstation 4, ha abbandonato progressivamente il supporto alla scena indipendente, specialmente da un punto di vista comunicativo, Nintendo lo ha abbracciato a tutto tondo. Per darvi un’idea dell’importanza che il mercato indie rappresenta per Nintendo, basti pensare che nel 2020 abbiamo avuto più direct legati al mondo indipendente rispetto a quelli dedicati ai first party (anche a causa della pandemia). La portabilità ha dato chiaramente una grossa propulsione a questa spinta. Molti dei titoli proposti da sviluppatori indipendenti sono di facile trasposizione sulla piattaforma Nintendo. Titoli come Hades arrivano addirittura in esclusiva temporale, così come il seguito dell’apprezzatissimo Hollow Knight.
Al di là di tutte le valutazioni che possiamo fare sul successo di Switch, sono sicuramente i numeri a darci l’indicazione più importante. Facendo una comparazione con le vendite delle due console più vendute della storia (PlayStation 2 e DS) e con una più attuale di grandissimo successo (PlayStation 4) si ha un’idea ben precisa dell’incredibile successo di questa piattaforma. Oggi, Switch viaggia sugli stessi ritmi di vendita di PS2 e DS e ha distribuito praticamente lo stesso numero di console nello stesso periodo. Analizzando l’andamento dei primi quattro anni di vita, Switch potrebbe senz’altro diventare la console più venduta di sempre. Ci sono, però, altri fattori da considerare.
I numeri di Switch viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda di PlayStation 2 e DS.
I cicli delle due storiche console che comandano la classifica di vendita furono molto prolungati, cosa che oggi risulterebbe impensabile. In particolar modo PlayStation 2 continuò a piazzare milioni di console anche dopo l’uscita del suo successore. Sarà quindi determinante lo sprint finale di Nintendo Switch per capire fin dove arriverà. Sappiamo che il quarto anno è considerato, secondo le dichiarazioni del management, il giro di boa del ciclo vitale. Verosimilmente possiamo quindi attenderci che il successore di Switch possa fare capolino sul mercato tra il Natale 2023 e marzo 2024. Con queste tempistiche è inverosimile pensare che la console Nintendo possa tenere dei ritmi di vendita così vertiginosi da stabilire un nuovo record. Alcuni fattori, però, giocano a favore di questa possibilità.
Considerate le vendite impressionanti, Nintendo potrebbe allungare la vita della piattaforma attuale per preparare al meglio il terreno per il futuro. Un anno (o addirittura due) di ritardo, potrebbe permettere alla casa di Kyoto di piazzare un successore a un prezzo concorrenziale e con una tecnologia ancora più convincente. A questo punto, Switch avrebbe tutto il tempo per insidiare le prime posizioni, a patto che il software continui a dare linfa alle vendite hardware. Su questo punto di dubbi ne abbiamo davvero pochi. Tuttavia, l’ipotesi più probabile che ci sentiamo di azzardare oggi è che le vendite di Switch si potrebbero assestare a fine ciclo tra i 130 e i 140 milioni. Per quanto Nintendo possa rimandare il dopo Switch, non crediamo che possa mettere in stand by software e hardware per così tanto tempo.
Nintendo Switch si fermerà probabilmente tra i 130 e i 140 milioni di venduto.
Molto probabilmente, quindi, entro Natale 2024 potremo vedere sul mercato una nuova console ibrida. L’obiettivo sarà, ovviamente, quello di garantire un passaggio dal vecchio al nuovo hardware il più velocemente possibile. Un primo anno con una line up first party stellare (come lo è stato il 2017) potrebbe quindi far spiccare subito il volo a Switch 2.0 e arrestare bruscamente le vendite dell’attuale console. Una più che probabile retrocompatibilità potrebbe accelerare ulteriormente questo processo.
Tornando quindi alla domanda iniziale, ovvero se Nintendo Switch riuscirà a settare un nuovo record di vendite per l’industria, la risposta è che, con molta probabilità, non riuscirà nell’impresa. Quel che è certo, però, è che Switch è (e continuerà a essere) un successo straordinario che ha cambiato radicalmente la storia e il futuro di Nintendo. Che riesca a scalzare o meno due mostri sacri della storia resta, tutto sommato, un piccolissimo dettaglio.
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