Editoriale

Nintendo Switch Lite, l’ineccepibile marketing che frena la svalutazione di mercato

Nelle settimane e nei mesi appena trascorsi sono state fatte tante ipotesi ma alla fine, è accaduto quello che un po’ tutti si aspettavano: anziché una versione potenziata, Nintendo ha scelto di annunciare un modello più economico e completamente portatile del già celebre Nintendo Switch.

In questo ottimo pezzo di Francesco abbiamo già affrontato la questione, riassunto le novità e spiegato gli aspetti più tecnici di questo prodotto; oggi invece, vogliamo focalizzarci più sull’aspetto del marketing e della comunicazione studiata dalla società di Kyoto e provare a spiegarvi perché, quella appena messa in atto, è la migliore delle strategie possibili!

Due anni dopo

Nintendo Switch è stato lanciato sul mercato il 3 marzo del 2017 per uscire dall’impaccio di uno sfortunato Wii U e ipotizzando un nuovo concetto di ibrido, fruibile sia in mobilità che attaccato alla TV. Uscita al prezzo di lancio europeo di 329 euro, la console ha superato in due anni la cifra di trentaquattro milioni di unità vendute, stracciando il dato di Wii U fermo a tredici milioni e mezzo. Switch si è quindi fatto interprete della maggioranza dei giocatori e degli appassionati della grande N i quali, finalmente, sono tornati a radunarsi sotto il tetto giapponese a colpi di esclusive e terze parti.

La console finora ha venduto bene ma grazie alla versione Lite può puntare molto più in alto!

In realtà, quello che abbiamo appena assunto ovvero che “la maggior parte degli utenti” sia tornata a casa con Nintendo Switch, nei fatti, non è propriamente esatto per almeno due motivi, il primo dei quali riguarda il tipo di utenza che caratterizza la grande N. Non ci sono infatti soltanto gli appassionati o gli early adopter che adorano e giocano quasi tutte le esclusive ma il pubblico è, al contrario, molto sfaccettato. Esistono tante persone che giocano soltanto Zelda e che quindi, verosimilmente, hanno già acquistato la console per immergersi in Breath of The Wild così come ci sono molti giocatori che ancora non hanno avuto accesso a Switch per via del prezzo che, a ventiquattro mesi dall’uscita, è riuscito comunque a contenere la naturale svalutazione di mercato.

Tra gli appassionati poi, se ne contano tanti legati al brand Pokémon – e qua veniamo al secondo punto – che non hanno ancora avuto il piacere di mettere le mani sulla console. E un appassionato della saga Game Freak è verosimilmente identificabile anche come un possessore di Nintendo 3DS che, a oggi, conta la strabiliante cifra di oltre settantacinque milioni di unità vendute. Questi due dati ci permettono di comprendere non solo quanto Switch stia vendendo bene, in particolare per essere riuscita a mantenere un prezzo di listino vicino a quello di lancio, ma anche come esista un bacino di utenti – al più di quaranta milioni – che possiede un 3DS e non un Nintendo Switch.

Un bacino potenziale di quaranta milioni di giocatori che hanno un 3DS ma non un Nintendo Switch.

E quanto questa larga fetta di pubblico possa pesare, anzi, valere per Nintendo, lo si capisce ponendo lo sguardo sui giochi: il titolo più venduto per Switch a oggi è Mario Kart 8 Deluxe, con sedici milioni di copie mentre su 3DS è Mario Kart 7 con circa tre milioni di copie in più. Lo stesso discorso vale per la saga di Pokémon, attualmente sbarcata su Switch soltanto con un remake quale Pokémon Let’s GO Pikachu/Eevee, fermo a dieci milioni di unità rispetto all’ultimo capitolo inedito cioè Pokémon Sole/Luna che, su 3DS, ha totalizzato quasi diciassette milioni di copie, divenendo uno dei più venduti della serie.

Pertanto, di utenti più o meno affezionati a cui Nintendo può ambire ce ne sono ancora molti ma si tratta di un pubblico principalmente attaccato ad alcune saghe storicamente portatili come Pokémon e, soprattutto, di un pubblico abituato a spendere molto meno sia per l’hardware, spesso e volentieri sotto la soglia psicologica dei duecento euro, che per il software. Da qua spiegata l’esigenza della società di stimolare una domanda maggiore e in parte anche il bisogno di allargare la produzione alle fabbriche in Vietnam e non più soltanto in Cina. Una necessità che è ben chiara al consiglio direttivo e che è stata ben compresa appieno anche dagli investitori, che stanno dando fiducia alla società e che hanno permesso al titolo di acquisire in borsa ben quattro punti percentuali in risposta all’annuncio.

Il miracolo dei profitti

Ed ecco dunque che Nintendo sceglie, a ventiquattro mesi dal lancio di Switch, di operare quella che prima abbiamo citato come la migliore delle mosse possibili, una strategia di marketing conservativa destinata ad aumentare il bacino di utenti di Switch, in vista di altre grandi uscite, lavorando prima sul profitto derivante dalla singola vendita hardware e poi su quello relativo al software. Questo perché, com’è ovvio, l’arrivo sul mercato a 219€ (199$) di questa versione stimola una maggiore domanda e allarga gli orizzonti del prodotto rendendolo appetibile per tanti giocatori che finora non lo hanno potuto approcciare.

Switch Lite consente a Nintendo di mantenere più alto il prezzo dell’altra versione, frenandone la svalutazione!

Ma sopratutto, il vero miracolo, è come questa operazione vada a toccare anche altri due fronti assolutamente non trascurabili: il primo, riguarda il Nintendo Switch originale, che rimane chiaramente in commercio a un prezzo più alto, a fronte delle funzionalità esclusive che offre – come la possibilità di giocare su TV o separare i Joy-Con – frenando così con forza la naturale svalutazione di una merce, che opera su qualsiasi prodotto immesso sul mercato e che obbedisce alla più semplice legge della domanda e dell’offerta, al netto di variabili quali costi di produzione che diminuiscono, tassi che variano e così via.

Al lancio, produrre un Nintendo Switch costava a Nintendo circa 257$, con un margine dunque di quarantadue dollari sul prezzo di vendita; questo significa che, come per altre console, c’è stato un forte investimento da parte dell’azienda e una pianificazione dei profitti programmata nel tempo – quando la società è stata in grado di ridurre i costi di produzione – sostenuta anche dalla vendita del software, dei servizi in abbonamento e di tutta la gamma di accessori. Di questo dato, in particolare spicca il costo di un singolo Joy-Con, prodotto con parti di aziende terze, che tocca quota 45$. Se ci focalizziamo invece sulla produzione dello schermo touch screen da 6,2”, del processore e del dock, si arriva a circa 167$.

Hardware meno costoso e un processo produttivo ottimizzato: questo è Switch Lite.

Ma perché parlare specificatamente di componenti? Tutto questo ci serve per spiegare come una larga fetta dei costi di produzione di Nintendo Switch non sia propria della controparte Lite e di conseguenza come il prezzo di vendita, per quanto inferiore, si riferisca a un hardware decisamente più economico da produrre, sia perché più piccolo – nel caso di batteria e schermo – sia perché privo di elementi particolarmente costosi come i due Joy-Con con Rumble HD e la base Dock con porta HDMI. Non solo: a due anni di distanza dall’investimento fatto per Switch, Nintendo è ovviamente in grado di produrre e assemblare un hardware con un processo produttivo ottimizzato e quindi meno dispendioso e lo riesce addirittura a fare a un prezzo di mercato percepito come vantaggioso – vista la svalutazione compensata di Switch – ma in realtà molto più profittevole.

La scelta dietro al nome

Nonostante tradisca per certi versi la propria natura perché, a differenza della controparte normale, non consente il passaggio tra TV e modalità tablet, in termini di marketing è assolutamente inattaccabile la scelta di denominare la nuova macchina come Switch Lite. Sarebbe sicuramente stato più giusto darle un altro nome, visto che nella pratica rappresenta il successore del 3DS ma come obiettivo a lungo termine e nell’ottica dell’azienda c’è l’unificazione e l’identificazione del consumatore nel prodotto e soprattutto, in questo momento storico, qualsiasi altra etichetta sarebbe stata depotenziante rispetto all’accostamento a un brand ben percepito e affermato come Switch. Guardando al futuro, Nintendo con questa mossa compie un primo passo decisivo verso una nuova e grande famiglia di console, raccolta sotto il nome di Switch, che unisce i giocatori portatili ai più appassionati della casa giapponese, in attesa di una versione migliorata e più potente della console che potrebbe arrivare sul mercato nel giro di dodici mesi.

Nel frattempo, la società prova a costruire un bacino di utenti il più verticale possibile in vista del lancio di grandi produzioni come il nuovo Zelda, Luigi’s Mansion 3 (il secondo episodio era uscito proprio per 3DS, ndr) e, soprattutto, Pokémon Spada e Pokémon Scudo, che ha tutte le carte in regola per infrangere il record di quasi diciassette milioni di copie raggiunto da Pokémon X e Y.

Tommaso Stio

Domatore di leoni da tastiera.

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