Editoriale

PlayStation 5 sarà retrocompatibile? Sì, ma a pagamento

Prendendo spunto dal nuovo podcast di Antonio e dalle chiacchiere durante l’ultima live di Cuphead, torniamo a parlare della nuova generazione di console ma più in particolare di retrocompatibilità, uno degli aspetti più discussi delle nuove macchine che saranno svelate verosimilmente nel 2019, a cui sia Sony che Microsoft stanno offrendo sempre più attenzione.

Il titolo, come sempre piuttosto provocatorio, solleva però una questione importante: partendo dal presupposto che Sony investirà in questa tecnologia, come funzionerà? Si dovrà pagare un costo una tantum? Ci sarà un abbonamento? Scopriamo insieme che cosa ci riserverà il futuro!

UNA RISPOSTA A MICROSOFT

Già in un pezzo editoriale di qualche tempo fa avevamo sollevato la questione dei servizi per le console di nuova generazione, sottolineando come la vera e propria ‘guerra tecnologica’ si sia trasferita sempre di più su quel territorio piuttosto che continuare a ridursi al mero scontro tra hardware e schede tecniche. E guardando al prossimo futuro, con console che saranno sempre fisiche ma con l’occhio ben puntato al mondo digitale, cosa potrà fare Sony per rispondere alla concorrenza con la nuova PlayStation 5?

Con PlayStation5 Sony può scegliere di rompere col passato o giocare nel segno della continuità.

Prevedere che cosa succederà non è certo semplice: il settore delle analisi di mercato non è un mondo facile e ogni giorno, studiando brevetti, monitorando gli investimenti e le dichiarazioni di pezzi grossi d’azienda si muovono ipotesi su quello che sarà il futuro più prossimo. Proviamo dunque a ragionare insieme, immaginando di essere nei panni di Sony intenta a lanciare una nuova console. Innanzitutto, la prima conseguenza dell’uscita di una nuova tecnologia è piuttosto facile da prevedere ed è, chiaramente, la svalutazione di quella precedente. Nel nostro caso, il riferimento è chiaramente a PlayStation 4 Slim (che già si trova facilmente attorno ai 250 euro) e a PlayStation 4 PRO (che per la sua natura di console ‘elitaria’ è riuscita a tenere un listino più alto, al di sopra dei 300 euro).

Facendo uscire un nuovo hardware, Sony si trova quindi dinanzi a un bel dilemma: tagliare in maniera più o meno netta con chi gioca e possiede una PlayStation 4 (e si parla di più di 80 milioni di console piazzate sul mercato globale) lanciando una nuova e più potente infrastruttura, mantenendo però il supporto alla vecchia PlayStation 4 per chi ne ha acquistata da poco una o non è ancora intenzionato a comprare la nuova, oppure cercare di unificare la propria fetta di utenza proponendo una PlayStation 5 in grado di far girare i giochi della vecchia generazione di console o di quella ancora prima.

Sony dovrà ponderare bene per provare a intercettare il favore del pubblico.

Le due scelte, per quanto possano essere percepite come pressoché equivalenti, porterebbero il mercato verso due svolte differenti: nel primo caso, Sony sceglierebbe deliberatamente di rischiare di privarsi di milioni e milioni di utenti in virtù di una nuova macchina, chiaramente molto più costosa, che non tutti però potrebbero acquistare nel primo periodo dal lancio. Oppure, nel caso più probabile ovvero quello della retrocompatibilità, Sony potrebbe puntare a rendere sempre più ‘obsoleta’ l’ormai vecchia PlayStation 4 in virtù di una nuova console in grado di fare le stesse cose, in maniera migliore, e non solo. Ciò porterebbe chiaramente a una svalutazione estrema e difficile da controllare della vecchia console perché, chiaramente, chi vorrebbe tenersi in casa e utilizzare ancora una PlayStation 4 quando, acquistando la nuova PlayStation 5, potrebbe comunque eseguire tutti i vecchi giochi e fare molto altro ancora?

Chiaramente, parlando di compatibilità con le vecchie piattaforme, il riferimento è piuttosto ovvio e circoscritto a PlayStation 4 e tuttalpiù alla precedente generazione. I desideri degli appassionati spesso e volentieri non trovano riscontro nella realtà dei fatti perché sono, appunto, dei desideri ed esulano da qualsiasi logica di mercato. Parlando di retrocompatibilità infatti si è fatto anche riferimento alle più vecchie PlayStation e PlayStation 2 cosa che, sinceramente, ci appare assolutamente improbabile e che in parte è stata confermata da Sony con l’operazione nostalgia e il lancio della PlayStation Classic.

LA SOLUZIONE?

Ed ecco dunque che arriviamo al nostro punto, una sorta di “giusto mezzo” a cui Sony sarà probabilmente costretta a ricorrere per non scontentare gli utenti e per non stravolgere in maniera pericolosa il mercato console.

Posto che rendere eventualmente retrocompatibile la nuova PlayStation 5 rappresenti un costo per il produttore (che sia una compatibilità a livello hardware, software o anche solo in termini di un mancato guadagno attribuibile al forte calo nelle vendite di PlayStation 4 e al suo ritiro graduale dai negozi), in un modo o nell’altro Sony dovrà recuperare o quantomeno attenuare questa spesa. E lo potrà fare sostanzialmente con due approcci differenti:

  • Una tantum, includendo il costo eventuale nel prezzo di lancio della console (verosimilmente a partire da 499 euro)
  • Abbonamento, proponendo un abbonamento in stile PlayStation Now dedicato ai giochi di PlayStation 3 e PlayStation 4

La prima opzione sarebbe sicuramente preferibile in termini di marketing e potrebbe aiutare la società a giustificare un prezzo di lancio più alto rispetto alla precedente generazione mentre la seconda, più facile da gestire, permetterebbe a Sony di controllare al meglio i costi per il catalogo di contenuti e creare un introito costante e parallelo a quello dei servizi già esistenti quali PlayStation Now e PlayStation Plus. In ogni caso, scordatevi comunque una retrocompatibilità dove è sufficiente inserire il vecchio disco nella console per poter giocare al titolo.

Abbonamento gratuito o a pagamento? Questo è il problema.

Tuttalpiù l’azienda potrebbe decidere di ricorrere a una soluzione simile a quella già adottata da Microsoft, rendendo quindi compatibili soltanto alcuni giochi e ampliando il pacchetto gradualmente e in maniera controllata nel tempo. In questo caso, gestendo in autonomia l’offerta di giochi retrocompabili e scegliendo deliberatamente quali supportare e quali no (in primis le esclusive, ndr) i costi sarebbero davvero ridotti al minimo tanto da permettersi il rischio di non applicare alcun costo di abbonamento, nella speranza di una spinta maggiore delle vendite al lancio della console.

Insomma, Sony dovrà scegliere molto bene come muoversi ma in ogni caso ci aspettiamo una scelta nell’ottica e nell’interesse di creare un mercato sempre più digitale, con diversi servizi in abbonamento e al centro il PlayStation Store. E poi, una PlayStation 5 intesa dal pubblico come console di nuova generazione ma che strizza comunque l’occhio al passato e ai quasi 100 milioni di possessori di PlayStation 4. E secondo voi invece, che cosa ci dobbiamo aspettare?

Tommaso Stio

Domatore di leoni da tastiera.

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