In tantissimi di noi ricorderanno tra i giochi iconici di PlayStation l’immagine un po’ sbiadita e nostalgica di Abe.
Ambientata nel fittizio mondo di Oddworld la storia segue le avventure di uno stravagante e simpatico alieno, che lavora come addetto alle pulizie per una fabbrica produttrice di snack.
Dopo essere stato premiato come impiegato dell’anno il nostro sfortunato eroe entra a conoscenza dei loschi piani dei malvagi vertici dell’azienda. Questi ultimi, i glukkon a causa delle forti perdite prevedono di inserire nella ricetta del nuovo prodotto gli stessi impiegati (schiavi) simili di Abe, i mudokon. Proprio da qui il buffo amico blu inizierà il suo percorso salvifico.
Il creatore della saga, Lorne Lanning riflette con la metafora del gioco una forte e ampia critica rivolta al consumismo e alla sua opprimente morsa in cui è stretto il nostro stesso mondo. Da qui i toni decisamente cupi e macabri di ambienti e personaggi.
Gli scorci offerti dai background prerenderizzati riescono ancora a lasciarci a bocca aperta: dalle terre selvagge di Scrabania, alle grotte di Paramonia e il verde delle lande native dei mudokon. Ci lasciano di sasso invece la desolazione dei Mattatoi Ernia e le montagne di polvere di ossa del Bonewerkz. Che non immagino quanti l’abbiano scambiata per sabbia, soprattutto se molto giovani ai tempi.
Da ricordare l’ottimo sonoro, forse uno dei migliori disponibili in un gioco dell’epoca; i suoni ambientali sono stati capaci di immergerci nella scena e trasmettere il senso di inquietudine del protagonista in ogni situazione.
I nemici, numerosi e sfaccettati, ognuno con un unico comportamento e modo di attaccare. L’unica vera offensiva dalla parte di Abe è il potere dell’ipnosi grazie al quale può servirsi del controllo di determinati avversari; in alternativa solo lo sfruttamento di trappole ambientali può venirgli incontro.
Non immagino infatti quanti avranno ancora fissa in testa la comunicazione tra i personaggi con i vari “Ciao”, “Seguimi”, ecc. che accompagnavano ogni sessione. Non meno rilevanti gli stati d’animo dei mudokon che spaziavano dall’euforia a un’eccessiva depressione.
Impossibile dimenticare i momenti di ilarità del gioco, scanditi dagli spassosi peti (tasto X) di Abe, divenuti una vera e propria arma nel secondo capitolo.
Per concludere ci terrei ricordare che la vera difficoltà del gioco non consisteva solamente nell’arrivare integri alla fine di ogni livello. Ma piuttosto di non lasciarsi indietro o eliminare nessun compagno inerme. Non so voi ma il riuscire a mettere in salvo il 100% dei mudokon ha sempre regalato sensazioni positive.
I capitoli ai quali ho voluto rendere tributo oggi sono i primi due platform 2D: Oddysee ed Exoddus usciti su PlayStation e PC tra il 1997 e il 1998, che probabilmente furono i miei primissimi giochi e sicuramente quelli che mi hanno influenzato e stordito di più!
E voi ne avete memoria?
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Ci sentiamo alla prossima!
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