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Battlemode DOOM Eternal: la nostra prova del multigiocatore

Dopo aver fatto assaggiare a stuoli di famelici demoni le nostre prelibatezze al piombo, in molti ci chiedevano quando avrebbero potuto godere di tali bontà. Incapaci di resistere a una simile tentazione, abbiamo spedito lo Slayer ai confini della rete per regalare un assaggio di doppietta a chiunque lo desiderasse. Dopo ore di sanguinoso lavoro, siamo pronti a sviscerare per voi tutti i segreti della Battlemode, il comparto multigiocatore di DOOM Eternal.

Provaci ancora, Slayer!

Accolto con freddezza e dimenticato nel tempo di una flatulenza, l’online di Doom 2016 non aveva proprio funzionato. Purtroppo, i ragazzi di Certain Affinity avevano fallito nel ricreare in multiplayer quegli stessi orgasmi ludici che tanto avevano appagato i giocatori durante la campagna. Voltata pagina e silurato il team canadese, questa volta Id Software ha scelto di lavarsi i panni sporchi in famiglia, sviluppando tutto da sè.

Distanziandosi dagli stilemi degli FPS classici e/o più in voga al momento, Eternal propone una modalità competitiva asimmettrica 2vs1. Una scelta coraggiosa, visti i fallimenti di alcuni esperimenti simili, ma forse anche l’unica fattibile e nelle corde della saga. Un’altra scommessa vinta? Questione di punti di vista…

L’importante è saperlo usare…

In Battlemode, l’obiettivo dello Slayer è quello di eliminare gli altri due giocatori-demoni, e viceversa. Conditio sine qua non per la vittoria del marine è però quella di annientare la coppia infernale in una finestra di massimo venti secondi dall’eliminazione del primo, pena la risurrezione di quest’ultimo con metà salute.

Se lo Slayer resta più o meno invariato (movimenti e arsenale sono quelli della campagna), è nei demoni che si celano, giocoforza, le più grandi novità. Ciascuno dei cinque a disposizione (Archvile, Razziatore, Mancubus, Elementale del Dolore, Revenant) dispone infatti di armi e abilità inedite, nonché di uno specifico sistema di movimento. L’Elementale vola, il Razziatore può compiere un doppio scatto, l’Archvile si teletrasporta e così via. Con un gioco imperniato sulla frenesia degli spostamenti, non stupisce che sia proprio il moveset dei personaggi a determinare in larga parte la loro efficacia e il rispettivo tasso di divertimento.

Caricare a testa bassa è la soluzione più rapida per essere esploso in un batter d’occhio di cacodemone

Le novità messe in campo impongono ai giocatori di ripensare in parte alle loro strategie. Contro-intuitivamente, l’approccio iper-aggressivo sembra sposarsi bene con il gioco dei demoni (a patto che questi collaborino un minimo), ma molto meno con quello del marine. La sua chiave del successo diventa un piano attendista, basato sul ripristino di salute e munizioni con le uccisioni dei minion, opzione preclusa agli avversari. Ecco allora che le sue azioni si trasformano in incursioni rapide e letali, un colpo ben assestato e via, a ruotare di nuovo attorno alla mappa, aspettando il momento giusto per finalizzare l’uccisione. Il risultato finale non stravolge la formula ludica di DOOM Eternal, ma ne altera in maniera percettibile il ritmo, rappresentando un’interessante variazione sul tema.

Breve, ma intenso

Per la gioia di demoni e slayer, anche in Battlemode gli scontri restano serrati, adrenalinici e brutali. Le partite si svolgono alla meglio dei cinque round, la cui durata può variare da pochi secondi a due-tre minuti massimo. Una scelta perfetta, capace di ricreare anche in questo contesto il ritmo frenetico della produzione. La brevità e l’intensità dei match trasformano il multiplayer in un’esperienza mordi-e-fuggi da addentare al bisogno. (Leggete anche: quando in crisi di astinenza da doppiette e interiora di demone)

La Battlemode ha il marchio della Bestia marchiato a fuoco nel DNA: tattica, brutale e frenetica

Peccato che, anche su questo fronte, gli sviluppatori abbiano ceduto a qualche disordine di accumulo compulsivo, gettando nel calderone power-up e abilità all’insegna del “più ce n’è, meglio è”. All’inizio del match, i demoni possono equipaggiare uno tra due kit (difensivo/offensivo). In partita, questi consentono di evocare creature uniche e accedere a due abilità speciali, come il ripristino della salute o la diminuzione dei danni ricevuti. Al termine di ogni round si potrà poi acquistare un potenziamento permanente tra cinque proposti (due unici per demone e tre comuni; cinque esclusivi per lo Slayer). Inoltre, nel caso in cui lo scontro si prolungasse oltre il terzo round, a entrambe le fazioni sarà concesso sbloccare un’ulteriore abilità, come la risurrezione istantanea o il BFG.

Se tutto questo potpourrì dovrebbe garantire una certa varietà al gameplay, il rischio è quello di sacrificare il bilanciamento dell’esperienza. Già allo stato attuale delle cose è evidente come certe abilità siano dei semplici riempitivi, mai realmente efficaci. Allo stesso modo, alcuni demoni ci sono sembrati spropositatamente più forti di altri e, in generale, la sensazione è che una coppia di mostri ben affiatata possa avere la meglio sullo Slayer con relativa semplicità. Nulla che non si possa correggere con una patch, ma al momento la situazione è lungi dall’essere perfetta.

Suppellettili infernali

A brillare in Battlemode è senza dubbio il level design delle arene. Le dimensioni contenute accelerano il ritmo delle battaglie, la verticalità degli ambienti valorizza le abilità di movimento dei personaggi e i vari portali donano un ulteriore accento tattico alle battaglie. Semplicemente perfetto!
A livello artistico le mappe si ispirano invece ai tanti mondi della campagna, riproponendone geometrie e architetture. Un’occasione in più per poter godere dell’eccellente world building di DOOM Eternal!

Campagna e multigiocatore condividono inoltre lo stesso sistema di progressione. Con l’accumulo di punti esperienza si sale di livello e ad ogni livello si sblocca qualche oggetto di personalizzazione estetica. Skin per le armi, costumi alternativi, pose vittoriose e altro ancora: i contenuti da sbloccare sono tantissimi. Niente di nuovo rispetto alla concorrenza, ma un piacevole motivo in più per continuare a imbrattare di sangue l’Inferno.

Tirando le cuoia

In un mercato in cui l’assenza di una qualsivoglia modalità multiplayer è vista come la più grave delle mancanze, Battlemode fa il suo sporco lavoro. Certo, il suo successo dipenderà dalla ricezione del pubblico, ma i presupposti sono buoni. Un altro punto cruciale sarà però legato a doppio filo al supporto che gli sviluppatori garantiranno nel tempo. E’ stato confermato l’arrivo, gratuito, di nuove mappe e nuovi demoni, ma potrebbe non essere abbastanza. Fondamentali saranno le tempistiche con cui questi contenuti arriveranno, così come gli interventi di bilanciamento per mantenere il gioco vario e divertente.

Ad ogni modo, anche così, Battlemode garantisce qualche ora extra di godimento a canne mozze. Id Software è riuscita a trasportare nel contesto del multigiocatore tutti i punti di forza dell’esperienza in singolo, sviluppando un’esperienza dotata di carattere. Il massacro in compagnia ha il suo fascino, le meccaniche dei nuovi personaggi sono interessanti e studiare le sinergie è stimolante. Insomma, un buon risultato per un titolo che nasce come esperienza marcatamente single-player, anche se… Anche se ci domandiamo se tempo e risorse spesi qui non sarebbero potuti essere investiti più proficuamente nello sviluppo di contenuti secondari per la campagna. Fortunatamente, a saziare questo nostro desiderio inespresso ci penseranno i due DLC previsti nel corso dell’anno.

Giacomo Bornino

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  • Sembra una modalità interessante da provare. Quello che mi chiedo è come mai vista la natura del gioco non abbiano pensato di inserire una modalità Orda da giocare in coop con un amico. Sicuramente avrebbe attirato ancora di più visto che la voglia di distruggere e maciullare nemici non è mai troppa.

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