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Bigben Day: tra musica, The Sinking City e una rapina fallita

Bigben Interactive si è affidata a Laboratorio Comunicazione per portare a Milano, presso gli spazi di Assembly, tutta la sua line-up. Tra gli invitati non poteva mancare Antonio Fucito, che però era appena tornato da Napoli dove aveva frequentato un corso per imparare a criticare meglio la pizza ed era necessaria una controfigura che lo sostituisse. Un paio d’ore davanti allo specchio tentando di prendermi a capate in bocca da solo, al grido di “scemo chi legge”, e una phonata ustionante ai capelli in direzione terra/cielo non sono state sufficienti a farmi entrare da VIP. Poco importa, però, dato che sono riuscito a intrufolarmi dalle cucine guidato dal profumo della grigliata gourmet imbastita senza soluzione di continuità dagli organizzatori.

Accoglienza a parte, per quanto sulle due cabine chiuse da cui sporgevano braccia affusolate che offrivano un fresco prosecco a mo’ di benvenuto potremmo disquisire a lungo, gli spazi del piano rialzato erano allestiti con tutto l’hardware prodotto o distribuito dal publisher. In particolare facevano bella mostra di sé giradischi vintage capaci di rippare le tracce in mp3, imperiose torri multimediali da 500W e splendide soundbar con subwoofer della Thomson dotate di piastra a induzione per la ricarica dello smartphone. Ho provato a portarmene a casa una, senza passare dal via, ma nello zaino non ci stava e mi hanno fermato. Di questa storia comunque scriverò un articolo a parte, sempre se dal carcere ci sarà la possibilità di usare internet (non ne sono ancora certo, ma vi aggiornerò). Il piano seminterrato, invece, era interamente dedicato al gaming.

The Sinking City di Frogwares e V-Rally 4 di Kylotonn Racing Games la facevano da padroni

Lato hardware, ognuna delle quattro postazioni era caratterizzata da sedie, pad, cuffie e microfoni di Nacon e Plantronics; lato software la facevano da padroni The Sinking City di Frogwares e V-Rally 4 di Kylotonn Racing Games. Se di quest’ultimo si è già visto molto e stiamo tutti attendendo settembre per la pubblicazione su PS4, Xbox One, Switch e PC, a catturare la mia completa attenzione è stato l’open-world in terza persona d’ispirazione lovecraftiana. Sarà perché l’hands on mi ha ricordato lo Sherlock Holmes contro Jack lo Squartatore che tanto mi era piaciuto nel 2009, piuttosto che quel fascino già visto in Dishonored che solo una città semisommersa dall’acqua può regalare, ma quando ho posato il pad mi sono accorto che in me c’era del genuino hype. La demo era grezza, come quella provata all’E3 2018: l’AI dei personaggi non giocanti appena abbozzata, le texture in bassa risoluzione, diversi bug al sistema di controllo e, più in generale, trattandosi di un’alpha, l’intera infrastruttura di gioco dimostrava quanto ancora siamo lontani dalla beta. Al netto di questi aspetti, però, si respirava distintamente quel sapore distopico di una Londra vittoriana in decadenza delocalizzata negli Stati Uniti nord-occidentali degli anni ‘50: un’ambientazione che ovviamente si sposa con la narrazione di H.P. Lovecraft, dove anche i movimenti delle maree influiranno sulla condizione psichica del protagonista. Tra quest secondarie, allineamenti dettati dalle decisioni prese, un arsenale di armi non convenzionali e la possibilità di esplorare liberamente la mappa ci sarà di che sbizzarrirsi… ma ci torneremo prossimamente.

Prima di tentare la fuga con la soundbar in saccoccia, ho avuto il tempo di gustarmi un sample dai nuovi speaker bluetooth che sfruttano la licenza ufficiale degli AC/DC per offrire un design vintage che strizza l’occhio – con decisione – alla scena rock della fine degli anni ‘70. In particolare, ho preso le misure del modello TNT-1: 1.000W di potenza, con due woofer a tre vie da utilizzare anche all’esterno grazie all’autonomia di quattro ore della sua batteria ricaricabile. Il fatto che ci si possa attaccare anche la chitarra elettrica mi ha indotto in tentazione con una domanda: “Ci starà nello zaino o torno più tardi con un trolley?”. Quando è arrivata la polizia per ammanettarmi, fortunatamente, avevo già pranzato quindi… ecco: non dovessimo rileggerci per un po’ sappiate che l’ho fatto per voi e per tutti i Friends.

Roberto Turrini

Per 10 anni sulle pagine di The Games Machine ha sognato una vita a tre con Lara T'Sioni ed Elena Fisher; poi ha scoperto che non sapevano cucinare e si è dato all'autoerotismo.

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