Speciale

Chiacchiere con Charlie Cox ed Erik Oleson per la 3a stagione di Daredevil

Milan Games Week è certo un evento dedicato principalmente al medium videoludico. Tanti sono stati gli stand, i contenuti e le anteprime questo anno, da titoli mainstream come Days Gone, Kingdom Hearts III, Dreams e Resident Evil VII, ad un’intera area dedicata ai team italiani indipendenti. Nonostante quindi la matrice ludica, la kermesse milanese non ci ha solo permesso di incontrare titani dello sviluppo internazionale (come David Cage), ma anche importanti figure dell’intrattenimento pop maggiormente generalista.

Con un’altra trentina di giornalisti ho dunque incontrato in una sala dedicata Charlie Cox e Erik Oleson, rispettivamente, per chi non li conoscesse, attore protagonista e showrunner dell’imminente terza stagione di Marvel’s Daredevil. Devo ammettere che l’incontro si è rivelato incredibilmente proficuo, grazie a un Q&A di circa un’ora (povero me che l’ho trascritto) e alla proiezione di diverse clip ancora inedite. Dopo la presentazione di una valanga di contenuti, curiosità ed informazioni, devo ammettere che le premesse per una forte iniezione di hype ci sono tutte, specie vista l’eredità della serie, indubbiamente la più virtuosa tra le serie Marvel degli ultimi anni (se la gioca solo con Legion). Prima di iniziare con le anticipazioni, colgo l’occasione per ricordarvi che i tredici nuovi episodi di Daredevil arriveranno il 19 ottobre, ovviamente in esclusiva su Netflix.

Dramma ed azione

Come già anticipato, tre clip inedite ci sono state mostrate durante il corso dell’intervista; vi consiglio, se volete evitare ogni tipo di spoiler, di saltare a piedi pari questo paragrafo e dirigere il vostro sguardo direttamente al Q&A. Altrimenti, eccovi tutto quello che abbiamo visto.

La prima clip si svolge all’inizio dell’arco narrativo, non molto tempo dopo il finale di The Defenders, dove Matt Murdock viene quasi ferito a morte dal combattimento con Elektra e la Mano, senza dimenticare l’impatto con la caduta di un grattacielo. Ci troviamo probabilmente nel convento dove Matt è stato cresciuto fin da bambino, in seguito alla drammatica morte del padre e all’improvvisa cecità. Non è un caso che il tema della fede venga ripreso con forza fin dall’inizio del racconto, considerata pure l’influenza che il credo religioso esercita sul comportamento di Murdock, in particolar modo in questa stagione. La suora che assiste Matt sembra essere ben a conoscenza del suo segreto, sollecitando in diverse battute l’immagine di un eroe – almeno per il momento – distrutto.

Il secondo filmato mostrato ruotava invece intorno a Wilson Fisk, ancora rinchiuso in carcere a seguito degli eventi della prima stagione. Se da una parte Fisk pare avere accettato la sua pena e la gravità delle sue azioni, dall’altra ribolle di rabbia per la lontananza di Vanessa (l’amore della sua vita), ora costretta all’esilio forzato per sfuggire alla giurisdizione americana. Disposto a tutto pur di vendicarsi di questa situazione, Fisk accetta un accordo con la FBI per aiutare le autorità a rintracciare Daredevil. Il motivo di questa caccia all’uomo ancora non ci è noto, ma risulta facile immaginare il coinvolgimento del nuovo nemico Bullseye.

Per l’appunto, l’ultima sequenza da noi vista mostra proprio un violento scontro tra il diavolo di Hell’s Kitchen e Bullseye, antagonista che si è appropriato dell’identità di Daredevil per mezzo dell’iconico costume rosso. La battaglia mostrata su schermo eredita il meglio dai combattimenti della prima e della seconda stagione, sublimandoli a un nuovo livello. Un lungo piano sequenza avvolge quasi l’intera lotta, impegnando lo spettatore nel seguire una coreografia praticamente perfetta e coerente. Laddove infatti Daredevil domina sulle fasi corpo a corpo, Bullseye mostra una incredibile precisione dalla lunga distanza; la dicotomia tra queste due fasi alternate finisce per dare vita a momenti di pura adrenalina che ci lasciano ben sperare sulla qualità generale della fasi action in questa terza stagione.

 

Una lunga chiacchierata con Erik Oleson e Charlie Cox

[a Charlie] Sei Daredevil da un bel po’ adesso, due anni. Come senti sia la tua relazione con il personaggio?

Daredevil è esistito dal 1964 e credo di avere iniziato a comprenderlo piuttosto bene solo negli scorsi quattro anni. La verità è che sono veramente onorato che mi sia stata data la possibilità di interpretarlo per qualche anno, è un privilegio unico.

[a Charlie] Ovviamente è un personaggio che ha una certa storia, specialmente su carta. In quale modo credi si distingua la versione di Charlie Cox di Matthew Murdock?

Sinceramente non so se si possa parlare di una versione, ma se leggete i fumetti dal 1964 ad oggi vi renderete conto che il personaggio cambia radicalmente a seconda di chi lo scrive e di chi lo disegna. Di conseguenza, quando abbiamo iniziato la produzione nel 2014, abbiamo discusso di un Matt Murdock molto specifico, una sorta di reminiscenza di  quello di Frank Miller, di Bendis, Quaesada e Smith. Tra tutti gli elementi preesistenti abbiamo voluto inserire quelli che esplorassero il più possibile la parte moralmente criticabile del supereroe. Ovviamente abbiamo questo personaggio che si rivela complessivamente una forza del bene, ma che spesso opera dei comportamenti e delle azioni che oscurano le azioni migliori. Cose come il suo egocentrismo, la sua tendenza qualche volta a portare la violenza troppo oltre…

[a Charlie] Per Matt Murdock/Daredevil non è un periodo semplice, specialmente dopo l’ultima stagione di The Defenders, e credo che il poster promo parli per se’. Qual è il suo stato psicologico e fisico all’inizio di questa terza stagione?

All’inizio troviamo un Matt molto provato da tutti gli eventi della seconda stagione e per l’appunto di The Defenders. Nelle prime fasi osserverete un uomo decisamente distrutto, provato dalla morte di qualcuno che amava, dall’alienazione rispetto ai suoi amici e ovviamente anche dall’impatto con un intero grattacielo. Si sveglia in un momento in cui è molto confuso e infuriato per quello che gli è accaduto; all’improvviso non capisce qual è il suo obiettivo e ruolo, sia come Daredevil, sia come Matt Murdock. In seguito a questo, sviluppando una certa distorsione mentale, la sua relazione con Dio e con la cristianità acquista forme totalmente differenti, una visione nella quale vede la divinità come un essere vendicativo ed intransigente, piuttosto che benevolo.

[a Charlie] Senza spoiler, quale credi sia la sfida più grande che Matt dove affrontare in questa stagione?

Credo che la sfida più grande per lui sia sicuramente conciliare chi è realmente con sé stesso; il suo arrivare alla resa dei conti con quello in cui crede si realizzi il suo scopo; la ricerca di un modo per far coesistere Daredevil e quello che gli viene richiesto come supereroe, ovvero togliere la vita ad un essere umano.

[a Erik]Potresti descriverci il lavoro che hai svolto su questa stagione? Sei stato libero di realizzare ciò che volevi?

E’ stato fantastico che mi sia stata molta libertà per la terza stagione, ma ovviamente esistevano già dei piani per gli eventi di questi 13 episodi. La mia missione in questa stagione è stata quella di costruire qualcosa che fosse assolutamente nel mezzo tra la prima stagione dello show e i Soprano. Dicendo questo non intendo certamente far intendere che io abbia trasformato Fisk in Tony Soprano, ma che ognuno dei personaggi sarà sviluppato al 100%. Ognuno sarà il protagonista della propria storia. Senza tutte le storyline combinate non si riuscirebbe a comprendere il vero significato dell’arco narrativo. Come Miller e Bendis hanno avuto la possibilità di dire la loro su Daredevil, io ho voluto dire la mia. Mi è stata data la possibilità di esplorare i momenti più oscuri delle mie saghe comics preferite, ma il mio vero obiettivo si può riassumere nel sorprendere i miei cari nerd e dare loro tutto quello che vogliono, evitando di prendere direttamente sequenze dai fumetti.

[a Erik]Da quello che avete detto sembra quasi ci sia una linea sfumata tra l’eroe e l’antagonista. Ogni personaggio può essere entrambi, specie se riferito alla propria linea narrativa.   

Per me il miglior storytelling è quello che sviluppa al meglio i personaggi. Quando guardi ai Soprano, che come già detto è uno dei miei modelli, ogni singolo personaggio dello show si sviluppa su strati e possiede contraddizioni. Volevo però costruire una versione della stagione dove se una qualsiasi della storyline venisse rimossa, l’intero complesso degli eventi prenderebbe una piega drasticamente differente. Il risultato è che nessuno è la spalla di nessuno e i personaggi vivono dunque con una dimensione propria. Sulla parete della writer’s room avevamo scritto quello che era l’idea che cercavo di comunicare agli altri sceneggiatori e ai registi: non possiamo mai essere liberi senza confrontare le nostre paure, perché le nostre paure sono quello che ci schiavizza. Daredevil non ha paure, ma Matt Murdock? Wilson Fisk è una narcisista tiranno che si nutre della paura per manovrare le persone e acquistare potere. Io non sono cieco rispetto a quello che accade nel mondo, quindi tutto l’intreccio ruota intorno a un despota in grado di mettere gli uni contro gli altri e sé stessi, ma è anche un esempio di come si possa sconfiggerlo: l’utilizzo del potere della stampa, della legge, dell’azione collettiva, dell’amicizia, della speranza e della fede (lascio a voi indovinare a chi si riferisse n.d.r.).

[a Erik] Fisk non è l’unico cattivo, certo torna, ma ci sono anche importanti novità. Cosa ci puoi dire a riguardo? 

Al NYCC è stato annunciato che Wilson Bethel impersonerà Bullseye. Siamo stati guardiani di questo segreto per oltre un anno adesso; io ero così paranoico, così spaventato di un selfie di qualcuno nel posto sbagliato, che ho fatto in modo che non fossero ammesse foto nella writer’s room. Tratteremo in ogni caso Bullseye attraverso una storia che racconti le sue origini, con un design e una caratterizzazione molto diversi da quelli dei fumetti, dove risulta un personaggio sopra le righe e a volte ridicolo. Mantenendoci sul piano di uno storytelling maturo ed intelligente, volevo un’evoluzione di Bullseye che prendesse piede da una persona ed un personaggio reale, in questo caso un agente della FBI con disordini psicologici che viene affogato nell’oscurità da parte di Fisk.

[a Charlie] Come pensi che Daredevil abbia influenzato la tua vita reale?

Penso che in ogni ruolo che si impersona ci sono elementi con cui è possibile identificarsi e altri invece dove questo non avviene. Il lavoro alla fine per un attore è accogliere gli aspetti che non possiedi di quel determinato personaggio. Con Matt tendo a identificarmi con la sua testardaggine; quando crede a qualcosa, quella è la verità, atteggiamento che spesso ho anche io nella mia stessa vita. Una delle cose che però realmente apprezzo di Matthew Murdock è il suo totale disinteresse per il pensiero altrui, non gliene importa assolutamente nulla. Non ha problemi a dire le cose in faccia alle persone e sto cercando di apprendere dal suo comportamento come essere indipendente da giudizi esterni, giusto per essere un po’ più libero.

[a Charlie]Preferisci interpretare il finto cieco Matt Murdock o Daredevil?

Una delle cose che preferisco del mio personaggio è che difatti Matt Murdock è la menzogna. Utilizza il bastone e ha difficoltà a trovare ed identificare gli oggetti, ma, come sapete, nulla di questo corrisponde alla realtà. Interpretare Daredevil però è veramente divertente, con il costume, le sequenze d’azione e la variazione del timbro di voce; mi piace tuttavia allo stesso tempo interpretare Matt, apprezzo l’idea che tra le altre persone abbia questo senso di solitudine e vergogna, dovuto proprio al fatto di dover continuamente vivere una bugia. Sono davvero fortunato nel portare avanti due personaggi così tridimensionali e stratificati.

[a Charlie] Preferisci il costume nero o quello rosso?

Beh, il nero sicuramente è più comodo [ride]. Tuttavia, mano a mano che sono diventato fan di Daredevil, sono diventato fan pure della tuta rossa iconica. Vestire la tuta nera in questa terza stagione è stato un buon omaggio alla prima, ma devo ammettere che mi manca anche la rossa.

 

Simone Di Gregorio

Da sempre cinefilo e videogiocatore, passioni di una vita e forza propulsiva nel quotidiano. Scrivo, guardo e gioco, ormai da 2 anni a questa parte. Responsabile sezione cinema.

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