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Farming Simulator e soci, quando il lavoro diventa videogioco

Avete presente quel meme che girava tempo fa, quello con un uomo davanti al PC? Il messaggio divertente recitava qualcosa come “Dopo una dura giornata di lavoro è tempo di rilassarsi con un videogame” e la battuta stava nel fatto che a girare sul computer era uno dei tanti simulatori di attività lavorative che si trovano in commercio. Tipicamente l’uomo era un tedesco, come si capiva dai capelli biondi e dagli occhi azzurri e dalla bandiera che campeggiava da qualche parte nella stanza raffigurata nell’immagine. In ogni caso, il meme puntava il dito su un fenomeno apparentemente anomalo, ma diffuso.

Il fenomeno, per l’appunto, dei vari “Simulator” che portano su PC e console il mondo del lavoro. A voler vedere, la stragrande maggioranza dei videogame non sono altro che simulatori. Che cosa sono Call of Duty o Battlefield se non simulatori di operazioni militari? E i vari Forza Motorsport, DiRT, F1, MotoGP non sono forse simulatori di corse in auto e in moto? Stesso discorso per gli altri giochi sportivi, ma persino un GTA può ricadere sotto l’ampia categoria dei simulatori di vita criminale. In senso lato, toglieremmo da questo genere giusto i platform e i titoli arcade, se è vero che il videogioco è una forma di evasione dalla realtà che ne imita le fattezze per farci calare in contesti altrimenti mai sperimentabili.

I simulatori che ci interessano oggi, però, sono quelli che si configurano tali nel senso più stretto del termine. Ecco allora che dagli immensi elenchi degli store digitali vediamo affiorare giochi che ci trasformano in agricoltori, in autisti di camion, in pompieri, in piloti, ma anche in taglialegna, operatori del soccorso alpino, mastri birrai o operai aeroportuali. Esiste un mondo ricchissimo di attività lavorative che hanno ottenuto una controparte digitale, la quale non punta a fornire una versione edulcorata, divertente e sfidante del lavoro (fatta eccezione per Surgeon Simulator e pochi altri), ma tende piuttosto a replicarne il più fedelmente possibile ogni aspetto.

Un fenomeno, dicevamo, di cui tutti siamo consapevoli, anche se la maggior parte di noi lo ritiene marginale

I bassifondi dei cataloghi videoludici, per chiamarli con un nome brutto e immeritato, sono pieni di progetti sviluppati male, più o meno volutamente. L’errore del giocatore medio sta nel ritenere aprioristicamente che in questa categoria ricadano di diritto i simulatori e che i loro fan siano gamer di serie B, che non conoscono il vero significato del videogioco. In altre parole, buona parte del pubblico mainstream e di quello più raffinato (o sedicente tale) che predilige gli indie, i progetti semisconosciuti o le visual novel tende a catalogare giochi come i simulatori a esperienza trascurabile, buona solo per una toccata e fuga mossa da curiosità e per dare materiale a una nicchia di appassionati che non riescono a rinunciare al lavoro neanche nel tempo libero.

Una valutazione, questa, che è decisamente sbagliata. Se è vero che questo genere di giochi sembra rivolgersi a una fetta di pubblico ben definita e ristretta (ma non è così, e lo scopriremo a breve), è altrettanto vero che se fossero opere irrispettose dei propri fan e prive di mordente si sarebbero presto estinte. Al contrario, l’offerta di titoli simili si è moltiplicata nel corso degli anni, offrendo giochi per diversi tipi di lavoro e anche giochi diversi per lo stesso lavoro. A fare la parte del leone sono i vari Farming Simulator, ma come accennavamo sopra, le possibilità offerte sono davvero tante e fantasiose.

Non ultime quelle annunciate poco fa da Nacon, che si appresta ad arricchire il genere dei simulatori con cinque nuove proposte, dalle ferrovie alle cucine, dagli hotel alle sale operatorie, passando per l’architettura. Lo stesso Benoit Clerc, Head of Publishing di Nacon che purtroppo non ha accettato una nostra intervista, ha dichiarato che “i life simulator stanno diventando sempre più popolari e attirano un pubblico crescente di giocatori” e che “utilizzando gli strumenti mediatici a nostra disposizione, possiamo dare vita alla quotidianità di tutte le professioni che sogniamo.

Guai anche a ritenere che i simulatori siano giochi noiosi

A un occhio distaccato di un giocatore avvezzo a esperienze più frenetiche e varie potrebbe risultare assurdo e soporifero trascorrere ore ad arare e seminare un campo, a guidare un tir per consegnare merce nei tempi previsti o a coprire con asfalto fresco buchi nelle strade. In questi casi si dimentica che dove c’è passione non esiste noia e che se facciamo quel che più ci piace il tempo vola, sia che si tratti di guidare una mietitrebbia o di sparare con una mitraglietta.

Dobbiamo insomma riconoscere che non esistono solo gli sparatutto, gli sportivi, gli action e i GDR e prendere atto che quella dei simulatori è una grande categoria con una altrettanto grande community di fan al seguito. Di qui la volontà di esplorare e approfondire le dinamiche di questa nicchia del mondo videoludico, nella quale ci siamo tuffati confrontandoci con i diretti interessati. Abbiamo chiacchierato con diversi giocatori incontrati sul gruppo Facebook FARMING SIMULATOR The Crazy Brothers e con altri utenti internazionali trovati su reddit. Siamo anche riusciti a scambiare due parole con uno sviluppatore direttamente coinvolto nella realizzazione di simulatori di lavoro, Astragon Entertainment, e ci siamo lanciati in prima persona, e da profani, in un Farming Simulator. Siamo insomma pronti a capire insieme il segreto del successo di questi giochi e, perché no, a scoprire se potrebbero essere adatti anche a chi non li ha mai considerati prima.

Due parole con gli sviluppatori

Abbiamo avuto il privilegio di scambiare due parole con i ragazzi di Astragon Entertainment, specializzati nel genere dei simulatori e coinvolti nel successo della serie Farming Simulator. Il catalogo dello studio tedesco è ricco di ogni tipo di professione simulata su PC e console: possiamo trovare i vari Bus Simulator e il simulatore di trasporti navali Transocean, i Construction Simulator e gli Airport Simulator, ma anche giochi che ci trasformano in poliziotti come Police Simulator o in pompieri come Firefighting Simulator. Insomma, ci sono pochi interlocutori dentro alla materia come Astragon Entertainment.

Il segreto della richiesta e del successo di questo tipo di giochi starebbe innanzitutto nella loro impostazione rilassante. Non ci sono nemici da sconfiggere, limiti di tempo entro i quali agire, decisioni da prendere in tempi rapidi e possibilità che il personaggio muoia. I giocatori possono decidere qual è il loro obiettivo e a quale attività dedicarsi. Da non sottovalutare, poi, la possibilità di utilizzare veicoli e macchinari presi dalla vita reale e messi virtualmente nelle mani di chiunque.

Noi di Astragon collaboriamo con costruttori da tutto il mondo“, ci spiega Daniella Wallau, responsabile delle pubbliche relazioni. “Loro sono entusiasti di aiutare gli sviluppatori a riprodurre i loro prodotti nel modo migliore.” Altra spinta ai giochi di simulazione deriva dalla possibilità di aiutare chiunque a provare, anche se solo virtualmente, quello che poteva essere il lavoro dei sogni nel corso dell’infanzia. Molti di noi hanno desiderato diventare un poliziotto, un pompiere, ma anche un pilota di aerei o un autista di autobus.

Anche il realismo è un aspetto fondamentale.

I giocatori vogliono poter replicare le azioni del lavoro vero e guidare veicoli che rispecchiano la loro controparte reale sia esteticamente che funzionalmente. Impossibile però dimenticare che si tratta pur sempre di videogiochi e che serve un equilibrio tra realismo e divertimento. “Missioni secondarie stimolanti, interazioni e dialoghi con PNG divertenti e collaborazione in multiplayer servono a mantenere un gameplay vario e gradevole“, confermano i ragazzi di Astragon. “Inoltre, la libertà concessa dai giochi fa in modo che i giocatori possano fare cose non possibili nel lavoro vero, come correre gare in autobus in giro per la città solo per divertimento.

Altra questione interessante riguarda il pubblico di riferimento dei simulatori. Gli sviluppatori ci confermano che non c’è un’età precisa per quanto riguarda il giocatore tipo. I titoli del genere sono ottimi per tutti, dai genitori che si divertono con i figli ai ragazzi e ai più adulti, e non mancano testimonianze di giocatori abituati a esperienze completamente diverse che si buttano in un simulatore per rilassarsi o per provare emozioni nuove. Anche la provenienza dell’utenza non è fissa. Sebbene i simulatori siano diventati popolari in Europa e in particolare in Germania, Svizzera e Austria, oggi essi rappresentano un fenomeno mondiale.

Molti fan sono però persone che conoscono da vicino il lavoro che viene simulato. “Conosciamo contadini, autisti di autobus, camionisti, pompieri e altri che adorano svolgere il loro lavoro anche in modo virtuale. Da un lato è perché sono orgogliosi del loro lavoro e lo fanno con passione. Ma i simulatori offrono loro anche la possibilità unica di provare esperienze che la loro routine non prevede, come guidare una mietitrebbia che non possono permettersi o vivere il sogno di guidare un camion lungo un’autostrada californiana.

Due parole con i fan

Un interessante giro di domande rivolte ai giocatori appassionati del genere dei simulatori ci ha permesso di inquadrarlo ancora meglio e di trovare conferme a quanto affermato dagli sviluppatori. La prima particolarità che balza all’occhio è proprio l’età degli intervistati: abbiamo interagito con ragazzi dai diciassette agli oltre cinquanta anni, a riprova che questo tipo di esperienza videoludica va bene proprio per tutti. Uno dei ragazzi più giovani, ad esempio, ci ha raccontato di essere nato in una fattoria americana, ma di non poter fare l’agricoltore nel mondo reale perché i costi di gestione sarebbero troppo alti e i guadagni troppo risicati per poter mantenere la sua famiglia. Uno dei giocatori più avanti con l’età, invece, raccontava dell’importanza dei simulatori per permetterci di scoprire mondi lontani dal nostro.

Non a caso l’idea che i simulatori vengano scelti anche e soprattutto da chi non svolge le stesse mansioni nella vita di tutti i giorni è largamente diffusa. Qualcuno si approccia a questi giochi per capire “come sarebbe se”, magari in modo preliminare all’effettiva ricerca di un lavoro del genere. Altri possono lanciarsi nel mondo dei simulatori sempre per curiosità, ma più videoludica che professionale; il rischio per questi giocatori, secondo un utente, è quello di scontrarsi con la realtà di un gameplay lento che richiede pazienza e tempi dilatati e che potrebbe cozzare troppo con le abitudini di chi è avvezzo alla frenesia di uno sparatutto. Molti, comunque, sono i giocatori che già fanno i contadini, i pompieri o gli autisti nella realtà e che cercano, con il videogame, di provare esperienze nuove, oppure di fare le stesse cose di sempre ma con più leggerezza e divertimento, senza scadenze e timori di sbagliare.

Altra certezza è che il realismo non deve essere l’unico obiettivo di questi giochi

Per quanto esso sia importante e non si possa trascendere da una riproduzione verosimile delle attività, l’elemento ludico non può venire meno. Questo vale in particolar modo per il pubblico che viene da altri lavori ed altri generi di videogioco, poiché in caso contrario il rischio è di cadere subito nella noia più profonda. Un rischio che viene allontanato anche puntando sulla varietà: molti utenti apprezzano infatti che i simulatori offrano diverse mansioni a cui dedicarsi, in modo da differenziare l’esperienza e offrire sempre nuovi stimoli. Non è un caso che, con particolare riferimeno ai Farming Simulator, i giochi prevedano il supporto per le mod degli utenti sia su PC che su console, in modo da aggiungere un ulteriore tocco di personalizzazione e varietà che possa andare nella direzione dell’ampliamento del pubblico casual e della maggior soddisfazione del pubblico “professionale”.

Tra le risposte più interessanti alle nostre domande segnaliamo quella dell’utente che trova che i simulatori non siano troppo diversi dagli RPG, giochi con moltissime attività da svolgere ma con un taglio realistico anziché fantascientifico. Per un altro giocatore questi titoli sono fondamentali per evadere da una realtà spesso insoddisfacente e dedicarsi, anche se solo virtualmente, a un lavoro dei sogni che nella vita vera non sarebbe sostenibile. Molto eloquente anche la replica di un intervistato alla nostra domanda se i simulatori fossero giochi per “casual”: al contrario, richiedendo molto tempo e dedizione, si tratta di esperienze per gamer consolidati. Una parola che ricorre spessissimo è però passione, una passione che in questo caso viene prima del videogioco e non è suscitata, ma al massimo rinvigorita, da esso.

Il ragazzo di campagna

Per amore della scienza, come un novello Artemio al contrario mi sono trasferito per qualche giorno dalle caotiche città dei videogiochi blasonati alle tranquille campagne della Goldcrest Valley di Farming Simulator 17. La mia esperienza virtual-bucolica è iniziata a piedi, immerso nella natura e nel silenzio, con macchinari di cui non conoscevo il nome preciso ad aspettarmi e un fondamentale tutorial a guidare i miei passi. Un tutorial, a dire il vero, che dopo avere esposto alcuni semplici comandi mi ha lasciato subito a una libertà di azione capace di spiazzarmi. Dove erano missioni, indicatori sulla minimappa, personaggi con cui interagire per avviare le cutscene della trama principale? Niente di tutto questo, ma la possibilità di muovermi a piacimento per le strade sterrate che definivano il reticolo di diversi campi coltivabili e di intraprendere le attività che più mi aggradavano.

Più che sforzarmi per imparare i dettagli di una professione che non conosco e che non credevo di poter apprendere giocando, mi sono dedicato alla ricerca degli aspetti videoludici esposti dagli sviluppatori e dai giocatori che ho intervistato. Così ho riscontrato molto chiaramente la volontà di riprodurre dinamiche e strumentazioni reali, senza addolcire la pillola con impostazioni troppo arcade, se è vero, come è vero, che per ore ho osservato il mio trattore fare avanti e indietro per campi di dimensioni a volte inumane. L’elemento sfida per non staccare del tutto la spina con il mondo videoludico c’era, ma era ben nascosto e troppo blando perché un giocatore qualunque potesse essere attratto in modo continuativo da un simulatore ben realizzato.

Il concetto di fondo è stato però quello della stratificazione

Mai come in questo caso posso confermare che un gioco del genere è in grado di parlare a fasce di pubblico diverso grazie alla presenza di diversi livelli di profondità. Un utente alle prime armi può accontentarsi di scalfire la superficie e dedicarsi alle attività basilari senza farsi troppe domande. Una persona che conosce la professione avrà modo di trovare, all’interno del negozio del gioco, veicoli e attrezzi specifici con cui accelerare la crescita, migliorare la resa, velocizzare i lavori e personalizzare le colture.

Così, per una quindicina di ore spalmate su una settimana di gioco, sono rimasto immerso nel mondo agricolo di Farming Simulator 17, senza mai comprenderne l’essenza ma iniziando a sentirmi a mio agio con macchinari per l’aratura, la semina, la fertilizzazione e la mietitura. Anche occuparmi degli animali da allevamento che ho acquistato, assicurarmi che avessero sempre di che mangiare e bere e constatare i frutti del mio lavoro riflessi nel loro tasso di riproduzione è stato a suo modo appagante. In questo senso, vedere questo e altri tipi di simulatore come una pausa per staccare la spina dalla frenesia è il modo migliore per inquadrare il genere rispetto a chi non ne è già un appassionato.

Sebbene all’inizio avessi la sensazione di non essere stato catturato dal gioco, inoltre, mi sono ritrovato a fare parallelismi nella mia vita di tutti i giorni con ciò che vivevo virtualmente. Se giocare a un GTA riempie di attrattiva le rampe di una bisarca per fare salti spericolati in auto e divertirsi con Marvel’s Spider-Man ci fa guardare a palazzi e condomini col desiderio di poterci appendere con una improbabile ragnatela, Farming Simulator non mi permetterà più di osservare un campo senza chiedermi, ad esempio, quanto ci sia voluto per ararlo.

Il coinvolgimento, insomma, arriva, anche se si tratta di qualcosa di molto diverso da ciò che ci si aspetta dai giochi più diffusi. Se in passato abbiamo conosciuto Groove Street come se ci fossimo cresciuti, domani potremmo guidare un trattore nel centro della Goldcrest Valley con lo stesso senso di appartenenza. È la magia dei videogiochi, la loro capacità di portarci altrove e di farlo in modo spesso totalizzante, una peculiarità che non manca neanche nei misteriosi, sottovalutati e a volte derisi simulatori.


Un ringraziamento particolare a The Godfather of Simulator, Marcello Zingaro 68 e Farming Simulator Italia.

Jury Livorati

Classe '85, mi divido tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Ex fedelissimo di casa PlayStation, mi sono convertito a Xbox grazie al Game Pass, ma resto comunque con un piede in due scarpe. Adoro i giochi a forte componente narrativa e mi piace lasciarmi stupire dagli indie.

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