Speciale

Tra Twitch e Payne: la mia prima volta

Diario di bordo dello streamer disperato, 12_04_2019, 21.30: “Go Live”, sto per andare in onda. Per la prima volta. Filerà tutto liscio? E chi lo sa, sono un totale naive su queste cose. E poi ho sempre avuto la fobia di parlare in pubblico, se ripenso alle presentazioni che ho dovuto fare per l’università ancora mi sale l’ansia e mi si secca la gola. Ma cosa cazzo mi è saltato in mente? Come intratterrò la gente per due ore di fila? E per iniziare in difficoltà porto pure una pietra miliare del medium che chi scribacchia di videogiochi dovrebbe aver giocato e consumato e io zero. Mettiamoci pure il fatto che mouse e tastiera manco li so usare e no, io scrivo ad Antonio che non se ne fa niente. Ma il countdown sta finendo, non posso fare una figura del genere. Ho il cervello totalmente annebbiato, qual era la combinazione di tasti per passare al gioco e al mio faccione terrorizzato? Ah già, CTRL + Space. Respira, si va in scena.

Diario di bordo dello streamer appagato, 18_05_2019, 00:55: sullo schermo stanno scorrendo i titoli di coda di Max Payne, sono stato in diretta per tre ore e mezza sforando abbondantemente i tempi previsti. Nel mezzo ci sono stati problemi audio, disconnessioni e performance videoludiche imbarazzanti, come al solito tra l’altro, eppure un calorosissimo piccolo gruppo di spettatori è ancora lì a tenermi compagnia: si ride, si chiacchiera, si condivide una passione. “End Stream”, non faccio in tempo a salutare tutti ancora una volta che privatamente mi stanno già arrivando alcuni screenshot che ritraggono i momenti migliori della serata. Lo spam di cuori in chat, il picco di utenti connessi, meme improbabili. Spengo il computer. Sono felice.

Ecco, in estrema sintesi direi che questa nuova avventura sui lidi di GC è andata proprio così. Emozionante, è stata un’esperienza che sento aver lasciato un segno indelebile. Un’esperienza individuale e collettiva al tempo stesso. Un’esperienza che custodirò per sempre nei neuroni del mio ippocampo alle sinapsi “gioie videoludiche”.

Va bene, va bene, la smetto, almeno per ora. Rischio di farci venire il diabete e poi, a dirla tutta, c’è un tizio inquietante qui dietro di me col muso di Sam Lake che si sta pericolosamente innervosendo. Dice che vuole il suo spazio in questa storia. E come contraddire il buon Max? Alla fine è stato un po’ la miccia che ha dato il via al tutto, si merita una menzione d’onore anche lui. Torniamo a fare ciò che ci compete, allora, e discutiamo un po’ di questo signor gioco che, come dicevo, per un allineamento avverso dei pianeti non avevo mai avuto il piacere di sviscerare.

Mmh ma da dove cominciamo? Bè, avete presente quel docente (in alternativa, inserire figura professionale a piacere) anziano, un po’ malconcio, sul quale il tempo ha evidentemente lasciato traccia, ma che non appena apre bocca vi rapisce e conquista con la sua competenza? Ecco, l’impatto con Max Payne, a quasi venti anni di distanza dal lancio è stato più o meno questo. Quindi tiriamoci via subito l’impiccio e diciamocelo chiaramente: a livello tecnico i giri delle lancette dell’orologio si vedono tutti. Ma grazie tante, videoludicamente parlando il tempo trascorso tra il 2001 e oggi equivale almeno a tre ere geologiche.

Superata la grezza conta dei poligoni, però, il gioco ha davvero tanto da dire. A cominciare dal gameplay ancora molto, molto, divertente, che fa dell’originalità e della frenesia i suoi cavalli di battaglia. Nel suo ispirarsi a capolavori del cinema d’azione come Matrix, Max Payne trova la formula del successo. In particolare, è la coraggiosa implementazione dello slow motion a conferire all’azione un ritmo unico, mai sperimentato prima in un TPS. Nessuna (o quasi) copertura, si corre e si spara senza sosta e si schivano i proiettili. Sì, avete capito bene. Esattamente come l’Eletto, alla pressione di un tasto, l’antieroe di Remedy può esibirsi in coreografiche acrobazie mentre il tempo scorre rallentato, potendo quindi prendere la mira in tutta calma mentre intorno si abbatte una pioggia di piombo. Si tratta insomma dell’invenzione del cosiddetto Bullet Time, un espediente ludico che ha fatto storia e che ancora oggi viene ampiamente utilizzato da esempi illustri. Uno su tutti: Red Dead Redemption 2. E scusate se è poco.

Ma a brillare forse più di tutto agli occhi di un giocatore che si approccia a Max Payne oggi per la prima volta è l’incredibile qualità della scrittura. Ma chiariamo prima una cosa: la storia non spicca per originalità. Siamo infatti di fronte a un racconto piuttosto lineare (nonostante il colpo di scena finale ben assestato) che aderisce fedelmente ai canoni del noir/hardboiled, e a un protagonista che rientra perfettamente nei parametri dell’antieroe autodistruttivo dal carattere sopra le righe. Ciò nonostante, questa tradizionalità letteraria è accompagnata e valorizzata da una sceneggiatura capace di bucare lo schermo. I dialoghi e le parentesi descrittive presenti nelle sequenze d’intermezzo a mo’ di graphic novel danno più volte l’impressione di trovarsi davanti a un romanzo piuttosto che a un videogioco. A stupire in particolare è la forza dirompente con la quale il mondo interiore di Max emerge dal testo quando viene sondato dall’autore. Indimenticabili a tal proposito le sue riflessioni sulla legittimità della vendetta o sulla sofferenza patita.

Allo stesso modo, là dove non arrivano i pixel a dipingere gli scenari, compensano le parole. Gli ambienti sono infatti tratteggiati con una ricchezza di dettagli tale da renderli più vivi e vibranti di quanto essi stessi non appaiano. Solo per quanto riguarda la neve abbiamo almeno quattro diverse descrizioni nel corso dell’avventura. Meraviglioso. E poi ragazzi vogliamo parlare di tutte le citazioni presenti? La penna di Sam Lake trasuda amore per l’arte tutta e il racconto è impreziosito da rimandi di vario genere. Tra i parallelismi con le divinità della mitologia norrena manco ci trovassimo in una pagina di American Gods e le discussioni dei mafiosi sui finali di Se7en e I Soliti Sospetti, il gioco attinge a piene mani da letteratura e cinema per confezionare un prodotto vario e stimolante per l’utente più attento. E sì, Max, va bene, stai buono, lo dico, ora lo dico: i giochi di parole con il tuo cognome con cui ci hai deliziato per tutta l’avventura erano geniali. Contento?

Ora, sperando di aver reso giustizio a questo capolavoro del passato (se non si fosse ancora capito, sì, mi è piaciuto tantissimo e non vedo l’ora di buttarmi a capofitto nel secondo episodio), è giunto il momento di (ri)tirare le fila del discorso. Come dicevo qualche riga sopra, rompere il ghiaccio non è stato facile. Per nulla, ma ne è valsa senz’altro la pena. Oltre alle ore di divertimento passate insieme, sento che quest’esperienza ha lasciato qualcosa in più. Nonostante sia stato tutto mediato da una webcam, ho scoperto che metterci la faccia non è poi tanto male e mi piace pensare che tutto questo avrà un risvolto positivo anche nella vita al di qua dello schermo. Quindi ragazzi, un grazie di cuore a tutti voi che avete contribuito a questo piccolo successo personale, in particolare a quel gruppetto di fedelissimi sempre presente. Valevate per 1000!

In barba a numeri e conti, noi ci rivediamo venerdì prossimo perché, come direbbe qualcuno di molto più saggio di me, “Devi fare ciò che ti fa stare bene”. A presto!

Giacomo Bornino

View Comments

  • Complimenti per questo speciale Gia!! Molto scorrevole e molto davvero molto piacevole da leggere!! Contentissimo che Max Payne ti sia piaciuto!!! Il momento cuoricini è top!! ahahah ci becchiamo questo venerdì con lo scrittore Alan Wake! <3

    • Grazie Salva, contento ti sia piaciuto l’articolo ♥️
      Assolutamente si, ti aspetto per l’inizio di Alan Wake, spero riservi un’altrettanto bella sorpresa!

  • Per quanto non sia riuscito a presenziare a tutte le dirette causa turni di lavoro sfavorevoli, mi ha fatto davvero piacere riscoprire un titolo che all'epoca amai profondamente, scoprendo una cascata di ricordi che mi fanno sentire il peso degli anni. 😅 Inoltre permettimi di dire che, a livello di intrattenimento, trovo la tua performance assolutamente da pollicione in su. Quindi, dopo un cambio turno necessario, mi godrò in Tua/Vostra compagnia un titolo che non conosco, ma per il quale mi avete davvero acceso una gran curiosità. A venerdì Boss. 😉🍻

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