In questi giorni resi difficili dalla pandemia, la nostra passione numero uno può accorrere in nostro soccorso. Pertanto sembra d’obbligo fare un’attenta riflessione su quali siano i giochi migliori da divorare in questi giorni di sacrosanta reclusione domestica. Sebbene sia forte la tentazione di iniziare il recupero del colossale backlog accumulato in anni di onorato servizio, questa scelta potrebbe presentare un paio di svantaggi. In primo luogo, i titoli lasciati in stand-by potrebbero essere eccessivamente familiari, non riuscendo cosi a produrre quell’effetto di straniamento di cui c’è tanto bisogno di questi tempi. In secondo luogo, potrebbero essere tematicamente…inadatti allo status quo.
Iperrealismo ed iperviolenza sono infatti due colonne portanti di alcuni dei giochi preferiti dalla nostra comunità di appassionati, nonché di quasi tutti quelli prodotti. Tuttavia, ad oggi, siamo proprio sicuri di voler prendere parte in scenari virtuali in cui dominano angoscia, adrenalina e spargimenti di sangue? Questo non vuol certo dire che si sconsiglia un titolo come The Last of Us Part 2 solo perché usa una pandemia globale come background narrativo. Tuttavia, prediligere giochi votati all’escapismo più spensierato potrebbe essere un esperimento interessante da portare avanti, anche solo temporaneamente. Qualora decidiate di provare questo approccio “soft”, qui sotto vi è qualche consiglio che punta in quella direzione.
La nuova esclusiva per Nintendo Switch si configura come uno strumento di distrazione pressoché ideale. Trattasi di un simulatore di vita in cui si passano le giornate su un atollo personale, circondati da una ricca flora e fauna, ed in compagnia di un crescente gruppo di adorabili personaggi dotati di forma animale e spiccato istinto capitalista (in primis Tom Nook). Privo di missioni ed obiettivi che scandiscono l’avanzamento, Animal Crossing si preoccupa di ricompensare profumatamente l’esplorazione e l’intraprendenza, lasciando al giocatore la possibilità di sciogliere le briglie alla fantasia e trasformare la propria isola a piacimento. Il consistente farming richiesto non pesa quindi sulla piacevolezza dell’esperienza ludica. Al contempo, la natura quasi “infinita” della formula di gioco garantisce moltissime ore di divertimento da distribuire nei ritagli di tempo che contribuiscono ad una longevità particolarmente apprezzabile in talune occasioni!
L’occasione é ghiotta per riscoprire i classici del passato: le avventure grafiche dagli scenari fiabeschi, le musiche accattivanti, le storie ricche e soddisfacenti ed i fondali in 2D che sembravano dipinti. Monkey’s Island, King’s Quest, Quest for Glory, Broken Sword, Gabriel Knight, Beneath a still sky: sono solo alcuni dei titoli disponibili a pochi spicci sulle piattaforme digitali. A prezzi che spesso assomigliano a quelli di un cappuccino al bar (che tanto non potete andare a prendere…), avete la possibilità di immergervi in atmosfere senza tempo il cui fascino è rimasto in larga parte indenne nei decenni. Prendiamo ad esempio le avventure di George Stobbart, il turista americano coinvolto nell’esplosione di un cafe parigino per mano di un misterioso clown. Questo incipit del primo Broken Sword apre le danze ad un susseguirsi cadenzato ed incalzante di enigmi: puzzle di crescente difficoltà che fanno perno sulla meccanica dell’utilizzo dell’oggetto giusto al posto giusto. Questo nucleo di gameplay viene complementato da una scrittura che lega intelligentemente elementi fittizi ad un background storico solido: nel primo capitolo quest’ultimo era la storia dei Cavalieri Templari, mentre nel secondo (ed altrettanto valido) capitolo era la cultura Maya dell’America centrale.
Una brillante rilettura in chiave moderna degli RPG classici, con una scrittura sopraffina, particolarmente per quanto concerne le missioni secondarie, un sistema elementale originale e profondo, ed una pregevolezza artistica divenuta marchio di fabbrica del sorprendente studio Larian, il cui quartier generale è in Belgio. Giocare Divinity Original Sin 2 è un po’ come venire lentamente a capo di un puzzle complicato ma appagante: le battaglie a turni non solo richiedono un’attenta preparazione del proprio party, ma anche del terreno di combattimento. Fattori ambientali come la pioggia si intersecano con fattori circostanziali come la presenza di un barile incendiabile per rendere ogni scontro un’equazione a molte variabili. La medesima libertà d’azione ed imprevedibilità pervade il comparto narrativo: sono numerose le occasioni in cui l’input del giocatore indirizza le storie in ambiti inaspettati. Coinvolgimento e stupore, emozioni e divertimento sono racchiuse in un gioco sorprendente che richiede attenzione, tempo ed anche impegno. Contribuisce alla piacevolezza dell’esperienza anche una colonna sonora dalle note tanto fiabesche quanto evocative.
Shenmue è una finestra sul Giappone di fine anni ’80. Compassato, logico e coerente, questo classico di fine anni ’90 ha aperto la strada a molti open-world e, nonostante gli anni passati abbiano segnato un netto cambiamento nei gusti dei giocatori, conserva ancora oggi delle peculiarità difficili da trovare altrove. Il realismo che governa il mondo di gioco si sovrappone ad un’atmosfera che, almeno per i giocatori non nipponici, risulta esotica ed interessante. Gli NPC sono tutti dotati di svariate linee di dialogo e di una routine quotidiana, rassicurante e rilassante. Lo scorrere della giornata non è fine a se stesso: i negozi, ad esempio, sono aperti solo a determinate ore e, se si fa tardi, bisogna attendere l’indomani. Lasciarsi trascinare dalla lenta ma inesorabile spirale del gioco è, in fin dei conti, naturale, a patto di saper guardare oltre la proverbiale legnosità dei controlli.
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