Viaggi Mentali

Spec Ops: The Line e i viaggi mentali nel Cuore di Tenebra

La guerra non cambia mai, giusto? Forse è vero, ma può cambiare il modo in cui la percepiamo. Siamo abituati a vivere documentari della Rai, film e videogiochi dal punto di vista del vincitore, del giusto, di chi sa di combattere per un fine più alto -la patria, la libertà, Dio- pronti a tutto, anche a rimetterci la vita, pur di respingere i cattivi. Ma chi sono questi cattivi in realtà?

Quello che manca spesso in opere belliche è il cambio di prospettiva, il mettersi nei panni di chi stiamo combattendo per capire che non ci sono solo bianco e nero. Perché la vita è fatta di grigi e il Cuore di Tenebra ne è la dimostrazione in quanto espressione della parte più nera e nascosta del nostro animo, un’inquietante presenza che alberga in noi evocata dalle bruttezze della guerra.

Per il Viaggi Mentali di oggi (trovate qui gli altri episodi) abbiamo scelto di partire dalla visione cinica e straziante di Spec Ops: The Line, videogioco che quest’anno compie dieci anni ma che per certi versi rimane una perla irripetibile. Liberamente ispirato al romanzo di Joseph Conrad Cuore di Tenebra abbiamo deciso di consigliarvi l’altro grande adattamento del libro, quell’Apocalypse Now di Francis Ford Coppola che rappresenta un manifesto del cinema bellico al tempo della guerra del Vietnam.

Quanti cadaveri siamo disposti a lasciarci alle spalle prima di non avere più il coraggio di voltarci? Come ci comporteremmo se il fine non giustificasse i mezzi? Sono domande che non ci poniamo spesso in un’opera d’intrattenimento, tranne in casi particolarmente suggestivi come la strage di civili in “No Russian” o l’annuncio del controverso Six Days in Fallujah, sparatutto che ricrea con punto di vista parziale i bombardamenti al fosforo bianco e le enormi perdite subite dal popolo iracheno nel 2004.

Oggi scopriamo cosa significa essere l’invaso, come ci si sente quando armi bandite dalla convenzione di Ginevra incendiano ogni cellula del tuo corpo, cosa vuol dire davvero “esportare la democrazia”.

E non importa che il contesto sia la guerra del Vietnam, missioni di pace in Medio Oriente o una traversata nelle fauci di un’africa ottocentesca e misteriosa, c’è un solo campo di battaglia possibile: la mente umana.

Gioco — Spec Ops: The Line (2012) di Yager Development, 2K Games


Non il più riuscito degli sparatutto ma che gran colpi di scena. E’ raro trovare uno shooter che riesca a fondere la concitazione del genere con la profondità di un thriller psicologico serrato e snervante, ma i  ragazzi di Yager Development hanno fatto del classico soldatino Martin Walker un personaggio complesso dilaniato dal senso del dovere e dal peso di ciò che il proprio paese impone. Il merito maggiore di The Line è che non tutto è come sembra e così quella che sembra una comune missione di recupero in una Dubai resa post-apocalittica da una epocale tempesta di sabbia si trasforma nella discesa negli anfratti più animaleschi dell’uomo civilizzato.

Nei panni del team Delta la nostra missione è quella di rintracciare la 33a brigata comandata dal colonnello Konrad, figura di spicco mandata negli Emirati dal governo statunitense per aiutare le evacuazioni di civili durante le incessanti tempeste di sabbia che hanno devastato la città. Il compito del capitano Walker è di trovare il colonnello e il suo plotone dopo che questi ha rifiutato di lasciare il paese e quel che ne rimane per aiutare la cittadinanza.

Quello che sembra il più classico dei third person shooter che contrappone l’uomo occidentale allo spauracchio del terrorista arabo subisce una violenta inversione sin dalle fasi iniziali di gioco, rendendo la tempesta di sabbia una manifestazione concreta del caos presente nella mente del protagonista spinto sempre più in fondo alla spirale discendente del suo animo finché non dovrà fare i conti col peso delle sue azioni.

Libro — Cuore di tenebra (1899) di Joseph Conrad


L’epicentro di questa rubrica non può che essere l’opera di Joseph Conrad, quel Heart of Darkness uscito appena prima del ventesimo secolo ancora sull’onda lunga del colonialismo britannico. A raccontarci di questa spedizione è il marinaio Charles Marlow in servizio sullo yacht Nellie che parla ad alcuni suoi colleghi di un viaggio davvero irripetibile a cui ha preso parte anni prima addentrandosi nel cuore dell’Africa nera.

Su commissione di una compagnia belga dedita al traffico d’avorio Marlow parte per il Congo in cerca di un commerciante tedesco chiamato Kurtz, uomo d’affari insediatosi nelle viscere del continente nero che ha accumulato una fortuna grazie alla vendita del pregiato materiale. Tra le tematiche principali del libro ci sono la denuncia allo schiavismo perpetrato dagli “evoluti” bianchi verso i neri e la totale assenza di differenze tra i popoli civilizzati e quelli considerati selvaggi quando al riparo da convenzioni e morale.

Film — Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola


Apocalypse Now è il capolavoro antimilitarista di Francis Ford Coppola che dipinge l’ipocrisia della guerra vietnamita condotta dagli americani in nome del becero colonialismo occidentale. Un’opera seminale proiettata a soli quattro anni dalla fine della guerra del ‘Nam ma che risulta ancora oggi attualissima proprio grazie ai risvolti psicologici e umani che riguardano il capitano Benjamin Willard (Martin Sheen), uomo ormai incapace di rientrare nella società civile e che per questo è frequentemente in missione per conto della CIA per risolvere faccende particolarmente delicate.

Tra queste c’è la diserzione del colonnello Kurtz (Marlon Brando) che con un passato di alto rango nell’esercito ha inspiegabilmente tradito il suo paese per mettersi a capo di un manipolo di soldati e montanari vietnamiti diventando una sorta di semidio. Il compito di Willard è di porre fine al comando di Kurtz -possibilmente in maniera definitiva- e per farlo deve risalire il fiume Nung nella giungla Cambogiana.

Apocalypse Now esplicita in maniera ancora più suggestiva la discesa infernale nell’animo umano grazie ad ossimoriche sequenze fatte di sparatorie e bombardamenti (“adoro l’odore del napalm al mattino“) contrapposte ai laceranti silenzi della giungla. Un gioco di luci e suoni che trasformano il viaggio di Willard in quello di un novello Dante alla ricerca del proprio inferno personale in una selva oscura di cui non vogliamo conoscere tutte le risposte.

Fumetto — Heart of Drakness (2019) di Peter Kuper


Il bianco e il nero che dapprima si contrappongono per poi sfumare in un grigio che assorbe tutto. Non sono richiesti altri colori per questo adattamento in graphic novel del classico di Conrad di Peter Kuper che fa del dualismo bianco/nero un mezzo per dare una carica ancora più espressiva al conflitto colonialista ottocentesco e la falsa pretesa di superiorità del civilizzato uomo europeo che si infrange con l’istinto selvaggio di quest’ultimo una volta abbandonate le convenzioni sociali.

Se avete una soglia dell’attenzione bassa e cercate un modo più esuberante di vivere Cuore di Tenebra state pur certi che questi disegni riescono nell’intento di dare nuova linfa all’opera, pur rimanendo fedeli all’originale.

Giuseppe Pirozzi

Napoletano sui 25. Studente di lettere, giornalista pubblicista, racconto la Campania ma di professione faccio l'accumulatore seriale di libri, fumetti e videogiochi.

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  • A mio parere, gioco molto sottovalutato. Al tempo mi piacque parecchio, molto psicologico e più profondo di quanto sembri. Mi ricordo ancora la scena del bombardamento al napalm...

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