Da Londra arrivano notizie interessanti: la UCL ci informa che se a undici anni passiamo il nostro tempo a giocare ai videogiochi, molto probabilmente a quattordici avremo meno possibilità di sviluppare sintomi legati alla depressione.
Al contrario, lo studio pubblicato nel febbraio del 2021 su Psychological Medicine ci spiega che se si è di sesso femminile e si passano le stesse ore sui social, la possibilità di sviluppare stati depressivi aumenta.
Mettendo insieme i risultati, ci viene indicato come il passare lo stesso quantitativo di tempo su media diversi possa condizionare lo sviluppo mentale del futuro adolescente; in particolare “gli schermi ci consentono di impegnarci in una vasta gamma di attività quotidiane ed occupano buona parte del nostro tempo libero e non solo. Le linee guida e le raccomandazioni sul tempo da passare davanti ad uno schermo dovrebbero essere basate sulla comprensione di come queste attività possano influenzare la salute mentale dei ragazzi e se questa influenza sia veramente significativa”, afferma Dott. Aaron Kandola, capo ricercatore.
Media diversi condiziona nolo sviluppo mentale in modi diversi
E ancora: “anche se non possiamo confermare se giocare ai videogiochi migliora effettivamente la salute mentale, questa attività, dal nostro studio, non appare dannosa, anzi potrebbe avere alcuni benefici. Durante la pandemia, i videogiochi sono stati un’importante piattaforma sociale e di svago per i giovani che hanno potuto passare del tempo tenendo occupato il proprio cervello e coltivando passioni e relazioni anche se chiusi in casa. Sicuramente, in situazioni di normalità, bisogna invogliare le persone di tutte le età a passare meno tempo seduti ma ciò non vuol dire che usare uno strumento come il telefono o una console sia necessariamente dannoso”.
Il Dott. Kandola, precedentemente a questo studio, aveva condotto alcune ricerche che hanno evidenziato come il passare molto tempo seduti o essere non attivi e poco allenati portasse spesso alla comparsa di sintomi legati a depressione e ansia negli adolescenti. Traendo quelle prime conclusioni e considerando che, di solito, quando si sta seduti sul divano si passa del tempo davanti uno schermo, i ricercatori hanno pensato di indagare su quale potesse essere il nesso e se ci fosse un’attività precisa che potesse aumentare o meno la comparsa di questi stati psicologici particolari.
Prendendo come tester più di 11000 adolescenti nati nel Regno Unito, il team di ricerca di UCL, in collaborazione con un istituto svedese e uno australiano, ha proposto a questi soggetti un questionario che prevedeva domande circa il loro trascorso, dagli 11 anni in poi, su internet e sui videogiochi e domande circa il loro stato attuale, da 14enni, circa il proprio benessere psico-fisico, come depressione, ansia, perdita di attenzione e scarsa concentrazione.
Gli studiosi confermano alcuni aspetti positivi dei videogiochi legati al benessere mentale
A questi dati sono stati aggiunti, per contestualizzare il tutto, il sesso, eventuali fenomeni negativi e traumi subiti, episodi di bullismo e stato socio-economico. Gli studiosi hanno scoperto che i ragazzi che giocavano ai videogiochi quasi tutti i giorni presentavano il 24% in meno di sintomi depressivi, tre anni dopo, rispetto ai ragazzi che giocavano ai videogiochi meno di una volta al mese, sebbene questo effetto fosse significativo solo tra i ragazzi con bassi livelli di attività fisica mentre non era presente tra le ragazze. I ricercatori affermano che ciò potrebbe suggerire che i ragazzi meno attivi possono trarre più divertimento e interazione sociale dai videogiochi, sviluppando comunque capacità relazionali anche se meno propensi a un vero e proprio contatto fisico.
Sebbene lo studio non possa confermare se la relazione sia causale, i ricercatori affermano che ci sono alcuni aspetti positivi dei videogiochi che potrebbero supportare il benessere mentale, come la risoluzione dei problemi, gli elementi sociali, cooperativi e coinvolgenti, caratteristici soprattutto dei videogiochi con una forte componente multiplayer online. Per quanto riguarda le ragazze, invece, i ricercatori hanno scoperto che usando i social media quasi tutti i giorni a 11 anni, a 14 avrebbero avuto il 13% di possibilità in più di sviluppare sintomi depressivi rispetto a chi ha usato social media meno di una volta al mese. Quest’ultimo punto, stando a quanto riportato in letteratura, viene confermato anche da altri studi simili, suggerendo che l’uso frequente dei social media, in età pre-adolescenziale, potrebbe aumentare sentimenti e sensazioni di isolamento sociale.
Un altro ricercatore, il Dott. Mats Hallgren, co-autore dello studio, ha ampliato l’approccio anche agli adulti scoprendo che passare del tempo in maniera attiva di fronte a uno schermo, come quando si usano i videogiochi, potrebbe non accentuare il rischio di depressione così come passare lo stesso quantitativo di tempo in maniera, però, passiva.
Sempre il Dott. Hallgren afferma che “la relazione tra il tempo davanti allo schermo e la salute mentale è complessa, e abbiamo ancora bisogno di ulteriori ricerche per capire meglio determinati collegamenti. Qualsiasi iniziativa per ridurre il tempo passato davanti ad uno schermo dai giovani dovrebbe essere mirata e consigliata. La nostra ricerca punta, però, anche ai possibili e probabili benefici che si possono avere quando si spende determinate ore della propria vita fissando un monitor; tuttavia, rimane d’obbligo incoraggiare i giovani a essere fisicamente più attivi e ad interrompere lunghi periodi di inattività motoria “.
In definitiva, in una società ormai orientata verso lo smart working, verso il contatto virtuale fra persone e l’interattività digitale, è inevitabile come la scienza cominci a valutare come rendere ‘salutare’ e positivo l’utilizzo di questi dispositivi e come si possa unire l’utile al dilettevole, cominciando a pensare di fare educazione verso quelle persone, ragazzi e ragazze che si trovano a passare tante ore, spesso da soli, con uno schermo, a poca distanza da propri occhi.
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