Portare il nome di Final Fantasy è un fardello notevole, sia per quanto riguarda ogni capitolo videoludico presente sul mercato, che per ogni altra apparizione ufficiale su altri medium.
I titoli ad oggi li conosciamo, quindici di canone ufficiale e altrettanti spin-off sparsi tra le varie piattaforme di gioco. Un brand che abbraccia intere decadi, toccando diverse generazioni di videogiocatori chiaramente non poteva esimersi dal rimanere fuori da un contesto videoludico.
Il tema del videogioco qui verrà meno nella gran parte del testo, questo perché ogni capitolo di Final Fantasy, escluse alcune eccezioni, è una lunga e singola storia da vivere a pieni polmoni fino ai titoli di coda, per poi attendere e tuffarsi in un’altra “fantasia finale” in un ulteriore capitolo. Molti di questi hanno avuto più o meno successo in Europa (VII, VIII o X), altri invece, nonostante i lunghi problemi avuti, stanno continuando ad avere un supporto pazzesco da parte del suo publisher (vedi l’ultimo Final Fantasy XV). Nel corso di questi anni il nome Final Fantasy è apparso anche su locandine cinematografiche, cercando di proporre qualcosa di davvero notevole e inedito per il circuito audiovisivo e non sempre è andato tutto per il verso giusto. Per riempire questo appuntamento, prenderemo in esame i tre film più noti e conosciuti, analizzandoli e sviscerandoli a dovere.
L’anno è il 2001 e al cinema Square Pictures (neonata divisione cinematografica della Square) propone Final Fantasy, in teoria il primo film di una lunga serie che potrà bearsi del fascino di avere un Final fantasy nel titolo. Tutto bello e tutto perfetto. Peccato però che ai 150 milioni di dollari di budget, gli incassi mondiali furono di appena 80 milioni. Questo ha portato alla chiusura della Square Pictures e a un buco economico in casa Square quasi impossibile da risanare. Non è un caso che appena due anni dopo Square si fuse con Enix o anche il perché Square e Disney la tirino così lunga con Kingdom Hearts.
Questo Final Fantasy, ad onor del vero, è tutto tranne che un brutto film. Il problema maggiore fu il responso da parte di quel pubblico che, chissà per qual motivo, si sarebbe aspettato un film tratto da uno dei capitoli videoludici già presenti sul mercato. Final Fantasy era invece un film totalmente inedito che aveva nella sua realizzazione tecnica, una precisione e una cura pazzesca. Anche la trama quindi era totalmente inedita, che ruotava attorno alla teoria di Gaia. Un futuro lontano, il genere umano minacciato da entità mortali quali i Phantom e la necessità di capire chi o cosa siano, al fine di scongiurare un’ipotetica apocalisse.
Chiunque in quel periodo era solito comprare riviste del settore, non si sarà lasciato certamente sfuggire alcuni focus interessanti in attesa del film. Uno tra questi era spiazzante, ma potenzialmente una bomba: il personaggio della dottoressa Aki Ross, la protagonista del film, era stata creata per essere un attore digitale. La Square voleva poter inserire il personaggio Aki Ross anche in altri film in computer grafica al di fuori del brand Final Fantasy. Insomma, un attore digitale.
In un mondo moderno dove l’uomo ha paura di perdere il posto di lavoro a favore dell’efficienza delle macchine, molti attori all’epoca rivendicarono il diritto di dedicare il ruolo solo ad attori in carne ed ossa. Aki Ross come attore non sensiente, non avrebbe mai richiesto un aumento di salario o premi legati alla stanchezza o disponibilità del tempo.
Inutile sottolineare come il terribile flop del film, cancellò ogni piano. D’altronde con un flop economico così disastroso, Square aveva altre questioni più importanti da portare avanti.
Rivederlo oggi comunque, al netto di una qualità estetica che mostra qualche annetto, rimane un film di genere molto godibile, con una trama neanche tanto banale, e un’ottima direzione artistica. Ad oggi la scena del bacio non ha perso niente del suo pathos di allora. Il problema purtroppo è stato da ritrovare in un pubblico non indottrinato al meglio.
Ci spostiamo di poco più avanti. Nel 2005 venne realizzato il film in computer grafica destinato esclusivamente al mercato home video Final Fantasy VII: Advent Children. Come indica già il titolo, senza troppi dubbi, questo titolo si pone come sequel diretto delle vicende di Final Fantasy VII. Square Enix ci riprova e questa volta mette a segno un progetto che ha trovato il plauso di critica e pubblico. Il progetto chiaramente è piccolo, molti potrebbero non conoscerlo, in quegli anni era facile trovare il film su internet in lingua originale e i sottotitoli italiani fan made. Cercando di ascoltare le critiche ricevute al precedente Final Fantasy, Square Enix mise in piedi a partire dal capitolo di maggior successo e nonostante la paura generale di vedersi rovinare un gioco tanto amato, questo sequel non si sbilancia più di tanto nelle dinamiche narrative, riproponendo una storia che vedrà nuovamente Cloud e Sephiroth scontrarsi.
Questo film portò anche grande attenzione al personaggio di Zack Fair, mentore di Cloud che nel successivo gioco in esclusiva per PSP, Crisis Core: Final Fantasy VII, lo vedrà totalmente protagonista in una storia che si pone come prequel agli eventi di Final Fantasy VII così da scoprire qualcosa di più sul personaggio di di Sephiroth.
Insomma è inutile dire che attorno a Final Fantasy VII, ad oggi, sono stati tratti sequel, prequel e spin-off di grande qualità, sia narrativa che di resa finale.
Ancora un film in direct home video che da pochissimi giorni è approdato anche su Netflix, Kingsglaive: Final Fantasy XV, come facilmente suggerisce il titolo, è un film in computer grafica ambientato nello stesso universo narrativo di Final Fantasy XV.
Uscito l’estate del 2016, pochi mesi prima del lancio di Final Fantasy XV, il film si pone l’obiettivo di narrare tutte le vicende che poi porteranno inevitabilmente alla partenza di Noctis con i suoi amici per il suo matrimonio con Lunafreya.
Film realizzato con un’impressionante cura tecnica, l’intenzione di Hajime Tabata, director del gioco, era quella di portare la narrazione di Final Fantasy XV su diversi livelli di comprensione. Creare quindi una sorta di crossmedialità nella fruizione di questa storia. Kingsglaive dunque è da inquadrare in quest’ottica, realizzato per ampliare quel comparto narrativo che sembra aver deluso gran parte dei giocatori.
Abbiamo iniziato questo articolo parlando proprio del grandissimo supporto da parte di Square a Final Fantasy XV, ancora oggi a più di un anno di distanza. Kingsglaive entra prepotentemente in questo supporto, forse in forma minore, ma tutta quella parte indiretta, non narrata di Final Fantasy XV trova in questa versione cinematografica soddisfazione, per approfondire in particolare alcuni aspetti riguardanti i personaggi di Ardyn o Lunafreya.
Un titolo chiaramente non memorabile che però, inserito nel grande contesto narrativo di appartenenza, mostra un valore inestimabile.
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