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WatchPlay – Silent Hill: tra cinema e videogioco

Ogni tanto cercare il rinomato ago nel pagliaio può rivelarsi un’azione importantissima, perché al netto di declassare tutti i prodotti cinematografici derivati da fonti videoludiche come brutti o inguardabili, qualcosa di buono ne esce sempre fuori. Magari non ci troviamo di fronte a progetti dalla qualità straripante da ogni poro, ma sicuramente film dalla forte spina dorsale nel presentare, rileggere e rivoluzionare la materia di partenza.

In particolare, uno di quelli che viene considerato come il miglior film tratto da un brand videoludico è senza ombra di dubbio Silent Hill, film del 2006 diretto dal francese Christophe Gans.
Traendo ispirazione dalla trama del primissimo capitolo della saga (1999) e aggiungendoci qualche elemento di trama e personaggi da Silent Hill 2 (2001), il film di Gans risultò essere un’ottima alchimia di stile, atmosfera e giusta dose di fedeltà e adattamento per il grande schermo.
Al netto di una recitazione non delle migliori – elemento che viene consapevolmente sacrificato per mettere più in risalto la nebbia e i silenzi della cittadina fantasma – Silent Hill riusciva a riportare fedelmente alcuni stilemi tipici proprio dei già citati primi due capitoli della saga videoludica. L’esoterismo, il mistero e l’aspetto psicologico si plasmavano a una storia sinistra, spietata e senza via di fuga. Lo stesso ribaltamento dei ruoli dei due genitori adottivi di Sharon (Cheryl nel videogioco) restituiva una doppia visione di quella che è la Silent Hill attuale alternata alla Silent Hill braccata dall’oscura maledizione di Alessa Gillespie.

Il film fu un buon successo di pubblico e, per la prima volta, critica e c’è da dire che questo arrivò proprio in un momento non proprio brillante della storia del brand videoludico. Non pochi anni prima, nel 2004 arrivò Silent Hill 4: The Room, a neanche un anno di distanza dal bellissimo Silent Hill 3 (2003), due capitoli molto diversi, anche per quanto riguardava la direzione narrativa e creativa.
Il successo del film quindi riuscì in parte a far dimenticare le diverse critiche mosse a Silent Hill 4 e, abbandonando per ora l’idea di partorire un sequel del successo cinematografico, Konami continuò la sua pubblicazione di altri titoli del marchio.
Silent Hill Origins si rivelò un capitolo prequel del capostipite abbastanza riuscito – sembrava quasi un’ammissione di colpe da parte di Konami, così da cercare di ritornare alle atmosfere storiche del primo capitolo – ma i successivi titoli non riuscirono a replicare il successo sperato.
Silent Hill: Homecoming (2008) e Silent Hill: Downpour (2012) si rivelarono capitolo senza spina dorsale, troppo mediocri per il titolo che portavano in copertina. Meglio è andata nel capitolo di mezzo, Silent Hill: Shattered Memories (2009) una sorta di rivisitazione degli eventi del primo Silent Hill, giustificato dal fatto che questa storia avviene in una sorta di realtà parallela. Titolo dignitoso ma la realtà era palese a tutti, Konami compresa e nascondersi dietro un dito non avrebbe giovato al brand.

Così, dopo sei anni dal primo film, ecco arrivare nel 2012 il sequel cinematografico Silent Hill: Revelation 3D.
Un film che attingeva a piene mani da Silent Hill 3 senza avere la cura di cerca una contestualizzazione adeguata per narrare quella storia, incasellando minuto dopo minuto scene di scarsa qualità assieme ad attori poco credibili, per non parlare del terribile effetto cosplay, dove si cerca il più possibile, con risultati goffi, di far vestire esattamente ogni attore come la sua controparte videoludica, risultando più e più volte ridicoli.
Non a caso, il film si rivelò – giustamente a mio avviso – un clamoroso flop economico e di critica.
I fattori di questo insuccesso sono da ricercarsi in almeno due direzioni: la prima “colpa” è stata quella di ridicolizzare il lavoro fatto precedentemente con il primo capitolo, dove da un racconto forte e concreto, si scendeva facile nel teen horror da quattro soldi. Secondo fattore è stata la chiara necessità, come già sottolineato, di giocarsi la carta sequel soltanto quando il franchise videoludico stava cominciando a perdere colpi assieme alla sua storica fanbase.
Diciamocelo, se dovessimo oggi concretizzare un nuovo capitolo di Silent Hill, tralasciando il defunto Silent Hills di Kojima, oggi a chi potrebbe essere indirizzato? Nel suo periodo d’oro, il primo film riusciva a concretizzare la forte idea narrativa dietro al prodotto. Il secondo film invece è nato nel periodo sbagliato, gettato nella mischia con la missione di rivitalizzare e trovare nuovi ‘adepti’ per il culto cardine di Konami, fallendo in questa duplice missione.

Siamo quindi fermi così, con una beffa cinematografica che ha visto il primo Silent Hill essere uno dei migliori film tratti da un videogioco, per poi partorire un sequel che viene annoverato tra i più brutti film sia dell’anno di uscita, che del genere, e le prospettive per il franchise videoludico purtroppo non sono delle più floride, con Silent Hills cancellato, Konami che ha già ammesso di non volersi – per ora – concentrare su titoli grossi e quindi una saga importantissima per il settore che ha visto la sua ultima incursione nel mercato nell’ormai lontano 2012.

Tempi duri per essere fan della cittadina che porta il nome di Silent Hill.

Gabriele Barducci

Tra un tunnel carpale e l'altro. Cinema e altri feticci nerd su The Games Machine, Nocturno e chiaramente Gameplay Cafè. Amo The Rock, Independence Day, Destiny e il DC Extended Universe, tutti buoni motivi per farmi odiare.

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