Editoriale

Sequestri nelle sale LAN in Italia: una vicenda dai mille risvolti

L’Italia odia i videogiochi. Non li comprende e quindi li demonizza. Lo stiamo vedendo scritto ovunque e pubblicato sui social in queste ore, alla luce della decisione dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli (ADM) di sequestrare i dispositivi presenti in alcune Sale LAN, LAN bar, eSport bar italiani (scegliete voi il nome che più vi aggrada). Gli appassionati di videogiochi e gli operatori di settore già gridano allo scandalo, all’arretratezza culturale italiana, al pensiero generalista che demonizza i videogiochi e li martirizza ancora una volta con la mannaia delle sue leggi antiquate. Ma bisogna essere lucidi in questi casi e non entrare nel vortice della polemica social. Andiamo per gradi, cerchiamo di capire.

All’alba del 30 aprile alcune sale LAN italiane hanno visto i funzionari dell’ADM apporre i sigilli a PC, console, postazioni di gioco e simulatori di guida presenti nei loro locali. A scatenare questi sequestri in tutta Italia sarebbe stata una segnalazione fatta in data 21 aprile da Sergio Milesi, CEO di LED S.r.l., società attiva nel settore dell’intrattenimento con sale slot e sale giochi. Una sorta di competitor (diretto o indiretto) degli eSport bar quindi, giusto per chiarire. E qui va fatta una prima precisazione che sui social è stata spesso manipolata o storpiata. LED S.r.l. è vero che ha come attività principale quella di gestione di slot machine – come Milesi stesso evidenzia nel suo esposto – ma come attività secondaria ha anche quella di gestione di sale bowling e sale giochi, quelle che si trovano per esempio nei cinema multisala.

L’esposto della discordia

Ma su cosa si basa questa serie di sequestri? L’esposto di Milesi punta il dito contro due aspetti nevralgici: il primo è l’assenza di omologazione delle postazioni e dei simulatori racing nelle sale LAN; il secondo invece è l’uso commerciale (quindi con scopo di lucro) di copie di videogiochi che sono destinate a un esclusivo uso domestico.

Su entrambi i punti l’imprenditore ha esposto la differenza di trattamento tra gli eSport bar e le sue sale giochi, nelle quali sono presenti anche postazioni di cabinati di videogiochi racing, le cui apparecchiature sono soggette a periodici controlli e verifiche da parte dell’Agenzia dei Monopoli, oltre che al pagamento di specifiche tasse.

La denuncia fa riferimento alla legge 27 del dicembre 2002, n° 289, alla Determinazione Direttoriale del 1° Giugno 2021 e l’articolo 110 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.) in tema di apparecchi e congegni d’intrattenimento. Non solo slot machine ma anche cabinati e altri giochi meccanici ed elettromeccanici sono interessati da queste normative. Esse prevedono che ogni apparecchio d’intrattenimento, compresi quelli non a gettoni – come ad esempio il biliardo – debba essere omologato e certificato da ADM e vada pagata una tassa per l’utilizzo commerciale.

Lasciando per un attimo alla spalle la polemica spicciola e faziosa, c’è da dire che ADM aveva già inviato prima del sequestro una serie di circolari che invitavano a regolarizzare i dispositivi presenti nelle sale LAN e in altre attività commerciali simili. Da questo lato della barricata l’iter burocratico pare essere stato rispettato e l’esposto di Milesi sembra lecito, ma su questo punto la questione si fa complessa.

Il vuoto legislativo

I gestori delle sale LAN ovviamente non accettano questo presunto attacco diretto alle loro attività e denunciano un possibile vuoto legislativo. Nella legge citata da Milesi si fa riferimento anche a dispositivi “meccanici ed elettromeccanici, per i quali l’accesso al gioco è regolato senza introduzione di denaro ma con utilizzo a tempo o a scopo” e si richiedono “specifiche di immutabilità e di sicurezza”per questi dispositivi. Tuttavia, secondo i gestori degli esport bar, la legge non è adeguata alle nuove tecnologie e realtà del mercato.

PC, console e software di gioco attuali sono soggetti a continue modifiche tecniche e aggiornamenti e questo fa sì che la loro immutabilità sia difficile da certificare. Un bel grattacapo, insomma. I gestori di LAN bar aggiungono che non si tiene conto del fatto che un hardware oggi può far girare più software e che perfino un software può essere aggiornato e modificato dallo stesso produttore. La mancanza di normative aggiornate alle dinamiche del mercato contemporaneo, tema su cui stanno puntando forte le sale LAN coinvolte nei sequestri, ha creato finora una zona grigia d’azione che è il terreno su cui si sta dibattendo in queste ore.

Videogiochi equiparati alle slot machine? Si è sentito dire anche questo in questi giorni. Al netto delle polemiche da tastiera però, per la legge italiana non è proprio così. La normativa in questione accorpa sì i dispositivi a gettoni con vincite in denaro con quelli senza vincite, ma solo per il modo con cui viene gestito il loro uso pubblico, andando a rispettare quelli che sono i diritti d’autore e d’utilizzo di un prodotto. Del resto, come facevano notare i Friends nel gruppo Telegram di Gameplay Cafè (entrateci se non ci siete!), uno dei punti su cui obiettivamente ci si può appellare poco sono le condizioni d’utilizzo di un software – quelle che non leggiamo mai – che ne prevedono l’uso privato e non commerciale.

Due nuovi colpi di scena

Nelle ultime ore però è arrivata una novità che aggiunge inedite sfaccettature alla vicenda: Milesi, l’uomo che ha scoperchiato il vaso di Pandora delle sale LAN con il suo esposto, ha anche inviato un altro documento ad ADM, di tutt’altra natura: un istanza d’interpello che in poche parole interroga circa la possibilità che la sua società possa inserire nelle proprie sale giochi (non sale slot ovviamente, ndr) postazioni con PC e simulatori per “eSport” e “sport elettronici” competitivi. Sorpresa delle sorprese. Pur non volendo essere malpensanti, il tempismo con cui vengono fatti l’esposto e quest’ultimo interpello è molto sospetto. La vicenda ha tutti i contorni di un tentativo di eliminare i competitor diretti e di appropriarsi di quella fetta di mercato.

Inoltre, in queste ultime ore è apparso in rete un comunicato stampa dell’Agenzia Dogane e Monopoli che ridimensiona, almeno in apparenza, la vicenda. ADM ha infatti smentito e dato per inesatte tutte le informazioni riguardo la chiusura di tutte le sale lan italiane. Sono state solo quattro le attività interessate dai controlli e solo tre di queste hanno ricevuto sanzioni e sequestri. Inoltre ADM ci ha tenuto a precisare che le attività fieristiche, citate sui social da alcuni gestori colpiti dai sequestri, non sono minimamente a rischio così come non sono a rischio tutte le altre sale LAN che rispettano le regole in essere.

E si ritorna alla questione regolamentazione che davvero è la parte su cui più di tutti pare esserci necessità di chiarezza (e miglioramenti futuri). Una risposta prevedibile questa di ADM, che sgonfia in parte la bolla mediatica scoppiata attorno a questo caso, che è arrivato addirittura a mobilitare la politica con una futura interrogazione parlamentare.

Solidarietà, ma senza ostracismo

Anche se dal lato dei giocatori il verdetto sulla vicenda sembra essere stato già emanato, la verità è che al momento sembra molto più complicato del previsto fare una valutazione davvero imparziale sulla vicenda. Sul piatto della bilancia c’è un fattore che molti dimenticano: ognuno tira l’acqua al proprio mulino. Milesi fa gli interessi della sua società, ADM fa rispettare le leggi in essere, i gestori delle sale LAN difendono i loro investimenti. Nessuno ammetterà pubblicamente colpe o secondi fini. Cadere nell’errore della giustizia sommaria da social, quella che fa parteggiare per la propria fazione, è troppo facile in questi casi.

A livello umano sicuramente la scelta di un imprenditore, che conosce le difficoltà di questi tempi, di andare a colpire con una sua richiesta altri imprenditori è molto poco elegante ed espone inevitabilmente a critiche sull’operato. Fuori da questa considerazione, questa vicenda può diventare l’occasione per dare finalmente un’inquadratura chiara agli eSport italiani e alle sale LAN, laddove altri paesi hanno già fatto e legiferato in maniera più completa e chiara. A noi giocatori comuni tocca il compito di non scavare trincee attorno ai videogiochi e mostrare invece la parte sana dei videogiochi.

Francesco Pagano

Dalla sua Mansion nel Sannio ha percorso l'universo in Tuta Phazon, visitando regni brulicanti di Koopa e Pietre Sheikah. Cinema, borad game e birra artigianale le altre passioni.

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