Con l’avvento della prima stagione della serie HBO dedicata a The Last of Us vogliamo rispolverare insieme a voi i tre momenti più toccanti del primo capitolo uscito originariamente per PS3, tentando di rievocare nella vostra mente dei ricordi forse sopiti col tempo, nonostante i numerosi rimandi nel corso degli ultimi anni grazie al secondo capitolo, al prodotto televisivo e il porting per PC, al momento non proprio al massimo della forma.
La saga videoludica di Naughy Dog è senza dubbio una delle più impattanti e influenti degli ultimi anni, grazie al talento tecnico/scritturale di Neil Druckman nel creare situazioni al cardiopalma miste alla suspense, all’horror e all’umanità, forse il fattore chiave per il successo della serie. Una scrittura brillante fa da sfondo a dei dialoghi taglienti, dolci e incisivi, che senza dubbio fanno empatizzare il giocatore, creando così una sintonia senza pari con quest’ultimo.
Proprio per questo andremo a discutere insieme dei momenti più toccanti della Parte I, analizzando e approfondendo la potenza narrativa delle sequenze in questione. Se non avete giocato il gioco o visto la serie, vi invitiamo a non continuare con la lettura.
Di certo non poteva mancare il prologo di The Last of Us, forse il momento più toccante e distruttivo di tutta la prima parte, volta alla presentazione di Joel e al suo approccio con l’inizio della pandemia. Nelle prime sequenze il giocatore veste i panni di Sarah, la figlia del protagonista, così che il suddetto possa familiarizzare con quest’ultima tramite delle sequenze “slice of life” (spaccati di vita quotidiana ndr).
Dopo una serie di situazioni padre/figlia dolci e sensibili, il tutto scoppia nel caos, fino al momento in cui Sarah viene ferita a morte da un soldato, sancendo allo stesso tempo, anche la morte spirituale del protagonista.
Qui parliamo di certo di un momento narrativo molto alto, che sposta la tensione verso un trauma, una tragedia scatenante lo sviluppo e la crescita di Joel in maniera negativa, vista anche la repressione e avversione dell’uomo verso il genere umano.
Una sola sequenza dona una crescita infinita all’anima del protagonista, grazie a una messa in scena maestosa e una scrittura sublime. Ancora oggi il pilot di The Last of Us è uno dei più potenti nella storia videoludica, capace di smuovere l’animo e il cuore del pubblico anche all’interno della serie TV HBO.
L’efficacia verso ogni medium, tenendo lo stesso cuore e lo stesso ritmo, è la chiave per un ottima scrittura, quindi per questo il prologo merita un posto nella classifica.
Poco dopo l’inizio dell’avventura, di certo non possiamo non elogiare il sacrificio di Tess, un’altra delle donne che Joel perde durante la sua vita, senza che quest’ultimo possa fare qualcosa per salvarla.
Anche qui parliamo di raffinata scrittura, anche qui Naughty Dog regala una messa in scena mozzafiato, al cardiopalma, distruttiva. Ancora una volta, la scena in questione è toccante per via dell’empatia che si crea con il giocatore, grazie al talento della produzione.
Tess e Joel hanno un rapporto di complicità, di amicizia, anche se la donna sembra provare qualcosa di più per il protagonista. Joel distrutto dentro e fatto a pezzi dalla vita, sembra sempre più distaccato che mai a proposito di queste situazioni e quindi anche per questo tra i due non nasce nulla a livello sentimentale.
Tutto cambia quando a Joel viene affidata una singolare missione di trasporto con al centro una ragazzina di nome Ellie. Durante il percorso Tess viene morsa e successivamente infettata, e per questo decide di sacrificarsi per salvare il suo amore platonico insieme al suo “carico”, fermando i militari che stanno inseguendo i due.
Nell’attimo prima di lasciare Tess, Joel capisce cosa sta perdendo e per una frazione di secondo riesce a rispolverare quei sentimenti di amore e dolcezza rimasti sopiti per molto tempo, soffocati dalla rabbia e dalla sofferenza scaturiti successivamente alla morte di sua figlia.
Chiudiamo con il finale della storia, anch’esso toccante, profondo e significativo. Il capitolo conclusivo di The Last of Us vede al centro Ellie e il suo potenziale sacrifico volto alla salvezza dell’umanità, dove le Lucciole vogliono ricavare un vaccino dal DNA della ragazza, come ben sapete incapace di infettarsi dopo un morso, o contatto ravvicinato con le creature del gioco.
Una volta appresa tale notizia, e considerando il rapporto padre e figlia instaurato con la ragazzina Joel decide di non lasciarla morire solo per provare a dare una speranza all’umanità, decidendo di eliminare tutti all’interno dell’laboratorio delle Lucciole, regalando un momento narrativo davvero alto al pubblico, insieme a una fase di gameplay sensazionale e brutale.
Sarah è ancora nei suoi ricordi e con Ellie il protagonista vede un barlume di rivalsa per se stesso, di redenzione, dove questa volta può optare per un esito diverso rispetto a quello descritto da noi inizialmente. The Last of Us si apre con una tragedia, una forte perdita per Joel dove quest’ultimo era impotente, debole, non adatto alla situazione. Nel finale questa scena si replica ma offre una conclusione altamente diversa.
La scelta egoistica del protagonista si erge davanti agli occhi del videogiocatore, sancendo e coronando un rapporto di empatia e comprensione creato nel corso dell’avventura, dove il protagonista sembra aver trovato nuovamente il suo equilibrio, insieme alla sua capacità di amare.
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