La Marvel difficilmente è tornata indietro, almeno per quanto riguarda i suoi film: certamente abbiamo vissuto le vicende di Captain America, abbiamo visto la nascita di Captain Marvel, ma l’idea alla base di Black Widow non è di certo quella di prepararci alle nuove avventure dell’eroina (vista la sua sorte in Avengers: Endgame). Proprio per questo Black Widow è anche il miglior film per tornare in sala e degustare, quasi a riprendere l’abitudine, un racconto che è ambientato nel passato, che spinge sulla vita privata della Vedova Nera e che farà scoprire tante sfaccettature interessanti.
Ricordiamo che il film è uscito nelle sale italiane il 7 luglio, ma gli abbonati a Disney+, pagando l’Accesso VIP, lo possono vedere comodamente da casa.
Scopriamo cosa è successo a Natasha dopo Civil War
L’intreccio di Black Widow riprende le redini esattamente dopo Civil War: la nostra Vedova Nera, Natasha Romanoff, è braccata e per questo si ritroverà, tra una cosa e l’altra, a riprendere contatto con i suoi fantasmi del passato. Tra questi, oltre a terribili traumi che l’hanno resa l’eroina che ora tutto il mondo conosce, ci sono anche persone che costituivano un tempo la sua famiglia: parliamo di Yelena Belova (Florence Pugh), Melina Vostokoff (Rachel Weisz) e Alexei Shostakov (David Harbour), personaggi che grazie alla loro interazione con la protagonista sveleranno dettagli fino ad ora lasciati solo all’immaginazione. Parlando dei vari personaggi, i due che più di tutti riescono a funzionare a schermo (oltre ovviamente a Natasha) sono Yelena e Alexei, che grazie ad una fantastica Florence Pugh e ad uno strabiliante David Harbour riescono a spiccare (e speriamo vivamente di vederli in future pellicole).
Tutta la trama è incentrata sulle vicende legate alle Vedove Nere, senza toccare troppo altre tematiche correlate: questo perché tutto il film si concentra, soprattutto, sul far scoprire al mondo chi è Natasha, e allo stesso tempo a far raggiungere alla Romanoff la consapevolezza che si può scegliere cosa fare della propria vita nel futuro. Il film tratta tematiche in alcuni casi importanti, utilizzando il filtro supereroistico così da divedere per bene buoni e cattivi, ma allo stesso tempo sfruttando la capacità del cinecomic di poter raccontare storie umane.
Azione e adrenalina come non se ne vedeva da Captain America: The Winter Soldier
Il film costituisce quindi un racconto a metà tra l’action movie e il thriller, con non troppi colpi di scena ma capace almeno un paio di volte di stupire lo spettatore, grazie anche a trovate di sceneggiatura intelligenti. Il resto è composto da una buona dose di introspezione, soprattutto curata attraverso i dialoghi tra i personaggi, e una serie di scene d’azione: aspettatevi quindi inseguimenti, combattimenti dalle coreografie spettacolari, sparatorie e persino un po’ di sane fughe condite da quel pizzico di parkour che non guasta mai. Il tutto però risulta stranamente bilanciato, non cadendo nelle classiche botte da orbi ma nemmeno facendo diventare il tutto un solo e lungo esame introspettivo.
Un film che scorre piacevolmente, con delle scene d’azione spettacolari e dei personaggi ben scritti
Ciò che invece purtroppo non convince tanto è Dreykov (Ray Winstone), che viene mostrato a schermo come una sorta di macchietta, una nemesi sovietica che sembra più omaggiare i nemici di James Bond che portare a compimento il proprio interesse. Lui, e tutta la Stanza Rossa, sono purtroppo trattati in modo approssimativo: se da un lato infatti fanno vedere molto chiaramente i vari momenti in cui Dreykov arruola Vedove Nere, tutta la parte di addestramento e tutto il contenuto legato alla nascita di queste spietate assassine è lasciato all’immaginazione dello spettatore.
Ancor più mal gestito è il personaggio di Taskmaster: purtroppo esso, una sorta di antieroe mercenario nella controparte fumettistica, in questo Black Widow risulta quasi maltrattato, come avvenne con il Deadpool visto in X-Men Le Origini: Wolverine. Tutto sommato però compare bene a schermo, specialmente negli scontri con Natasha, e insieme a Red Guardian danno quel tocco in calzamaglia che per il resto del film è sostituito da tute nere e bianche.
Croce e delizia infine di questo film è il suo collocamento temporale: come abbiamo detto, Black Widow racconta le vicende di Natasha dopo Civil War, e per questo fa scoprire a chi ha vissuto tutta la timeline del Marvel Cinematic Universe tante sfaccettature. In primis, la scelta fatta da Nat su Vormir è molto meno frettolosa, e in secondo luogo fa capire pienamente anche tutte le dinamiche famigliari che hanno portato alla riformazione, nel corso delle pellicole successive, degli Avengers. Dall’altra parte però, essere posizionato non sequenzialmente a dei film usciti qualche anno fa (ricordiamo che sono passati circa 5 anni dall’uscita di Captain America: Civil War nelle sale) stona un po’ nel vedere una Vedova Nera ancora non evoluta in quella che poi, negli anni del BLIP, si occuperà di gestire tutte le operazioni, come una sorta di grande collante per tutti quei supereroi.
Black Widow è un esperimento: non troverete il classico stile Marvel Cinematic Universe (anche se Red Guardian è il personaggio comico per eccellenza e molte scene giocano con lo spettatore attraverso semplici battute ad effetto), ma qualcosa di più vicino a The Winter Soldier. Ciò che però quel film non faceva, mentre Black Widow porta a compimento magistralmente, riguarda l’esplorazione della psicologia di Nat, un personaggio che, dopo tutti questi anni, ancora deve essere scoperto e che questa pellicola mostra perfettamente.
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