Prendete una serie di eroi, metteteli insieme e avrete un classico gruppo di super pronti a combattere il nemico di turno. Ma quando questi nemici richiedono di agire al di fuori del radar della legge, ecco che entra in gioco Amanda Waller, a capo della sua Task Force X, o come tutti la chiamano, la Suicide Squad. Le premesse di The Suicide Squad – Missione Suicida sono le stesse del precedente film di David Ayer, ma stavolta con le redini della partita in mano a James Gunn, che molti conosceranno per i suoi Guardiani della Galassia (e meno invece per la sua esperienza nella Troma, casa produttrice di film a basso costo nota per le scene splatter e per il politicamente scorretto.
Con un roster quasi completamente rinnovato, stavolta il pericolo porterà i malcapitati criminali – che puntano a completare la missione suicida in cambio di uno sconto di pena di 10 anni (e con una bomba in testa detonabile da remoto in caso di fuga) – sulla fittizia isola di Corto Maltese, alle prese con il Progetto Starfish, un pericolo che potrebbe colpire il mondo intero.
In termini pratici, l’intreccio di The Suicide Squad – Missione Suicida scorre leggero senza troppi intoppi: la sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, può far leva sull’esperienza che Gunn ha maturato con i gruppi di supereroi fuori dal coro, unita alla libertà concessa in questo film da parte della Warner Bros. D’altronde parliamo della Suicide Squad, e cosa potrebbe più aver senso di rendere tutta l’esperienza un continuo eccesso di sangue, splatter, azione e decisioni decisamente lontane dal classico eroe epico visto fin’ora nei film della DC?
Un gruppo di criminali sacrificabili contro un pericolo mondiale
Intelligente inoltre la scelta di utilizzare gran parte dei criminali poco noti, o per meglio dire dotati di poteri decisamente particolari: se infatti lo stile di combattimento di Harley Quinn (Margot Robbie), le sparatorie scenografiche di Bloodsport (Idris Elba), l’azione sanguinolenta di Peacemaker (John Cena) e le tattiche di Rick Flag (Joel Kinnaman) sono qualcosa di già visto (anche se decisamente fatto in modo magistrale), ci sono tanti altri eccentrici personaggi dotati di poteri assurdi. Abbiamo quindi King Shark (Sylvester Stallone), uno squalo umanoide dotato di poco intelletto e di tanta forza, Ratcacther II (Daniela Melchior) che può controllare i topi, Polka-Dot Man (David Dastmalchian) che può usare dei pois per disintegrare i nemici (e che ha seri problemi con la figura materna) e Thinker (Peter Capaldi), un genio dotato di un’intelligenza sovrumana.
La danza continua però con tanti altri personaggi: alcuni vecchi ritorni come Captain Boomerang (Jai Courtney) vanno ad affiancarsi a personaggi come T.D.K. (Nathan Fillion), che può staccarsi le sue braccia e comandarle a distanza o Weasel (Sean Gunn), una donnola terribilmente inquietante. Insomma, il roster è assurdamente gigante, e il modo in cui viene utilizzato mostra sin dai primi momenti una genialità data proprio dall’esperienza nel saper utilizzare sapientemente tali personaggi. Ognuno di essi infatti trova il suo giusto posto, riesce a imprimere una caratterizzazione davvero eccellente e tutto quanto succede senza interminabili scene lente o pause, ma in un insieme di azione mista a proseguo della trama, dando un ritmo al film davvero adrenalinico.
Famiglia è dove c’è sangue
Parlando proprio del ritmo del film, The Suicide Squad – Missione Suicida articola molto bene una serie di coreografie di combattimento all’uso sapiente della CGI, alternando inoltre una serie di trovate stilistiche davvero particolari. Il film gioca molto con lo spettatore, soprattutto per quanto riguarda la sospensione dell’incredulità: se infatti questa è già più che avviata grazie al fatto che parliamo di criminali (spesso meta-umani) dotati di abilità particolari, Gunn posiziona una serie di easter egg e una serie di trovate fotografiche degne di un film simile. Ecco allora che la storia ricalca un’approssimativa divisione a capitoli (come nei fumetti), sfruttando proprio l’ambiente circostante per raccontarle, mentre salta un paio di volte avanti e indietro nel tempo per velocizzare il racconto, così da lanciarci subito dentro all’azione (senza quindi inutili “spiegoni” all’inizio della pellicola).
Interessante anche la scelta di articolare alcune scene in modo congeniale, così da lasciare lo spettatore quasi sempre in uno status di stupore. Ognuna di queste infatti, occupando un buon lasso di tempo, è strutturata in modo tale da non risultare un semplice insieme di colpi ben assestati, ma sfrutta dinamiche particolari per rendersi agli occhi dello spettatore nuova e fresca: abbiamo quindi scene mostrate di riflesso tramite superfici riflettenti, fasi altamente pazzoidi di Harley che immagina una serie di elementi a schermo e persino coreografie che rendono protagonista solo e soltanto la violenza.
Un’altalena di emozioni dalle tinte rosso sangue
Proprio questa è infine la protagonista indiscussa della pellicola: se Gunn infatti riesce senza dubbio a sfruttare alla perfezione il suo gruppo, senza enfatizzare troppo uno o l’altro membro (nel limite del possibile), ciò che accomuna quasi tutti questi criminali è la violenza usata. Tra tutti spicca ovviamente quella di Peacemaker, un personaggio terribilmente ben scritto che subito cattura l’attenzione (e che potremo rivedere nella serie tv dedicata, scritta dallo stesso Gunn), ma anche Bloodsport e Harley Quinn (che splende più in questa pellicola corale che nel precedente film con le Birds of Prey) si trovano a proprio agio tra il sangue dei nemici. Ciò che sicuramente differenzia questo The Suicide Squad – Missione Suicida al precedente è il peso dato al suo insieme: se il primo di Ayer aveva comunque quell’alone di “serietà” ricevuto indirettamente dalle precedenti pellicole, la mano di James Gunn e gli ultimi film DC hanno spianato la strada a questa pellicola per essere uno dei migliori film di sempre dedicato ad un gruppo di strani tipi in calzamaglia.
Funzionante proprio grazie al suo insieme, difficilmente un film del genere potrebbe avere tale successo senza la liberà concessa a James Gunn, che gli ha permesso di raffigurare ciò che voleva su schermo. Proprio per questo si vede molto forte la sua “discendenza” dalla Troma, il suo modo di fare decisamente splatter e gore, con una totale assenza pudica verso scene che di rado vengono accostate a personaggi dei fumetti (almeno su schermo).
The Suicide Squad – Missione Suicida è un’esperienza fuori dal comune: James Gunn e la pletora di grandi attori che porta su schermo criminali decisamente fuori dagli schemi riescono a creare un’esperienza visiva degna del nome che porta il film. Una missione suicida alla pari del rischio preso nel rendere questo film Rated R, e quindi libero da ogni censura possibile, ma che permette di avere sul grande schermo un qualcosa di fantastico, dal primo minuto fino alle ultime scene dopo i titoli di coda. Se questa è la strada che la DC e la Warner Bros. vogliono prendere, allora possiamo dire che ci sono ottime speranze per le future pellicole. Di sicuro, abbiamo davanti il primo vero cinecomic che riapre le danze – in modo eccezionale – e che riporta finalmente in sala il suo pubblico.
Se state cercando un po' di sollievo dallo stress quotidiano e volete immergervi in mondi…
Ho sempre visto la pizza come mezzo di aggregazione e condivisione, oltre il piacere estremo…
Sono passati tre anni e mezzo dall'uscita della grandiosa Parte II di The Last of…
Le festività natalizie sono il momento perfetto per scartare regali e rilassarsi con una sessione…
Kojima Productions ha confermato che l'adattamento cinematografico live-action del gioco Death Stranding dello studio è…
The Game Awards 2023 ha svelato una lista di vincitori molto interessante, con Alan Wake…