Birds of Prey: la non proprio fantasmagorica rinascita di Harley Quinn

Harley Quinn torna al cinema con nuove compagne, in questa pellicola poco originale ma tanto divertente.

Cinema & Serie TV di Simone Lelli

Il cinema d’intrattenimento, soprattutto quello legato a supereroi e affini, ha ormai conquistato il grande schermo (alcune volte rompendo le uova ad autori più ricercati che trovano sempre meno spazio nei cinema). Proprio il mondo nato dalla carta stampata trova nella sua faretra una moltitudine di frecce, fatte ognuna di un personaggio utilizzato nel corso delle varie storie a fumetti, ormai così tanti da perderne il conto. Purtoppo però non bastano dei personaggi ben scritti per creare una storia altrettanto buona, e questo spesso viene dimenticato nell’istante in cui entra in produzione un film. Abbiamo visto tante pellicole fallire per questo motivo, ma sembra che l’errore non sia ancora stato imparato del tutto.

In Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn – che arriva nei cinema domani 6 febbraio – partiamo proprio dalla pazza ex-psichiatra e dalle dirette conseguenze degli avvenimenti di Suicide Squad: ormai senza Joker, la ragazza non riesce a trovare una sua identità. Per questo, e per mille altri motivi, Harley Quinn finirà per incontrare, e allo stesso tempo ad affrontare, altri personaggi iconici del DC Universe. Parliamo di Dinah Lance (Black Canary), Helena Bertinelli (Huntress), Renee Montoya e la piccola Cassandra Cain (che nei fumetti veste i panni di Batgirl). L’avanzare della trama procede in modo molto scostante, soprattutto visto che Harley, alla ricerca di nuovi incarichi come mercenaria, racconta come narratrice l’intreccio utilizzando tecniche già viste in altri film di un altro mercenario (chiacchierone). Ecco allora enormi flashback, stop delle scene dovute a momenti narrativi, grafiche e scritte che compaiono durante le scene e tanti altri espedienti ormai quasi abusati.

 

 

La narrazione è discontinua, ma non sempre questo è un pregio del film.

Nei suoi 108 minuti Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn spingerà lo spettatore ad osservare, più che una trama incalzante e interessante, un insieme di luoghi comuni, battute non sempre azzeccate, scene d’azione ben elaborate e comic relief di svariato genere. Se questo può sembrare gradevole a prima analisi, purtroppo però la prepotenza con cui queste dinamiche occupano la scena diventa eccessiva, portando alla lunga cali dell’attenzione. I dialoghi tra i vari personaggi non sempre brillano di luce propria, ma spesso sono fini a se stessi e deboli in confronto alla carica estetica dei vari personaggi, alcuni più degli altri. Lato villain troviamo un Ewan McGregor che impersona uno strano Black Mask, quasi al limite dello psicopatico e ridotto quasi ad una macchia del supercriminale che ci aspettavamo, affiancato dall’affidabile (e quasi animale domestico) Victor Zsasz, anche stavolta con la mania di tagliarsi il corpo per ogni omicidio commesso.

Margot Robbie si rivela essere l’unica attrice in grado di portare a schermo un Harley Quinn quanto più vicina all’originale, mentre i twist dati alle altre protagoniste sono gradevoli e interessanti. Huntress di Mary Elizabeth Winstead è psicopatica quanto basta, Black Canary di Jurnee Smollett-Bell risulta pronta all’azione e sensuale quanto serve, la Renee Montoya di Rosie Perez calca bene le origini del personaggio e la Cassandra Cain di Ella Jay Basco propone una versione fanciullesca utile ai fini della trama.

Come già detto, il potenziale sia delle protagoniste che dei nemici è elevato e mal utilizzato, cadendo nel banale quando invece alcune dinamiche differenti avrebbero reso il film più interessante.

Quando però il film smette di pensare solo a estetica e comicità produce delle scene davvero contrastanti con il resto della pellicola: i vari combattimenti nel corso del film sono spettacolarmente coreografati, capaci di risvegliare dal torpore dovuto al resto della pellicola e di iniettare adrenalina direttamente nel cuore dello spettatore. Le inquadrature seguono il giusto ritmo, ogni singola scena è magistralmente collegata all’altra e l’esaltazione che le protagoniste portano a schermo viene remplicata empaticamente sui volti di chi è al cinema. Proprio lì, inoltre, il livello di comicità diventa leggermente più ragionato, giocando con battute sagaci e strappando più di una volta qualche risata.

I combattimenti nel corso del film sono spettacolarmente coreografati

Anche se determinate scene saranno abbastanza violente, il film non raggiunge le vette viste da pellicole simili e mantiene un briciolo di decenza evitando troppo sangue, splatter e gore. Verso la fine del film, Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn ingrana la giusta marcia, forse complice il districarsi della trama, e incalza in quel breve tempo rimasto (circa 25 minuti): poco purtroppo, visto che i titoli di coda lasciano un po’ l’amaro in bocca, facendo riflettere che forse, allo stesso ritmo di questa conclusione, il film avrebbe avuto un risultato decisamente diverso.

 

Birds of Prey Ewan McGregor Margot Robbie
Foto di Claudette Barius

 

Il finale ingrana quella marcia che manca nel resto del film

Un concetto fondamentale va però evidenziato: sebbene Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn è un film che racconta di uno strano gruppo di combattenti (non so nemmeno se definirle eroine, villain o antieroi) di genere femminile, non cade nella trappola del femminismo rendendo il tutto una sorta di manifesto, più che un film d’intrattenimento. Così come il gruppo originale nato nei fumetti, non serve evidenziare il loro coraggio ne la loro forza, ci pensa il film a raccontarle e lo fa in modo naturale (e non goffo come altri esponenti del genere).

Tecnicamente il film non utilizza tanti orpelli per colorare le scene, visto che già i vari personaggi ci pensano con i loro caratteri e le loro caratterizzazioni estetiche: il film è molto Harley-centrico, sebbene avanzando dia il giusto spazio alle comprimarie. La palette di colori scelta spazia molto, complice il tratto psichedelico che serpeggia in alcune scene del film, ma torna nei giusti limiti quando ce n’è bisogno, senza distogliere lo sguardo dal centro della scena.


Più vicino ad una videoclip che ad un film, Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn si risolleva verso la fine, quando le cose stanno per concludersi, e mostra il suo potenziale massimo. Purtroppo per arrivare a vederlo dovrete guardare circa 1 ora di flashback lunghissimi, battute poco divertenti e svolgimenti di trama banali, ma se riuscirete a resistere potrete godervi coreografie di combattimenti fantastiche, dei momenti comici davvero esilaranti e un’identità più definita, lontana da film già visti e più nelle corde di un supergruppo del genere.


Ci sono 2 commenti

COLDSEASONS
COLDSEASONS "Master of the Universe"
Complimenti, ti sei registrato!Chiacchierone!NiubboGuardone!Gameplay Café è il mio ritualeJuniorE3 2019 Special!Master
5 Febbraio 2020 alle 23:10

Da fan DC (molto più che Marvel/MCU, lo ammetto) è uno dei pochissimi film DC che non guarderò. M’ispira davvero pochino, inoltre le anteprime e le recensioni non è che mi abbiano fatto cambiare idea, anzi, hanno confermato tutte le mie già basse aspettative. Peccato, lo reputo un film passabile e niente più.

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