Al giorno d’oggi è molto difficile trovare aziende disposte a prendersi qualche rischio per una produzione tripla A, soprattutto se si tratta di nuove proprietà intellettuali basate su stili e meccaniche al di fuori dai canoni stabiliti dalle grandi produzioni commerciali. Per fortuna non mancano le eccezioni, come From Software, che con il suo Dark Souls, figlio spirituale del loro precedente Demon’s Souls, è riuscita nella scorsa generazione a regalare al pubblico un titolo a suo modo rivoluzionario, capace di dare vita a un nuovo sotto genere, quello dei Souls like.
Come? Semplicemente” riproponendo un concept vecchio ma ormai dimenticato da molti sviluppatori moderni, basato su un gameplay “duro” e senza fronzoli, ma proprio per questo capace di regalare tante soddisfazioni una volta padroneggiato.
Il tutto all’interno di un genere, quello dei GDR d’azione, tra i più amati dai giocatori, “condito” da un’ambientazione fantasy a forte tinte dark e da una narrativa particolare basata anche sulle immagini, sulla descrizione degli oggetti e sull’interpretazione dei giocatori.
A distanza di sette anni From Software ce lo ripropone in un formato adattato alle nuove console, Xbox One e PlayStation 4, oltre che per PC (e più avanti per Nintendo Switch), in un’edizione intitolata Dark Souls:Remastered. Un’operazione commerciale, certamente, ma anche un modo per dare l’occasione a tanti fan di rigiocarlo in maniera più fluida, e ad altri di farlo per la prima volta se se lo sono persi.
Il gioco, direttamente o indirettamente, ormai lo conoscono tutti, a meno di non aver vissuto su Marte negli ultimi otto anni. Quindi sarebbe probabilmente esagerato star qui a vivisezionarne ogni aspetto. In questa recensione, pertanto, anche se descriveremo ovviamente il gioco, cercheremo di concentrarci di più sulle novità offerte da questa edizione rimasterizzata.
Il titolo, lo diciamo subito, è quasi un clone dell’originale. Pertanto la giocabilità, le situazioni di gioco e perfino molti bug sono gli stessi, identici delle edizioni PlayStation 3 e Xbox 360. Pigrizia da parte dello sviluppatore nell’impegnarsi per offrire un prodotto migliore, o volontà di mantenere inalterata l’opera così com’era?
From Software griderà fino alla morte che lo ha fatto per questo motivo, io sono più propenso a credere che se la siano voluta prendere un po’ comoda. Ad ogni modo, non è detto che, almeno in termini di giocabilità, lasciare tutto invariato sia una scelta poi completamente sbagliata, seppur non condivisibile del tutto.
Fortunatamente il team di sviluppo ha sistemato la questione frame rate, rendendolo finalmente stabile, almeno a occhio, e fisso a sessanta frame per secondo. In questo modo il titolo diventa più giocabile, soprattutto in quelle aree, leggasi La città infame, dove nella versione del 2011 si registravano dei cali paurosi, al punto da rendere ancora più difficile per il giocatore superare la zona e i nemici che la popolavano in grande numero.
La forza di Dark Souls risiede nel suo gameplay e nel suo retroterra assolutamente evocativo. Oscuro, affascinante e difficilissimo, ma senza mai dare la sensazione di essere ingiusto, è un action-rpg che punisce il giocatore disattento, quello che rifà sempre gli stessi errori, che si distrae o avanza a testa bassa senza un minimo di accortezza o strategia, mentre premia chi ha pazienza, chi studia i percorsi, le statistiche, i potenziamenti, le routine comportamentali dei nemici e perfino i bug! Perché il punto è proprio questo: una volta imparate le meccaniche, il gioco non diventa una passeggiata, ma nemmeno quell’Inferno che può sembrare. Io stesso dopo qualche prova in cui mi sono lasciato abbattere dalle prime difficoltà, ho iniziato a ragionare e a prestare attenzione a quanto avviene sullo schermo e in poco tempo mi sono reso conto che le sfide diventavano meno complesse, toste da superare ma senza fiaccarmi.
Bisogna sperimentare sulla propria pelle, morte dopo morte, in modo tale che ogni istante giocato possa servire a ottenere qualcosa di importante in funzione di un nuovo tentativo successivo.
Dark Souls: Remastered ripropone l’ottimo comparto online della versione originale, compresi i famosi Patti, ma con alcune novità di rilievo, come la possibilità di giocare in sei in contemporanea, anziché quattro come in passato, sia in PvP che in PvE e l’uso di server dedicati e non più peer-to-peer.
Cosa che reputo molto interessante, visto che la cosa dovrebbe rendere stabili le connessioni e ridurre al minimo, se non eliminare del tutto, fenomeni di lag. Interessante poi la possibilità di settare il matchmaking in locale o globale, il sistema di password simile a quello di Dark Souls III per facilitare la partecipazione degli amici online e, dulcis in fundo, una serie di piccole ma gradite modifiche, come un numero di Estus Flask dimezzate per gli invasori, e l’impossibilità di evocare alleati in rapida successione.
All’inizio dell’articolo ho scritto che a livello di giocabilità il gioco è praticamente quello uscito su PlayStation 3 e Xbox 360 nel 2011. Ebbene, lo stesso discorso vale anche a livello tecnico. A parte una maggiore definizione, qualche effetto e un migliorato sistema di luci e ombre, infatti, tutto è uguale al passato. Questi pochi ritocchi non riescono a nascondere la natura “vecchia” del gioco, ma solo a renderlo leggermente più gradevole a vedersi su Xbox One. D’altronde già all’epoca il titolo tecnicamente non era al top, con le sue texture in gran parte piatte e modelli poligonali non certo all’altezza di altri grossi titoli.
Eppure, oggi come allora, a mio parere Dark Souls: Remastered si fa valere, per certi versi, grazie all’ottimo design delle creature che popolano l’avventura, soprattutto i boss, e delle aree di gioco, ben caratterizzate grazie all’ottima vena artistica dei grafici From Software, capaci di regalarci scorci dai toni magici e onirici.
Strutture diroccate o semi distrutte che emergono dal nulla come scheletri di una civiltà ormai perduta; luoghi carichi d’atmosfera, talvolta battuti da un vento sferzante, cupi e decadenti, con sentieri sempre più stretti e bui che conducono spesso direttamente tra le fauci di qualche mostro. Un vero e proprio spettacolo dark fantasy.
Ho giocato Dark Souls: Remastered su Xbox One, dopo averlo già giocato e recensito su Xbox 360.
DurataDark Souls ha riportato in auge un tipo di esperienza contraddistinta prevalentemente da una difficoltà punitiva e nettamente superiore alla media, a cui fa da sfondo un mondo di gioco incredibilmente sfaccettato, ricco ed evocativo. Tutti elementi che ritroviamo in questa edizione rimasterizzata, che però, a parte i sessanta frame per secondo, nulla aggiunge di davvero eclatante all’esperienza dell’originale. Rafforzato da una maggior definizione e fluidità, ma fedelissimo all’originale in tutto il resto, potrebbe proprio per questo suscitare un certo disappunto e una mancanza di interesse da parte di chi auspicava un’edizione tecnologicamente migliore. Per questo a chi lo ha già giocato consigliamo di provarlo, prima di acquistarlo, mentre a coloro che non lo hanno ancora fatto e possiedono una Xbox One, di chiudere un occhio sulla grafica, e recuperarlo per colmare la lacuna.
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E mentre tutti si sbattono con Sekiro, io che devo ancora recuperare questo capolavoro fra poco inizerò il mio viaggio a Lordran, non vedo l'ora di farmi prendere a calci nelle gengive! :D
P.S: Bella recensione