Recensione

A scuola di amore con il dottor Hakim in It Takes Two!

Prima di passare alla recensione di It Takes Two, è doveroso spendere due paroline sul suo ideatore: avete presente Josef Fares? Ma sì, quel tizio che ogni volta che sale su un palco di qualche evento legato ai videogiochi deve tirare giù almeno un divertito “Fu*k!” verso qualcosa o qualcuno, un tipo sempre sovra-eccitato e sorridente. Una vera sagoma, in effetti.

C’è chi lo ricorda per le sue imprecazioni e per la sua eccentricità scenica e, ovviamente, c’è chi lo ricorda anche per i suoi videogiochi. Giochi che sono sempre stati ben recepiti, tra l’altro. Brothers: a tale of two sons (Starbreeze, 2013) vinse parecchi premi e convinse gran parte della critica, grazie alla sua delicatezza e al suo saper farci collaborare con noi stessi tramite il controllo di due personaggi simultaneamente. Poi toccò ad A Way Out (Hazelight, 2018), altro gioco cooperativo – questa volta per due giocatori – che vide protagonisti due prigionieri intenti a evadere dal carcere, in un crescendo di situazioni ed emozioni. Anche qui il successo di pubblico e critica fu più che meritato.

Ora però tocca valutare It Takes Two, la terza opera di Fares e seconda di Hazelight. Sarà riuscito a mantenere l’evoluzione vista nei precedenti giochi o la sua personalità sopra le righe avrà finito per influenzare, in negativo, le sue qualità di autore?

Ok, ci è riuscito. Inutile aspettare la fine della recensione per ammetterlo: con It Takes Two, Fares ha dato vita non solo al suo miglior gioco ma anche a uno dei videogiochi più interessanti, vari e divertenti degli ultimi anni. Con queste poche parole esaltate vi potrei far intuire i motivi per i quali dovreste giocare a It Takes Two, senza neanche il bisogno di scrivere la recensione per intero. Dopotutto per descrivere il gioco potrebbe bastare una frase a effetto, tipo: “It Takes Two è un’opera eccezionale, un gioco incredibile, un titolo che regala divertimento ed emozioni in continuazione. Un susseguirsi di situazioni travolgenti, supportate da un gameplay estremamente vario e confezionato ad arte in ogni sua declinazione”. Chiaro, no? No, non basta. Datemi tempo, fatemi raccontare di più. Voglio parlare di questo gioco. Poi lo potete andare a comprare.

Una coppia che scoppia

Prendete Toy Story, mischiatelo con un matrimonio in crisi e aggiungete un pizzico di “Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi!”. Ora sostituite “ragazzi” con “genitori”, poi sostituite Woody e Buzz con May e Cody, la mamma e il papà in piena crisi matrimoniale protagonisti di questa storia. Preoccupata per la drammatica situazione familiare, Rose, la loro figlioletta, si dedica anima e corpo a rinsaldare il rapporto dei genitori, confidando fermamente nei consigli del Dr. Hakim, lo scrittore del Libro dell’Amore di cui, misteriosamente, Rose è entrata in possesso. Colma di speranza verso questo ritrovato ausilio, la ragazza esprime il desiderio che innesca la scintilla degli avvenimenti: così, per far si che i due possano ritrovare il loro amore, Cody e May vengono trasformati nelle bambole che la bambina aveva fatto a loro immagine e somiglianza. Il colpevole di tutto ciò è nientemeno che l’autore del libro sull’amore: il Dr. Hakim! Seguire il suo inusuale corso sull’amore è l’unica via per uscire dall’incubo!

La storia alla base di It Takes Two è poco più che un espediente narrativo per presentare i personaggi e motivare il loro percorso nel gioco. Una trama semplice e collaudata, ma che grazie allo sviluppo dei protagonisti e ai continui interventi e consigli del Dr. Hakim (la cui voce è data proprio da Fares), riesce a motivare ogni situazione, dare un senso logico alle ambientazioni e una naturale coerenza ai vari equipaggiamenti di cui disporranno May e Cody.

It Takes Two è un’opera eccezionale, un gioco incredibile, un titolo che regala divertimento ed emozioni in continuazione

Ogni “consiglio” del dottore corrisponde a un potere diverso, ogni potere corrisponde a un differente approccio al gameplay. Questa regola vale per tutto il gioco, permettendoci di affrontare ogni ambientazione con un diverso arsenale, adeguato a un design dei livelli pensato appositamente per il potere o lo strumento in dotazione. Fatta eccezione del rampino, attivabile verso piattaforme specifiche premendo R1, nessun altro potere ci accompagnerà per tutto il gioco. Sono assolutamente certo che svelare anche solo uno dei poteri in dotazione possa rovinare, se pur in minima parte, l’esperienza. La cosa che posso dire, senza la paura di rovinare il piacere della scoperta, è che ogni potenziamento ricevuto a inizio livello equilibra perfettamente il gameplay tra i due giocatori; quasi tutte le situazioni proposte sono infatti atte a far collaborare i giocatori e ogni caratteristica dell’equipaggiamento in possesso compensa le mancanze di quelle in possesso dell’altro giocatore.

INFO UTILI

Ho giocato a It Takes Two su PS4 Pro con mia moglie, che ha anche provveduto a regalarmi il gioco (salvo poi rivelarsi un bellissimo regalo per entrambi). Alcune sessioni si sono protratte a lungo, trovandoci talmente coinvolti e divertiti dal non riuscire a staccarci dal gioco!

Durata
  • Per completare la storia servono circa una dozzina di ore, il tempo si dilata in base alla curiosità nello scoprire ogni segreto e al voler interagire con ogni elemento disponibile.
Struttura
  • Gioco Cooperativo a schermo condiviso per due giocatori.
  • L'avventura è strutturata in diversi ambienti e zone, ogni zona è divisa in livelli separati (selezionabili a piacere una volta completati).
  • Di base si tratta di un Platform cooperativo, ma si trasforma continuamente andando a stuzzicare praticamente ogni genere conosciuto.
Collezionabili e Extra
  • Non ci sono collezionabili fisici, ma gli elementi nascosti riservano scenette e situazioni assai divertenti.
Scheda Gioco
  • Nome gioco: It Takes Two
  • Data d uscita: 26 Marzo 2021
  • Piattaforme: PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X
  • Lingua doppiaggio: Inglese
  • Lingua testi: Italiano

Crazy, Stupid Farez

Come se non bastasse la varietà di poteri e arsenale in dotazione e la perfetta integrazione tra giocatori e level design, il gioco propone un susseguirsi di situazioni estremamente varie, sopra le righe e sempre (davvero, sempre!) interessanti e mai banali. Ogni zona che ci si trova ad affrontare offre nuove possibilità, nuovi stravolgimenti al gameplay e nuove situazioni del tutto imprevedibili. La base di partenza è quella di un gioco di piattaforme, ma nel corso del titolo si affrontano talmente tanti stili e generi che è impossibile contarli tutti. Così come è impossibile cogliere tutte le citazioni e le ispirazioni che influenzano ogni scelta di gameplay e level design.

La cosa che più sorprende è che ogni genere a cui Hazelight va ad attingere, viene rimodellato e reinterpretato per adattarsi al contesto. Non si salta di palo in frasca con elementi scopiazzati e buttati lì per far numero, bensì ogni aggiunta e ogni stile viene rimodellato e adattato al contesto e al gameplay. Ancora più incredibile è come, per tutta la durata del gioco (circa tredici ore) non ci sia mai una situazione identica all’altra o un ambiente che ne ricordi uno già visto.

La varietà dei livelli e la loro realizzazione è un altro fattore che lascia a bocca aperta. Ogni livello è costruito in maniera impeccabile, da quelli iniziali più piccoli e introduttivi, fino a quelli con enormi zone liberamente esplorabili. Grazie a un gameplay sempre solido, saltare e correre da una parte all’altra dei livelli più ampi è un vero piacere, anche perché è proprio in essi che si nascondono le chicche più intriganti che il gioco ha da offrire.

Esplorare gli angoli di ogni livello permette infatti di scoprire dei minigiochi, affrontabili liberamente una volta sbloccati. L’interazione con gli elementi “sospetti” e la curiosità del giocatore conferirà agli stage ulteriore profondità, ricompensandolo con scenette esilaranti, citazioni continue e, non da meno, sbloccando gli obiettivi che il gioco propone.

Pixar, Scansate!

Come già detto It Takes Two si basa su uno scheletro platfrom, ma quasi mai sarà legato al concetto di finire il livello (o una sezione di esso) andando dal punto A al punto B. L’esplorazione smorza quasi sempre il viaggio, e gli enigmi proposti ritmano ogni sezione. Attivare leve, sbloccare passaggi e affrontare temibili boss sono fattori che scandiscono costantemente il gioco.

Che sia lo spazio profondo raggiungibile da una semplice cameretta o la fitta giungla che si nasconde in ogni giardino, la realizzazione degli scenari è di assoluto pregio. Non solo per il lato tecnico, dove comunque It Takes Two viene fuori a testa alta, proponendo luci, colori, e superfici perfettamente riprodotte, a sorprendere sono anche tutti quei colpi di genio che trasformano oggetti comuni in elementi scenici straordinari.

Per tutta la durata del gioco (circa 13 ore) non c’è mai una situazione identica all’altra o un ambiente già visto

La fantasia degli artisti di Hazelight è andata a briglia sciolta, cavalcando una serie di idee davvero fuori di testa. Dai meccanismi agli elementi di scena, ogni cosa è frutto di un’idea che reinterpreta la forma o l’utilizzo di un banale oggetto in qualcosa di più, che sia una semplice piattaforma, un intero livello o un accessorio da utilizzare effettivamente nel gioco. Ci sono anche momenti in cui si abbandona la dimensione terrena degli ambienti, dirigendosi verso delle reinterpretazioni delle stesse sempre più astratte e fantasiose. Questi due elementi visivi non vanno mai in contrasto, anzi si legano perfettamente al contesto e a ciò che viene via via raccontato. L’evoluzione dei livelli va di pari passo con l’evoluzione dei personaggi, scoprendosi sempre più affini e complici, messi in crisi da cattive abitudini e per quel terribile vizio (che sovente colpisce tutti noi) di dare le cose e le persone che ci circondano per scontate.

Il coraggio delle Idee!

Le idee di cui il gioco abbonda sono il motivo per il quale risulta così divertente e ben fatto. Il coraggio di Fares di buttare dentro tutte quelle idee è premiato dal fatto che It Takes Two risulti estremamente genuino e fresco. Nonostante il gioco ponga un grosso limite, quello di essere giocato tassativamente in due, questa decisione non può essere percepita come una discriminante o un difetto, poiché scaturita da una chiara scelta del suo autore. In questo modo, senza paletti e senza costrizioni esterne, l’opera dimostra l’importanza di avere coraggio nel perseguire le proprie idee.

La fantasia dei creativi dello studio è andata a briglia sciolta, cavalcando una serie di idee davvero fuori di testa

Come dicevo all’inizio, forse non servivano tante parole per descrivere It Takes Two o, al contrario, non basterebbero mai. Gli elementi di cui parlare sarebbero ancora tanti, sta di fatto che l’ultima fatica Hazelight pone lo studio, e il suo fondatore, sotto i riflettori di tutta l’industria. L’unico elemento che può veramente trattenervi dall’acquisto è la mancanza fisica dei presupposti che il gioco richiede per poter essere giocato, che possono effettivamente venire meno in svariati casi: servono due persone, due pad oppure una connessione e un amico/amica con la quale giocare.

Se avete tutto quello che serve, giocatelo senza pensarci due volte e, se per un qualsiasi motivo, non possedete i requisiti del biglietto d’ingresso, il mio personale invito è quello fare il possibile per ottenerlo. Vi garantisco che lo sforzo sarà ripagato, fidatevi.

Oscar

Videogiocatore a tutto campo da quando aveva un Amiga500 in casa. Senza curarsi della mancanza di tempo cronica, si dedica anche al disegno ed allo scrivere di videogiochi.

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