Nelle scorse settimane vi avevamo tenuto compagnia ripercorrendo quella che è stata la storia di Paper Mario, una saga che ha attraversato praticamente ogni console di Nintendo a partire dall’avvento del 3D. Dal Nintendo 64 fino al 3DS, le peculiari avventure del Mario di carta hanno progressivamente abbandonato quelle meccaniche GDR che avevano caratterizzato i primi due capitoli.
Con il clamoroso successo di Switch poi, era lecito attendersi un nuovo capitolo del franchise che infatti non ha tardato ad arrivare. Ecco dunque la nostra recensione di Paper Mario: the Origami King, il titolo che sancisce il definitivo abbandono delle meccaniche ruolistiche in favore di una struttura votata principalmente all’esplorazione e alla risoluzione di puzzle.
Come anticipato, questo Paper Mario abbandona qualsiasi velleità di gioco di ruolo
Fin dagli albori, la saga di Paper Mario è sempre stata caratterizzata da una scrittura ironica ed estremamente curata che, negli anni, si è presa gioco degli stereotipi presenti nel mondo ‘mariesco’. Questa nuovissima iterazione non fa eccezione, ma ancor di più spinge l’acceleratore su una caratterizzazione estremamente profonda dei personaggi del regno dei funghi. Siamo abituati a vivere i videogiochi dell’idraulico con una certa leggerezza dal punto di vista narrativo, ma Paper Mario è senz’altro l’eccezione che conferma la regola. I dialoghi sono sarcatistici, intelligenti e caratterizzano praticamente ogni personaggio con il quale parliamo all’interno del mondo di gioco. Se le premesse narrative non brillano di certo per originalità, è il contesto e lo stile narrativo che ci ammaliano durante l’avventura. Così, se il filone narrativo principale non vive mai di particolari sussulti, ogni macroarea è raccontata in maniera irriverente e sfrontata, strappandovi ben più di qualche sorriso. L’intero mondo di gioco, come da tradizione, è straripante di Toad disseminati per l’intera mappa, ma sfidiamo chiunque a trovare anche solo due di loro (tra le centinaia – forse migliaia – presenti) che abbiano le stesse righe di dialogo e che non siano contestualizzate alla particolare situazione.
Arrivati al sesto capitolo della saga e giunti alla conclusione che la maggior parte di essi non presenta una vera e propria struttura RPG, è forse il caso di non considerare più questo franchise come un rappresentante dei giochi di ruolo. Del resto, questo Paper Mario vuole essere ben altro e pone il suo focus principale sull’esplorazione e sul puzzle solving. Ogni macroarea all’interno di questa struttura sandbox ha una sua tematica (che sia il deserto o una struttura acquatica à la Wind Waker) e presenta una varietà sconfinata di meccaniche che variano di volta in volta. Ci si troverà a esplorare l’intero mondo di gioco per proseguire l’avventura e portare a termine le numerose quest proposte (praticamente tutte principali), imbattendoci anche in numerosi collezionabili più o meno nascosti. Alcune zone sono strutturate in maniera più classica, altre vengono esaltate dall’uso di un particolare mezzo di spostamento che permette di creare una sorta di mondo nel mondo, che enfatizza ancora di più il livello di profondità del gameplay. Insomma, non si ha mai l’impressione di ripetere la stessa azione nell’arco delle 30 ore di gioco necessarie per portare a termine il gioco.
L’unico legame rimasto con le meccaniche ruolistiche è senz’altro il sistema di combattimento
Anche in questo caso però, accanto a un tradizionale sistema a turni, sono stati introdotti alcuni minigame che si basano sull’allineamento dei nemici in un’arena di gioco, al fine di sfruttare particolari bonus d’attacco. In particolare, riuscendo ad allineare tutti i nemici attraverso un numero di mosse limitate si potrà praticamente vincere lo scontro senza neanche farsi colpire. Ecco allora che il potenziamento di Mario va di pari passo con l’avanzamento del gioco, avendo accesso ad armi via via sempre più potenti per sconfiggere nemici sempre più forti. Purtroppo, durante l’esplorazione dei mondi, il sistema di combattimento lo si percepisce sempre più come ripetitivo in quanto non propone un grado di sfida troppo elevato e diventa così un vero e proprio riempitivo utile soltanto ad accumulare monete. Via via che si diventerà più forti però, sarà praticamente possibile saltare qualsiasi scontro (tranne quelli obbligatori) per concentrarsi sull’esplorazione vera e propria. Al contrario invece, il sistema di combattimento si esalta durante gli scontri con i boss, che rappresentano il vero fiore all’occhiello della produzione. In queste fasi i boss diventano i veri protagonisti e sarà Mario a dover trovare il percorso migliore per colpirli, scoprendo man mano il loro punto debole. In sintesi, avremmo quasi preferito l’eliminazione totale dei combattimenti durante le fasi esplorative per concentrarci eslusivamente sugli scontri contro questi temibili avversari di carta. Anche il livello di sfida, seppur mai proibitivo, sale in cattedra in più di qualche scontro davvero eccellente. Insomma, Paper Mario diverte e non annoia praticamente mai, proponendo un level design di altissimo livello per la totalità dell’avventura.
The Origami King non passa certo inosservato per il suo lato artistico: la palette cromatica utilizzata è splendida e coerente con ogni macroarea. Si passa dai colori caldi sfumati della zona desertica a quelli più freddi e netti del mare, senza soluzione di continuità. Insomma, da questo punto di vista il titolo è una gioia visiva, anche grazie ad un sistema di illuminazione di ottimo livello. Se sul lato artistico avevamo pochi dubbi sulla riuscita del nuovo Paper Mario, è il livello tecnico che ci ha sorpresi in positivo: osservare dettagli quali la realizzazione dell’erba alta o dell’acqua ci ha stupiti più del previsto.
Paper Mario: the Origami King è il sesto capitolo dello storico franchise Nintendo, sviluppato da Intelligent System. Lo abbiamo completato in circa 30 ore con una percentuale di completamento del 90%.
DurataL’opera viene completata da una colonna sonora ispirata e curata specificatamente per il tema di ogni macroarea e che sottolinea i numerosi momenti di ironia del titolo. Non si può, inoltre, non sottolineare lo splendido lavoro di localizzazione svolto nella lingua italiana, con la riprosizione eccellente dei moltissimi giochi di parole presenti a livello di scrittura.
Paper Mario: the Origami King è bello da vedere, da leggere e da giocare e, soprattutto, non fa minimamente rimpiangere l’abbandono delle meccaniche ruolistiche. Riteniamo invece che la leggerezza del titolo ben si sposi con questo accento profondo sulle fasi esplorative, che non vengono mai bruscamente interrotte da un sistema di combattimento punitivo o da un sistema di progressione da gioco di ruolo (qui praticamente inesistente). Il nuovo corso intrapreso da Intelligent System è ormai chiaro, ma, nonostante il distacco dalle componenti ruolistiche, viene mantenuta quella forte componente sperimentale che da sempre caratterizza l’intero franchise. Se oggi siete alla ricerca di un gioco di ruolo spensierato, questa non è certamente la direzione in cui guardare. Chi invece avesse voglia di giocare un titolo frizzante, ispirato e con tantissime meccaniche originali allora potrebbe benissimo dare ben più di un’occhiata.
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