Quando mi trovai a tu per tu la prima volta con la recensione di Resident Evil 7 Biohazard, ammetto di aver avuto qualche pregiudizio, non tanto per la bontà in sé del progetto, quanto perché come tanti fan non riuscivo a digerire l’idea che Capcom avesse stravolto letteralmente quella che era (ed è) una delle mie saghe preferite di sempre. Va bene, tentare nuove strade, mi dicevo, ma qui mi sembrava si fosse esagerato. Certo, per qualsiasi sviluppatore impegnato con il genere horror, diventa sempre più difficile riuscire a stupire e spaventare il pubblico, ormai poco predisposto alle sorprese da anni e anni di “esposizione” a film, serie TV e videogiochi di genere.
Davanti a una platea abituata a ogni genere di situazione terrificante, Capcom ha trovato negli anni parecchie difficoltà a mantenere vivo e attuale un marchio storico come Resident Evil.
Ma arrivare a progettare quasi una sorta di riavvio della serie, alla ricerca di quella soluzione che servisse a fargli ritrovare atmosfere e meccaniche, seppur in parte rinnovate, dei primi capitoli senza i vecchi protagonisti, gli zombi e le altre creature iconiche mi sembrava un (fastidioso) azzardo. Invece…
Invece dopo qualche ora di gioco, nonostante il suo essere diverso, Resident Evil 7 biohazard, che qui recensiamo nella sua versione Gold Edition, ha finito per conquistarmi. E come me, tanti giocatori.
La novità più evidente e per certi versi epocale dell’opera è certamente il passaggio alla visuale in prima persona, che di fatto rende questo nuovo capitolo perfetto da giocare con PlayStation VR, il visore di realtà virtuale di Sony qui ben supportato. Poi certamente il protagonista e lo scenario differente dal solito, elementi in antitesi con le aspettative dei fan di vecchia data e con le tematiche della serie.
Ma attenzione: questo non vuol affatto dire che il gioco sia brutto o troppo distante, concettualmente, dagli iniziali capitoli della saga. Semplicemente è un po’ diverso. In fondo il primo Resident Evil venne sviluppato partendo dall’idea che il giocatore sarebbe stato spaventato attraverso dei colpi di scena, un’atmosfera tesa al punto da restituire una sensazione di pericolo imminente, di minacce nascoste dietro l’angolo buio di un corridoio o alle spalle del protagonista.
Il tutto accentuato da una giocabilità incentrata sul concetto di sopravvivenza, e dunque sui pochi mezzi a disposizione del giocatore per difendersi dai nemici. Anche il personaggio da interpretare, che non è il solito agente o paramilitare super addestrato, ma un uomo semplice catapultato suo malgrado in un mondo contorto e irto di insidie, che anche per questo motivo diventa paradossalmente più credibile e spaventoso, contribuisce a rendere meglio l’idea di survival.
Tutta l’avventura è ambientata in Louisiana, tra ampie zone paludose e fitte foreste di palme e cipressi popolate da terrificanti creature, per un racconto che vede protagonista Ethan, un uomo comune che parte alla ricerca della moglie scomparsa dopo aver ricevuto un suo strano messaggio video, e si ritrova a vivere un vero e proprio incubo ad occhi aperti, costretto a lottare contro mostruosità e follia per cercare di sopravvivere. Perché tutto ciò che barcolla, striscia e si muove su quella porzione di terra, dietro le mura di case, presidi o alberi non ha più nulla di naturale.
Fin dalle prime battute di gioco, l’atmosfera è decisamente angosciante e carica di tensione, e l’obiettivo primario appare subito chiaro: bisogna trovare una via di uscita da quell’incubo oltre che la consorte di Ethan. Azione poca, ma soprattutto niente zombi o altri “esseri” provenienti dai capitoli precedenti. Enigmi, esplorazione, risorse da gestire al meglio, invece, sono presenti come elementi chiave della giocabilità, senza dimenticare di approcciare le varie situazioni di gioco in maniera differente a seconda del caso.
Nascondersi o fuggire sono per esempio due opzioni da non sottovalutare mai, specie considerando il fatto che nel gioco ci sono nemici che non si possono eliminare facilmente o con metodi convenzionali, e che a volte ci si trova a lottare in spazi angusti. I primi, soprattutto i membri della famiglia Baker, proprietari della casa in cui ci si trova a muoversi inizialmente, risultano piuttosto difficili e necessitano uno studio maggiore dell’ambientazione, mentre quelli più affrontabili come i Micotici o le vespe giganti non vanno comunque sottovalutati.
Pad alla mano i comandi non risultano particolarmente ostici: li ho trovati abbastanza comodi come mappatura, almeno su PlayStation 4 dove ho giocato il titolo. Sulla console Sony ci si può difendere in parte dagli attacchi nemici premendo L1, mentre con R1 ci si può curare rapidamente. Se si dispone di un’arma da fuoco e di abbastanza proiettili, con L2 si mira e con R2 si spara, oppure usare armi bianche come il coltello. In questi casi è preferibile colpire le parti del corpo eventualmente distruttibili degli avversari, per limitarne gli attacchi oppure ostacolarne i movimenti: si tratta di scelte fondamentali del gameplay che possono decidere della vita o della morte di Ethan in un attimo.
In caso contrario, meglio la fuga e la ricerca di un nascondiglio dove accovacciarsi premendo R3. Per interagire con l’ambiente e magari analizzare qualche indizio utile per venire a capo di un puzzle ambientale, si utilizza invece il tasto A, e così via.
Questo schema di comandi vale ovviamente anche per i DLC presenti in questa edizione, di cui diventano un valore aggiunto. Resident Evil 7 biohazard Gold Edition, infatti, include tutti i contenuti legati al Season Pass, tra cui i Filmati Confidenziali 1 e 2 e il nuovo episodio La Fine di Zoe, che approfondisce meglio le vicende della povera Zoe Baker. In più è presente il pacchetto gratuito Nessun Eroe, che vede protagonista Chris Redfield.
A variare, semmai, sono in parte le meccaniche, ma solo in quest’ultimo DLC, visto che le abilità militari di Chris portano a un approccio più sparatutto.
Poco sopra ho parlato di atmosfera lugubre e paurosa. In tal senso a sostenere adeguatamente l’intero impianto c’è un comparto tecnico che poggia le sue solide basi su una grafica dettagliata e su un comparto sonoro di ottima fattura. Nel primo caso il titolo sfiora a volte il fotorealismo, specie su PlayStation 4 Pro: gli effetti particellari e quelli luminosi sono tra i migliori visibili in qualsiasi produzione tripla A, con una serie di giochi chiaro/scuro che rendono ancora più terrificanti gli scenari in cui l’utente è costretto il più delle volte a muoversi. Personalmente di spaventi ne ho presi tanti durante le mie partite, e più di una volta mi sono ritrovato a morire e a dover ricominciare una sequenza più per essermi fatto suggestionare dall’atmosfera che per la reale difficoltà di uccidere un nemico o di evitarlo.
Aree sia al chiuso che all’aperto risultano parecchio evocative e inquietanti, e passo dopo passo si percepisce la minaccia costante di qualcosa nascosta nel buio o dietro a un angolo.
Per quanto concerne i personaggi, abbiamo una buona modellazione poligonale e un apprezzabile sforzo nella recitazione facciale, mentre le animazioni appaiono altalenanti in relazione al personaggio: quelle dei protagonisti e degli antagonisti principali sono ottime, quelle di alcuni mostri, discrete. Ottimo il frame rate, che risulta particolarmente stabile a sessanta frame per secondo, e l’audio. Il gioco è interamente parlato in lingua italiana con una buona recitazione generale, e una colonna sonora i cui brani aumentano il coinvolgimento grazie a una serie di tracce sinfoniche che si attivano nelle situazioni più drammatiche e “orrorifiche”.
Ho giocato Resident Evil 7 Biohazard Gold Edition su PlayStation 4 e con una scorta di ansiolitici di fianco, dopo aver recensito l'originale su Xbox One.
DurataResident Evil 7 Biohazard Gold Edition è un gioco pauroso, costruito idealmente sull’impalcatura classica del primo Resident Evil, ma reinterpretata per adeguarsi ai tempi. Il prodotto mescola infatti elementi vecchi e nuovi per realizzare un’esperienza più moderna, ma non per questo meno spaventosa o idealmente troppo differente rispetto ai suoi primi predecessori, complice un’atmosfera malsana e terrificante magistralmente ricostruita da Capcom. Unica pecca a nostro parere l’assenza di alcuni nemici classici della saga e il taglio netto col passato a livello di storia.
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Sicuramente molto meglio del 6'
Per arrivare ai fasti dei primi capitoli però,ne manca ancora..