Recensione

The Outer Worlds, il grande ritorno di Obsidian

Mai ci fu momento più propizio per lanciare sul mercato un RPG narrativo dalla vena dissacrante, sarcastica e meticolosamente scanzonata. Dopo oltre un quinquennio in cui case di sviluppo come Bioware e Bethesda inciampano sulle radici della loro stessa storia, Obsidian ringrazia e si accinge a incassare le sue fiches con nonchalance.

Obsidian confeziona un RPG narrativo dalla vena dissacrante, sarcastica e meticolosamente scanzonata

The Outer Worlds è esattamente cosa si pensava che fosse: un successore spirituale, abbastanza prossimo, di quel Fallout New Vegas che molti ritengono, ad oggi, il miglior Fallout tridimensionale per ordimento delle quest, scontri tra fazioni e libertà di manovra concessa al giocatore. L’ultimo squillo di tromba come casa di sviluppo indipendente di Obsidian merita tutta la vostra attenzione, specialmente se siete felici possessori di Game Pass in quanto, grazie alla recente acquisizione da parte di Microsoft, The Outer Worlds è disponibile fin dal lancio.

Capitano dell’Inaffidabile

Capitano dell’Inaffidabile: questo è il vostro ruolo. Tuttavia, funziona anche come sunto perfetto della cifra stilistica cui ambisce il gioco. Siete i padroni per caso di una bagnarola intergalattica guidata da un’intelligenza artificiale (nonché il miglior personaggio del gioco per distacco) più sarcastica della peggiore delle vostre zie ed abitata da un piccolo branco di pseudo-casi umani che voi stessi avete provveduto a reclutare. Siamo nel sistema stellare di Halcyon, dove l’umanità, costretta a fare i conti con l’imminente carenza di cibo, ha inviato le sue migliori menti. Dopo un sonno criogenico durato accidentalmente settant’anni, siamo risvegliati sulla nave Speranza da uno scienziato pazzo e ricercato, che chiede il nostro aiuto per svegliare anche i nostri compagni di viaggio.

Il diavolo è nei dettagli

Da questo colorato, seppur non originalissimo, incipit si dipana la storia principale di The Outer Worlds. Ricalcando il solco tracciato delle gloriose produzioni Bethesda, il canovaccio principale costituisce forse l’anello più debole della catena narrativa sapientemente costruita da Obsidian. Il diavolo, come si dice, è nei dettagli. Infilatevi nei più reconditi cantucci della mappa, leggete ogni singolo pezzo di carta, aprite i terminali e scandagliate le email: soltanto cosi potrete beneficiare della fantastica scrittura del gioco.

ADA, l’IA alla guida dell’Inaffidabile, è il miglior personaggio del gioco.

Quest’ultima è infatti la vera colonna portante della produzione e da essa nasce anche la buonissima componente ruolistica, ovvero la possibilità di risolvere situazioni in maniera differente, e con esito differente, a seconda delle caratteristiche del personaggio. Il livello di difficoltà di gioco normale, essendo leggermente tarato verso il basso, non incoraggia a cercare con astuzia soluzioni convenienti. Comunque è innegabile che molte delle quest siano personalizzabili in base alle scelte, rendendo ogni partita diversa dalle altre.  Esiste una gamma notevole di abilità da coltivare: alcune semplificano la via dell’azione, altre quella della diplomazia, altre ancora quella dello stealth. Nel nostro caso, il capitano dell’Inaffidabile era una vera testa calda: una maestra di intimidazione ed un’abile menzognera, con una parlantina persuasiva ed una buona capacità di hacking ed ingegneria. Con questi presupposti, molti grattacapi erano risolvibili senza neanche sparare un colpo.

Non tutte le circostanze, tuttavia, presentavano soluzioni migliori di altre: il pregio della scrittura, oltre alla verve ironica, è quello di mettere il giocatore innanzi a scelte moralmente dubbie. Come detto, è possibile reclutare degli NPC a bordo dell’Inaffidabile: a ciascuno di essi corrisponde una serie di missioni corposea ed interessanti.

Il gioco esige scelte moralmente dubbie ed interessanti

Nel mondo non esistono fazioni buone ed altre cattive. Vi sono solamente piccole congregazioni di umani che stringono patti fragili al fine di sopravvivere alla presenza oppressiva e totalizzante delle corporazioni, il cui essere machiavelliche è il primo bersaglio degli scrittori di casa Obsidian. Non si può essere amici di tutti e, col trascorrere del gioco, alcuni luoghi diventano necessariamente ostili. Possiamo infatti muoverci su svariati pianeti della galassia di Halcyon, ciascuno con un’atmosfera ed uno stile differenti.

Comparto tecnico

Il gioco ha dimensioni “umane”. Sparsi nelle macro aree (che sono di grandezza moderata per gli standard odierni degli open-world veri propri), vi sono gli hub in cui sviluppare le diverse quest. Dotati di una buona densità di NPC, queste mappe si stagliano su un mondo che, al di fuori di questi luoghi di interesse, non è particolarmente denso di sorprese ed imprevisti. È bene specificare come The Outer Worlds non sia una produzione mastodontica. Le limitazioni di budget si vedono in una cosmesi  evidentemente non all’avanguardia, supportato dall’Unreal Engine, ed una generale carenza di elementi non essenziali all’esperienza di gioco architettata dal team di sviluppo. Tuttavia, The Outer Worlds non perde tempo a fantasticare su cosa sarebbe potuto diventare grazie ad un budget maggiore, poiché è troppo concentrato sul valorizzare la competenza e la chiarezza di idee con cui è stato assemblato.

The Outer Worlds non è una produzione mastodontica, ma è estremamente competente

L’aspetto artistico è contagiato positivamente dall’inspirazione degli sviluppatori: una palette di colori squillanti anima il mondo ed i suoi strani abitanti, siano essi umani o mostri fuori taglia. A brillare sono più gli spazi aperti che non quelli chiusi: ad una prima occhiata, quest’ultimi risultano un po’ anonimi; tuttavia, la saggia opera di contestualizzazione di Obsidian rende ogni luogo godibile e sorprendente, incluso un tonnificio corporativo. Una cosa su cui il gioco non può rimediare è la modesta grandezza degli ambienti separati da caricamenti (abbastanza lunghi peraltro): si tratta di un peccato veniale che siamo oltremodo bendisposti a perdonare.

Il Gameplay

Lato gameplay puro, le cose migliori si vedono, un po’ a sorpresa, in combattimento: pur non avendo particolari ambizioni da sparatutto in prima persona, la varietà ed il feedback delle armi è migliore di quanto non si potesse sospettare. Grazie ai classici banchi da lavoro sparsi in giro per le mappe, armi ed armature sono altamente personalizzabili. La cooperazione con i compagni durante i combattimenti si risolve nello sceglierne l’atteggiamento: passivo, aggressivo o difensivo. I danni che il nostro personaggio può subire sono variegati ed elementali: elettricità, fuoco, plasma e cosi via. L’intelligenza artificiale dei nemici è generalmente carente: aspettarsi diversamente sarebbe equivalso ad una pretesa eccessiva. Di conseguenza, lo stealth è appena accennato e deve necessariamente essere contestualizzato nel ventaglio delle opzioni che il giocatore ha a disposizione.

INFO UTILI

Ho giocato The Outer Worlds su PS4 Pro, grazie ad un codice review. Ho portato a termine la quest principale in circa quindici ore, spendendone almeno altre dieci in attività secondarie. Ottima resa audiovisiva. Il gioco è in versione originale con sottotitoli in italiano di ottima fattura.

Durata
  • La campagna principale può essere terminata dopo circa quindici ore di gioco. Tale stima non comprende le corpose attività secondarie.
Struttura
  • Il gioco non è doppiato in italiano.
  • Non esiste un endgame.
  • Vi sono quattro livelli di difficoltà disponibili da subito, tra i quali la modalità storia e quella "supernova" in cui i compagni possono morire definitivamente in combattimento. Modalità normale caratterizzata da una difficoltà leggermente a ribasso.
Scheda Gioco
  • Nome gioco: The Outer Worlds
  • Data d uscita: 25 Ottobre 2019
  • Piattaforme: PC, PlayStation 4, Xbox One
  • Lingua doppiaggio: Da confermare
  • Lingua testi: Italiano

Il nostro giudizio

Citiamo una nota di originalità nel gioco: il sistema dei difetti. Sovente viene proposto al giocatore di accettare una vulnerabilità rispetto ad un particolare elemento in cambio di un punto vantaggio spendibile per guadagnare perk classici concernerti salute, danno arrecato, peso trasportabile ed altro.

The Outer Worlds non innova nulla nel suo genere di appartenenza, ma fa tutto benissimo

Si tratta di una re-immaginazione astuta di elementi ampiamente familiari: generalizzando tale concetto si può giungere all’onesta conclusione che The Outer Worlds non innova nulla della consolidata formula degli RPG in prima persona. Bilanciando in maniera rigorosa le proprie ambizioni e le proprie possibilità, il gioco propone un’esperienza appagante ma non rivoluzionaria, sovversiva pur restando nei confini di regole ben scritte e magistralmente messe in pratica. Specialmente adesso, non si poteva quasi chiedere di meglio.

gmg215

Videogiocatrice a vita, fin dal giorno in cui Psycho Mantis ha provato a controllarmi la mente.

View Comments

  • Brava Giulia, è sempre un piacere leggerti: concisa ed esaustiva!
    Ho provato il gioco un paio d'ore settimana scorsa e sembra davvero figo, spero di finirlo in tempo per DS!

  • Ho avuto modo di provare la versione su Pc, grazie al game pass e per quanto il tempo è poco, sto adorando il titolo. Ada mi fa morire ogni volta che ci ho a che fare. Senza ombra di dubbio l'npc migliore. 😂
    Assolutamente d'accordo con Giacomo sul piacere di leggerti e grazie Obsidian per aver aggiunto un altro ennesimo titolo al mio Backlog. 👋😭

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