Si dice che o muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo, e il brand di Assassin’s Creed ha indubbiamente seguito questo secondo esempio. Certamente il detto non parla di ciò che succede dopo, di come un prodotto simile possa rimettersi in carreggiata: se infatti Syndicate aveva purtroppo mostrato la stanca raggiunta dal brand, Origins e Odyssey hanno decisamente ribaltato la partita. E quello che è successo dopo, nel terzo capitolo della saga di Layla, ve lo stiamo per raccontare: è il momento della recensione di Assassin’s Creed Valhalla.
Nel mappamondo di Assassin’s Creed iniziano a essere tanti i dove e i quando che ci hanno portato a vivere storie legate all’eterna lotta tra queste due fazioni. Chiamateli Occulti e Antichi, Assassini e Templari, ma in fin dei conti sin dai primi capitoli della serie abbiamo conosciuto questa dualità. Dopo le innumerevoli ambientazioni visitate, tra cui le recenti Egitto e Grecia, ora è il turno della Norvegia, o per meglio dire dei Nordici: infatti la storia di Eivor, sin dalle prime battute, è stata descritta come una storia d’espansione verso l’Inghilterra, un’avventura alla ricerca di nuove terre per la sua popolazione. Se c’è una cosa che la saga è sempre riuscita a fare bene, si tratta proprio dell’ambientazione storica: ogni capitolo, raccontando trame di fantasia, trova sempre come contorno un mondo reale, studiato nei minimi dettagli. Partendo quindi da questo presupposto, la prima cosa che necessitiamo analizzare in questa recensione di Assassin’s Creed Valhalla è proprio la trama, la ricostruzione storica, il modo in cui tutto viene narrato e persino lo stile utilizzato.
Nel nuovo Assassin’s Creed impersonerete Eivor, guerriero norreno che insieme alla sua gente partirà alla ricerca di nuove terre da colonizzare razziare. Evitiamo i dettagli dell’incipit e tutto il resto perché la maggior parte della trama va scoperta decisamente giocandolo. Quello che però possiamo dire è che non ci trovavamo davanti a una scrittura così ben fatta da molti capitoli: sebbene alcune delle dinamiche risultino spesso dei cliché ben piazzati, in fin dei conti la storia di Assassin’s Creed Valhalla (parliamo di entrambe, quella del presente e quella del passato) intriga, incolla il giocatore alla console e spinge alla scoperta di ogni minimo dettaglio.
Forse l’avvicinarsi verso gli anni che abbiamo vissuto assieme ad Altair, oppure il fatto che gli sviluppatori si siano ricordati il titolo del gioco, ha portato questo capitolo ad avere molti punti di contatto con le fondamenta del brand. L’aggiunta di alcune dinamiche di gameplay, unite a un racconto che strizza l’occhioai recenti RPG, riesce a trasmettere un intreccio che sembra quasi una boccata d’aria fresca in confronto alle piatte trame dei capitoli pre-Origins. Eppure nessun racconto epico può esistere senza personaggi degni di nota: per questo Assassin’s Creed Valhalla propone una pletora di personaggi interessanti e caratterizzati a puntino. Certamente l’estetica di alcuni secondari risulta poco ispirata, ma per il resto ci troviamo davanti a danesi, nordici e sassoni capaci di rimanere impressi per il modo in cui parlano, per ciò che dicono e persino per le facce che fanno.
Proprio il racconto subisce inoltre una sferzata comica leggera ma efficace: sebbene Eivor non sia il personaggio più ilare della serie (come possiamo scordarci l’Ezio di Assassin’s Creed II), quelli che gli girano intorno ogni tanto riescono a strappare qualche sorriso con sagacia. Purtroppo serve un leggero sforzo dal giocatore per godersele al meglio, in quanto alcune espressioni ancora non riescono così bene da esprimersi al massimo, ma sembra che la strada sia quella giusta. A concludere il pacchetto “storia” offerto da Assassin’s Creed Valhalla ci pensa lo studio matto e disperatissimo che devono aver fatto i ragazzi di Ubisoft Montreal: i vari personaggi che infatti circonderanno il nostro Eivor sono spesso realmente esistiti, o perlomeno con molti dettagli in comune. Non mancano infine citazioni legate a personaggi resi famosi dalle varie produzioni media legate a questo mondo norreno (una su tutte la serie TV Vikings) e ovviamente sono abbondanti i richiami stilistici a quelle opere che hanno già ben che definito il mondo nordico, con tutte le sue divinità e i suoi usi e costumi.
Nonostante quindi la mancanza di quella tecnologia che magari Unity o Syndicate ci avevano dato, Assassin’s Creed Valhalla dimostra che il brand non necessità di una trama più vicina ai nostri giorni, bensì di un sistema narrativo funzionale, intrigante e di un racconto che sia degno di questo nome. Non può però ovviamente mancare un gameplay studiato a puntino, parte fondamentale di un videogioco.
Assassin’s Creed Valhalla sembra essere il figlio geneticamente lavorato tra i pilastri della serie e il continuo evolversi del videogioco (inteso come medium). Se di solito si dice che la terza volta è quella buona, allora possiamo dire definitivamente addio al vecchio sistema ‘attacchiamo uno alla volta’: quel combat system che puntava più sulla costruzione scenica che sul vero gameplay è stato completamente cancellato dalla serie, abbandonato a una decade che forse poteva sopportarlo, ma che ora risulta obsoleto. Sembra però che i designer non si siano dimenticati di qualche dettaglio, e nella nostra recensione di Assassin’s Creed Valhalla ve ne diamo prova. Forse la necessità di articolare battaglie più complesse e fatte di più nemici, oppure la voglia di non dimenticare le proprie radici, ha portato questo gioco a cambiare molte delle dinamiche tecniche del combat system sperimentato in Origins e Odyssey, lasciando intatto il sistema ma cambiando il feeling.
La prima cosa che si nota subito è la gestione della Stamina: simile ai soulslike per quanto riguarda attacchi e consumo, non penalizza però il giocatore quando il colpo va a segno, premiando quindi un combattimento senza colpi a vuoto, parati o danni presi. Questa barra si posiziona sotto a quella della vita, che a sua volta è in basso rispetto a quella degli attacchi speciali: relegati a libri da trovare in giro per la mappa, questi saranno assegnabili ai quattro tasti del pad sia per gli attacchi corpo a corpo che quelli a distanza, dando quindi 8 slot disponibili. La componente GDR continua poi con i Talenti, una sorta di sferografia che vi porterà a scegliere tra Furtività, Combattimento e Distanza: ovviamente ogni pallino sbloccato (ogni livello vi darà 2 punti Talento da assegnare) potenzierà il personaggio, permettendovi quindi di migliorarlo nello stile che preferite. Al centro di queste mini costellazioni collegate tra di loro troverete sempre un’abilità, che una volta sbloccata renderà Eivor sempre più vicino al vostro guerriero vichingo dei sogni.
Il combat system si struttura sulla scelta dell’equipaggiamento: sebbene possiate mettere addosso a Eivor una cappa, un busto, un pantalone, gli avambracci e un elmo (tranquilli potrete disattivare la resa estetica di ogni pezzo singolarmente, dando comunque bonus al personaggio senza però oscurare il volto, per esempio), dovrete anche scegliere una tipologia d’arco e le armi per le due mani. In questo caso, armi a due mani occuperanno entrambi gli slot, mentre quelle a una mano saranno libere e potranno essere alternate come meglio credete. Se quindi preferite ascia e scudo, doppia ascia o ascia e mazzafrusto, a voi la scelta. Con il primo tasto dorsale destro comunque farete un attacco leggero, con il secondo quello pesante, mentre per schivare dovrete sempre utilizzare quadrato/X. La cosa interessante si sviluppa attorno al primo tasto dorsale sinistro: se infatti impugnerete uno scudo, vi permetterà di tenere la guardia, mentre se avrete una seconda arma o un’arma a due mani, sbloccherete un attacco speciale. Non preoccupatevi però, perché premendo il tasto al momento giusto effettuerete una controparata che diminuirà la stamina del nemico, e che se azzerata vi sbloccherà un attacco finale scenico e violento. Portare la barra della resistenza dei nemici a zero in realtà può essere fatto anche con attacchi pesanti ben assestati o con colpi di frecce nei punti deboli (segnati con un bagliore luminoso quando mirerete).
Non mancano boss fight interessanti da affrontare, combattimenti degni di nota e parti del gioco più difficili da superare. La parte più intrigante però rimane senza dubbio l’assalto alle fortezze: piene di nemici da uccidere, esse presenteranno molti personaggi a schermo, ma soprattutto permetteranno a voi di concentrarvi sui nemici singoli, puntare a distruggere chi attacca a distanza, sbloccare le porte per agevolare l’ingresso o persino uccidere il nemico finale. Abbiamo parlato di combattimenti diversi, ed effettivamente ad un occhio attento salta subito alla vista come Assassin’s Creed Valhalla abbia reinserito una serie di nemici capaci di accerchiare il nostro Eivor, attaccandolo da più fronti (stavolta contemporaneamente). Sembra infatti che lo stile, forse volutamente a causa dell’ambientazione, sia tornato alle origini (senza però cadere nel vecchio gameplay). Altro dettaglio che colpisce riguarda la risposta a queste lotte: un colpo ben piazzato può spaccare uno scudo, far volare un nemico o cambiare le disposizioni, cosa che richiede una fisica quasi perfetta.
Se c’è un’altra cosa che è tornata alle origini, è lo stealth: già dalle prime fasi del gioco infatti, entrando in villaggi vietati (quindi né ostili né amichevoli), potrete indossare la cappa e celarvi in piena vista: per farlo dovrete camminare lentamente, evitare contatti ravvicinati e ogni tanto usare l’ambientazione per nascondervi (sedervi su una panchina, inserirvi in mezzo alle persone, mettervi a fare qualche attività). Se non siete giocatori dei primi Assassin’s Creed non lo noterete, ma questa dinamica è una semplice evoluzione (su larga scala) del gameplay del primo capitolo, stavolta ovviamente inserita all’interno di una giocabilità molto più complessa. Tutto sommato risulta interessante, sebbene non ci sia differenza tra il fare tutto in modo celato o assaltare ogni nemico a spadate sul volto.
Nella mitologia norrena il Valhalla è una gigantesca sala di Asgard dove ogni guerriero, una volta morto in battaglia, si ritrova al fianco di Odino per prepararsi alla grande battaglia del Ragnarok. Possiamo dire che Assassin’s Creed Valhalla è il Valhalla della serie, un luogo di incontro tra le vecchie radici che abbiamo conosciuto con Altair, Ezio, Connor, Edward, Arno, Jacob e Evie, e le nuove usanze viste con Bayek, Alexios e Kassandra. Eivor diventa quindi il porta fiaccola di un nuovo stile di Assassin’s Creed, un connubio (quasi) perfetto tra ciò che il brand era e ciò che adesso è. Se infatti le battaglie risultano più articolate, comunque l’approccio stealth diventa di nuovo una valida opzione. Se la storia riguarda comunque un personaggio che non si trova dentro alla Confraternita alla pari di Altair o Ezio, comunque ci sono molti punti di collegamento con le due fazioni in gioco.
Un’altra cosa che sicuramente riesce a stupire è la voglia di tornare a raccontare il presente in modo dignitoso: la serie di Layla non era partita con il piede giusto, e se Odyssey l’aveva un po’ fatta riprendere, qui in Valhalla diventa invece interessante, soprattutto visto l’inserimento di collezionabili capaci di raccontarci nuovi dettagli su quel mistero che, fin dalla fine del terzo capitolo, avevamo un po’ perso di vista.
Parlando infine delle attività, come tutti gli Assassin’s Creed il gioco propone missioni principali e secondarie: le prime, fulcro del gioco, si propongono come delle macro-quest. Ognuna di esse è una storia a sé stante, un racconto che vede Eivor come personaggio in arrivo per aiutare, ma che propone una storia già in moto, magari solo da scoprire e da aggiustare con le nostre azioni. Niente missione lineare e monotona quindi, poiché anche le vostre scelte cambieranno il loro andamento. Il gioco infatti propone molti dialoghi che talvolta potrebbero cambiare il rapporto con quel personaggio, trasformare il dialogo in una rissa o persino alterare momenti importanti nell’avanzare del gioco. Le missioni secondarie invece, a differenza delle primarie che portano un po’ per mano il giocatore (anche se alcune fasi dovrete scoprirle attraverso il vostro animale guida, Synin, il corvo di Eivor), saranno completamente in mano vostra. Dovrete infatti capire cosa succede, cercare di carpire le giuste parole dai dialoghi che farete e poi fare determinate azioni: questa scelta propone una complessità maggiore (che si ripresenta persino quando vi troverete a cercare tesori) ma un’appagamento finale decisamente interessante.
Altra novità sono le Razzie, fasi in cui assalterete assieme alla vostra truppa dei villaggi per prendere alcuni tesori (equipaggiamenti, libri per le abilità) e delle risorse, necessarie per far crescere il vostro accampamento (così da sbloccare nuove funzioni). In questo modo il vostro villaggio diventerà zona per poter svolgere alcune quest interessanti, per migliorare il vostro armamento (cambiando valori, slot per le rune, estetica e persino slot potenziamento) e per cambiare aspetto a Eivor (con tatuaggi e acconciature che potrete comprare o trovare in giro). Avanzando potrete arruolare nuovi soldati, sbloccare funzioni come la caccia di bestie pregiate, la raccolta di reperti romani e tanto altro ancora.
Il vostro villaggio – ma tranquilli, saranno presenti anche negli altri – diventerà anche terreno di prova per attività secondarie come le gare di bevuta, giocare ad Orlog (un gioco di dadi interessante) e cimentarvi nel canzonare, una sorta di battaglia di rime che vi permetterà di aumentare il vostro carisma e di sbloccare linee di dialogo con alcuni personaggi durante la storia del gioco.
Assassin’s Creed Valhalla mostra una cura maniacale per ogni singolo dettaglio: il modo in cui i comandi rispondono alle azioni (salvo quei fastidiosi bug che alcune volte vedono il personaggio sbattere su muri invisibili) e ciò che potrete fare è senza eguali nella storia della serie. Schivare vi darà possibilità di fare anche capriole, lanciarvi mirando con l’arco rallenterà il tempo per migliorare la mira e dare fuoco a case e terreni porterà inesorabilmente quelle fiamme a spargersi. Tutto questo sicuramente risulta più visibile nelle boss fight e nelle razzie, ma la libertà del gioco stesso, fusa a queste funzioni, permette a Assassin’s Creed Valhalla di essere il più libero e aperto gioco della serie.
Dal punto di vista tecnico, la nostra recensione di Assassin’s Creed Valhalla è stata svolta su una Xbox Series S: questo significa giocarlo a 60 FPS, qualcosa di impossibile fino a poco fa su console. Il gioco è fluido, e nonostante qualche calo (ricordiamo che abbiamo provato il gioco prima del day-one, quindi siamo fiduciosi di una patch) mostra i suoi frame alla perfezione. Questo porta beneficio a tutta l’esperienza, che ora risulta qualitativamente migliore. I bug soliti di questa serie purtroppo si ripresentano: fare un gioco talmente vasto porta purtroppo qualche problema ogni tanto, ma nulla di così inficiante l’esperienza finale. Esteticamente le location sono favolose, i dettagli fantastici e i volti dei personaggi ben realizzati (a discapito dei secondari). Il doppiaggio inglese è ben fatto, così come quello italiano, che coglie alla perfezione le sfumature dei dialoghi e mostra una localizzazione fantastica persino quando i personaggi fanno battaglia di canzoni.
Ho giocato e completato Assassin's Creed Valhalla su Xbox Series S, grazie ad un codice promozionale fornito dal publisher. Ho giocato il titolo per oltre 60 ore, concentrandomi sulla storia principale senza però abbandonare le missioni secondarie che incrociavo. Ho sfruttato i vari sistemi di esplorazione e ho provato tutte le esperienze che il gioco propone.
DurataAssassin’s Creed Valhalla, come un matrimonio tra danesi e sassoni, mette d’accordo la vecchia guardia con la nuova. Il gameplay è stratificato, ben strutturato e propone meccaniche GDR non invadenti ma interessanti. D’altro canto, il combat system riprende qualche vecchia pratica ante-Bayek e la adatta ad uno stile di combattimento stamina-based, aggiungendo interessanti skill da sbloccare, molte scelte per approcciare lo scontro e una libertà d’uso senza eguali.
Ciò che colpisce comunque, al di fuori del gameplay, è al storia: per la prima volta l’odore che si sente in questo Assassin’s Creed Valhalla è quello della serie, con tutti i vantaggi che ne derivano e senza gli svantaggi storici. La trama è ben costruita, i dialoghi fantastici e ben strutturati, le attività riescono a dare spazio alle usanze norrene e le scelte autoriali colpiscono per quanto siano molto più vicine all’anima della serie di quanto lo fossero quelle degli ultimi giochi.
Assassin’s Creed Valhalla è un ritorno della saga ai vecchi fasti, quando i giocatori restavano ammaliati dal brand e il capitolo della serie riusciva a catturare grazie al suo charme. Diciamo che c’ha messo un po’ di tempo, quasi a percorrere la strada panoramica, ma ora sembra davvero di essere tornati a casa.
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Sono onesto: l'ambientazione mi dice poco, molto meno di Odyssey ma tecnicamente e come struttura, pare troppo succulento
Smettila di dire sciocchezze, altrimenti faccio un Caicedo. A parte gli scherzi, l'ambientazione personalmente mi ispira tanto, anche se Grecia e Egitto mantengono ancora un fascino unico e particolare.
Solo perché vorresti un remake della trilogia in terra di Chianti, ma viva i normanni dico io
Non lo so Rick, con quelle animazioni facciali mi sembra un falso!
Bella recensione. Gioco molto molto interessante, ma causa backlog dovrò rimandare l'acquisto...magari su Playstation 5 :D
Dal principio sono un fan della saga e la cultura vichinga, così come la sua mitologia, è tra le mie preferite in assoluto, quindi non è tanto se entrerà nella mia collezione, ma più quanto vi entrerà. Ora la difficoltà sarà evitare gli spoiler. 😂🍻
Solita minestra scaldata..aggiungono ambientazioni fighe,ma ad esempio, copiano qualche idea per quanto riguarda il gameplay da altri team ecc..
La verità è che dai tempi di farcry 3 che NON ci sono vere nuove chicche da parte dei transalpini..Tirano a campare..HANNO fatto la "Crana" come dice Crozza che imita Razzi