Colonna Sonora

Monster Hunter e la lunga caccia al jazz

Un po’ di tempo fa sulle pagine di Gameplay Cafè vi ho parlato di quanto l’unione tra Final Fantasy e la musica jazz sia una scelta audace e interessante. Brani che ci ricordano i momenti salienti del nostro percorso videoludico arrangiati in modo totalmente nuovo e a tratti sbalorditivo. Alcuni brani si allontano dallo spartito originale e viaggiano su un livello parallelo, mentre altri seguono in modo rigido uno spartito ormai ben caratterizzato e stabilito. Mi sono detto quindi che è possibile fare qualcosa di simile parlando di un altro album in cui la colonna sonora acquista le classiche sonorità jazz. Dal titolo avrete ormai capito che si tratta di Monster Hunter, un gioco targato Capcom che di fan ne ha a bizzeffe in tutto il mondo.

Il fatto interessante è che Monster Hunter non è stato riarrangiato solo in chiave jazz, ma anche in quella swing. Due generi che in certi punti confluiscono in uno solo, ma sostanzialmente non si scontrano spesso. Magari un giorno parlerò dell’album Swing, se ne avete voglia ovviamente, ma concentriamoci un attimo sugli arrangiamenti della band di Zac Zinger. Qualcuno magari lo conoscerà, ma qualora non fosse cosi, vi basti sapere che nel campo delle OST jazz è uno dei punti fermi.

Monster Hunter The Jazz consiste in dieci brani che variano di continuo i sottogeneri, senza creare un momento di noia. L’apertura con il brano “Awakening” è più che adeguata sia per il nome (Risveglio n.d.r.) sia delle sonorità. Il riscaldamento iniziale degli strumenti sembra quasi la preparazione a una lunga caccia; quella che finirà per rapirvi e occuparvi l’intera giornata. Gli strumenti a fiato aprono poi le danze a un vorticoso e dolce percorso melodico dettato dalle note alte e malinconiche.

Passiamo un attimo al brano seguente, “A Day on Pokke Farm”. Abbandoniamo le note alte, lasciamo sparire la malinconia e ci immaginiamo in un bar pieno di Felyne che eseguono il brano con energia e decisione mentre una bella cameriera ci porta da bere. Il tempo però non è dalla nostra e ci accorgiamo all’ultimo di dover uscire per andare a caccia. Fuori dal locale è però ormai notte fonda e ad accompagnare i nostri passi ci pensa “Red Afterglow Running in the Darkness”. Si inizia con le note del piano che imperversano sul nostro animo, ma poi rieccoli, gli strumenti a fiato che danno l’idea della notte, del buio e perché no, di pioggia. L’inizio un po’ cool si attraversa un momento di incertezza e poi affonda nuovamente nel cool. Questi sbalzi non danno fastidio, no. Creano l’atmosfera che finisce per farci sognare un lungo viaggio attraverso una grande città e infine attraverso i monti con la luce della luna che ci mostra il cammino.

I brani non seguono un particolare filo conduttore, ma il loro ascolto rimanda comunque a dei momenti di gioco o forse no. Forse rimanda solo alla proiezione mentale che noi diamo titolo e al mondo digitale. Per me è facile perdermi nei pascoli che non esistono nemmeno nel gioco, ma che risultano essere vivi e colorati nella mia mente. Basta ad esempio l’ascolto di “The Song of One” per farmi vivere un momento di totale malinconia pensando a una serata in riva a un fiume profondo e oscuro, con le lingue di fuoco che riscaldano il corpo stanco prima del sonno. Basta insomma un po’ d’immaginazione

Vi rimando all’ascolto di qualche brano e vi chiedo qualche feedback. Volete scoprire altri CD jazz videoludici o ne avete già abbastanza?

Ora non vi resta che ascoltare i brani scelti.

Rostislav Kovalskiy

Da sempre appassionato di fumetti, libri e ovviamente videogiochi. Ricercatore di trame scritte bene e di città fatte bene al livello architettonico.

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