Editoriale

Captain Spirit e Chiamatemi Anna

Ormai è veramente difficile creare opere che non abbiano qualcosa in comune con altre, o che addirittura escono fuori dal mondo videoludico. Siamo talmente immersi in una moltitudine di creazioni che le facciamo nostre senza nemmeno notarlo. In un videogioco, libro, film o serie è possibile trovare caratteristiche provenienti da un altro di questi mondi (come il gotico in Bloodborne). Come quando stavo giocando a Le Fantastiche Avventure di Captain Spirit e ho rivisto molte caratteristiche della serie originale Netflix Chiamatemi Anna (Anne with an E), basata sul romanzo del 1908 di Lucy Maud Montgomery. Ciò che le due opere hanno in comune è la creazione del mondo immaginario del protagonista che viene mostrato tramite la narrazione e consentono anche all’adulto di empatizzare facendo uscire il bambino presente in ognuno di noi (Pascoli docet).

Le fantastiche avventure di Captain Spirit è un videogioco realizzato da Dontnod e ambientato nello stesso universo di Life is Strange. Il protagonista è Chris, un bambino con una vivida immaginazione, che nel mondo da lui creato è un supereroe, Captain Spirit per l’appunto. Il nostro alter ego ha formato un team di eroi, ma solamente affiancandoli a una bella squadra di nemici potrà funzionare, come nei migliori fumetti. I suoi compiti giornalieri saranno trovare i tesori e sconfiggere gli avversari più tosti, ma anche aiutare con le faccende di casa. La madre di Chris è andata via e lui abita con il padre, ex giocatore di basket divenuto alcolizzato dopo che la moglie è andata via. A questo punto il piccolo eroe non riesce a instaurare un rapporto con il genitore, pertanto si rifugia in un universo perfettamente efficiente generato dalla sua piccola fantasia. A stupire l’utente è l’efficace costruzione del mondo, con nemici che funzionano e la meraviglia dei paesaggi immaginati da Chris, portando finalmente sullo schermo ciò che inventavamo da bambini e facendoci tornare in un mondo infantile che ormai abbiamo quasi perduto.

Chiamatemi Anna è la serie che si rifà all’opera Anna dai Capelli Rossi e che abbiamo già visto nell’omonimo cartone animato. La protagonista è una bambina molto fantasiosa che vaga da famiglia in famiglia dopo essere uscita dall’orfanotrofio. Noi osserviamo le sue vicende non appena arriva nella bucolica Green Gables e farà di tutto per farsi accettare dalla nuova famiglia, perché nella società del tempo non venivano ben visti i bambini adottivi. Anna è una bambina chiacchierona, ingenua, drammatica, impulsiva e con una spiccato intelletto e, a differenza delle sue coetanee, ha un linguaggio forbito grazie ai numerosi libri da lei letti. Amerete necessariamente Anna poiché è un personaggio ambivalente nel carattere, presentando elementi caratteristici dell’infanzia e peculiarità dell’essere adulto, come curare i bambini, che forse a quell’età non dovrebbe avere, ma che sorprende lo spettatore. Addirittura presenta tematiche fortemente presenti nella nostra società come quella del femminismo, pregiudizio, parità di genere e bullismo. Nel corso della sua infanzia ha subito diversi traumi, ha dovuto lavorare dopo la perdita dei genitori, e per trovare conforto da una vita difficile ha creato un mondo immaginario, dove è la Principessa Cordelia.

Anna (Anne in originale), come dichiarato dagli autori, presenta il DSPT (disturbo da stress post-traumatico) che le ha permesso di crearsi una realtà propria in cui si protegge da ciò che le è accaduto, immaginandosi una vita da principessa.  Il passato di entrambi i bambini e l’infanzia che stanno vivendo è burrascosa, ognuno mostrando diverse problematiche familiari e vivendo le situazione in modo diverso, ma non così dissimile. Chris si crea una realtà consistente di supereroi e antagonisti molto caratterizzati e derivati dalla sua passione per i fumetti e cartoni animati basati sui giocattoli che possiede, mentre Anna genera un ambiente imperniato sui molti libri che ha letto. Entrambi presentano stereotipi di genere, lei edifica un mondo in cui è una principessa e lui in cui è un supereroe. Anna si rifà a un libro del 1908 e la narrazione è comunque avanti per il periodo in cui è stato creato, cercando di scardinare i pregiudizi, ma i giochi da lei ricreati sono stereotipi dell’immaginario femminile. Mentre Chris cerca di farci superare queste inutili differenze utilizzando una bambola che nell’immaginario comune viene utilizzato dalle bambine. Nel dialogo interiore Chris dice che suo padre non vuole che utilizzi una bambola, tuttavia a lui non importa se l’immaginario è di stampo femminile. L’immaginario di Anna è più in sintonia con la natura, gli alberi e le piante, tuttavia nel corso della serie lo vediamo presente in parte, dato che la narrazione racconta soprattutto le vicende con la famiglia e la sua nuova vita, mentre Captain Spirit si basa totalmente sull’immaginazione del bambino, quindi ci riporta totalmente a un ambiente familiare. In conclusione, entrambi gli universi creati dalla loro mente presentano leggi, personaggi e regole in cui c’è sempre qualcuno a rimuovere gli ostacoli, caratteristica che entrambi trovano difficile nella vita reale.


Fonti:

http://www.humantrainer.com/articoli/mondo-immaginario-bambino.html

https://www.nytimes.com/2017/04/27/magazine/the-other-side-of-anne-of-green-gables.html

Giulio Baiunco

Cresciuto ad arancini, Playstation 1 e Windows '98, viene attratto dai picchiaduro e dai platform. Venera la narrazione dal momento in cui ha conosciuto il Killer degli Origami.

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