Editoriale

C’era una volta l’E3, ma ora anche estiqaatsi…

L’E3 m’ha stufato. Non solo questo eh: pure quello precedente, la Gamescom e tutta la computer grafica che ci infilano dentro. Alla mia età Dante s’era già scordato di Beatrice ed era in esilio: pensate c’avesse tempo da buttare in qualche filmato senza gameplay e un’ipotetica finestra di lancio? Qui non è questione di ribadire che con internet questi eventi hanno perso qualsiasi utilità o che la fiera di Los Angeles e la koelnmesse di Colonia ormai siano accattivanti solo per chi ci va di persona; il punto qui è che i publisher continuano a polarizzare l’attenzione e i soldi di milioni di spettatori, ubriacandoli di conferenze e luci al neon, senza dargli nulla di concreto in cambio. Nel senso: avete visto il PC Gaming Show di domenica 13 giugno? Ecco: il vostro tempo è troppo prezioso per regalarglielo in quella maniera.

Sarà l’età, la famiglia, il backlog (di questo però non parlerò perché il buon Pirozzi ne ha già scritto a sufficienza qui), ma l’unica cosa che ormai riesco a sopportare sono gli State of Play di Sony. Avete presente quello su Horizon Forbidden West? C’era tutto quello di cui avevo bisogno per conoscere il gioco, l’ho recuperato a tarda ora senza troppa ansia e non c’erano sciocche controfigure a fare stacchetti poco ironici ma politicamente corretti. E invece no: anche durante questo E3 ho visto migliaia di persone collegate ai canali Twitch che streammavano le presentazioni; dirette da 5 ore seguite da bimbiminkia che nel mentre flammavano sui social per ribadire che non importano le dimensioni della propria console: l’importante è saperla usare; confronti sterili che oscillavano tra la critica alla grafica di Metroid Dread per Game Boy Advance – presentato da uno Yoshio Sakamoto che potrebbe essere vostro padre (e magari lo è sul serio) – e “ma che davèro ci sarà un DLC di Assassin’s Creed Valhalla che uscirà in data ancora da confermare? Mai più senza!”.

quali sono le novità per cui siete stati davanti al monitor con gli occhi sbarrati come baccalà?

Le fiere sono nate per mostrare agli utenti qualcosa che non si conosceva; che stava per arrivare sul mercato e sarebbe stata una novità. Vi chiedo sinceramente quali siano le novità per le quali siete stati davanti al monitor con gli occhi sbarrati come baccalà. Zelda: Breath of the Wild 2? More of the same. Forza Horizon 5? More of the same. Rainbow Six Siege Extraction? More of the same ma con gli alieni. Mario + Rabbids Sparks of Hope? E chi lo sa? Hanno fatto vedere solo il cinematic trailer! Ah no: fermi tutti! C’è anche il trailer sulla data di lancio di Starfield. Non so nulla del gioco, però so quando verrà pubblicato… e questa è certo la novità che stavo cercando!

Secondo la Treccani la bulimia è “una sindrome di interesse psichiatrico, caratterizzata da abbuffate alimentari, intese come episodi di ingestione di notevoli quantità di cibo […] seguite da condotte di compenso, come vomito, uso di purganti o lassativi che, nelle intenzioni del paziente, avrebbero lo scopo di eliminare le calorie assunte durante le abbuffate“. Quindi Facebook si riempie di hater che inneggiano alla supremazia dell’esclusiva temporale, i portali di tutto il mondo fagocitano notizie sul nulla che non riesci nemmeno a capire quale sia quella che stai cercando, le IP che avranno un secondo/terzo/la vendetta capitolo vengono scontate in tutti gli store online e chi dovrebbe fare la cronaca ragionata di tutto ‘sto carosello sputa nel piatto del vicino perché la guerra tra poveri è bella e se non faccio vedere quanto sono meglio rischio di deludere i miei follower. Dio che disgusto…

siamo clienti di un lupanare a basso costo e sovraffollato

Detesto fare la parte del vecchio con le mani dietro la schiena, ma quando c’era lo speciale E3 sulle riviste io le sfogliavo leggendo con interesse quelle tre notizie che c’erano e basta. Forse il mese successivo avrei letto un’anteprima o forse no, ma andava bene così: la mia mente restava libera di giocare e godere di ciò che avevo, senza la frustrazione di volere sempre qualcosa di nuovo pur non avendo il tempo per ciò che già possiedo. Adesso siamo clienti di un lupanare a basso costo e sovraffollato di gameplay; gameplay che nella maggior parte dei casi si ripetono uguali a loro stessi in un frullatore di micro notizie fuffa costruite ad hoc per aumentare il traffico legale di click e l’ansia del pre-order e MANNAGGIA AL CAZZO pure il tanto atteso S.T.A.L.K.E.R. 2 m’avete fatto andare di traverso, maledetti!

Ci hanno trasformati in voyeurs che si eccitano guardando crescere il numero dei giochi compresi nel Game Pass di Microsoft senza toccarli, separati da un buco della serratura che si chiama “il tempo libero è una risorsa scarsa”. Ma pure se c’avessimo il tempo di comprare e finire un Assassin’s Creed all’anno, magari dormendo tutte le notti un’ora di meno perché il season pass non dorme mai, ne varrebbe davvero la pena? Cosa stiamo sacrificando su quell’altare? Il problema di un amico che ha una difficoltà? Il lavoro? L’esigenza di un figlio che già vediamo poco? Un po’ di attività fisica? Il sogno di avere un orto? Perché lo sapete anche voi che non si tratta solo di un gioco all’anno ma di centinaia di ore: giorni interi, settimane, passate davanti al monitor tra news, anteprime, provati, analisi di gameplay, streaming, flame sui social, console war…

cosa avreste potuto fare dal 12 al 15 giugno scorsi?

L’E3 di quest’anno è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, in un susseguirsi di coiti interrotti tra i quali anche quel qualcosa che poteva valere la pena veniva fagocitato dalla febbre del the more the better.  Non so: credo che ci sia un tempo per ogni cosa e che ogni cosa abbia un suo tempo: il mio è finito. Provate a riflettere, a mente lucida, su cosa avreste potuto fare dal 12 al 15 giugno scorsi se non foste stati calamitati dall’ansia di esserci e di sapere, in diretta. Poi chiedetevi cosa vi è rimasto e se siete diventati videogiocatori migliori… io non credo. Parliamone nei commenti, se vi va.

Ah: vi prego di farmi sapere, sempre nei commenti, se potevo scrivere “mannaggia al cazzo” perché Tommaso Stio è troppo impegnato con lo Scassapixel per farci da editor e quindi niente: mi rimetto alla volontà del popolo di Gameplay Café.


Questo editoriale contribuisce a sostenere la ricerca scientifica sulla sindrome di Rett. Trovate i dettagli dell’iniziativa a questo link.

Roberto Turrini

Per 10 anni sulle pagine di The Games Machine ha sognato una vita a tre con Lara T'Sioni ed Elena Fisher; poi ha scoperto che non sapevano cucinare e si è dato all'autoerotismo.

View Comments

  • Beh, quando non gratuito e direttamente dal cuore, il turpiloquio è legittimo. Quindi sì, hai fatto bene a scriverlo

  • Lo sfogo mi ha divertito molto! E sì mannaggia al cazzo lo puoi scrivere.

    Però non mi pare vada troppo peggio rispetto agli anni passati - ho ancora i ricordi del logo di The Agent e i primi trailer della Fabula Nova Cristallis. Cioè, le conferenze sono sempre state così, vivono di hype e sono tutto fuorché essenziali. Secondo me la soluzione è semplicemente guardare solo le 2-3 conferenze principali se si ha tempo, e se no recuperare tutto leggendo le slow news su Gameplay Cafè :)

  • Ho la consapevolezza di poter dire di essere, in parte, afflitto da questo disturbo.
    Ci sono diverse cose che potrebbero essere prese in considerazione; la base del ragionamento è sacrosanta, perfetta, impeccabile.
    Ho trovato però delle attenuanti che, personalmente, mi sono concesso. Ovviamente il tempo non è più quello di prima, tutto è più veloce e la facilità con la quale ci bruciamo le giornate è estrema.
    Però certe giornate ce le bruciano tra lavoro, stress, problemi, ansie, spese, bollette. Se i videogiochi, pur non dando nulla in cambio se fruiti tramite conferenze, sono una valvola di sfogo è bene averla. Verissimo però che, specialmente quest’anno, seguire il seguibile è stato il classico correre dietro al vento. La fame di notizie “in diretta” è una fame chimica data dalla droga mediatica che continuiamo ad assumere. Il classico cane che si mangia la coda, insomma.
    In questi anni ho rivalutato molto il tempo e lo gestisco al meglio che posso (spesso comunque male).
    Lato videogiochi ho eliminato una console e impostato una scaletta di uscite e tempistiche piuttosto serrata: zero backlog, ma wishlist sempre aggiornata. Via via che smaltisco le uscite e finisco i giochi, sotto col prossimo. Anche Gamepass è passato tramite questo setaccio: un gioco alla volta, stesso tempo dedicato che agli altri.
    Di base non vado oltre un gioco al mese (comprato o con gamepass).
    In ogni caso il problema che hai evidenziato non è solo importantissimo e interessante, ma può essere applicato in ogni aspetto della vita.
    L’unica cosa che ci rimane da fare è impegnarci al meglio (davvero, AL MEGLIO) per gestire noi e cosa ci sta intorno, altrimenti essere sopraffatti è un attimo. Un attimo di distrazione per essere assorbiti nel nulla per ore.
    Motivo per la quale, nelle ultime settimane di “ristrutturazione personale” ho eliminato un paio di social, giochi, ripensato le tempistiche per giochi e servizi di streaming e via. Ci vuole impegno, ma è essenziale.

    • Già il fatto di prestare attenzione al tempo che si ha è sufficiente per essere liberi. Ovviamente il videogioco (ma vale anche per il resto) è certamente una valvola di sfogo, solo che la mole di info e IP che vengono sfornate ogni giorni rischiano di soffocarci (anzi, senza "rischiano"). Stare attenti e filtrare è la via, se non si vuole potare qualche ramo secco. Ah, sì: invidio molto il tuo "zero backlog". XD

  • Roberto, non posso che condividere con te alcuni di questi concetti, ma questo purtroppo fa parte di quella inconscia e progressiva devoluzione che si è avuta in questo settore "d'informazione". Una crisi che si basa su due punti

    1) L'informazione di settore è diventata in mero marketing. Più se ne parla di un titolo, meglio è. Per lo stesso motivo manifestazioni come queste hanno moltiplicato il flusso d'informazioni e presentazioni fatte proprio per moltiplicare i momenti in cui si parla di un prodotto. Questo perché l'intermediazioni tra prodotto creato e fruitore finale, che prima era fatta dal "pubblicista/creatore di contenuti", adesso passa direttamente dai canali social e internet in generale. Per questo non ci sentiamo più attratti da queste manifestazioni forse: perché non hanno più nulla di esclusivo, di unico. Sono una delle tante cose che puoi vedere in rete.

    2) C'è poi La decadenza transitoria del settore. Stiamo vivendo una fase di passaggio in cui il medium videogioco sta cambiando pelle, meno gioco e più esperienza interattiva. Questo comporta un avvicinamento maggiore al tipo di marketing legato al cinema o alla musica, dove la comparsata nel programma (o evento in questo caso) è necessaria per far parlare di sé e del prodotto, poco importa se in uscita tra millenni. Per quelli come noi abituati ai grandi eventi singoli, alla ricerca della notizia, questa "bulimia d'informazione" (come l'hai chiamata tu giustamente) risulta fastidiosa e priva di utilità se non addirittura una perdita di tempo.

    Sono uno di quelli che vorrebbe una soglia d'accesso - un pass vip per le grandi testate giornalistiche (e intendo anche quelle generaliste) - per questi eventi che li renda di nuovo occasioni esclusive. Avere un pass comporterebbe per queste testate avere un'occasione importante di acquisire pubblico e quindi renderebbe anche più utile e ricercata la figura del "pubblicista" esperto della materia che oggi è relegato al ruolo del punto 1.

    Sapevo che sarei andato lungo, ma questo argomento mi tocca da vicino e lo sai

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