Editoriale

Il tramonto delle nuove console

Manca davvero poco, l’eccitazione è palpabile ed è sinceramente un piacere vedere e leggere tanti appassionati che non vedono l’ora di poter accendere per la prima volta la loro nuova console, qualunque essa sia.

Siamo pronti, a un passo dall’uscita ed è per questo che oggi abbiamo scelto di proporvi un’analisi della attuale situazione di mercato. In particolare, vogliamo provare a rispondere con voi ad alcuni quesiti piuttosto mirati: cosa intendono fare le aziende leader del settore, in quale direzione sembrano andare gli investimenti e quale potrebbe essere il prossimo futuro del nostro amato mondo videoludico?

Un tempo avremmo detto o magari canticchiato “Video killed the Radio Star”, poi è toccato allo smartphone che in qualche anno ha relegato a una nicchia di appassionati il mondo della fotografia; in seguito è arrivato lo streaming, prima musicale e più tardi video, che ha messo in ginocchio i negozi di dischi e quelli per il noleggio dei film e infine, in maniera lenta ma inesorabile, ci stiamo avvicinando al momento in cui lo streaming dei videogiochi e l’offerta dei servizi in abbonamento farà fuori il mondo delle console: costosi e ingombranti hardware da salotto o da scrivania che progressivamente saranno rimpiazzati da piattaforma ibride, decisamente più versatili e rapide da fruire.

Nel mondo tecnologico le aziende stanno tentando di spingere il pubblico verso formule di vendita in abbonamento

Il possesso di un hardware diventa dunque superfluo e può essere rimpiazzato da piattaforme fluide, in rete, che consentono l’accesso a una miriade di giochi attraverso dispostivi che già possediamo e che utilizziamo nel quotidiano: smartphone, tablet, tv e così via. Perché se è vero che da una parte i giocatori più affezionati ancora si sentono legati al supporto fisico e all’esperienza ‘tattile’ di una sempre più misera confezione di plastica contenente il disco di gioco, dall’altra le compagnie hanno iniziato a farsi avanti – in maniera più o meno timida – con opzioni completamente digitali. Sony con la cosiddetta PS5 Digital Edition e Microsoft con Xbox Series S, per citare due esempi recenti.

Fino a oggi il mondo del gaming su console ha saputo gestire il cambiamento in maniera solida e i numeri sono sempre rimasti più o meno incoraggianti per le aziende produttrici di hardware. Basti pensare al clamoroso successo di una PlayStation 2 ma anche della più recente PS4, che è riuscita a piazzare dal 2013 a oggi oltre 110 milioni di unità contro le circa cinquanta di Xbox One. Quote di mercato davvero importanti ma anche numeri che non sarà così facile ripetere, considerando come si sta evolvendo l’offerta del mercato globale. Ma in particolare, si tratta soprattuto di previsioni di vendita che impallidiscono se raffrontate a quelle del mondo smartphone, laddove soltanto lo scorso anno i tre produttori principali sono riusciti a piazzare oltre 140 milioni di telefoni ciascuno.

E allora non c’è da stupirsi se, mentre si cerca di accontentare i fan più appassionati, queste aziende hanno iniziato a strizzare l’occhio a quella che pare essere una torta potenzialmente più grande e appetitosa. Persino un’azienda come Nintendo ha ceduto al fascino dell’App Store, una piattaforma che nella prima metà del 2020 ha generato ricavi per oltre 33 miliardi di dollari di acquisti in-app e ha quindi scoperto un modo piuttosto profittevole per trasferire le sue storiche proprietà intellettuali su smartphone e tablet, con ottimi risultati. Allo stesso modo Microsoft, stringendo una partnership con Samsung e proponendo il suo servizio di cloud gaming anche su mobile, ha fatto un passo importante e ha dato un segnale forte alla concorrenza. Le altre grandi aziende tecnologiche poi, non sono state certo ferme a guardare: la stessa Apple, con il suo servizio in abbonamento Apple Arcade ha provato a raccogliere sviluppatori ed idee su App Store, così da creare un’offerta per il suo pubblico ultra fidelizzato e spendaccione. L’ultima arrivata, dopo Google e i suoi scapestrati proclami attorno a Google Stadia, è stata Amazon; la compagnia di Jeff Bezos, proprietaria di Twitch ovvero la piattaforma che da anni ormai sta rubando visibilità e ore di contenuti a un colosso come YouTube, ha recentemente annunciato il proprio servizio in abbonamento chiamato Luna, per il gioco in streaming su moltissimi dispositivi compatibili.

Google, Amazon, Facebook, Microsoft, Apple e Sony si preparano. E noi?

Insomma, lo vogliamo dire chiaramente e lo stiamo facendo su un sito che si occupa prevalentemente di videogiochi e che parla dunque, a un pubblico di veri appassionati: il fatto che queste aziende vogliano convertire una parte consistente di pubblico in abbonati paganti ai servizi di giochi o streaming, non è un’opinione. È un dato di fatto. L’industria dei videogiochi è in continua evoluzione e come ha lucidamente affermato Phil Spencer di Microsoft, quella in cui ci stiamo dirigendo non sarà più “un’era incentrata sui dispositivi quanto un’era incentrata sui giocatori”. In sostanza, nessuna di queste grandi aziende tecnologiche che abbiamo citato intende fare dei videogiochi il proprio business principale ma allo stesso modo non è neanche disposta a lasciar perdere, visti i soldi e le potenzialità che ci sono in palio. Si stima che per l’anno corrente, le entrate totali dei giochi – contando anche le vendite delle console e i giochi su dispositivi mobili – arriveranno a superare i 160 miliardi di dollari. Numeri che, nel caso fosse necessario contestualizzare, fanno impallidire qualsiasi altro settore dell’intrattenimento, dalla musica al cinema in sala e in streaming.

Sono cifre pazzesche che le aziende, parlando soltanto agli appassionati, non potrebbero mai e poi mai incassare. È un peccato dunque, che molti di noi leggano in questa popolarità sempre più crescente dei servizi in abbonamento e del gaming in streaming una minaccia alla credibilità o alla forza di questo medium. I videogiochi sono di tutti ed è per questo che nel corso degli ultimi anni stanno emergendo profili sempre più diversi di giocatori. A oggi, il videogioco è molte cose: è streaming, è realtà virtuale, è un app su un iPhone. I videogiochi sono uno strumento per comunicare o un mezzo che i più piccoli utilizzato per socializzare, per creare aggregazione. Videogiocare ormai non significa più prendere un pad o un mouse in mano ma significa anche parlare di videogiochi, guardare un gameplay. Un esempio? Si stima che un terzo dei video caricati su YouTube sia relativo al gaming. Le nuove console dunque, non sono che una parte. Una piccola parte, che ci piaccia o no.

I videogiochi sono molto di più dell’hardware su cui girano

I videogiochi sono rilevanti anche per i colossi tecnologici come Apple che, dall’alto dei suoi duemila miliardi di capitalizzazione, pur non producendo alcun videogioco, risulta essere una delle tre compagnie che ha incassato più soldi al mondo lo scorso anno, grazie alle ricche percentuali percepite tramite App Store. Guardando al futuro dunque, non si può non tenere conto di tutte queste sfaccettature che rendono sì il panorama più vario e complesso da decifrare ma creano anche un settore più forte e più influente per tutto quello che c’è al di fuori. Allo stesso modo è vero che a oggi e probabilmente anche nella prima metà del ciclo di vita delle nuove console, gli hardware da salotto resteranno il modo migliore per le aziende per generare profitti, ma non lo faranno soltanto nel modo più classico e banale ovvero spingendo all’acquisto di giochi.

Uno dei ruoli principali di questa ultima generazione sarà infatti quello di spostare il pubblico verso un’adozione sempre più consistente dei servizi in abbonamento offerti. Servirà ancora del tempo, diversi anni, ma vedrete che lentamente, seguendo lo sviluppo tecnologico, calerà definitivamente il buio sulle console.

Tommaso Stio

Domatore di leoni da tastiera.

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  • Molto interessante la riflessione che porta a fare questo articolo. La penso esattamente come te anche se prima di vedere il buio sulle console credo ci vorranno diversi anni anche perchè non dobbiamo dimenticare che le infrastrutture di rete saranno un cardine per portare il gioco alle dimensioni che definisci nell'articolo e ora come ora nel mondo c'è un digital divide ancora spaventoso.

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