Editoriale

Stregati dal marketing di Elden Ring ma non vi piace? Non abbandonatelo!

Il mio primo incontro con i souls avvenne per caso. Di ritorno da una vacanza al mare, capitai in un negozio di videogiochi e, forse per colmare la tristezza derivante dalla fine delle ferie, acquistai Dark Souls 3 senza sapere assolutamente di che cosa si trattasse. Tornato a casa mi scontrai con la dura realtà di un “tutorial” che mi metteva davanti uno dei boss più tosti che avessi mai incontrato nella mia carriera videoludica, tanto da farmi cercare su internet se avessi saltato per sbaglio il menù delle impostazioni per regolare la difficoltà. Proprio dalle ricerche su Google cominciai a farmi una mezza idea del guaio in cui mi ero cacciato.

Nei tre giorni successivi riuscii a superare il primo ostacolo, solo per trovarmi immerso in un mondo che non riuscivo a comprendere, tra nemici che non riuscivo a sconfiggere e con un’impostazione di storia e gameplay che parlava un linguaggio diverso da quello a cui ero abituato. L’ovvia conclusione fu che rivendetti il gioco, ripromettendomi di non compiere mai più l’errore di avvicinarmi a un prodotto di From Software e soffrendo ancor di più per la fine delle vacanze (e la tristezza per aver sprecato dei soldi).

Negli anni successivi, il mio ulteriore approfondimento delle dinamiche legate al mondo dei videogiochi mi fece scoprire, a distanza, anche i primi due capitoli della trilogia, l’originario Demon’s Souls e Bloodborne. Di fronte all’idolatria dei fan per questi giochi stava la mia totale repulsione, ferma e viscerale, che non risparmiava neanche le scelte artistiche dei titoli in questione, figurarsi il loro approccio in termini di difficoltà e frammentarietà narrativa. Ma qualche anno dopo arrivarono i primi trailer di Sekiro: Shadows Die Twice, e qualcosa in me cambiò.

L’ambientazione scelta per la nuova IP fu la prima esca capace di attirare la mia attenzione

I trailer e i primi gameplay che arrivarono in seguito completarono l’opera, accendendo in me il malsano desiderio di dare una nuova chance a questo tipo di videogiochi. D’altra parte, sembrava esserci stato un cambio di rotta importante rispetto ai souls, nel senso che il personaggio aveva una build fissa e che non bisognava preoccuparsi della stamina, un fattore che aveva rappresentato la più grande difficoltà nella mia breve esperienza con Dark Souls 3. Chissà che anche l’approccio ai boss e ai nemici generici non fosse più accessibile…

Ecco, alla fine Sekiro lo comprai e lo giocai fino a platinarlo. Non solo, ma lo adorai a un livello direttamente proporzionale alla difficoltà che avevo vissuto di fronte a ogni singolo boss, e alcuni mi avevano chiesto diverse ore di tentativi. Di recente, Hidetaka Miyazaki ha chiesto platealmente scusa ai neofiti dei souls che stanno incontrando ostacoli apparentemente insormontabili in Elden Ring, rassicurandoli con l’affermazione che dalle grandi sfide derivano grandi soddisfazioni. Il concetto è vero e condivisibile, cosa che qualunque giocatore dei souls (e non solo) sa bene, che io scoprii con Sekiro e che qualunque giocatore che voglia approcciarsi al genere dovrebbe tenere a mente come regola generale.

Perchè Elden Ring ha risollevato la questione, forse portandola su una scala molto più ampia rispetto ai titoli del passato. Il furbo coinvolgimento di George R.R. Martin, inizialmente sbandierato ai quattro venti e solo ora fortemente ridimensionato, è stato solo uno dei mezzi con cui From Software ha voluto fare all-in e compiere la mossa commerciale definitiva, quella capace di spostare le attenzioni per i suoi titoli dalla consueta nicchia al grande pubblico di massa. Un’operazione a cui si è aggiunta anche la massiccia campagna di marketing e a cui le recensioni entusiastiche della stampa mondiale hanno dato il colpo finale.

Ecco allora che l’ultimo, enorme universo di From Software si è popolato di veterani del genere, ma anche di migliaia di curiosi che del genere souls sapevano poco o niente e che magari si sono approcciati all’avventura come a un nuovo, oscuro The Elder Scrolls o come a un Assassin’s Creed o a un Horizon solo un po’ più impegnativi. Di fronte alla spietatezza delle meccaniche di combattimento, alla mancanza di un sistema di missioni e obiettivi chiaro e leggibile, di fronte alla vastità delle scelte che si possono prendere in termini di classe, equipaggiamenti e oggetti di potenziamento e davanti alla nebulosità di una storia che va interpretata più che ascoltata, i nuovi arrivati si sentono oppressi e smarriti.

La prima reazione, quando non è il disgusto, può essere la delusione, seguita dalla volontà di sbarazzarsi quanto prima del disco o di cancellare i dati di installazione dall’hard disk.

Elden Ring

Se volete dare un peso all’esperienza minima di un ex-neofita (che non è niente più di questo, dal momento che nella scala dei bravi giocatori dei souls io potrei pormi al gradini più basso), non lasciate che il contrasto tra aspettative e realtà vi convinca a mollare Elden Ring. Non che dobbiate acquistare un gioco che non vi attira a pelle ma se già è nelle vostre mani non abbandonate le speranze prima di avergli dato una vera chance. Si tratta solo di cambiare atteggiamento e predisposizione, di guardare al titolo per ciò che è e che non ha mai negato di essere.

Se chiudete gli occhi e immaginate di assaporare un piatto di spaghetti, anche un assaggio della vostra pizza preferita non saprà darvi soddisfazione. Elden Ring, i souls e i souls-like sono così, richiedono un aggiustamento delle aspettative e un’apertura mentale che, quasi sempre, si tradurrà in un apprezzamento finale e in una crescita personale a livello videoludico.

Alcuni consigli per voi

Questo atteggiamento deve passare per alcune idee che potrei elencarvi come fossero quelli di un libro intitolato “I souls spiegati a mia nonna”:

  • l’esplorazione è parte integrante del gioco, non un’attività secondaria, e questo è vero quanto mai prima d’ora proprio in Elden Ring. Perdetevi nel mondo di gioco, anche evitando i nemici, per trovare nuovi oggetti e armi ma anche per sentirvi parte dell’universo che vi circonda e assaporare la potenza artistica dell’opera di From Software;
  • la pazienza viene sempre ripagata, a patto che si accetti la morte come passaggio necessario per l’apprendimento delle diverse mosse di un nemico o di un boss. Perdere l’attenzione anche nelle boss fight ormai andate male corrisponde a perdere un’occasione di testare una nuova parata, o una nuova finestra di attacco;
  • costruire in modo minuzioso il proprio equipaggiamento e la propria dotazione di armi, oggetti e potenziamenti può risultare difficile e noioso, ma non è un passaggio obbligatorio. Non vergognatevi se sentite altri parlare di combinazioni assurde, si può benissimo giocare anche dedicando poco tempo alla costruzione della build, fermo restando che a piccoli passi si arriverà comunque ad avere una chiara idea di quello che vogliamo ottenere dal nostro personaggio;
  • rigiocare sezioni con nemici semplici per acquisire rune e salire di livello non è un atteggiamento da biasimare, se è finalizzato a rendere l’esperienza un po’ meno brutale. Nulla vieta di rigiocare un titolo dopo averlo finito e dopo averne domato i boss, aumentando il livello di sfida con un personaggio meno livellato;
  • prendetevi le pause necessarie a non raggiungere un punto di non ritorno in termini di frustrazione. Se il gioco sembra arrivato a un ostacolo insuperabile dedicatevi ad altro, alleggerite la mente, per poi tornare con più serenità alla boss fight che vi stava bloccando. Prima o poi anche il peggiore dei nemici mostrerà il fianco e avrete la meglio su di lui;
  • in conclusione, godetevi il viaggio senza pensare troppo alla meta, prestando attenzione a tutti quegli elementi secondari che di solito i giochi tendono a farci sottovalutare. I titoli di coda saranno una bella soddisfazione, certo, ma mai paragonabile a quella che si può ottenere arrivando in un angolo di mappa nascosto e con segreti impensabili, aprendo una porta che abbiamo trovato con la nostra esplorazione e non con un segnalino su una mappa o sconfiggendo un boss usando testa e logica e non solo premendo forsennatamente due tasti sul controller.

Jury Livorati

Classe '85, mi divido tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Ex fedelissimo di casa PlayStation, mi sono convertito a Xbox grazie al Game Pass, ma resto comunque con un piede in due scarpe. Adoro i giochi a forte componente narrativa e mi piace lasciarmi stupire dagli indie.

View Comments

  • ho provato a seguire i tuoi consigli.
    ho smanettato con il file regulation.bin
    niente non riesce a prendermi
    x me è un gioco dove x abbattere i boss devi studiare le combo di mosse da fare e mi fa venire in mente street fighter
    a parte poi che è un gioco senza storia
    non esiste un diario
    la mappa potevano farla meglio
    alchemia non esiste o quella che ho visto è limitata a cose che wtf
    se l uso della forgia è quello che ho visto mi viene da ridere XD
    non puoi farti le arrows bolts wtf
    le smithing stones sono introvabili e non mi va di smanettare con il file che ho citato prima
    susu questo è sotto dieci gradini a Morrowind (un capolavoro)
    poi in ultimo: si vede lontano un miglio che c è una grande influenza di design/grafica orientale e bleah

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