Editoriale

Una porta aperta sul passato: retrocompatibilità sì o no?

Correva l’anno 2015 e, durante la fiera più importante del mondo videoludico, l’E3 californiano, Phil Spencer si rese protagonista di un annuncio che, da lì a poco, avrebbe spaccato in due l’opinione pubblica.

Il vice direttore della divisione Xbox di Microsoft, infatti, svelò al mondo intero il progetto retrocompatibilità, che avrebbe coinvolto Xbox One e che le avrebbe permesso di far girare una vasta gamma di titoli provenienti dalla precedente generazione di console.

Subito dopo l’annuncio Microsoft iniziò a sbloccare questa possibilità su una discreta cerchia di titoli, destinata ad ampliarsi, stando alle parole di Spencer (e così è stato), nel corso dei mesi/anni successivi.

Al giorno d’oggi, infatti, tantissimi titoli provenienti dal catalogo di Xbox 360, ed in alcuni casi addirittura da quello della prima Xbox, sono perfettamente compatibili con tutti i modelli di Xbox One, rendendo sempre più concreto e tangibile il progetto di ecosistema unico (che comprende anche il PC), che Microsoft porta avanti con convinzione da svariati anni.

La strada intrapresa, almeno inizialmente, non ha riscontrato il consenso auspicato, ed è stata costretta a scontrarsi col disappunto di una folta schiera di utenti, sia appassionati sia addetti ai lavori, convinti si trattasse di una mossa inutile e poco azzeccata.

Le principali critiche arrivarono dalla concorrenza, e, dunque, da parte di una Sony forte di un vantaggio importante, sotto al profilo sia delle vendite sia del “semplice” consenso del pubblico giocante.

La retrocompatibilità era vista come un tentativo inutile di ampliare una lista di titoli fin troppo risicata, un mero tuffo nel passato, poco utile e dal discutibile impatto sul prossimo futuro. Questa interpretazione, seppur condivisibile o meno, ha, oggettivamente, il suo fondo di verità. Microsoft, in questa generazione di console, ha faticato, e fatica tutt’ora, a portare sul mercato esclusive importanti e capaci di giustificare l’acquisto di una Xbox One.

Ovviamente la soluzione di rendere disponibili sull’attuale console di punta alcune tra le vecchie glorie del passato diventa quindi di grossa rilevanza, capace di aumentare esponenzialmente l’indice di appetibilità della piattaforma, specie per chi, magari, proveniva da PlayStation 3 o non possedeva alcuna console di gioco.

Col passare del tempo, però, la situazione è cambiata drasticamente, complice anche l’arrivo sulla scena di un nuovo “giocatore” dalle qualità molto simili: le remastered.

A onor del vero, non soltanto Microsoft ha faticato, durante i primi anni (ma non solo) dell’attuale generazione di console, nell’offrire nuove IP di spessore al pubblico, sempre in trepidante attesa ed ansioso di poter toccare con mano nuovi titoli con nuove idee, meccaniche e quant’altro.

Per questo motivo, si è dato il via alla nascita di un fenomeno che, sulle prime battute, si è rivelato convincente ed eccitante, ma che lentamente ha iniziato ad espandersi forse fin troppo. Ci riferiamo, infatti, al fenomeno delle remastered (citato poco sopra), versioni rivisitate (soprattutto sotto l’aspetto grafico) di vecchi titoli provenienti dalle precedenti generazioni di console. Tali titoli, seppur spesso e volentieri apprezzatissimi, hanno indubbiamente inciso sul rallentamento generale che ha colpito la vena creativa di molti sviluppatori che, per forza di cose, hanno cominciato a remare sempre di più nella loro direzione.

Risulta, ovviamente, più semplice tirare a lucido un vecchio titolo piuttosto che crearne uno nuovo di zecca, e per questo il fenomeno, sommato a quello della retrocompatiblità, rappresenta da un lato un ottimo modo per permettere all’utenza di ampliare il proprio bagaglio culturale videoludico, ma dall’altro un pesante rallentamento generale sotto il profilo dell’innovazione.

Indubbiamente, però, le due cose hanno un impatto diverso sull’economia generale del mercato ludico. Le remastered godono comunque di un lavoro (anche importante) da parte degli sviluppatori, mentre la retrocompatibilità, che offre in sostanza le stesse cose, richiede un lavoro molto meno ingombrante e pesante.

Paradossalmente, proprio Sony si è resa protagonista di un numero sempre crescente di titoli rimasterizzati, come la saga Kingdom Hearts, quella di Uncharted, le varie rivisitazioni di Final Fantasy X, e così via, risultando quasi in controtendenza rispetto alle critiche mosse originariamente a Microsoft in merito alla questione retrocompatiblità.

Dunque, in un’epoca in cui le versioni rivisitate di vecchi titoli rappresentano una sicurezza sotto il profilo del guadagno e dell’appeal, è evidente come la scelta di Microsoft, inizialmente derisa e continuamente messa in discussione, risulti invece vincente e perfettamente comprensibile.

Forte di tutto ciò, la compagnia statunitense ha continuato a lavorare sempre di più sotto questo aspetto, ampliando a dismisura il catalogo dei titoli retrocompatibili, e lasciando intendere di aver in mente tantissime novità inerenti all’argomento anche per il futuro, compresa la prossima generazione di console.

A completamento del processo di redenzione, la stessa Sony ha lasciato trapelare più volte l’intenzione di fare un bel dietrofront per il futuro, abbracciando con forza la strada della retrocompabilità.

Stando alle indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni, infatti, a quanto pare PlayStation 5 potrebbe essere retrocompatibile non solo con PlayStation 4, ma anche, addirittura, con tutti i precedenti modelli generazionali di PlayStation, fino alla prima. Chiaramente si tratta soltanto di rumour, ma qualora fossero confermati segnerebbero un’importante svolta per Sony, che più volte ha ammesso di aver sbagliato nel non credere nel progetto retrocompatibilità.

Invero, fu Sony ad iniziare un progetto simile con la prima PlayStation 3, capace di riprodurre alcuni titoli PlayStation 2, ma che rapidamente venne sostituita da un nuovo modello che non godeva più di questa capacità.

Nonostante tutto, ancora oggi, c’è tanta gente che proprio non sopporta le remastered, la retrocompatiblità e tutto questo volersi attaccare per forza al passato, e che vorrebbe un forte scossone verso un futuro potenzialmente radioso, grazie anche ad una tecnologia in costante ascesa.

La verità, come al solito, probabilmente è nel mezzo: onorare il passato guardando al futuro dovrebbe essere il motto generale, ma non è mai semplice accontentare il palato di tutti.

Voi da che parte siete? Vorreste che la prossima PlayStation sia veramente retrocompatibile con tutte le vecchie console Sony? Siete a favore di Microsoft, che continua a battere il ferro sfornando retrocompatiblità un giorno sì e l’altro pure? O vorreste, semplicemente, che si smettesse di rimanere per forza ancorati al passato e si iniziasse a guardare soltanto avanti?

Parliamone insieme!

Salvatore Cardone

Scrivo, cucino, mangio. Spesso contemporaneamente. Necessito di più mani.

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