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Gameplay Café sostiene la ricerca scientifica

I motivi che hanno spinto una quarantina di baldi giovanotti e leggiadre fanciulle a sostenere il progetto di Gameplay Café fin dal day one sono tanti, diversi e tutti legati a prospettive così soggettive da non poter essere riassunti in poche righe. C’era chi voleva mettersi alla prova, chi voleva imparare a lavorare in una redazione virtuale, chi era in cerca di visibilità e ha trovato nuove destinazione verso cui salpare o chi, come me, ha il vizio di farsi coinvolgere emotivamente in quelle che – altrove – rispondono all’appellativo di “startup”. Quando abbiamo iniziato, ormai più di un anno fa, sapevamo che avremmo tentato la via del crowdfunding per traghettare Gameplay Café da un’infrastruttura amatoriale a una realtà editoriale capace non solo di essere chiamata agli eventi stampa ma anche di garantire ai collaboratori una retribuzione in linea con il mercato delle major italiane di questo settore.

Gameplay Cafè resta uno spazio libero e lontano dalle logiche commerciali a cui ci hanno abituato i grandi portali di notizie

Abbiamo avuto successo; un successo clamoroso che ha fatto di noi la prima redazione virtuale della penisola con un progetto editoriale garantito dai lettori e svincolato dalla pubblicità e dal clickbait. Più di vent’anni fa, quando le riviste di videogiochi si vendevano a colpi di 100mila numeri al mese, un discorso come quello appena fatto non avrebbe avuto alcun senso.

I professionisti di un tempo, quelli che hanno vissuto quell’età dell’oro e ancora lavorano in questo campo, sorridono amaramente pensando a come tutto sia cambiato così in fretta… ma anche questa digressione sfugge alla dittatura della sintesi e mi fermo qui, insistendo giusto sul fatto che, oggi come oggi, aver garantito un anno di compensi a quella quarantina di collaboratori grazie al solo crowdfunding è qualcosa di così unico da essere, forse, irripetibile.

In un contesto come quello appena delineato è bene precisare ancora tre aspetti: le persone che in Italia vivono di questo mestiere sono una manciata; la retribuzione porta con sé delle responsabilità nei confronti di lettori e caporedattori; Gameplay Café resta uno spazio libero e lontano dalle logiche commerciali a cui ci hanno abituato i grandi portali di notizie.

Una mattina, mentre intingevo una fetta di pane tostato al cioccolato nel mio succo di arancia appena spremuto, ho riflettuto sulla possibilità di trasformare il mio lavoro per questa realtà editoriale in qualcosa di diverso dallo “scrivere dietro compenso”. Tra qualche mese avrò quarantanni – all’anagrafe eh, ché ho le voglie di un sedicenne – ma la mia adesione al manifesto scritto da Antonio Fucito per il lancio nell’aprile del 2018 è frutto di una passione che aveva bisogno di un orizzonte alternativo a quello della carta stampata su cui ho scritto per dieci inverni. È altrettanto vero che i miei articoli devono trovare un incastro nella programmazione del sito e che tutti i collaboratori, nessuno escluso, meritano di essere trattati equamente sia nel rispetto del successo della raccolta fondi su Produzioni dal Basso che nei confronti del lettore occasionale a cui bisogna offrire la stessa qualità.

la mia adesione a Gameplay Café è frutto di una passione che aveva bisogno di un orizzonte alternativo

Da qui l’idea di devolvere l’emolumento per le mie prestazioni a un’associazione senza scopo di lucro per cui collaboro da tempo e che vorrei sostenere nel raggiungimento dei suoi obiettivi grazie, appunto, a quella che voglio resti una passione. Chi mi conosce meglio potrebbe suggerirmi di aprire un canale su Pornhub, è vero, ma di questo sto ancora discutendo con mia moglie e “di doman non c’è certezza” (Lorenzo de’ Medici – La canzona di Bacco, 1490 d.C.). Ho quindi scritto ad Antonio, che in quei giorni era in Giappone per il FOODEX e il Pizza Show insieme agli amici di I Love Italian Food, il quale – forse a causa del jet lag – mi ha chiesto un paio di settimane per rifletterci ed enucleare possibili problemi legati a questa proposta. I giorni passano, ne discutiamo, arriva la primavera, parte Gameplay Café 2.0 e con esso anche il via libera al mio “scrivere dietro donazione”.

Ecco quel che succederà: al netto di alcuni articoli per cui sarà inevitabile emettere una cessione di diritti d’autore, il corrispettivo economico sorto dalle mie prestazioni lavorative per questa realtà editoriale verrà devoluto come erogazione liberale a Pro RETT Ricerca, un’associazione di famiglie senza scopo di lucro nata nel 2004 con un solo obiettivo: finanziare la ricerca scientifica sulla sindrome di Rett, una rara malattia genetica che colpisce prevalentemente le bambine e compare nella prima infanzia. È diffusa in tutto il mondo con un’incidenza di 1 su 10mila bambine nate vive e rappresenta la prima causa al mondo di grave disabilità intellettuale femminile.

ho scelto consapevolmente di trasformare il mio lavoro per Gameplay Café in un piccolo contributo alla loro causa

Le bambine affette dalla sindrome di Rett nascono e crescono in maniera apparentemente normale per i primi 6/18 mesi di vita, poi improvvisamente subentra una fase di regressione che in breve tempo le porta alla perdita delle abilità precedentemente acquisite: il cammino, il linguaggio, l’uso delle mani. Con il passare degli anni sopravvengono altri sintomi, come gravi ritardi psicomotori, crisi epilettiche, irregolarità respiratorie, scoliosi, ipotonia muscolare, disturbi del sonno e dell’alimentazione. Pro RETT Ricerca sostiene il lavoro di molti ricercatori presso le più rinomate strutture italiane e internazionali che si occupano di questa malattia, come il Laboratorio di Biologia Cellulare e Molecolare Applicate alle Patologie del Neurosviluppo dell’Università degli Studi di Milano o il San Raffaele Rett Research Center, e avendo avuto modo di toccare con mano la genuinità e trasparenza del loro lavoro ho scelto consapevolmente di trasformare il mio lavoro per Gameplay Café in un piccolo contributo alla loro causa.

L’associazione e i ricercatori in occasione del meeting Rett Syndrome Research, Towards the Future organizzato a Roma nel 2018

Gli articoli destinati a questa sorta di raccolta fondi alternativa presenteranno un tallone in cui verrà esplicitato quanto appena lungamente descritto e, prima di chiudere, voglio reclamare la paternità dell’iniziativa chiarendo che a nessuno degli altri collaboratori verrà chiesto di farlo pur lasciando a loro la libertà di aderire. Ca va san dire: attend(iam)o un vostro feedback nei commenti perché non di solo autoerotismo vive l’uomo timorato… e voi tutti dovreste saperlo fin dai tempi di Pulp Fiction.

EDIT
Quando abbiamo scritto questo articolo, completato più di un mese dopo aver preso la decisione di lanciare l’iniziativa di cui avete appena letto, non sapevo che una giocatrice utilizzasse Twitch per stremmare le sue partite e, al contempo, promuovere la causa della ricerca sulla sindrome di Rett attraverso una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi. Si chiama Aurora Peachy e questo è il suo canale. Insomma: non siamo soli!

Roberto Turrini

Per 10 anni sulle pagine di The Games Machine ha sognato una vita a tre con Lara T'Sioni ed Elena Fisher; poi ha scoperto che non sapevano cucinare e si è dato all'autoerotismo.

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