Prendere a pugni gli avversari è una delle più longeve attività videoludiche. Comparso per la prima volta con il gioco di boxe Heavyweight Champ (1976), il primo picchiaduro della storia, il colpo a mano chiusa è una delle animazioni più remote dopo il salto e l’inevitabile corsa/camminata. D’altra parte, il pugno è il colpo offensivo più istintivo, oltre al fatto che durante l’era dei pixel il costo in termini di sprite era molto più contenuto rispetto ad altri movimenti del corpo o parti di esso. Come altre forme di attacco fisico, soprattutto con l’avvento della grafica tridimensionale, esso è stato inevitabilmente al centro delle solite accuse a tema “videogiochi e violenza”. Argomento che però oggi non vogliamo affrontare, dato che ci interessa raccontare il pugno nei videogiochi e la sua evoluzione nel tempo attraverso alcuni dei suoi episodi più iconici, cercando di andare oltre la sua accezione marziale.
Dopo un avvio esaltante, i videogiochi a tema pugilistico, come i bellissimi Punch-out e King of Boxer, hanno dovuto cedere il passo ai titoli basati sulle arti marziali, più vari, più complessi e perciò più gratificanti. The Way of the Exploding Fist (1985), l’acclamato clone per home computer del coin-op Karate Champ, è probabilmente il primo titolo che celebra il pugno videoludico, non solo per l’indimenticabile copertina ma anche per la fonte d’ispirazione del titolo.
“La Via del Pugno Esplosivo” rappresenta infatti una variante, probabilmente un omaggio a “La Via del Pugno Intercettato”, traduzione letterale dal cantonese di Jeet Kune Do, la tecnica di combattimento concepita dal leggendario Bruce Lee. Educato alle arti marziali di tradizione cinese, Lee osservò alcune carenze per il combattimento a distanza. Egli sviluppò quindi un interesse per la boxe occidentale, nell’intento di creare una tecnica ibrida in grado di colmare questa lacuna. Se negli anni ’80, bambini e ragazzi non facevano grosse distinzioni tra arti marziali giapponesi e cinesi lo si deve anche a questo titolo, che omaggiava a suon di colpi di karate un mito popolare del Kung-Fu. Mito che, nei videogiochi, ispirerà decine di personaggi.
The Way of The Exploding Fist aprì la strada agli intramontabili picchiaduro ad incontri, insieme a Yie Ar Kung-Fu, che introdusse pochi anni dopo l’utilizzo della barra di energia.
In questo genere, sono molte le situazioni rappresentative che hanno il pugno come protagonista. La prima non può che essere l’esecuzione dello Shoryuken, una delle mosse più celebri della serie Street Fighter. L’originale “Pugno del Drago Ascendente”, un montante con salto di cui Ken Masters è lo specialista, vanta numerose varianti, rivisitazioni anche al di fuori del genere picchiaduro.
Come mossa di base, il colpo più noto è il montante di Mortal Kombat, anche se il titolo Midway Games ci regala uno dei pugni più scorretti ed al contempo esilaranti della storia dei picchiaduro. Dopo aver eseguito una perfetta spaccata, l’attore Johnny Cage, figura ispirata al marzialista e star dei b-movie Jean-Claude Van Damme, fa partire un diretto negli attributi dell’avversario, costringendolo a ripiegarsi ed a valutare una carriera come controtenore. Risulta più difficile invece scegliere il pugno più iconico per Tekken, serie che a mio parere è degna di salire sul podio dietro alle precedenti. Il titolo Namco, letteralmente “Pugno di Ferro”, ha infatti introdotto nel tempo decine di personaggi e la scelta si fa decisamente più complessa. Uno dei più temuti è sicuramente il burning fist di Paul Phoenix, presente fin dal primo capitolo.
Nonostante abbiano passato diversi periodi di crisi, i picchiaduro hanno ancora la loro larga fetta di estimatori. Le serie di culto ancora in vita hanno tuttavia mantenuto meccaniche di gioco poco evolute rispetto al passato. A ravvivare la situazione, uscendo dagli schemi tradizionali, ci ha pensato Nintendo con Super Smash Bros., lanciato come titolo di nicchia nel 1999 e diventato col tempo una serie molto amata, sempre in grado di innovarsi e sorprendere. Il pugno più devastante della serie è probabilmente il Falcon Punch di Captain Falcon, personaggio preso in prestito da F-Zero.
Se Yie Ar Kung-Fu ha aperto la strada ai picchiaduro ad incontri, il coin-op Kung-Fu Master (1984) ha dato il via ai picchiaduro a scorrimento. Anche in questo caso la figura di Bruce Lee è nuovamente chiamata in causa, dato che il gioco è liberamente ispirato ad una delle scene più memorabili del suo film incompiuto “L’ultimo combattimento di Chen”. Ma un gioco più articolato ed eterogeneo di Kung-Fu Master sarebbe arrivato qualche anno dopo, facendo compiere al genere un notevole salto qualitativo. Stiamo ovviamente parlando di Double Dragon (1987), il primo ad introdurre una struttura di gioco a scorrimento in visuale isometrica ed una modalità cooperativa. Se calci, armi da mischia e da lancio arricchivano il gameplay, sono le serie di pugni dei fratelli Billy e Jimmy Lee (non ci suona nuovo questo cognome, vero?) il vero tratto distintivo di questo titolo memorabile.
I picchiaduro a scorrimento in 2D puro non scomparirono del tutto, dato che l’anno successivo sarebbe uscito l’ottimo Splatter House, dove il protagonista Rick Taylor, una variante in pixel di Jason Voorhes, prendeva a pugni demoni ed altre creature immonde. Ma il trono di Double Dragon è vacillato, e per molti caduto, a causa dei terribili montanti di Mr.Haggar e soci. Final Fight è un vero gioco simbolo delle sale dei primi anni ’90. Il terzo posto se lo aggiudica senza troppi problemi Streets of Rage, altro isometrico che introduce il concetto di combo. Il vero specialista in questione è senza dubbio Axel, con la sua sequenza di ben otto pugni che si conclude con un montante in stile Shoryuken.
Ci sono titoli in cui i pugni sono parte integrante del gameplay pur non essendo fondamentali per la progressione del gioco. Negli anni ’90, ad esempio, esisteva un filone tutto dedicato ai videogiochi sportivi in cui erano concesse alcune scorrettezze. Tra questi il divertentissimo Arch Rivals, gioco di basket in cui gli avversari potevano essere stesi a suon di cazzottoni. Uno dei titoli di calcistici più inflazionati e divertenti dello stesso periodo era Footbal Champ della Taito. Era un titolo arcade di calcio a tutti gli effetti, ma oltre ai pulsanti del tiro e del passaggio c’era anche quello per colpire con un pugno gli avversari. La mossa non era lecita, ma l’arbitro interveniva assai raramente.
Quando però si parla di violenza a titolo gratuito non si può che pensare ad una sola software: Rockstar Games. Prendere a pugni i passanti è sempre stata una delle tante possibilità di “svago” nella serie Grand Theft Auto. Una libertà d’azione che fin dai primi capitoli ha sollevato numerose polemiche. Ma la brutta reputazione di GTA è stata recentemente oscurata dall’altro blockbuster Rockstar. Alcuni mesi fa lo youtuber Shirrako, durante una sessione di Red Dead Redemption 2 ha steso con un pugno il personaggio non giocante di una femminista manifestante per il diritto di voto alle donne. Il video, da oltre un milione di visualizzazioni, è costato a Shirrako la chiusura temporanea del canale e settimane di polemiche da ambo le fazioni.
Naturalmente l’attacco fisico del pugno nei videogiochi si è esteso col tempo in diversi generi, soprattutto in ambito Action/Rpg. In molti casi menar le mani assume un ruolo da “ultima spiaggia” in mancanza di armi o munizioni, come spesso accade a Joey, protagonista del capolavoro di Naughty Dog, The Last Of Us. Ma spesso il pugno è ancora un’azione di prima necessità. Come nel caso Batman Arkham Knight, che include, tra l’altro, una delle scene cult degli ultimi anni, ovvero la scarica di cazzottoni nei confronti di uno squalo. Un altro classico dell’era moderna è il colpo inferto da un frustrato comandante Sheppard, protagonista della serie Mass Effect, ai danni di Khalisah Bint Sinan al-Jilani, irritante reporter di Westerlund news.
In ambito platform, gli esempi sono innumerevoli. Citiamo, tra i più celebri, il memorabile rocket punch Megaman ed il pugno telescopico di Ray Man. Ma, come vedremo in seguito, il pugno più iconico di questo genere è un altro ed è passato inosservato a molti.
Nei videogiochi non mancano di certo divinità ed esseri ultraterreni dalla mano pesante. Il capostipite di questo pantheon non può che essere Kratos, che è arrivato a prendere pugni Zeus in persona. Ma anche nella nuova incarnazione nel mondo norreno, lo spartano non scherza. La progenie di Odino ne sa qualcosa. Non può mancare Dante, il nephilim più amato dai giocatori e autentico virtuoso del pugno acrobatico.
Nell’immaginario collettivo le religioni e filosofie orientali non ammettono nessun tipo di violenza. A smentire questa credenza ci pensa Asura, Guardiano Celeste e protagonista di Asura’s Wrath, gioco Capcom della passata generazione che trae ispirazione dai miti budhhisti ed induisti. D’altra parte, ha trascorso ingiustamente dodicimila anni all’inferno, sorte che può mettere in seria difficoltà anche la più integerrima forma di pace interiore. Asura può essere considerato una sorta di Kratos orientale, dato che non lesina complimenti quando c’è da prendere a pugni qualche entità divina.
God Hand è un titolo per PS2 uscito a fine generazione in cui il protagonista umano riceve un potere sovrannaturale, denominato appunto “la mano di Dio”, per poter sconfiggere a forza di pugni un’orda di demoni capeggiata da un angelo caduto. Il gioco si è rivelato un mezzo disastro, stando alla la critica, che lo ha in parte risparmiato grazie al divertente sistema di combattimento dall’approccio “old-school”, unito ad un interessante sistema di personalizzazione degli attacchi.
Dopo aver affrontato, a nostro modo, alcune tematiche religiose, è giunto il momento di sfatare un paio di miti legati al più famoso personaggio dei videogiochi. In molti abbiamo creduto che Mario usasse la testa per rompere i blocchi di mattoni. Non è così, la mascotte Nintendo utilizza il pugno. Questa teoria, che ha generato una disputa pluriennale tra i fan, è stata ufficialmente confermata da Tatsumi Kimishima durante l’E3 del 2017. Non finisce qui. La società giapponese ha inoltre puntualizzato che il celebre idraulico si serve del pugno per spronare Yoshi a tirare fuori la lingua in Super Mario World. Stavolta la precisazione arriva da Shigefumi Hino, il creatore del popolare dinosauro verde.
Sappiamo tutti che un pugno produce un suono piatto e poco incisivo. Nelle produzioni multimediali, come cinema e videogiochi, si ricorre perciò ad alcuni artifici per indurre una certa carica emotiva allo spettatore. Come noto, nel settore audiovisivo esiste una specifica figura professionale che prende il nome di rumorista. Questo “artigiano del suono” fa uso di ogni genere di suppellettili e prodotti alimentari per inventarsi i suoni specifici richiesti. La tecnica impiegata prende il nome di Foley, in onore a Jack Foley, pioniere dell’efficentista nelle produzioni cinematografiche. La generazione del suono è però soltanto la metà del lavoro. E’ infatti compito dei sound designer intervenire sui campioni audio, con l’ausilio di specifici software, per diversificare o dare un carattere specifico al singolo colpo, specie durante le combo.
Per l’occasione sono riuscito a contattare il regista Alessandro Cassigoli, che uscirà a breve nelle sale, il 21 marzo per la precisione, con Butterfly, film documentario incentrato sulla talentuosa pugilessa napoletana Irma Testa. Ecco come Alessandro ha affrontato la questione degli effetti sonori dei pugni: “La tecnica Foley è ancora molto diffusa e, se il budget lo consente, è preferibile all’utilizzo delle librerie di suoni. Nel nostro caso specifico abbiamo tuttavia utilizzato il vero suono dei colpi inferti con i guantoni. Chiaramente non potevamo registrare i pugni in presa diretta durante gli incontri, non potendo mettere i microfoni all’interno del ring. Abbiamo quindi utilizzato campioni audio aggiuntivi dei colpi registrati durante gli allenamenti, quando avevamo la possibilità di stare vicino alle atlete. Nel pugilato femminile la situazione si complica ulteriormente poiché i pugni non sono così incisivi e difficilmente si verificano KO. Quindi, per dare l’idea allo spettatore medio dell’andamento dell’incontro abbiamo modulato ogni singolo pugno, dando maggior risalto ai colpi vincenti.”
Analizziamo infine due situazioni in cui il pugno nei videogiochi assume un carattere simbolico. Red Faction è una serie di videogiochi approdata per la prima volta su PC e console nel 2001. Si tratta di un gioco fantascientifico che include diverse tematiche di carattere rivoluzionario. Una sommossa di minatori su una colonia marziana, a causa delle pessime condizioni di lavoro, è infatti il centro della struttura narrativa. Il giocatore impersona uno dei lavoratori coinvolto nella vicenda. La copertina illustra un pugno che stringe un piccone da lavoro su un frastagliato sfondo di colore rosso. I capitoli successivi sostituiranno il piccone con il martello. Assolutamente appropriato.
Nel secondo caso parliamo dell’ultimo capitolo dell’acclamata serie Dark Souls, anche stavolta dell’artwork di copertina. La Fiamma Sopita sta stringendo della cenere in atteggiamento apparentemente contemplativo. Un’immagine dalle molteplici interpretazioni, ma che sembra principalmente suggerire l’imminente fine dell’Era del Fuoco: “Presto le fiamme svaniranno,e resterà soltanto l’Oscurità. Perfino ora, restano soltanto le braci e l’uomo non vede la luce,ma solo notti eterne. E tra i viventi si distinguono i portatori del maledetto Segno Oscuro“.
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Davvero complimenti per l'articolo!
Iacopo ha fatto un gran lavoro :)
Grazie!
Ma che bel pezzo! Grande Iacopo!
Grazie Salvatore!
Mega articolo! Bravo Iacopo
Grazie Giulia!
Questo genere di articoli è quello che differenzia un appassionato scrittore, da un peracottaro! Complimenti veramente un articolo completo dettagliato e che spruzza pAscione da tutti i pori
Wow, grazie!