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Il design di PS5: tra sogno, sensualità e bellezza

Nel catalogo della loro esposizione “Beauty”, Stefan Sagmeister e Jessica Walsh, graphic designer di fama mondiale, introducono la mostra con questo pensiero: “Nel corso dello scorso secolo, la bellezza è stata spodestata dalla funzionalità nel design e nell’architettura. Il risultato è che qualcosa è andato perso. La bellezza non solo influenza come ci sentiamo, cambia il modo in cui ci comportiamo“.

Che i designer di PS5 conoscano o meno questo pensiero poco importa: quel che è certo è che un’idea similare deve aver pervaso l’intero processo di progettazione e comunicazione della nuova console Sony e lo scorso giovedì, tutti assieme, ne abbiamo visto i risultati.

Annunciata da pochi giorni e ancora presente nei social feed di chiunque, PS5 è nata immediatamente come un prodotto divisivo. Un’ora di impressionanti carrellate di nuovi titoli ha anticipato un video di tre minuti nel quale abbiamo scoperto finalmente l’aspetto del box che occuperà le nostre camere o soggiorni per i prossimi anni. Perfino a dicembre, all’annuncio di Xbox Series X i pareri furono contrastanti, ma in questo caso la distanza tra chi ama e chi odia il design di PS5 pare ancora più netta. Questo è presto spiegato: la console Sony ha un aspetto audace, con delle linee che rompono con il passato, dei cromatismi nuovi e delle dimensioni sicuramente importanti.

Un aspetto audace e una nuova colorazione creano un punto di rottura con il passato del brand

Eppure l’industrial design di PS5 non può essere interpretato semplicemente guardando la console. Esso è stato elaborato infatti per rispondere a delle esigenze di comunicazioni dell’intero prodotto. Se dal lato Microsoft vediamo un’azienda impegnata a riacquistare il terreno perduto nella generazione Xbox One, proponendo un’enorme mole di servizi pensati per soddisfare l’utenza, in casa Sony abbiamo assistito negli ultimi mesi ad una comunicazione molto più misteriosa, e spesso incespicante, che ha creato un grande alone di mistero intorno al nuovo prodotto. Ora che questo è invece svelato, è chiara anche quale sia il progetto che Sony vuole legargli: una console che fa dell’esperienza tattile e sensoriale il proprio cavallo di battaglia.

Poniamo dunque l’attenzione sui vari componenti di cui si è parlato anche negli scorsi mesi, come il controller DualSense dotato di sensori aptici o il famoso Tempest Engine, che promette di rivoluzionare la gestione dell’audio nei videogiochi. Entrambi questi elementi sono parte del piano di Sony volto ad aumentare l’immersività, rendendo il suo prodotto capace di connettersi in maniera sempre più organica con il proprio utilizzatore. E qui arriviamo al design di PS5, che non a caso riprende alcune delle cifre stilistiche di PlayStation VR, a oggi il più grande esperimento in campo di immersione sensoriale da parte di Sony. Perfino con il video di presentazione della nuova console, con quelle sfere in continuo movimento accompagnate da una colonna sonora frusciante e vibrante, Sony ha presentato PS5 rivestendola con l’immagine di un prodotto dal look & feel quasi sensuale ed inebriante.

Presenza materica, tattile ed immersività sono i valori per comunicare la nuova console

PS5 infatti appare con delle forme sinuose che ricordano quasi l’architettura di Zaha Hadid (salta all’occhio la somiglianza con la Hadid tower di Milano), o un serpente che inspira prima di sferrare un attacco. In questa maniera il linguaggio di design della console rispecchia semanticamente il feedback aptico del DualSense e si presenta con una forma organica, quasi come fosse una conchiglia. Inoltre richiama al Tempest Engine ed alla sua idea di voler rivoluzionare il suono nei videogiochi, con un design che sembra essere pervaso e plasmato dalle scie del vento. Tramite i led luminosi nella scocca ci suggerisce la presenza di un veloce SSD capace di trasferimenti, guarda un po’, alla velocità della luce. Perfino i video di gameplay presentati pongono l’accento su queste caratteristiche sensoriali, tattili ed interattive, come nell’asfalto ruvido sotto le vetture di Gran Turismo 7 o la sabbia tra le chele dei granchi del trailer di Horizon Forbidden West. Sensazioni di matericità che a quanto pare saranno proposte anche dai materiali della plastica del Dualsense, texturizzata con un particolare pattern composto dagli iconici simboli Playstation.

Probabilmente molti si sarebbero aspettati l’ennesimo box rettangolare più o meno innovativo, ma il progetto PS5 non avrebbe mai potuto essere rappresentato da un design affine a quello di Xbox Series X, o perfino di PlayStation 4 se vogliamo. L’intera impalcatura comunicativa di Sony semplicemente ha richiesto un design più audace e rischioso, nonostante si insinui già forte il sospetto di vederlo come già vecchio e passato tra pochi anni, nell’attesa di una versione slim. Un design che vuole quindi rompere con la tradizione anche solo per il gusto dell’essere diversi e trasgressivi, così come il prepotente Cybertruck di Tesla che insieme a PS5 sembra concretizzare le visioni futuristiche di qualche decade fa. Senza troppo stupore non abbiamo nemmeno visto nulla dell’interno di PS5, a rimarcare ulteriormente la differenza con Microsoft (apparentemente intenzionata a mostrare ogni singolo circuito di Xbox Series X) e sottolineando ancora una sorta di alone magico e misterioso che Sony vuole costruire intorno alla console.

PS5 Digital Edition sembra anche avere uno stand differente dal modello con lettore disco

Giudicare l’effettiva riuscita o meno del design industriale di Playstation 5, come già fatto da altri evidentemente preveggenti commentatori, è prematuro non avendo nemmeno il prodotto nelle nostre le mani. Certo è invece quanto esso sia al momento la rappresentazione ideale del progetto comunicativo di Sony per la sua nuova creatura. Mentre Microsoft con Xbox punta verso servizi, comodità e potenza con un design utilitario tutto funzione e pochi fronzoli, Sony si lancia a capofitto nel rivestire la sua console dei valori di sogno, sensualità e bellezza a cui Sagmeister e Walsh facevano riferimento. Le due filosofie non potrebbero che essere più lontane: i prossimi mesi si preannunciano interessanti.

Emanuele Vanossi

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