Come ci definisce gentilmente l’Enciclopedia Treccani, la semantica è il ramo della linguistica che si occupa dei fenomeni del linguaggio non dal punto di vista fonetico e morfologico, ma guardando al loro significato. Nel corso degli anni ho compreso l’importanza di come è necessario apprendere il contenuto di una parola per cogliere meglio le sue sfumature, esaminare analiticamente il mondo che ci circonda ed evitare di creare ambiguità nella comunicazione. Chi si occupa della lingua e del significato da attribuire alle parole si assume una responsabilità per certi versi paradossale che determina il modo in cui le persone si esprimeranno per raggiungere un determinato concetto. Chi può avere tanta autorevolezza da decidere un determinato significato? Nel caso della parola “videogioco” a chi spetta il compito di definirlo? Quando è necessario aggiornare o modificare il concetto circoscritto?
Se prendiamo, un’altra volta, l’Enciclopedia Treccani il videogioco ci viene definito come “dispositivo elettronico che consente di giocare interagendo con le immagini di uno schermo”. Sottostando alla precedente esplicitazione, si intende solamente l’hardware (Nintendo Entertainment System, PlayStation 4…) e non il software, che è maggiormente ciò a cui ci riferiamo quando intendiamo “videogiochi”. Una problematica sussiste nel fatto che si intende macchine create appositamente per giocare, tuttavia non andremmo a considerare dispositivi che consentono di farlo ma sono state create principalmente per altri scopi (smartphone, tablet…).
La soluzione consiste nel creare una definizione più ampia che consenta di distinguere il software dalla macchina e, tuttavia, ampliare quest’ultima e tenere in considerazione apparecchiature trasversali. L’incognita rimane nella questione a chi spetta definirlo in modo corretto: gli studiosi di semantica o coloro che conoscono il mezzo e lo usano (ricercatori, giornalisti, sviluppatori)? L’annosa questione non è semplice da risolvere e solo il tempo potrà fornirci una valida soluzione, quando il medium si riscatterà e riuscirà a elevarsi a prodotto culturale e far parte della quotidianità. Forse allora potremmo avere una definizione che identifichi in maniera più precisa ciò che intendiamo.
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