Viaggi Mentali

Mindhunter ed i viaggi nella mente del serial killer

Dopo un lungo pellegrinaggio nei meandri della psiche umana Viaggi Mentali è ufficialmente pronta a tornare sulle pagine di Gameplay Café con la sua quinta uscita, stavolta per addentrarci nella mente del serial killer. Diversamente dal solito non partiremo da un video gioco ma dalla serie TV Mindhunter di David Fincher che racconta la genesi degli studi sugli omicidi seriali da parte di due agenti dell’FBI, Robert Ressler e John E. Douglas, che alla fine degli anni settanta intervistarono ben trentasei dei criminali più pericolosi degli Stati Uniti tra cui Ed Kemper, Ted Bundy, David Berkowitz e Jeffrey Dahmer. Trovarsi faccia a faccia con omicidi, stupratori, squartatori e necrofili ha dato la possibilità ai due di notare una serie di pattern ricorrenti nei loro comportamenti e nei loro trascorsi, spesso fatti di abusi verbali e fisici, che li ha condotti alla classificazione in assassini organizzati e disorganizzati tracciandone un profilo tramite la tecnica criminologica del profiling.

Se avete la memoria corta e non ricordate il focus della rubrica partiamo da un’opera e vi consigliamo una serie di opere attinenti che siano video giochi, film, serie TV, libri, fumetti e manga seguendo un filo comune. Nella prima puntata eravamo partiti dalle società distopiche sul modello di Deus Ex, poi siamo passati ad L.A. Noire ed il duro mestiere del detective passando per Fallout ed i mondi post-apocalittici ed infine a Detroit: Become Human e le opere che permettono al lettore di scegliere il proprio percorso. Non perdere il primo speciale della rubrica fresco di pubblicazione dedicato in via eccezionale al mondo di The Witcher per aiutarvi a districarvi al meglio tra le opere di Sapkowski!

 

Gioco — Condemned: Criminal Origins (2006) di Monolith Productions, Sega


Prima di cercare di entrare nella mente del serial killer, assicurati che lui non entri nella tua. Questa è la regola d’oro incisa all’entrata della sede dell’FBI a Quantico, quella imprescindibile per mettersi sulle tracce di un omicida seriale che deve essere sfuggita a Ethan Thomas agente del Bureau protagonista del survival horror Condemned. Chiamato sulla scena di un macabro crimine riconducibile all’Agente Matrimoniale, il cui modus operandi consiste nello strangolare giovani donne e posizionarle di fronte a dei manichini dal volto sfigurato, durante il sopralluogo Ethan viene tramortito da uno sconosciuto che prima gli rivela frasi sconnesse sulla loro connessione psichica e poi fredda i suoi colleghi. Svegliatosi nel suo appartamento dopo un incubo Ethan intuisce che il bureau l’ha incolpato della morte dei colleghi e decide di mettersi sulle tracce del killer per conto proprio, affrontando il volto violento e drogato di Motor City pur di dimostrare la propria innocenza. Tetro, violento ed inquietante Condemned cattura il giocatore nella sua tela nonostante diverse imperfezioni, un ottimo inizio per addentrarci nella psiche del serial killer.

 

Film — Zodiac (2007) di David Fincher


Quando David Fincher partorisce un’opera, state pur certi sarà un capolavoro. Lo testimoniano Fight Club, Se7en (fortemente candidato a prendere posto in questa rubrica), Mindhunter e praticamente ogni cosa che il cineasta di Denver abbia mai girato, con Zodiac che rientra a pieno titolo nella lista nonostante qualche pecca. In centocinquanta minuti è raccontata l’ondata di omicidi compiuta dal famigerato Zodiac a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, che si attribuì ben trentasette omicidi realizzati nell’area della baia di San Francisco. Uno dei serial killer più mediaticamente esposti grazie alle diciotto lettere inviate alla stampa in cui teneva il conto delle proprie vittime sfidando apertamente il dipartimento di polizia, lettere che spesso contenevano messaggi cifrati (di cui uno solo fu risolto, in cui esprimeva la gioia che l’omicidio gli procurava asserendo che le sue vittime l’avrebbero seguito nell’oltretomba come suoi schiavi). La pellicola segue l’indagine condotta dagli ispettori di polizia Dave Toschi (Mark Ruffalo) e Bill Armstrong (Anthony Edwards) e dal giornalista del San Francisco Chronicle specializzato in cronaca nera Paul Avery (Robert Downey Jr.) ed il fumettista Robert Graysmith (Jake Gyllenhaal), che sacrificano la loro esistenza per catturare Zodiac arrivando vicini alla soluzione ma rimanendo con un enorme punto interrogativo finale.

 

Fumetto — Sin City: That Yellow Bastard (1996) di Frank Miller


Fino al ’96 le strade di Sin City erano un alternanza di chine bianche e nere che davano corpo ai personaggi corrotti e depravati di Basin City, finché Frank Miller non decise di aggiungerne una terza: quella gialla usata unicamente per colorare lo stupratore e killer di bambine Roark Junior. That Yellow Bastard è un intenso e violento crime che comincia al crepuscolo della carriera del detective John Hartigan, che nell’ultima ora di servizio prima del pensionamento a causa di un’anomalia al cuore riceve una chiamata d’intervento per la sparizione della piccola Nancy Callahan, di soli undici anni. Hartigan capisce che quell’ultimo caso manderà la sua tranquilla pensione a farsi benedire ma poco importa, è necessario ora porre fine ai rapimenti e morti di giovani ragazzine che stanno dilaniando Basin City, e per farlo John sa già chi cercare. Sin City è un neo-noire esagerato, appariscente ed incredibilmente appagante che non ha paura di mostrare il lato peggiore dell’umanità – ma in fin dei conti anche il migliore – tratteggiato con figure che sprizzano Frank Miller da ogni poro, con l’aggiunta semplice ma geniale del terzo colore che dona una carica del tutto inedita all’inquietante Junior. Nel 2005 è uscito l’adattamento cinematografico (contenente tre storie del fumetto Un Duro Addio, That Yellow Bastard e Un’Abbuffata di Morte) scritto e diretto da Robert Rodriguez, Frank Miller e Quentin Tarantino girato completamente con la tecnica del chroma key.

 

Libro — Il Silenzio degli Innocenti (1988) di Thomas Harris


Quando si parla di serial killer è davvero difficile non pensare ad Anthony Hopkins che interpreta il raffinato quanto cannibale Hannibal Lecter, personaggio divinamente scritto e caratterizzato dalla penna di Thomas Harris che l’ha reso protagonista di ben quattro romanzi (Red Dragon, The Silence of the Lambs, Hannibal e Hannibal Rising) di cui Il Silenzio degli Innocenti è sicuramente il più riuscito. Gli eventi hanno inizio quando il capo della sezione scienze comportamentali di Quantico (altro personaggio modellato sulla figura di John E. Douglas) Jack Crawford invia la giovane recluta Clarice Starling all’ospedale psichiatrico di Chesapeake per incontrare il noto psichiatra e criminologo Hannibal Lecter, rinchiuso lì già da otto anni. Il duello psicologico che si instaura tra i due è alla base dell’indagine che l’FBI sta conducendo per fermare Buffalo Bill, serial killer che prende di mira giovani donne sovrappeso rapendole e lasciandole morire di fame per due settimane per poi scuoiarle e farsi dei vestiti con la loro pelle, dato che si suppone Lecter abbia informazioni fondamentali sul collega e solo una mente giovane come quella di Clarice può far leva sulla curiosità del dottore. Col passare dei giorni il rapporto tra i due si fa più intenso e persino intimo, ma Buffalo Bill non si ferma ed il tempo a disposizione di Clarice e del bureau per trovare la nuova vittima è scarso. Un thriller psicologico incalzante ed a tratti sconvolgente che ha decretato il successo della figura di Hannibal Lecter come spauracchio degli anni duemila, una lettura (ma si consiglia di recuperare la saga intera, e naturalmente la visione del film cinque volte premio Oscar nel ’91) imperdibile per ogni appassionato di storie sui serial killer.

 

Serie TV – Mindhunter (2017) di David Fincher, Netflix


Una serie crime così intensa non la si vedeva dall’esordio di True Detective, ma quello che Mindhunter mette in scena non ha realmente un precedente. La creatura di David Fincher prende le distanze dai serial polizieschi a cui siamo abituati, rinnegando la componente action in favore dell’analisi comportamentale e psicologica tramite interviste a conclamati sociopatici, una sorta di In Treatment ad alta tensione. Mindhunter ricalca la nascita delle moderne tecniche di profiling dei serial killer dovute al duo Robert Ressler-John E. Douglas operanti nell’FBI degli anni sessanta – la base della serie è il libro di Douglas Mindhunter: La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano – che per primi studiarono gli omicidi seriali e ne ipotizzarono dei pattern da utilizzare per catturare quelli a piede libero. Ressler e Douglas sono il modello per i protagonisti della serie Bill Tench (Holt McCallany) e Holden Ford (Jonathan Groff) che nel corso della prima stagione pongono le basi per le investigazioni creando il modello della profilazione grazie anche alla collaborazione della psicologa Wendy Carr (Anna Torv), ispirata ad Ann Wolbert Burgess. Nella seconda stagione i due agenti del bureau passano al lavoro sul campo collaborando alle indagini sul killer di bambini di Atlanta, che tra il 1979 ed il 1981 fece almeno ventotto vittime, la maggior parte di queste erano bambini afroamericani. Intensa e memorabile, Mindhunter approfondisce la genesi delle indagini sui serial killer proponendo alcune delle interviste più affascinanti ed inquietanti che mai vi capiterà di vedere, d’altronde se è uno dei cavalli di battaglia del catalogo Netflix ci sarà un motivo.

 

Manga — Death Note (2003) di Tsugumi Ohba, disegni di Takeshi Obata


Probabilmente il manga più influente del panorama contemporaneo giapponese, l’opera di Tsugumi Ohba è un autentico gioiello capace di sorprendere il lettore dal primo all’ultimo tankobon mettendo in scena le arguzie dei due protagonisti destinati a scontrarsi in una battaglia psicologica senza precedenti. Light Yagami è uno studente modello con una inestinguibile sete di giustizia che mal sopporta i TG quotidianamente invasi da notizie di cronaca nera e da una quotidianità fatta di bullismo e violenza tali da fargli ribollire il sangue. Figlio ed erede designato del sovrintendente della polizia, da cui mutua anche un’incrollabile senso della giustizia, Light vede la sua vita stravolta nel momento in cui raccoglie un misterioso quaderno nero: il Death Note, su cui sono scritte una serie di agghiaccianti regole. La prima di queste regole recita «l’umano il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà» e quello che sembra un assurdo scherzo si rivela essere un’arma dal potere inimmaginabile che atterrirebbe chiunque, ma non Light, che decide di farne la falce con la quale mietere le anime di omicidi, stupratori, ladri e teppisti. In poco tempo la leggenda di Kira si diffonde e dopo una prima ondata di terrore la popolazione vede in lui una divinità salvifica, ciò fino alla comparsa di L, famoso detective privato di cui nessuno conosce l’identità la cui intelligenza supera di molto la media primeggiando con quella di Light con cui ingaggerà uno scontro all’ultima supposizione in un’altalena di emozioni letteralmente infinita e cervellotica che ha reso Death Note immortale.

Giuseppe Pirozzi

Napoletano sui 25. Studente di lettere, giornalista pubblicista, racconto la Campania ma di professione faccio l'accumulatore seriale di libri, fumetti e videogiochi.

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