C’è stato un tempo in cui la saga di The Witcher era una fenomeno esclusivamente polacco legato al nome del proprio autore Andrzej Sapkowski che tra il 1990 ed il 1999 pubblicò sette libri (più un ottavo nel 2013), due raccolte di racconti e sei romanzi, in cui raccontava la storia del Wiedźmin (ovvero lo strigo, il witcher), Geralt di Rivia. Come gli altri della sua specie il lupo bianco (Gwynbleidd) è un umano mutato dopo essere sopravvissuto al rito delle erbe che gli ha conferito abilità magiche e fisiche superiori alla media rendendolo un ottimo cacciatore e spadaccino al costo di gran parte delle emozioni umane, tanto da apparire cinico e scontroso a chiunque lo incontri.
Negli anni il rapporto tra Sapkowski e Geralt è stato un andirivieni di emozioni, un’altalena d’amore ed odio (faccenda legata per lo più alla cessione dei diritti a CD Projekt Red) che hanno portato un economista polacco appassionato di fantascienza a diventare uno dei romanzieri fantasy più acclamati del post-Signore degli Anelli, un rapporto che sviscereremo scandendo tutte le opere appartenenti all’universo di The Witcher.
Solitamente in Viaggi Mentali iniziamo da un videogioco per toccare film, Serie TV, libri e fumetti da recuperare se avete amato l’opera di partenza, ma in questo primo speciale ci concentreremo esclusivamente sulla sconfinata distesa di opere Sapkowskiane, poiché sulla base modellata dall’autore polacco negli anni sono stati pubblicati una miriade di adattamenti cinematografici (altro che Netflix), fumettistici e videoludici che oggi sciorineremo per fare chiarezza sul vasto oceano che rappresenta l’epopea di Geralt, Cirilla, Ranuncolo (Jaskier in polacco), Vesemir, Yennefer e compagnia cantante. Mettetevi comodi ed afferrate le briglie, Rutilia è già sellata e pronta per partire all’avventura!
I più stagionati ricorderanno il 1985 per l’esordio assoluto di Super Mario, altri perché al Madison Square Garden degli uomini in calzamaglia fingevano di picchiarsi in occasione del primo Wrestlemania della storia. Pochi però sanno che nel frattempo in Polonia la rivista scientifica Fantastyka organizzava un concorso letterario premiando le migliori opere fantasy e sci-fi, e che per puro capriccio Sapkowski decise di parteciparvi recapitando alla rivista nell’inverno successivo il racconto Wiedźmin, la prima storia dello strigo Geralt, che si fece il terzo posto ma ebbe una incredibile fortuna tra lettori e la critica. D’altronde Sapkowski era un venditore laureato in economia, sapeva come piazzare la sua opera, ed il successo lo convinse ad ampliare il mondo dei Witcher (che noi vi riportiamo in ordine di lettura e non cronologico).
Nel 1993 uscì la seconda antologia di racconti Ostatnie życzenie – Il guardiano degli innocenti, pubblicata nel 2010 in italiano dalla casa editrice Nord (tutti i libri dell’autore polacco sono tradotti senza l’intermediazione dell’inglese) contenente quattro delle cinque storie originariamente presenti in Wiedźmin in cui a fare da cornice agli altri racconti è La voce della ragione, gli altri sono: Lo strigo, Un briciolo di verità, Il male minore, Una questione di prezzo, Il confine del mondo e L’ultimo desiderio. Chi ha seguito la serie Netflix troverà familiari tante di queste storie così come i giocatori della trilogia videoludica sviluppata da CD Projekt Red, dato che questi racconti fanno parte della genesi dello strigo e sono lo starting point ideale per chi si avvicina alla serie dato l’esordio di co-protagonisti come Yennefer e Ranuncolo.
Un anno prima de Il guardiano degli innocenti, nel 1992, Sapkowski aveva pubblicato la prima raccolta di storie relative a Geralt, Miecz przeznaczenia – La spada del destino che cronologicamente si pone dopo Il guardiano degli innocenti. Qui le storie sono sei (Il limite del possibile, Una scheggia di ghiaccio, Il fuoco eterno, Un piccolo sacrificio, La spada del destino e Qualcosa di più) ed introducono la figura di Cirilla concludendo il blocco di preparazione agli eventi dei romanzi.
Nel 1994 venne pubblicato il primo romanzo della saga Krew elfów – Il sangue degli elfi che riprendeva la caduta di Cintra e la morte della famiglia reale, gli eventi che hanno portato all’incontro tra lo strigo e Ciri. Con questo libro si aprì un filone narrativo fatto di cinque romanzi pubblicati fino al ’99 in cui i destini di Geralt, Ciri, Yennefer e Ranuncolo si intrecciavano con le ambizioni bellicose dell’imperatore di Nilfgaard Emhyr var Emreis, il cui ordine di pubblicazione coincide con quello cronologico: Czas pogardy Il tempo della guerra (1995), Chrzest ognia Il battesimo del fuoco (1996), Wieża Jaskółki La Torre della Rondine (1997) e Pani Jeziora La Signora del Lago (1999) mentre l’ultimo Sezon burz La stagione delle tempeste è stato pubblicato nel 2013 ed è slegato dal resto dei romanzi, ma è comunque consigliabile leggerlo dopo gli altri a causa dei riferimenti agli eventi che verranno raccontati da Ranuncolo che dopo la guerra contro Nilfgaard rievoca vecchie avventure di Geralt vissute prima ancora di conoscere Ciri.
Dato il successo immediato di The Witcher in Polonia ci volle poco affinché Geralt fosse trasposto su altri media, così nel 1993 a cavallo della pubblicazione della prima raccolta iniziò la stampa della serie a fumetti Wiedźmin scritta da Maciej Parowski e disegnata da Bogusław Polch, la cui pubblicazione fu interrotta due anni dopo. Questa serie comprendeva sei storie: La strada del non ritorno, Geralt, Il male minore, L’ultimo desiderio, Il limite del possibile ed Il tradimento, tutte basate su vari racconti dei libri tranne l’ultima tratta da un inedito.
La copertina del secondo numero del Wiedźmin basata sul racconto Lo Strigo,
scritto da Maciej Parowski e disegnato da Bogusław Polch.
Dopo che un seguito previsto per il 2005 fu cancellato, avrebbe visto ancora Parowski ai testi affiancato da Przemysław Truściński ai disegni (autore di molti artwork per CDPR ai tempi del primo The Witcher), in concomitanza dell’uscita di The Witcher 2 nel 2011 fu pubblicato Racja stanu Ragion di Stato. Scritto da Michał Gałek ed illustrato da Arkadiusz Klimek il fumetto è ambientato nella baronia di Creigiau a Malleore ai tempi della prima delle guerre settentrionali contro Nilfgaard, è disponibile gratuitamente sul portale di CD Project Red GOG attivando una copia di The Witcher 2 e segna il passaggio dei fumetti all’avere la saga videoludica come riferimento e non più i libri scritti direttamente da Sapkowski.
Sulla falsariga di Ragion di Stato un altro filler legato ai videogame è The Witcher: Matters of Conscience pubblicato nel 2015 in concomitanza con l’uscita dell’espansione Hearts of Stone di The Witcher 3: Wild Hunt, reperibile tra gli extra del gioco se avete attivato una copia del gioco su Steam o GOG (lo trovate tra le cartelle d’installazione).
Dal 2014 ad oggi un’importante collaborazione tra la software house polacca e la casa editrice americana Dark Horse Comics ha portato alla pubblicazione di cinque storie a fumetti, quattro delle quali (La casa di vetro, Uccidere mostri, I figli della volpe e La maledizione dei corvi) sono contenute nell’omnibus The Witcher Library Edition tradotta e venduta anche in Italia. Scritte da Paul Tobin e disegnate da Joe Querio e Piotr Kowalski con le cover curate dal maestro Mike Mignola tutte le storie sono originali, al di fuori de I figli della volpe tratta da alcuni capitoli dell’ultimo romanzo La stagione delle tempeste. Piccolo extra: se avete letto Uccidere mostri (difficilmente reperibile al di fuori dell’omnibus) questo video promozionale di The Witcher 3 rappresenta una sorta di sequel della storia.
La quinta delle storie nate dalla collaborazione con Dark Horse è Di carne e fiamma (2018) scritta da Aleksandra Motyka e disegnata da Marianna Strychowska, in cui Geralt torna a Novigrad evocato da una sua vecchia conoscenza per aiutarlo a far luce sulla difficile situazione della figlia che sospetta essere posseduta, ma le cose si fanno ancora più complicate quando comparirà un’altra persona del passato dello strigo. Anche questa storia è disponibile in italiano.
Facile ora parlare della Serie TV di The Witcher con Henry Cavill ad ammaliare le platee, Ranuncolo a penetrarci il cervello con la celebre “dona un soldo al tuo witcher, o’ valle abbondante” e Ciri e Yennefer a scaldarci il cuore (no, Triss no). Ma prima che Netflix aprisse il suo portafogli, prima che Cavill giocasse The Witcher 3 e si proponesse per l’audizione, quando le serie televisive erano tutte al livello de Il Segreto, ecco che saltano fuori gli altarini: la prima serie televisiva di The Witcher è andata in onda nel 2002, addirittura preceduta da un film di due ore che faceva da prologo e la bella (?) notizia è che potete visionarlo poco più giù (in polacco e con i sottotitoli inglesi, ma pur sempre meglio di niente).
Wiedźmin, conosciuta nel resto del mondo come The Hexer e solo dopo come The Witcher, è una pellicola diretta da Marek Brodzki e scritta da Andrzej Sapkowski e Michał Szczerbic (che a causa di un altissimo numero di proteste dei fan, ci fu bisogno di un incontro tra la produzione e la folla inferocita per acquietare gli animi, decise di rimuovere il suono nome dai credits) che riassume la genesi di Geralt introducendone la storia pur con numerose licenze poetiche. Nonostante il film avesse alle spalle un budget intorno ai diciannove milioni di Zloty (circa quattro milioni e mezzo di dollari), davvero faraonico per le produzioni cinematografiche polacche dell’epoca, le recensioni furono piuttosto negative ed a salvarsi dalle critiche furono solo le musiche del compositore Grzegorz Ciechowski e le performance del cast, su cui spiccava Michał Żebrowski nel ruolo di Geralt.
Nel 2002 la produzione decise di andare fino in fondo e mandò in onda sulla TV polacca tredici puntate del serial, prima che fosse cancellato, che corrispondevano vagamente alle prime due raccolte cartacee. In un’intervista ad un sito russo Sapkowski dichiarò a riguardo di cosa ne pensasse della serie «posso rispondere con una sola, oscena ma breve, parola».
Poi fu il momento di Netflix, che fece le cose in grande. In diciassette anni le cose cambiano e l’enorme successo dei videogiochi ha dato alla serie un risalto mondiale che unito all’esperienza della nota piattaforma di streaming ha portato The Witcher all’attenzione del grande pubblico rendendola la serie più seguita di fine anno scorso, superando persino The Mandalorian.
Dal 20 dicembre 2019 la serie Netflix ha riscontrato un fortissimo consenso popolare (tra cui anche il nostro Salvatore Cardone che l’ha recensita) mentre la critica si è spaccata tra recensioni positive e negative, fatto sta che le otto puntate si bevono con la stessa facilità con cui Geralt ingerisce i suoi decotti tanto che è già stato sancito il rinnovo per altre due stagioni. La prima stagione racconta le avventure più note di Geralt contenute nei primi due libri focalizzandosi non solo sullo strigo ma anche su Yennefer e Ciri illustrando una parabola su come i loro destini si intreccino con quello del Lupo Bianco, certo in maniera non perfetta ma sempre incalzante, rendendo The Witcher un prodotto perfettamente riconoscibile nonostante la malsana tendenza del pubblico a volerla mettere in competizione con Game of Thrones.
Wiedźminrimase un fenomeno limitato alla Polonia fino al 2002, quando la software house polacca CD Projekt Red si accordò con Andrzej Sapkowski per la vendita integrale dei diritti senza pagamento delle royalties per la cifra di 9.500$, cifra che con l’incremento graduale di popolarità della serie ha portato l’autore a condurre un’aspra causa legale contro la casa di sviluppo per il riconoscimento di sedici milioni di dollari solo recentemente conclusa (e che lascia presupporre un futuro The Witcher 4, dato il consolidamento degli accordi sul marchio).
Il primo The Witcher videoludico nacque sulle ceneri del porting di Baldur’s Gate: Dark Alliance, di cui CDPR possedeva il codice dopo aver collaborato con BioWare ed Interplay. Fino agli albori del duemila CD Projekt non era ancora Red e si limitava a localizzare e distribuire videogiochi per lo più americani sul suolo polacco, finché i due fondatori Marcin Iwiński e Michał Kiciński decisero di dar vita ad un nuovo distaccamento che avesse il solo scopo di sviluppare videogiochi, Dark Alliance fu il loro primo tentativo. Dopo la cancellazione del progetto lo studio corse il rischio di creare un gioco originale partendo dalle opere di Sapkowski, e nonostante la poca esperienza nel settore (e con una mano di BioWare, che ospitò lo stand di The Witcher nel proprio booth all’E3 del 2004, oltre che a concedergli i diritti per l’uso dell’Aurora Engine) nel 2007 The Witcher fece il suo esordio su Personal Computer. Con un budget di quasi cinque milioni di euro ed un team che passò da quindici a cento persone il gioco ottenne recensioni positive e vendette un numero sufficiente di copie affinché il team potesse lavorare ad un seguito.
Secondo Sapkowski la trama dei videogiochi di The Witcher non è canonica, perché racconta storie derivative che si limitano ad accennare agli eventi dei libri o talvolta ad usarli come punto di partenza per nuove trame, ma che sono considerabili come esperienze complementari ai libri non escludendosi l’un l’altra. Un chiaro esempio è come CD Projekt Red usa l’escamotage della perdita dei sensi per calare il giocatore nei panni di Geralt e raccontargli a piccoli bocconi il mondo degli strighi, dando molta più enfasi a personaggi nei libri abbozzati o di contorno, Triss su tutti.
Con un milione e duecentomila copie vendute in neanche due anni The Witcher ottenne un ottimo successo commerciale così CD Projekt RED iniziò a lavorare ad un seguito, dopo aver abbandonato l’idea di pubblicare una versione console del primo capitolo, e nel 2011 pubblicò il sequel The Witcher 2: Assassins of Kings su PC e per la prima volta Xbox 360. Per l’occasione i Iwiński e Kiciński fecero le cose in grande: un nuovo motore grafico, il REDengine, creato su misura rimpiazzò l’Aurora di BioWare, fu abbandonata la visuale isometrica in favore della terza persona con pesanti modifiche al sistema di combattimento che fu completamente rivisto traendo spunto da Demon’s Souls e Batman Arkham Asylum, fasi stealth furono introdotte ed il plot ulteriormente ramificato rispetto al primo capitolo (ben sedici finali diversi ottenibili): tutti questi fattori posero le basi per un successo ancora più clamoroso. Basti pensare che nel 2014 The Witcher 2 fu nominato da Barack Obama durante un discorso tenuto in Polonia come opera simbolo dell’etica del lavoro e del talento del popolo polacco, nonché esempio di come il paese stesse trovando posto nella nuova economia globale, incensando un fenomeno di massa che al settembre di quell’anno aveva venduto in totale otto milioni di copie.
La creatura partorita dalla mente di Sapkowski e modellata dai CD Projekt era ormai inarrestabile. Nel 2013 fu annunciata l’opera finale della trilogia di Geralt – che dopo diversi slittamenti vide la luce nel maggio del 2015 su Xbox One, PS4 e PC – The Witcher 3: Wild Hunt.
Se oggi The Witcher è il brand di successo ultra chiacchierato su cui Netflix ha investito per crearne una serie di successo è soprattutto merito di questo terzo capitolo, una gemma assoluta della produzione videoludica di tutti i tempi, e se non siete convinti date un’occhiata a questo trailer. L’avventura diventa open world e permette al giocatore di vagare per le lande del Velen visitando l’enorme (e brulicante di vita) città libera di Novigrad, Oxenfurt, le isole Skellige e Kaer Morhen impersonando un Geralt mosso dalla necessità di trovare la figlioccia Cirilla inseguita dalla Caccia Selvaggia mentre l’imperatore dell’impero di Nilfgaard Emhyr var Emreis (doppiato da Charles Dance, l’attore che ha interpretato Tywin Lannister in Game of Thrones) combatte la sua guerra contro la Redania di re Radovid V.
Tra l’ottobre ed il maggio di quell’anno sono state pubblicate due espansioni vecchia scuola: Heart of Stone e Blood and Wine con cui CDPR ha alzato ancora di più l’asticella, se possibile. Heart of Stone mette Geralt sulla strada del sinistro Gaunter O’ Dimm e del nobile decaduto (e maledetto) Olgierd von Everec mentre Blood and Wine porta il witcher nella sfarzosa Touissaint, un ducato dalle note vagamente francesi dove tra vecchie conoscenze e nuove aberrazioni deve scovare il misterioso omicida di due cavalieri per conto della duchessa Anna Henrietta. Secondo i dati di vendita di giugno 2019 le vendite della saga hanno toccato le quaranta milioni di copie vendute, di cui la metà sono di Wild Hunt.
The Witcher 3: Wild Hunt è un’opera così curata e vasta che per approfondire tutta la mitologia che si cela dietro l’opera Iacopo Risi ha dovuto passare più di una notte insonne a spulciare tomi impolverati sul folklore europeo per rintracciare le leggende a cui si fa riferimento nel gioco come la strega mangia-bambini Baba Jaga ed il wendigo, finendo per parlarne in questa fantastica monografia, ma non è tutto: nel 2019 CD Projekt Red è riuscita nel miracolo di pubblicare The Witcher 3: Wild Hunt anche su Nintendo Switch, se volete sapere come è stato possibile (e soprattutto con quali risultati) fate in modo da non perdervi la recensione di Tommaso Stio.
Oltre alla saga principale di The Witcher e l’imminente Cyberpunk 2077 in uscita ad aprile CD Projekt ha pubblicato nel 2014 The Witcher Adventure Game, adattamento del gioco da tavolo per PC, iOS ed Android, ma soprattutto i due giochi legati al popolare gioco di carte Gwent ideato da Sapkowski nei libri e regolamentato dallo sviluppatore polacco prima come minigioco in The Witcher 3 e successivamente nella versione standalone gratuita – non perdetevi i consigli di Alessandro Palladino per superare l’arena – giocabile dal 2018 su GOG ed iOS, seguita a fine anno da Thronebreaker: The Witcher Tales che mischia carte, narrazione ed enigmi in una sorprendente avventura per giocatore singolo che, come dice Farow che l’ha recensito, è un gioco di ruolo a tutti gli effetti.
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WikiPirozzi, finalmente è uscito l'articolo bomba!
Dopo aver versato tanto sangue e sudore, ce l'abbiamo fatta 😌
Non sono un grande fan del franchise, ma l'impegno profuso in questo bellissimo articolo me lo ha fatto leggere comunque con interesse. Complimenti!
Grazie delle bellissime parole Emanuele 🙏
Complimenti per l'articolo, davvero una bella lettura.
Io ho conosciuto Geralt grazie ad un mio amico che mi aveva prestato il gioco per PC dicendomi "E' troppo bello, fidati", ed effettivamente aveva ragione.
Nonostante avessi abbandonato il pc come piattaforma da gaming già da tempo, lo comprai subito :D
Poi arrivò The Witcher 2, giocato sulla X360, seguito dalla pubblicazione dei romanzi dalla Nord ed infine, quello che considero il capolavoro di questo decennio, The Witcher 3 <3
Alla serie do un 7, davvero bella, pecca con la CGI (si vede che è fatta un po' al risparmio), e ad alcune scelte di casting; in compenso, Mr Cavill è uno strigo perfetto...mmm :D
Detto da te (Fitz)Geralt vale doppio :) Non potrei essere più d'accordo, io iniziai a seguire la serie quando trovai intorno al 2011 la enhanced edition di TW1 in stra-offerta, non potevo lasciarmela sfuggire, anche se l'amore è scoppiato con The Witcher 3, che forse considero come miglior gioco anche dell'ultimo ventennio. I libri grazie a libraccio sono riuscito a recuperarli quasi tutti, mentre sulla serie appoggio quello che dici sulla cgi, sa molto di cheap (però anche le prime stagioni di Game of Thrones non erano granchè da questo punto di vista, alla fine i produttori devono capire quanto il pubblico è interessato prima di spendere).
Sul casting poco da dire, perfetti Geralt e Ciri, Yen mi ha convinto quasi subito ma Triss non gliela perdono. Anche Ranuncolo è un po' strano all'inizio, ma poi si fa piacere
Io seguivo e invidiavo i giochi dello Strigo su PC. Ricordo che quando venne annunciato il terzo anche per PlayStation rimasi letteralmente senza parole. Di colpo, diventò il gioco che più attendevo (insieme a Metal Gear Solid V). Dopo aver speso 150 ore nell'universo di The Witcher decisi di leggere i romanzi, tutti. Meravigliosi. Ho saltato i fumetti ma ho guardato con gusto la serie tv...quella di Netflix, sia chiaro! :D
Complimenti per il mega-pezzo Giuseppe, sempre il top.
Troppo buono! Sai che ho avuto una trafila simile anche io? In realtà The Witcher 1 e 2 li ho avuti anni prima del 3, entrambi in edizione speciale tra l'altro, ma non li ho mai finiti o giocati sul serio se non dopo essere stato rapito dal terzo capitolo! Comunque mi sono regalato la omnibus dei fumetti per natale, te li consiglio :)
Qualcosa finisce, Qualcosa inizia.
P.S. Ho appena finito di leggere "La Signora del Lago: La saga di Geralt di Rivia (Vol. 7)"