La paura di fallire nel creare un qualcosa di nuovo, che si pone l’obiettivo di risultare rivoluzionario, di sovvertire le regole di un mercato austero e fin troppo narcisista, è un qualcosa che colpisce in modo equamente importante sia lo spettatore sia l’autore.
Che sia un film, un libro, una serie tv o un videogioco, lo spettro del fallimento è sempre dietro l’angolo. Le fameliche leggi dettate – principalmente – dal Dio denaro non lasciano margine, quasi mai, d’errore, ed è per questo motivo che, spesso, si tende ad andare sul sicuro, contribuendo attivamente alla creazione di un circolo vizioso fatto di cose già viste, sentite e provate.
Ci sono, però, alcune menti geniali che, per fortuna, riescono – in alcuni casi – a sovvertire tale scottante assioma, brillanti fautori di opere di spicco, capaci di mantenere il proprio operato sempre al di sopra dell’asticella e mai al di sotto, diventando così vero e proprio motore di un meccanismo fatto apposta per stupire, ma che spesso e volentieri si blocca, lasciando appiedati i presenti. In ambito ludico, negli ultimi anni, la parte del motore, sotto questo particolare punto di vista, l’hanno recitata i ragazzi del team di sviluppo polacco
CD Project RED, creatori della trasposizione videoludica di “The Witcher”, fortunata saga di libri firmata >Andrzej Sapkowsky, che ha, di fatto, soverchiato in modo inaspettato gli standard del genere in maniera talmente massiccia che sarà impossibile tornare indietro.
Lo standard qualitativo del genere action/RPG è stato completamente riscritto dal team di sviluppo, capace con The Witcher III: Wild Hunt, di dar vita ad un vero e proprio gioiello, sia dal punto di vista meramente estetico, sia, e soprattutto, da quello contenutistico, specie se si prende come esempio la qualità della narrazione e della fruizione di tutto l’ecosistema.
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p class=”western”>È proprio per questo motivo che, quando CD Project RED è tornata alla ribalta, annunciando una nuova IP dai toni contenuti e soprattutto dal setting completamente diverso, la stragrande popolazione videoludica ha iniziato a sfregarsi con veemenza le mani, immaginando già di ritrovarsi, da qui a qualche anno (in verità parecchi), con un prodotto di un livello qualitativo mastodontico.
Il nuovo corso si chiama Cyberpunk 2077. Un nome una garanzia, o, per meglio dire, un titolo. Chiaramente, il primo, enorme, punto di rottura rispetto al passato è ritrovabile proprio nel setting, che abbandona i temi fantasy-medioevali di The Witcher e si tuffa con forza in un futuro super tecnologico e dai toni cupi come la notte. L’ambientazione in cui si muove la nuova fatica del team di sviluppo polacco è figlia di una cultura, appunto, “cyberpunk”, presa di forza da produzioni come Blade Runner e più in generale diverse opere sul tema, ma che finisce, con un colpo di reni degno del miglior portiere al mondo, a tirar fuori un carattere incredibile e, a dirla tutta, quasi disarmante. La cittadina di Night City, cupa, malata e violenta al di là di ogni previsione, fa da sfondo ad un’opera che, sotto il profilo meramente ludico, si preannuncia mastodontica, sul piano sia della qualità sia della quantità dei contenuti.
Ah, e non vi abbiamo detto che Night City sarà, almeno stando a ciò che abbiamo appreso, totalmente esplorabile senza (o quasi) alcun compromesso e sfruttando anche diversi veicoli per agevolarsi negli spostamenti.
Dopo le due prove (a porte chiuse), una durante lo scorso E3 californiano e più recentemente in occasione della gamescom di Colonia, il titolo è stato finalmente mostrato, seppur con la stessa demo di gioco, anche al mondo intero durante uno speciale live stream, annunciato a sorpresa dai ragazzi di CD Project RED e tenutosi nella giornata di ieri.
La sequenza di gioco mostrata non ha fatto altro che confermare tutte le buone impressioni avute dai più fortunati colleghi che hanno avuto modo di gustarsi in anteprima il gioiello distopico targato CD Project RED, fomentando sempre più l’hype nei confronti di un titolo che si preannuncia veramente al di fuori da ogni scala di valori.
Per iniziare un’analisi più o meno approfondita di ciò che offrirà veramente Cyberpunk 2077 non si può non partire da uno degli aspetti più centrali di ogni produzione del genere che si rispetti: il gameplay.
La sequenza di gioco mostrata, di cui non si conosce la collocazione cronologica all’interno di quel che sarà il gioco completo, ha evidenziato un livello qualitativo imponente, che si palesa sin da subito e senza timori di sorta. Il primo grosso scossone è riscontrabile nella telecamera, non in terza persona come ci si poteva aspettare, ma in prima. Tale scelta è dovuta principalmente alla volontà di voler rendere l’esperienza di gioco più immersiva possibile.
Ogni giocatore, dopo aver creato il proprio alter ego (si, avete capito bene), inizierà a muoversi all’interno di un ecosistema vivo e pulsante, che sembra avanzare indipendentemente dalle nostre azioni ed in modo continuativo e progressivo.
Da qui, si può dedurre che il gioco offrirà davvero tantissime attività, collaterali e non, che faranno schizzare alle stelle la mole di contenuti della produzione. A spiccare, e non poco, è la grandissima quantità di approcci che ognuna di esse offrirà: che sia stealth, a pistole spianate o semplicemente affidandosi alle proprie abilità oratorie, in Cyberpunk 2077 ogni missione sarà completabile in svariati modi, senza mai andare a scemare sul lato qualitativo.
È proprio qui che Cyberpunk 2077, incredibilmente, sorprende ancora. Qualora decideste di affrontarlo a pistole spianate scoprirete un sistema di combattimento degno del miglior FPS in circolazione, curato, appagante e stratificato. Ogni arma ha il suo feeling, ogni scontro risulta adrenalinico e frenetico come non mai, impreziosito, ancora una volta, da una caratterizzazione encomiabile di ogni singola inezia, a testimonianza di una cura davvero maniacale per ogni singolo dettaglio. Ci sentiamo di dire che, almeno da quel che abbiamo avuto modo di vedere, l’impressione è quella che, a differenza di The Witcher, in cui il sistema di combattimento era meno curato e, diciamocela tutta, rilevante, in Cyberpunk ci troviamo in una situazione completamente diversa: gli scontri armati ricoprono un ruolo centrale, rappresentando uno dei punti cardine di una produzione che vuole stupire sotto ogni punto di vista.
Tutto questo senza mai dimenticare che Cyberpunk 2077 è un gioco di ruolo “travestito” (splendidamente) da un – signor – sparatutto in prima persona. Gli elementi ruolistici della produzione, infatti, appaiono ben marcati e facilmente ritrovabili, ad esempio nel conteggio dei danni quando si spara ai nemici – con tanto di colorazione differente in base al danno inflitto – , o magari facendo caso all’abbigliamento che deciderete di indossare una volta iniziata la giornata. Ogni capo d’abbigliamento ha infatti dei parametri (salute, difesa ecc) differenti, e ci dona così, almeno a primo impatto, un’infinità di possibilità nell’approcciarci alle varie situazioni.
Le cose belle però non finiscono qui: ad arricchire la natura ruolistica del titolo ci pensa anche la possibilità – un po’ come avviene in Deus Ex – di farsi impiantare innesti super tecnologici in grado di generare abilità diverse, tutte più o meno utili, non soltanto in combattimento, ma anche nell’esplorazione. Per citarne una, c’è la possibilità di farsi impiantare un vero e proprio Scanner, capace di rilevare punti d’interesse durante la semplice esplorazione e di rilevare i punti deboli dei nemici durante i combattimenti, risultando così veramente importante a livello tattico. C’è poi, ad esempio, l’innesto necessario per hackerare i vari sistemi di sicurezza, ancora una volta in pieno stile Deus Ex, a cui il gioiello di CD Project RED sembrerebbe ispirarsi molto, seppur palesando un livello qualitativo del tutto differente dalla, seppur magnifica, creatura targata Eidos Montreal.
Ah, e poi c’è la lama fatta apposta per smembrare i nemici, che non è mai cosa da poco. La lama ha anche un suo importante – e divertente – utilizzo nelle fasi esplorative: essa rende il giocatore capace di spostarsi lungo le pareti, facilitando così il superamento di alcuni ostacoli o l’attuazione di una determinata tattica per vincere uno scontro.
Cyberpunk 2077 è una dichiarazione d’amore da parte di CD Project RED nei confronti di tutto il mondo videoludico: un’opera dal coraggio incredibile e con ambizioni altisonanti e pionieristiche.>
Nessuno mai, nel recente passato-presente videoludico, ha voluto osare tanto, nessuno si è spinto – o comunque non nella stessa maniera – in acque inesplorate e, potenzialmente pericolose, quanto i ragazzi di CD Project RED stanno facendo, incuranti dei rischi e fiduciosi come non mai.
Il gioco si presenta al mondo intero, che si è fermato di colpo in trepidante attesa (un po’ come a capodanno), subito in splendida forma, mostrando un mix perfetto tra un comparto grafico sbalorditivo, un’ambientazione incredibilmente affascinante ed un gameplay ricco e stratificato, il tutto sorretto da un ecosistema vivo e pulsante che accompagna il giocatore in ogni singolo respiro. Ogni cosa sembra studiata apposta per stupire: anche soltanto l’HUD di gioco appare perfettamente calzante, con l’atmosfera che attanaglia ogni singolo passo in quel di Night City, riuscendo a stupire ancora una volta anche il più austero dei videogiocatori.
Se tutto questo (ma non abbiamo grandi dubbi al riguardo) verrà accompagnato da una trama all’altezza della situazione, potremmo trovarci per le mani, con ogni probabilità, uno dei giochi più belli e rivoluzionari di sempre.
E noi siamo già contenti così: il futuro (dei videogiochi) è più roseo che mai.
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