Inutile girarci intorno, l’annuncio di Diablo Immortal a Blizzcon 2018 è stato quello meno accolto di tutta la manifestazione e forse uno dei più freddi della storia dell’evento. Le cause sono diverse: un po’ per colpa dell’immensa trepidazione dietro un rumoreggiato grande annuncio per la saga, un po’ perché la piattaforma scelta per questo spin off non si appella affatto all’utenza storica del marchio, ormai cresciuta a pane e computer e anche perché, dopo la sorpresa di Warcraft 3 Reforged, vedere un altro marchio storico avere uno spazio così sottotono è una delusione di per sé.
Il disdegno e il disgusto verso questa nuova idea di Blizzard non ha tardato ad arrivare, passando per l’appassionato super deluso che ha chiesto direttamente agli sviluppatori se quello fosse un “pesce d’aprile fuori stagione”, fino alla montagna di “non mi piace” che il trailer ha ricevuto su YouTube e che continua ad accumulare. I Subreddit storici erano pieni zeppi di discussioni di scherno e sui social la critica si è tramutata in meme dalla pungente ironia, creando un disappunto corale che perfino il team di sviluppo non poteva nascondere sotto il tappeto, costringendoli a rispondere attraverso la stampa internazionale nel tentativo di sedare gli animi.
Ma questo Diablo Immortal è davvero una produzione così nefasta come viene descritta dall’utenza? Ha davvero senso chiudersi nelle proprie idee come chi ha deciso di creare una petizione per non far uscire il gioco? Sono tutte domande che, possibilmente, andrebbero a mente fredda, cercando una prospettiva diversa rispetto alla filosofia che contraddistingue la serie principale. Nelle righe che seguono, vogliamo cercare di “difendere” questo nuovo progetto, cercando di comprendere se le reazioni esagerate degli internauti abbiano un qualche valore critico. Del resto, la storia ci insegna che spesso al mondo del web piace accanirsi su un titolo specifico o due di quando in quando.
L’elefante nella stanza da risolvere immediatamente, nato nella struttura della conferenza dedicata a Diablo, è quello che vede la gente preoccupata dal fatto che Blizzard abbia annunciato solamente Diablo Immortal senza nessun accenno a eventuali nuovi contenuti per Diablo III o a un ipotetico Diablo 4, facendo passare il messaggio di aver accantonato questi ultimi per proporre lo spin off per cellulari. Sebbene l’azienda avesse già comunicato prima del Blizzcon che durante l’evento non sarebbe stato assolutamente annunciato il quarto capitolo della saga, era lecito pensare che quantomeno si parlasse di Diablo III in qualche maniera, magari non nella cerimonia d’apertura ma nel “What’s Next” andato in onda subito dopo. Invece la strategia comunicativa dell’azienda è stata quella di incentrare tutto il tempo dedicato a Diablo attorno al nuovo progetto in miniatura, coinvolgendo personalità della community ed esperti del settore. Si tratta di una scelta molto discutibile che, in tutta onestà, ha effettivamente dato l’impressione che l’azienda non abbia voluto far nulla per il filone principale. La realtà dei fatti però è ben diversa.
Diablo Immortal è ovviamente una proprietà di Activision Blizzard, ma il team di sviluppo è diverso rispetto a quello della serie principale poiché l’azienda è stata affiancata da NetEase: una compagnia rodata nella pubblicazione di giochi per cellulare, specialmente per quanto riguarda il territorio cinese. Già questo ci permette di comprendere come questo sia un progetto parallelo a quelli dedicati ai titoli su PC e, perciò, non va a intaccare qualsiasi cosa stia bollendo in pentola per un eventuale Diablo 4. Inoltre è bene ricordare che Diablo III prosegue il suo cammino con le varie aggiunte stagionali, le quali almeno forniscono sempre un nuovo obiettivo periodico a tutti i fan della serie. Certo è un po’ deludente non vedere annunciato nessun nuovo contenuto dedicato ai capitoli più amati, tuttavia Blizzard, sempre prima del Blizzcon, ha dichiarato di essere già al lavoro su nuovi importanti progetti. Dichiarazioni che danno l’idea di come l’azienda abbia messo le mani avanti per dire “al Blizzcon non vedrete nulla, ma attendete con trepidazione il futuro” in modo da attutire l’impatto della nuova iniziativa tra i più radicali (spoiler: non ha funzionato). Anche qui, si tratta di una strategia discutibile ma ciò non significa in alcun modo che Diablo Immortal stia succhiando via risorse e forza lavoro come una sanguisuga indesiderata.
Questo è un concetto un po’ ambiguo e troppo generalizzante. Il gioco in sé e per sé è innegabilmente un Diablo innovativo, soprattutto nei riguardi del movimento del personaggio attraverso l’utilizzo della verticalità e del movimento durante le canalizzazioni delle abilità. Già dal trailer è possibile vedere come sia più fluido e dinamico, con modelli dei personaggi ed effetti che se la battono alla pari con Diablo III. Perfino la storia e il modo di viverla subiscono dei mutamenti essenziali, raccontandoci le vicende tra il secondo e il terzo capitolo attraverso un’interazione multigiocatore, livelli a istanze e aggiunte periodiche di aree/missioni. In questo riguardo, Diablo Immortal ha idee interessanti che con molta probabilità verranno riprese per il futuro del filone principe e, proprio per la presentazione di tali meccaniche, molti fan accaniti hanno invece trovato il progetto quantomeno interessante da provare.
Dall’altro lato però la piattaforma è senza dubbio un fattore di scissione, ma ci sono diverse ragioni e fattori da tenere in conto prima di emettere un giudizio al riguardo. Primo fra tutti è la volontà di Blizzard di espandersi in un mercato che, vi piaccia o meno, è più florido di quello che si pensi. Se Fortnite e PUBG hanno optato per ottimizzare i loro giochi su piattaforme mobili è perché questo mezzo comprende milioni e milioni di giocatori a cui piace la portabilità e l’accessibilità degli smartphone o dei tablet. A discapito di quanto voglia far passare qualcuno, si tratta di una realtà in forte espansione in maniera proporzionale alle tecnologie sempre più avanzate che vengono immesse in questi dispositivi, i quali ormai permettono a molti sviluppatori di creare prodotti dalla degna qualità, tra cui Diablo Immortal e Hearthstone nel caso di Blizzard. Negare le possibilità di questa piattaforma è purtroppo frutto della classica resistenza al cambiamento in ambito videoludico che avviene col passare delle generazioni, soprattutto per via di una mentalità molto chiusa appartenente ad alcune frange delle comunità videoludiche, le quali dividono stupidamente i cosiddetti “veri giocatori” dai “giocatori dell’ultima ora” eliminando qualsiasi dialogo tra nuovi appassionati e vecchia guardia. La petizione per evitare completamente l’uscita del gioco è un’ottima rappresentazione di questa obsoleta corrente di pensiero, che preferirebbe la censura totale piuttosto che dare un piccolo spazio a nuove fette d’utenza.
In seconda battuta si tratta di un ottimo modo per far tornare in auge il marchio. Con la conversione su console del terzo capitolo, soprattutto con l’ultima su Nintendo Switch, Diablo è stato portato a essere un nome presente nelle librerie digitali di molti giocatori che, magari, non hanno mai desiderato/voluto giocarlo su PC. I tempi sono molto cambiati rispetto a quando Diablo II e altre grandi produzioni Blizzard dominavano il mercato, la fetta delle console è molto più grande e i numeri che ogni giorno l’industria propone sono molto chiari al riguardo. Questo non significa assolutamente che l’utenza PC debba essere abbandonata in favore di una o l’altra sponda, e infatti sotto questo punto di vista la comunicazione di Blizzard ha fallito quando ha dato l’impressione di voler lasciare da parte chi l’ha seguita fin dal primo giorno. Ma parliamo comunque di semplice apparenza proprio perché questo spin-off, dalle parole di chi ha avuto modo di provarlo, sembra mantenere tutte quelle caratteristiche che definiscono l’esperienza di Diablo, sebbene miniaturizzate per entrare nelle vostre tasche.
Per quanto sia vero che la base di partenza siano gli altri titoli di questo stampo creati da NetEase, è piuttosto palese che dietro questo nuovo progetto ci sia stato un lavoro non indifferente. Questa critica però è comprensibile se si è seguito solamente l’annuncio alla cerimonia d’apertura e le sue poche informazioni, mentre nel “What’s Next” sono stati dettagliatamente illustrati alcuni esempi di ciò che sarà disponibile all’interno del gioco. Concept art, bozzetti, idee e meccaniche sono tutte quelle tipiche delle produzioni Blizzard a cui siamo abituati.
Per facilitarvi la comprensione, immaginatevi questo prodotto come composto da più livelli: il primo, quello iniziale, è composto dallo scheletro del gioco, ovvero un gioco di ruolo con visuale dall’alto che basi tutto sulla raccolta di oggetti, la storia, l’uccisione rapida di orde di mostri e l’interazione fra i personaggi dei giocatori. Sopra questo livello va aggiunto lo strato Diablo, cioè l’insieme delle caratteristiche essenziali che rendono il marchio infernale quello che tutti amiamo, specialmente nei riguardi dei dettami di Diablo III considerando che è la principale ispirazione per Immortal, per quanto tutti vorremmo fosse stato Diablo II. E infine c’è l’ultimo strato dove le nuove idee prendono forma, come i lunghi dungeon dagli incontri tematici e funzionamenti diversi, o il rinnovato spirito del multigiocatore, più immediato e meno legato al tipo di attività svolto. Il bottino subirà delle modifiche ma alla base sarà sempre legato ai set e alle diverse rarità disponibili nella serie su PC. Al momento non ci sono indicatori particolari riguardo il modello economico che il titolo adotterà, ma a meno di sorprese l’ipotesi più probabile è il pagamento una tantum per acquistare il gioco. Se invece si rivelasse gratuito ma riempito di microtransazioni, tutta questa prospettiva positiva crollerebbe in un istante sotto le pratiche truffaldine che tanto piacciono ai giochi per cellulare e che l’Unione Europea sta attualmente combattendo.
Diablo Immortal è sicuramente un’esperienza divisiva per il modo in cui è stata impostata. Sebbene mantenga tutte le caratteristiche della serie, è naturale che siano stati fatti dei compromessi al fine di creare un’esperienza per nuove tipologie di mercato e giocatori rispetto a quelli di partenza. Il mondo si evolve e l’industria del videogioco con lui, creando nuove soluzioni che spesso vengono viste come sbagliate dalle frange più conservative. In questo specifico caso, non c’è davvero nulla da temere: Diablo come saga non si sta spostando completamente su telefono e di certo non sta finendo qui la sua corsa. Questo spin off è stato fatto per aiutare la serie a raggiungere un pubblico più vasto, dando al contempo un nuovo modo di viverla a tutti i fan disposti a non fossilizzarsi nelle loro vedute. Ci sono ovviamente diverse grosse incognite, a partire dal metodo di monetizzazione, ma non dovrebbero prevenire l’esistenza di questo titolo come per qualsiasi altro prodotto. Il gusto dell’utenza, la critica e le “vendite” saranno i fattori che ci faranno capire se NetEase e Activision Blizzard hanno fatto una cosa giusta e gradita dai giocatori vecchi e nuovi, ma fino ad allora il consiglio è quello di non chiudervi in una dialettica stagnante, ferma in idee e concezioni non inclusive. Provate con mano e decidete voi stessi se Diablo Immortal sia o meno da buttare. Ma vi prego, fatelo dopo avergli dato una minuscola chance.