Il tema post-apocalittico è da sempre uno dei più gettonati in ambito videoludico, dove circa due anni e mezzo fa è arrivato Sheltered. Proprio alla luce di quanto tempo è trascorso da quando ho provato la versione PC del gioco sviluppato da Unicube, mi sono un po’ sorpreso nel leggere del suo arrivo anche su Nintendo Switch. A questa piattaforma, in realtà, le caratteristiche di Sheltered sembrano abbinarsi piuttosto bene: si tratta infatti di un titolo che almeno sulla carta si presta abbastanza facilmente all’esperienza portatile, permettendo lo svolgimento di sessioni di gioco di durata breve per portare avanti la propria partita.
L’ambientazione di Sheltered ci mostra un mondo completamente devastato dalle radiazioni dove anche una breve esposizione a esse può risultare letale. La famiglia che ci ritroviamo a controllare ha la fortuna di trovare un rifugio sotterraneo funzionante e completamente disabitato, facendone così la sua nuova casa. A noi sta ovviamente il compito di fare in modo che tutto fili liscio, assicurandoci che i vari personaggi abbiano in primo luogo il modo di soddisfare tutti i loro bisogni fisiologici, per poi migliorare la qualità della loro vita sottoterra costruendo il necessario.
La modalità principale inizia con la scelta di tutti i tratti degli abitanti del rifugio, compreso sesso, colore della pelle e doti caratteriali. C’è davvero solo l’imbarazzo della scelta, con la possibilità di occuparsi del tutto in prima persona o far generare le persone casualmente alla CPU. Quest’ultima cosa è in realtà sconsigliata, perché è bene formare una famiglia che abbia una certa complementarità nelle capacità dei suoi componenti. La facoltà di mettere a punto anche gli elementi estetici ci permette di creare una situazione in cui possiamo immedesimarci più facilmente, scegliendo infine anche un animale di compagnia da tenere all’interno della casa sotterranea. In base alle caratteristiche selezionate, ogni personaggio può contare su punti di forza e punti deboli, in base ai quali dividere i compiti tra i membri della famiglia: quello più abile con le attività manuali può per esempio essere messo a costruire gli oggetti di cui abbiamo bisogno, mentre altri con doti da esploratore possono andare fuori alla ricerca di materie prime.
Nella gestione interna, bisogna prendersi cura di tutti gli aspetti: la pulizia del filtro dell’aria permette per esempio al gruppo di continuare a respirare sottoterra, mentre cibo e acqua vanno reperiti in modi diversi. Da questo punto di vista Sheltered assomiglia a una specie di The Sims post-apocalittico, in cui tenere conto anche dell’esigenza di dormire dei componenti della famiglia. Per riuscire nel compito di gestire il tutto, la cosa più importante è non farsi sopraffare dalle cose da fare, mantenendo uno schema mentale che permetta di gestire l’ordine delle priorità senza che si vadano a creare situazioni critiche.
Nel momento di avventurarsi all’esterno, Sheltered presenta infatti qualche ombra. Il sistema messo a punto dagli sviluppatori rischia di diventare piuttosto frustrante quando siamo a stretto di provviste, visto e considerato che la possibilità di trovare gli oggetti di cui abbiamo bisogno è legata al caso. Può quindi capitare di ritrovarsi alla disperata ricerca di cibo per evitare che qualcuno muoia, non riuscendo nel compito e arrivando per questo motivo a provare un senso d’impotenza. La parte fuori dal rifugio si presenta in generale meno ispirata rispetto a quella che si svolge all’interno, lasciando che sia la CPU a occuparsi di gestire l’esplorazione fino a quando è necessario prendere una decisione di fronte a un edificio o una persona. Il sistema di combattimento è anch’esso un po’ ostico, e spinge quindi il giocatore a evitarlo invece di correre il rischio di perdere un abitante del proprio rifugio.
Passando ai dettagli della conversione per Nintendo Switch, mi sono stupito nel vedere che il gioco non supporta il touchscreen della console, affidando quindi l’intero sistema di controllo a tasti e levette dei due Joy-Con. In questo modo la gestione si rivela però piuttosto macchinosa, e non è neanche lontanamente paragonabile alla versatilità riscontrata con il mouse quando ho avuto modo di giocare a Sheltered sul mio computer. Avendone la possibilità, è quindi senza ombra di dubbio la versione PC quella da tenere in considerazione per giocare a Sheltered, rivolgendosi a Nintendo Switch nel caso in cui si abbia l’intenzione di non giocarlo mai a casa, ma solo ed esclusivamente quando si è in giro.
Sheltered può essere senza dubbio apprezzato da chi ama il genere survival e vuole provare l’esperienza di vivere tutti gli aspetti della sopravvivenza all’interno di un rifugio. Qualche difetto non risolto neanche nella versione Nintendo Switch mi ha però lasciato un po’ di amaro in bocca.
Su Nintendo Switch Sheltered si presenta così come me lo ricordavo su PC. La grafica in pixel art è abbastanza curata soprattutto quando siamo all'interno del rifugio, dov'è possibile apprezzare i vari dettagli degli oggetti che possiamo creare. Meno ispirato l'esterno, con luoghi abbastanza anonimi.
Nessun picco particolare, né verso l'alto, né verso il basso. Da segnalare la traduzione in lingua italiana di tutti i testi.
A livello generale Sheltered presenta delle dinamiche survival ben congegnate, che senza dubbio possono fare la felicità di chi ama questo genere. L'attenzione principale del giocatore deve essere rivolta allo stato psicofisico dei componenti della famiglia, per evitare che entri in gioco l'eccessiva casualità nel reperire i materiali di cui si ha bisogno. Ottimo anche il sistema di crafting, grazie al quale possiamo rendere il rifugio una piccola reggia dotata di tutti in comfort. Piuttosto scomodo il sistema di controllo su Nintendo Switch, rispetto a quello della versione PC.